Della politica trentina e delle sorprese che potrebbe incontrare dopo il 25 settembre. 

Da Michele Dallapiccola

Nell’Odissea della politica locale, affascinanti sirene (Lega) cercano di attirare a sé un Ulisse (PATT) sempre più ammaliato dal loro canto. Sarà per lui sufficiente, farsi legare all’albero maestro (della territorialità e della solidarietà) per resistere alle pulsioni del richiamo di queste mitologiche figure (il potere facile)?

Nel frattempo, vogliate gradire due considerazioni di contesto. Che in Trentino, tra Lega e Fratelli d’Italia non scorra buon sangue è cosa nota da tempo. 

Il nulla col quale sono state liquidate le richieste del Gruppo dei meloniani, nel corso dell’assestamento quest’estate in Consiglio provinciale, ne è la più recente riprova.

Eppure nei sondaggi FDI cresce, sempre di più. Ed adesso, sono in tanti a scommettere sul loro sorpasso rispetto alla Lega anche qui in Trentino. Così, sono sempre più numerosi i transfughi che dal Carroccio si spostano ancor più a destra. Trovano il coraggio di palesarsi, anche pubblicamente. 

Intanto, il resto della maggioranza provinciale cerca di preparare le contromisure. Roma permettendo. Perché il simbolo della Lega non appartiene a Fugatti. E dopo il 25 settembre è tutto da vedere cosa accadrà, anche nei rapporti formali tra i due schieramenti di destra, attualmente al governo in Trentino. Saranno Salvini e Meloni a decidere sulle loro teste?

In effetti, la prova l’hanno già data con la vicenda legata alla candidatura di Tonina dentro al PATT. Liquidata con una semplice telefonata a Salvini dalla Giorgia nazionale, direttamente sul palco di Pinzolo.

Ammesso e non concesso che Fugatti si possa svincolare da questo fardello, dovrebbe allora provare a recuperare dei voti tra i moderati. Questo potrebbe spiegare il suo sempre più evidente interesse nei confronti del PATT. Da qui alla regia di Progetto Trentino e dei Civici giudicariesi il passo è breve e i segnali sono tanti. L’occhiolino al PATT lo stanno strizzando pure gli Autonomisti di destra (quelli Popolari).

Saranno sufficienti tutte queste attenzioni a trattenere gli autonomisti nelle spire di un centrismo trentino più di facciata che di sostanza?

I giochi sono ancora tutti aperti. 

Gli autonomisti devono infatti ancora affrontare lo scoglio della democrazia e della condivisione della linea politica dentro al partito. Con una questione tutta da prendere in mano.

Gli iscritti dovranno innanzitutto rispondere alla domanda delle domande.

Dopo 25 anni di onorata alleanza in coalizione, è giunto il momento di cambiare sponda dell’emiciclo? E’ forse l’ora di navigare a destra sotto il comando di Fugatti o vanno riprese le fila di un dialogo con l’Alleanza Democratica per l’Autonomia? 

Questa seconda opzione potrebbe trovare stimolo nel potenziale divorzio tra le due forze a destra. La separazione di Lega da Fratelli d’Italia in vista delle provinciali del 2023 potrebbe aprire scenari assai interessati per un centrosinistra nuovamente unito nel segno dell’Autonomia del Trentino. Sganciato da logiche nazionali, legato più alla rappresentatività delle persone che lo sosterranno, motorizzato da un sistema di liste civiche vicine ai valori della solidarietà e della territorialità. 

Sarebbe forse il miglior modo per valorizzare lo spirito autonomo dei Trentini rispetto ad un panorama nazionale che pare consegnerà già in prima battuta la maggioranza dei seggi delle due Camere alla destra nazionale più convinta.


Se questi possono sembrare discorsi piuttosto lontani o poco rappresentativi dei possibili scenari futuri, pensiamo allora all’incedere del tempo.

Al 26 settembre, giorno della verità, mancano ormai soltanto un paio di settimane. Scarse.