E bravi gli Islandesi. Fanno mercato anche con le pecore, senza doverle mettere in vendita.

Da Michele Dallapiccola

Icelandair è una agenzia di viaggi che organizza voli e vacanze verso il nord del mondo. Scrollando nel web, ho avuto modo di imbattermi in una loro “promo” che organizza una vacanza che mi ha molto colpito.

La proposta è quella di viaggiare per andare a contare le pecore in Islanda. In quello Stato settembre è il mese del réttir: le radunate annuali che si tengono nelle comunità rurali per portare a casa e smistare le pecore dopo i mesi estivi passati nei locali alpeggi.

QUI IL LINK ALLA SCHEDA WEB DELL’AGENZIA.

L’invito enfatizza l’aspetto divertente legato all’assaggio della vita tradizionale islandese. La cosa mi è piaciuta. Un evento tradizionale, che per il luogo dove avviene non ha nulla di speciale, è stato trasformato in prodotto turistico. Un po’ come ha – anzi aveva – provato a fare la precedente amministrazione provinciale con la transumanza (delle pecore) e le desmontegade (delle vacche da latte).

E se sui bovini qualcosa si coordina, sugli ovini praticamente si è spento il più cupo buio. La valorizzazione di 45mila, (quarantacinquemila!) capi è pari a zero. La società di Sistema Promozione fa il suo dovere, ma dal livello di governo non traspare entusiasmo ed indirizzo deciso di spingere su un prodotto ben identificato. Sembra quasi che tutto sia lasciato alle – sparpagliate – iniziative delle singole APT.

È questo uno degli aspetti che meglio avrebbe saputo valorizzare il loro coordinamento, seguendo il principio della congruità di prodotto anziché d’ambito. Racconto questo esempio col rammarico di veder così poco valorizzato questo aspetto della vita tradizionale trentina.

Eppure, i margini di interesse per il prodotto “vita con gli animali domestici” ci sarebbero tutti. E ce ne sarebbero anche molti di più con quello: “vita con gli animali selvatici”.

Ma questa è un’altra storia che è bene non affrontare in questa sede.