Nutri Score: l’etichetta sugli alimenti. Soltanto uno dei passi verso una corretta educazione alimentare.

Da Michele Dallapiccola

Con i regolamenti 1924/2006 e 1169/2011, l’Unione Europea ha voluto tutelare gli interessi del consumatore, consentendogli scelte alimentari più informate e consapevoli. Tra i provvedimenti, c’è anche una dichiarazione nutrizionale obbligatoria che comprende i valori di energia, grassi (di cui acidi grassi saturi), carboidrati (di cui zuccheri), proteine e sale per 100 g di prodotto o per 100 ml per i liquidi e, su base volontaria, anche per porzione. 

L’etichettatura degli alimenti quindi, pur non avendo il compito di svolgere educazione alimentare, si prefigge di trasmettere informazioni chiare, oggettive e utili per una corretta scelta e consumo dei prodotti confezionati. Lo è quello di scopo di promuovere scelte alimentari consapevoli. 

E’ uno dei passi del programma  Farm to Fork: dal campo alla forchetta. La Commissione europea auspica informazioni più chiare e immediate, che rendano i consumatori più consapevoli per la scelta di diete sane e sostenibili, necessarie per la loro salute e per la riduzione dei costi sanitari. 

L’obesità della popolazione e le malattie croniche non trasmissibili generalmente associate stanno determinando ovunque nel mondo una vera e propria ecatombe. Le ricadute economiche alla lunga potrebbero diventare insopportabili per la società. 

Una gran parte di queste malattie deriva da abitudini alimentari non corrette il cui contrasto deve avvalersi di una strategia combinata di interventi sul singolo e sulla collettività. 

L’idea di declinazione dei due Regolamenti è stata dunque quella di informare il consumatore a partire direttamente dalla confezione attraverso un’etichetta a semaforo. 

Nuove valutazioni sul Nutri score?

Entro i primi mesi del 2023 l’Unione Europea definirà le linee complessive di questo provvedimento. Un po’ come avvenne con i pacchetti di sigarette. Inquietanti immagini richiamano al fatto che il fumo nuoce alla salute, disincentivando il consumo di tabacco. 

Di per sé il principio è condivisibile. Rischia però di tener conto di parametri che metterebbero alla berlina della salute alcuni elementi della dieta mediterranea come l’olio di oliva o il prosciutto crudo!

Per tale motivo ci sono almeno un paio di fattori di soddisfazione che si accompagnano a questo momento di riflessione. Da un lato la necessità di sburocratizzare di ogni impresa, non fa eccezione neanche in campo agroalimentare. E in questo momento di grave crisi il mercato ha bisogno di tutto tranne che di ulteriori impegni normativi.

La seconda e ben più condivisibile considerazione è che rispetto al fumo, ad esempio, sono davvero pochi i cibi che di per sé così marcatamente producono danno. E’ piuttosto l’abuso a determinare la nocività. Anche l’educazione alimentare ed in generale un corretto stile di vita, influenzano la valutazione della bontà di un cibo rispetto all’altro.

Qui sotto, qualche esempio.

In una società come quella locale, tra l’altro, le istituzioni sono molto vicine alle abitudini delle persone, attraverso il livello educativo. Grazie alla collaborazione di tutti è possibile toccare con mano la qualità del prodotto locale. E anzi, i programmi educativi veicolano da tempo i principi di una sana alimentazione. 

Tutti preoccupati per l’etichetta.

Mentre aspettiamo un sistema di etichettatura più rispettoso della qualità del prodotto made in Italy e di conseguenza anche in Trentino, fidiamoci della costante  e corretta formazione ed educazione impartita alle nuove generazioni. Migliorabile? Sicuramente. Perchè anche se il problema in Europa non ha le dimensione e la gravità manifesta negli Stati Uniti, è pur sempre subdolo e assai complesso da affrontare. Nonostante sulla qualità del nostro cibo non si possa minimamente discutere.