LA FUGA DI FUGATTI? A chi non piaceva questo titolo?

Da Michele Dallapiccola

All’uscita dal Consiglio Provinciale, sembrava di stare in un telefilm americano. Uno stuolo di giornalisti forniti di microfoni, telecamere, flash e telefonini era pronto a filmare l’uscita dall’aula. Sono stato tra i primi ad incrociarli ma i loro sguardi guardavano oltre. Aspettavano Fugatti. Per un’intervista, per una qualche dichiarazione post voto? 

Non si saprà mai, il Presidente pare abbia dato buca a tutti e se l’è data a gambe levate. 

A ‘sto punto ad un noto quotidiano on line che fa riferimento alla galassia di Athesia, non è rimasto che commentare didascalicamente quanto accaduto. Con la simpatica allitterazione del titolo qui sopra. 

Tuttavia, a qualcuno dev’essere sembrata proprio cacofonica perché ad un certo punto del pomeriggio la locuzione nel titolo è cambiata. Da “fuga di Fugatti” si è trasformata in un meno disonorevole “silenzio di Fugatti”. 

Cambia poco, la sostanza è sempre quella. Il Presidente pro tempore, in queste ore, sta vivendo la stessa condizione che subì la coalizione di centrosinistra quasi cinque anni fa. 

La ricandidatura è in discussione? 

Non dipende più soltanto dalla sua lega. Sarà la Meloni a decidere. Perché senza l’aiuto di Fratelli d’Italia e il loro permesso alla ricandidatura, la sua carriera di Presidente potrebbe avere ancora vita breve. Anche perché, qualora decidesse di svincolarsi dalla Giorgia nazionale, sempre col suo permesso o in accordo con Salvini, a nulla varrebbe il suo tentativo di vincere comunque con le forze di centro. Magari chiamando anche il Partito autonomista. Senza FDI (al 20%) e le civiche demotivate, a poco servirebbe il traino del PATT.

A questa coalizione infatti gli autonomisti approderebbero belli zoppi.

Con una cospicua fetta di voti e di partito che ha già comunque dichiarato che ad un Fugatti bis non aderirà mai. 

Anche questo forse è cacofonico. Solo per i leghisti, però.