E’ stata una settimana speciale per noi, questa appena conclusa. In particolare per me, dopo 14 anni di onorato servizio, le strade dell’operare politico mio e del PATT si sono divise. Tutto è avvenuto in prossimità del 14° compleanno del mio primo tesseramento. Avvenne infatti nell’autunno del 2008, quando, quarantenne, mi apprestavo a lasciare il Comune di Civezzano dove avevo amministrato per due mandati consecutivi.
Seguivo il partito già da qualche anno nonostante non me la fossi sentita di aderire convintamente fin da subito. Mi inquietavano alcuni aspetti di approccio programmatico più di retroguardia che di prospettiva. Condizioni che per altro permangono tuttora.
Il rapporto col nuovo segretario Ugo Rossi, eletto a Levico nel 2007 fu decisivo. Diversamente da oggi, il partito ruppe gli indugi e dichiarò da subito programmi, ambizioni e alveo politico nel quale realizzarli. Il progetto partì largo. Nel 2008 venimmo eletti e la nostra determinazione portò ai risultati del 2013. I migliori di sempre, per il PATT: il presidente della Provincia, un senatore, un onorevole, un assessore con competenze di peso, il presidente del consiglio regionale e ulteriori 5 consiglieri. Tutti, grazie alla collaborazione con il centrosinistra. Collaborazione che, ricordo, è attiva almeno dal 1998 con il primo Governo Dellai.
Anche se nel 2018, divergenze di vedute in coalizione e il successo di Salvini hanno prodotto il governo provinciale che abbiamo oggi, il mio quadro di valori è rimasto quello. Complice il fatto di aver avuto la lega all’opposizione per 10 anni ed averla osservata da minoranza per questi quattro ultimi trascorsi.
Dai banchi della minoranza con la collega Demagri (e per un periodo anche con il collega Rossi) abbiamo onorato il patto stipulato nel 2018 coi trentini. Saremo argine ai ribaltoni, avevamo detto. Tutti.
Oggi però, nel Patt stanno accadendo fatti che mai avremmo immaginato. Decisioni del Partito lecite ancorché irrituali, hanno di fatto attivato un’alleanza con un movimento politico locale piuttosto lontano dal nostro quadro valoriale.
Al di là di lega o FDI, la presenza di Grisenti e di Tonina, è sufficiente a farci giudicare il “nostro” PATT una casa da noi ormai non più abitabile. La dirigenza del partito si difende, alza i toni, strilla addirittura. E tra diffide e articolacci sui tabloid, racconta di volersi spendere per il bene del partito. E così siamo arrivati ai giorni nostri dove abbiamo appena concluso una campagna elettorale a braccetto con Grisenti e la sua squadra.
Era una conferma che inseguivamo da mesi, l’avevamo fiutata, intuita, combattuta fino al momento del congresso di aprile. E visto come era andato pensavamo anche d’averla scampata. Invece no, con la neo ri-eletta dirigenza di partito non c’è stato nulla da fare.
Ora il rammarico c’è tutto, sarebbe ipocrita negarlo ma non possiamo certo recriminarci di avere lasciato nulla di intentato. Del resto la responsabilità di aver provocato certe reazioni da parte della dirigenza ce la prendiamo tutta. Abbiamo pazientato fin quando le reazioni ci sono sembrate scomposte oltre il limite, per noi, accettabile.
Abbiamo chiesto il conto, abbiamo saldato (come è dovere morale fare) e ce ne siamo andati.
In queste prime ore di libertà dai vincoli del partito, respiriamo un’aria nuova. Abbiamo capito che si può, anzi si deve rimanere autonomisti anche se ci si allea con forze che fanno riferimento al centro democratico.
Questa condizione ha immediatamente dato la stura ad una nutrita serie di messaggi e di adesioni. Le persone che ci scrivono vogliono sapere di più di questo nuovo movimento autonomista di centrosinistra che si sta formando. Chiaro, limpido deciso, che sa da che parte guardare. Senza galleggianti ambiguità o tatticismi poco comprensibili.
Non chiederemo ai tesserati del PATT di seguirci. Anzi. Raccomandiamo a tutti quelli che in queste ore ci informano di voler dare le dimissioni dal partito di pensarci bene.
Ci lascia tranquilli constatare che la maggior parte degli autonomisti è troppo affezionata alle stelle alpine per lasciare. E’ giusto cosi. Sono persone alle quali siamo grati, che ci hanno apprezzato e nella generalità dei casi hanno tutta la nostra stima.
Noi preferiamo rimanere dentro al quadro valoriale dell’autonomismo popolare democratico. Lo spazio per un movimento nuovo c’è tutto. Sarà una forza autonomista, europeista, attenta al sociale, all’ambiente e al lavoro. Sarà una forza che lavora sugli atti politici e non sul numero di eletti, che guarda ai contenuti e all’amicizia tra i suoi aderenti.
Facciano i migliori auguri anche al nostro ormai ex partito. Grazie ad una dirigenza tutta rinnovata per spirito ed intenti, libero dalla componente che “tirava a sinistra”, troverà entro breve la sua strada più congeniale. Si dice in un progetto territoriale tutto nuovo dove per ora i più nuovi sono Grisenti e Tonina. Nel frattempo il cerchio dirigenziale sembra assomigliare sempre più all’epilogo del fantasy anni ‘80 interpretato da Christopher Lambert: Highlander, ne rimarrà soltanto uno.
Che almeno per ora, è lì da quarant’anni.