Valdastico sì o no? Sempre al centro dell’eterno dilemma, tra dubbi e corto circuiti politici.

Da Michele Dallapiccola

Premetto che, al concetto di Valdastico, sono favorevole. Sento anche il dovere di aggiungere il perchè uso la parola “concetto” al posto di arteria stradale. Perché di infrastruttura stradale si tratterebbe; funzionale alla riduzione di traffico in Valsugana. Questo, dovrebbe interessare ai trentini, autonomi, null’altro. Quindi, se non una nuova infrastruttura, qualcosa per mitigare il traffico andrà pensato, pena il collasso da saturazione (di traffico e sopportazione delle persone) della SS47, specialmente tra Pergine e Trento. Che sia l’istituzione di una forma di pedaggio che sia il potenziamento della ferrovia, qualcosa va fatto.

Da abitante di Civezzano lo posso davvero certificare. Sotto il nostro paese passa un traffico, inghiottito e vomitato ogni santo giorno dalle due gallerie dei Crozi che è qualcosa di mostruoso. Per darvi un’idea, assomiglia al passaggio che c’è in Autostrada. Si avvicina ai 50.000 veicoli al giorno di passaggi registrati. 

Non a caso nella precedente amministrazione, provinciale avevamo pensato e proposto una soluzione alternativa rispetto a tutte quelle presentate in passato. Tecnicamente praticabile ma soprattutto meno impattante dal punto di vista economico ed ambientale. Nell’accordo Rossi-Delrio, non si trattava più di un’autostrada (come la mai nata PIRUBI), piuttosto di una semplice superstrada gratuita che avrebbe collegato Piovene Rocchette con il casello autostradale di Trento Sud. 

Poi il vento è cambiato, in Provincia è arrivata la Lega di Salvini e con questa un’altra idea. 

Di fatto, di nuovo piena di difetti. Il più grave è quello simile alla prima proposta di Valdastico. Quella che avrebbe comunque devastato la Vallagarina, a Besenello anziché come pensato oggi, a sud di Rovereto. 

L’opposizione a questa idea è arrivata da più parti e gli autonomisti, forti di una storia di molte battaglie ambientali come questa, non si sono di certo sottratti al metterci la faccia. 

Da oppositori del governo Fugatti hanno voluto manifestare fisicamente davanti all’entrata della sorgente di Spino e al Municipio di Rovereto. Un anno fa, in questi giorni. Due dei luoghi simbolo del rischio che corrono queste vallate a causa della loro devastazione. 

Ora Fugatti chiama a sé tutti quegli autonomisti che vogliano sposare la sua idea di futuro del Trentino visto da destra. Ma nemmeno tra chi si dichiara possibilista ad accettare tale collaborazione, mi pare di capire, ci sia chi considera quest’opera cosa buona e giusta. 

Ora, al netto di  un loro cambio di opinione a 180 gradi, sarà curioso osservare l’epilogo di questo antipatico corto circuito politico. Si gioca sulla pelle delle persone, sul futuro di alcune vallate.

Un passato del quale andar fieri.