Le bucce di banana sono due e ci sono scivolati sopra il governo nazionale e quello provinciale in questi giorni. Del resto non c’è da stupirsi, la matrice politica è la stessa. La destra sovranista, quella nazionale e serpeggiante tale, quella locale.
I fatti riguardano due recentissimi episodi di cronaca politica proporzionalmente diversi per dimensione e portata.
Quelli di livello nazionale sono noti. La Francia ha accusato l’Italia di non aver rispettato gli accordi internazionali in materia di accoglienza dei migranti, per i quali riceve dei fondi europei. Accoglierà dunque persone in pericolo la cui collocazione spetterebbe all’Italia ma la ostacolerà, su tutta l’altra parete di linea politica di gestione dei melograni. Su numeri impressionanti. E altre ritorsioni francesi si stagliano nell’immediato futuro. I francesi, ad esempio, forniscono energia all’Italia e, fino a poche settimane fa, hanno giocato di sponda con Roma nella partita della revisione del Patto di stabilità. Senza dimenticare quel nuovo debito comune Ue che Meloni sogna e Berlino nega: senza Macron, l’obiettivo è fallito in partenza.
La guerriglia oltreconfine dei trentini
In Trentino la guerra esterna ai confini provinciali si gioca a suon di boutade giornalistiche. Eh si perché la giunta sembra quasi essersi accorta soltanto adesso, a quattro anni dall’insediamento, che il Trentino investe fondi anche oltre i propri confini. E’ obbligato da una norma contratta in accordo con lo Stato, qualche anno fa. E chi allora governava avrà pur sempre provato a trattare e ragionare con chi ab origine chiedeva questo tipo di gabella. Poi però di necessità in virtù, i trentini hanno aguzzato l’ingegno. E così hanno fatto in modo che le opere di confine potessero tornare utili anche al Trentino stesso.
Capisco il rammarico dei più nel vedere un ciclabile realizzata a Limone, ma i turisti la utilizzano per muoversi verso dove se non il nord dove è rivolta? Se la prendano piuttosto con chi non procede alacremente nel realizzare il resto del percorso.
Ma poi ci sono impianti a fune, che servono caroselli sciistici adagiati anche sui versanti trentini. E anche quelli beneficiano dell’investimento complessivo.
Pensiamo ad esempio alla galleria della Pala Rossa sulla statale del Rolle in prossimità di Ponte Serra? Opera interamente progettata su territorio veneto, a chi serve davvero quasi integralmente se noi al trentinissimo Primiero Vanoi?
Per non parlare della strada della Valsabbia, a servizio di locali e turisti italiani che salgono per le vacanze in Trentino.
Ad impressionare però un fatto su tutti. Mettiamoci nei panni dei veneti. Da un lato contestiamo le nostre spese per le opere sui fondi di confine dall’altra chiediamo loro l’impegno economico di realizzare, tutta a spese non trentine la famosa quanto chimerica Valdastico.
Perchè forse secondo la destra, la soluzione dei problemi che affliggono anche i territori confinanti si risolve coi vantaggi che vanno in un’unica direzione?
Povero Trentino a far come l’Italia, rimarrà sempre più solo e sempre più isolato?