Aiuti per uscire dalla crisi? La ricetta della PAT è di altri 330 milioni di debito. Sulla schiena delle imprese.

Da Michele Dallapiccola

Letta così sembra una boutade populista tipica di un consigliere di minoranza. 

In realtà non è altro che la traduzione di un normalissimo comunicato stampa della Pat che in queste ore, con una discreta enfasi, ha presentato anche la carta stampata. Lo ha fatto un quotidiano in particolare, a fortissima trazione delle categorie economiche che lo hanno attivato. Forse per questo ne dà un risalto pirotecnico. Del resto lo fa parlando del loro assessore di riferimento, quello al quale queste stesse categorie rivolgono indirizzi su come e su dove attivare linee politiche di aiuto economico alle imprese loro associate (quando non ai diretti interessati). Qualcuno lo chiama volgarmente clientelismo. Con buona pace di chi si aspettava dalla Lega qualcosa di diverso, io lo vedo più come una inevitabile condizione nella quale incappa chi governa. Delle scelte dovrà pur farle, certo accettando le inevitabili conseguenze.

Una precisazione dovuta. 

Il provvedimento adottato dalla Giunta provinciale la scorsa settimana, presenta un paio di pessimi difetti. Intanto, il sostegno è di entità minima. E poi, impone alle imprese un nuovo accesso al credito. Insomma, cinque milioni all’anno a fronte di una crisi così pesante non sono poi una cifra tale da far “ribaltare” il PIL.  Infine, a sorprendere è proprio l’enfasi con la quale viene presentato uno strumento che dovrebbe aiutare le imprese in difficoltà. Insomma, di chi ha davvero grossi problemi, riuscirà a salvarne ben pochi. Questo provvedimento ribalterà infatti sull’asse imprenditore/banca tutta la responsabilità di risolvere quel brutto groviglio di problemi di incaglio finanziario provocati dalla crisi. E intanto chi è davvero in difficoltà potrà assai difficilmente pensare di riuscire ad accedere a nuovo debito, soprattutto se si trova in una precaria condizione di bilancio.

Del resto nemmeno gli istituti bancari seri possono e soprattutto non devono alimentare squilibri che risulterebbero irrisolvibili. Soprattutto nell’interesse e per la tutela del potenziale cliente. 

Così il provvedimento PAT, finirà per aiutare chi, in fondo, ne aveva meno bisogno di altri.

Per correttezza, un’ultima considerazione.

Il limite dell’operatività della Provincia va riconosciuto È un po’ incastrato tra le norme europee sugli aiuti di Stato e quello che vale davvero la pena fare. Soprattutto tenendo conto che l’aiuto a fondo perduto, da queste norme, è un atto ormai vietatissimo. 

Giunti a questo punto dovremmo cominciare a considerare che la mortalità di qualche azienda sarà un fatto tristemente inevitabile. Forse pensare a strumenti di tipo sociale, di ricollocazione per dare ancora davvero una mano concreta più a trovare pace  e lavoro a chi non ce l’ha fatta.