I buoni numeri del turismo: PARTE I° Motivo di soddisfazione o maschera delle gravi criticità del settore? Alla politica il compito di rispondere. 

Da Michele Dallapiccola

Superate le tristissime stagioni della pandemia, il comparto del turismo trentino sta dando – come nel resto in linea generale in tutta Italia – degli interessanti segnali di ripresa.

Almeno sul fronte dei numeri delle presenze. Eh già, perché su quelli della remuneratività, c’è poco da stare allegri se non per quel mezzo gaudio che è il mal comune. Difficoltà a reperire manodopera, caro energia e dei costi in generale stagliano ombre profonde all’orizzonte di ogni previsione di sviluppo futuro. 

A questi problemi generali il Trentino ne aggiunge qualcuno in più, a ben vedere non tutto generato dal caso ma spesso strettamente connesso al comportamento della politica e di chi la interpreta. E questo perché è facile parlare di turismo alle valli più ricche di presenze dove non è difficile raccogliere consensi se si basa il proprio entusiasmo sui numeri. Fiemme Fassa, Garda e Pinzolo Campiglio sono luoghi amabili da frequentare. 

Inoltre c’è un metodo relativamente abbordabile per acquistare simpatia politica. La possibilità di distribuire cariche e sotto cariche della nuova legge sul turismo sembra fatta apposta. Nuovi consorzi, Ata, Cda nella marketing hanno fatto scuola. La lega era partita al grido della semplificazione ma invece ha arricchito la filiera della Direzione del Turismo di tre o quattro sottolivelli che prima non c’erano. 

La difficoltà della politica a dedicarsi tecnicamente ai procedimenti amministrativi. 

Perchè entrare nei progetti che non girano per capirne il come mai, è tutta un’altra cosa

Come è faticoso recarsi nelle valli a minore grado di sviluppo turistico che avrebbero bisogno di qualche idea innovativa in più. E’ da lì che infatti originano i malumori più diffusi del settore. Per fortuna elettorale del politico parte in causa e di turno, anche i meno popolosi. 

Così dai corridoi di Palazzo Europa echeggiano i mugugni dei rappresentanti dei territori marginali che vorrebbero crescere. Sono snobbati dalle attenzioni riservate ai grandi circuiti, si sentono poco attenzionati dal dovuto rispetto alle fragilità di fattispecie. L’impressione è che la politica si trovi di fronte a soluzioni che scarseggiano, dunque quale soluzione migliore che non rilanciare?

Ora che in fase finale legislatura i fondi cominciano a scarseggiare si tenta il gioco con le carte dell’artifizio. Ci avete fatto caso quante cosa, a detta della giunta provinciale partiranno a partire dal 2024? Forse l’unico modo per superare la legislatura dove in certe zone siamo ancora al nulla o poco di fatto.

Nei prossimi giorni elencheremo le criticità puntuali di pertinenza turistica che per valore sociale e ricadute generali hanno a che vedere con lo sviluppo del territorio al quale si riferiscono. In linea generale riguardano azioni con le quali non ci troviamo d’accordo o che per motivazioni di vario tipo non hanno funzionato o non hanno trovato modo di realizzarsi. Hanno tutte un unico minimo comun denominatore. La presenza della politica della “Lega Salvini Trentino”. Una politica interpretata come stazione di accettazione di qualsiasi richiesta alla quale questo tipo di politica ha sempre e solo risposto di sì. Senza aderire ad un progetto complessivo, senza valutare la reale fattibilità delle promesse fatte, il rischio di default dei consensi, specie in ottica quinquennale è elevatissimo. 

E ora, un po ‘alla volta, è un conto che i trentini stanno cominciando a presentare.