Tutti pazzi per i formaggi. Tra tradizione e manierismo.

Da Michele Dallapiccola

Che siano della tradizione che di ispirazione, lavorati imitando qualche altra tipicità, a me i formaggi piacciono davvero proprio tutti. Oddio a pensarci bene col “casu marzu” forse avrei qualche difficoltà, ma nella generalità dei casi lo trovo un alimento delizioso. 

Nel quadro sopra, luganega su giallissimo nostrano di malga.
Blue Stilton? No, squisito Erborinato a pasta dura locale.

D’estate le malghe sono un’ottima fonte di approvvigionamento. Se poi si ha la fortuna di avere il contatto giusto che li stagiona nel locale adatto allora la festa di fine anno è proprio una vera festa. 

Che sia in antipasto che come fine pasto, che sia a pasta dura che nella forma più dolce ed amabile della pasta molle questo antichissimo prodotto non smette mai di affascinarci. Sfamò, nutrì, allevò, salvò generazioni intere nei secoli bui della fame. 

Oggi unisce, incuriosisce, richiama, invoglia, profuma e avvicina tutti. Da solo o accompagnato da mostarde, pere, mieli, melate e marmellate; vino dolce o passito, pietanza o ingrediente che sia: ci piace. Piace a tutti…(o quasi). 

Per produrlo, manco a dirlo, ci vuole il latte. E per produrre quello, ci vuole mestiere. E dedizione. C’è tutto un mondo che si alza quando è ancora buio per produrre con amore la materia prima necessaria. 

Stalla fissa di Grigie alpine. A Riposo dal pascolo.
Stalla libera di frisone

Domani sulle nostre tavole a Dio piacendo sarà festa. E saremo in molti a fare una spesa speciale. Non sarà davvero tale se non ci compreremo un sacrosanto pezzo di formaggio.

Badiamoci, pasta molle o dura che sia, ma che venga dalla nostra terra. Sarà un atto d’amore verso noi stessi e verso il cuore del nostro Trentino.