Gestione Grandi Carnivori: un po’ di chiarezza.

Da Michele Dallapiccola

Per un politico, parlare di orsi, lupi & co, è ferale di dissenso e fastidio assicurati. Tanto per l’animalista che per l’allevatore, non fa mai abbastanza. Solo che uno li vorrebbe protetti come i Panda in Cina, l’altro sterminato come i Tilacini in Tasmania. 

E a quanto pare né una né l’altra soluzione vanno comunque bene.

E non porta fortuna parlarne nè bene nè male. 

A questo punto molti di voi si staranno già chiedendo perché mai allora lo sto facendo io. 

E anche qui potreste aver ragione non fosse che la storia della mia vita mi ha legato alla presenza di questi predatori fin dalla gioventù e sotto tutti i punti di vista. Da allevatore, dove il gregge di famiglia subiva le predazioni, da veterinario dove con curiosità ne approfondivo nozioni etologiche, zoologiche e mediche. E infine da politico, quando con un certo impegno (e scarsi risultati) provai ad affrontare la questione della convivenza tra questi animali e i trentini. 

Convivenza

Questa è la parola magica. Perché i grandi carnivori sono una realtà protetta per legge e inevitabile come la morte. Sono tornati, ci sono e almeno per qualche secolo ce li dovremo grattare. Piaccia o non piaccia lo dicono severissime leggi internazionali pressoché impossibili da cambiare. (Nonostante qualche possibilità di azione cruenta la offrano già)

Per questo, ricordatevi, chi vi attira sotto ad un gazebo a raccogliere la vostra firma, per uno scopo o il suo esatto contrario, vi sta prendendo in giro. E allora che fare? 

Alcuni passi vanno fatti. Li ha fatti la Francia, ad esempio. Anche in Spagna si controlla già da qualche anno e la Svezia ha implementato il suo piano già esistente proprio in questi giorni (sollevando non poche polemiche). Ma per qualsiasi cosa di diverso dal subire il problema come sta facendo ora la lega al governo del Trentino e dell’Italia, è necessario assumersi responsabilità. 

E’ stato triste vedere la figuraccia che ha fatto la Provincia in un recente programma televisivo. La serietà dei trentini nei loro impegni e nel loro lavoro non l’avrebbe meritata.

Ma ormai è fatta. Perché non è sufficiente dare la colpa a Roma per cavarsela. E nemmeno laggiù si salvano incolpando Bruxelles.

Le leggi ci sono tutte e permettono tutto: dalla protezione all’abbattimento (misurato, limitatissimo, ma possibile). La verità è che per farlo è necessaria un’assunzione di responsabilità collettiva della filiera politico amministrativa. 

Ma per partire con questo il Trentino dovrebbe tornare a diventare un fulgido esempio rispetto al livello nazionale, nuovamente credibile nella sua capacità di protezione della fauna locale, esempio di buona gestione in Italia. Solo allora Roma potrebbe utilizzare le norme (Bruxelles di fatto le concede già) per permettere anche l’ultimo tassello della gestione: il controllo. Tutto però deve passare per una rigorosa salvaguardia delle specie più protette che ci siano; con la dimostrazione del massimo impegno possibile. 

Invece, davanti alle interviste qui, si balbetta. Certo, nelle “caneve” si fa la voce grossa, tutti son gradassi. Ma quando si tratta di andare nelle piazze davanti agli animalisti o alle riunioni dei contadini arrabbiati, si evita o se si va, tuttalpiù si sale sul palco. Così, da lontano, si grida quello che è meglio gridare secondo il momento e secondo la platea e poi si scappa. 

Per i selfie festosi è meglio un’altra volta…