Si avvicina la primavera. E con la bella stagione il rifiorire di un angosciante problema per i coltivatori di piccoli frutti.
Per trovare nella storia della moderna fitoiatria un esempio analogo di così lunga attesa della soluzione, bisogna risalire alla lotta alla Fillossera della vite.
Eppure la Provincia Autonoma di Trento vanta uno dei più prestigiosi istituti di ricerca in campo agricolo di livello nazionale e internazionale: la fondazione Edmund Mach.
Lo stimato Istituito, col suo corposo bilancio che supera di lunghezza i 40 milioni di euro all’anno produce risultati di indubbio valore nel campo della didattica e della ricerca anche applicata.
Per una serie di circostanze non meglio chiarite, il suo vigore e la sua valenza in campo scientifico, presenta un “bug” dove non riesce a stupire. Manca di farlo, come avviene invece in tutti gli altri campi dei quali si occupa, nell’ambito della ricerca alla soluzione del più angosciante dei parassiti della frutta trentina: la tristemente famosa Drosophila Suzukii.
Tra l’altro dai protocolli di utilizzo pare sita stata tolta la possibilità di utilizzo dello “Spada”. Nobile intento dal punto di vista ambientale, ulteriore spuntatura d’arma tra le poche rimaste in possesso dei coltivatori di berries.
Per questo abbiamo interrogato la Giunta, per sapere
- il numero esatto dei rilasci effettuati nell’anno 2022, quello previsto per il 2023;
- se siano stati effettuati dei monitoraggi per capire quanto abbia inciso il rilascio del parassitoide sul carico parassitario della zona interessata;
- entro che anno si possa ipotizzare la capacità di coprire l’intero territorio provinciale con l’auto produzione del parassitoide;
- se ci sarà l’intenzione di ricorrere anche a biofabbriche esterne;
- se siano allo studio altre soluzioni oltre al rilascio di Ganapsis. brasiliensis e in caso positivo con quali prospettive.
Con la Collega Paola Demagri attendiamo un report completo anche attraverso una formale richiesta di accesso agli atti.