Rumo, Mocheni, Civezzano: nella lettura dei dati anagrafici, l’indirizzo delle cose che contano.

Da Michele Dallapiccola

Tre Comunità, tre andamenti demografici diversi. Specchio di un Trentino che cambia che si modifica, trascinato lentamente dalla situazione nazionale.

E intanto l’Italia invecchia e si spopola, non è un mistero. Più morti che nati e il Trentino segna il passo al pari della nazione alla quale appartiene. Con un problema in più: la sua orografia. 

Essere territorio di montagna comporta maggiori responsabilità e difficoltà tutte legate alla qualità di vita. 

A ben vedere dunque ciò che più influisce sull’appetibilità di un luogo come sede stabile della propria vita per una giovane coppia è senz’ombra di dubbio la possibilità di avere un lavoro vicino e la facilità con la quale si accede ai servizi. 

In questo i paesi in prossimità ai centri di valle e al capoluogo ne risentono più che positivamente. 

Ricette magiche non ce ne sono. 

Certo trasporti pubblici efficienti cadenzati ogni ora come avevamo avviato noi nella precedente legislatura potrebbero aiutare. E poi politiche che favoriscano una diffusa integrazione degli immigrati. Una loro gestione strettamente collegata al mondo del lavoro potrebbe compensare quella sempre più grave “fame” di personale in qualsivoglia settore dando vita però anche alle nostre comunità. Sono poi fondamentali i servizi pubblici, che derivano soprattutto da investimenti nelle istituzioni comunali, vero presidio dei territori di montagna con le attività essenziali efficaci. Scuola e sanità in primis. E poi il costo e la disponibilità della casa. Politiche abitative particolarmente attente ai giovani. Ma non solo. Il problema non è grave soltanto nelle zone urbane ma anche in quelle afflitte dal fenomeno dell’overturism. Il macchina dell’accoglienza si “mangia” i siti abitativi e determina una speculazione sui prezzi delle abitazioni rendendone i prezzi proibitivi per i più. Provare per credere a trovar posto per una giovane coppia ad esempio in Busa o in Fassa.

Siamo consci che questo messaggio è di un’ampiezza esorbitante ma vuole ricordare alla Giunta provinciale e alla comunità trentina che i veri investimenti da fare sono in questi settori. Disseminati in tanti rivoli. Perchè delle promesse milionarie di opere stradali che drenano cifre stratosferiche nella quotidianità ce ne facciamo poco. L’attesa di un appalto non compensa quella di una visita medica. E la chiusura delle scuole in una comunità senza bambini ne decreta la progressiva recessione sociale. 

Ripeto, comprendiamo tutti la complessità degli argomenti trattati e la difficoltà ad esporre proposte. 

Una presa di coscienza collettiva del dramma della natalità però, ci può far bene per arrivare a capire che alla politica non si devono chiedere soltanto tangenziali e nuove varianti di paese.