BUONANOTTE AL SECCHIO!

Da Michele Dallapiccola

Si dice delle imprese perse in partenza.

Il Congresso delle Stelle Alpine era terminato solo da poche settimane che già si avvertiva forte l’influenza destroide del duo da Campodenno.

Negava la segreteria: “mai con la lega!”, negavano i movimenti giovanile e femminile: “non è stato deciso nulla”, “sono tutte illazioni!”. Ma solo chi aveva il prosciutto sugli occhi non poteva non accorgersi che le proposte al Consiglio di partito erano poste in maniera retorica. Il tentativo di voler spacciare la convenienza di un posto al sole come impegno per l’autonomia era palese e sconquassato.

Per mesi cerchiamo di smascherare menzogne, tattica e strategie, tutte inventate per camuffare il viraggio a destra del partito: fatto, per molti di noi, inaccettabile. Decidiamo così di opporci alle manovre del maldestro tessitore da Quetta. Articoli sui giornali, discussioni dentro e fuori il partito: nessuna risposta.

L’impronta del fantasma è fortissima: è quello della vecchia UATT, che dal buio degli inferi dove era rimasta celata per anni sta tentando di fagocitare e lisare definitivamente qualsiasi frammento di DNA politico di PPTT ancora riconoscibile dentro al PATT.

Le proviamo tutte, col sostegno di tanti tesserati e simpatizzanti. Ad inizio autunno però accade l’inverosimile. Una sera, tardi tardi, dopocena, in un consiglio senza ordine del giorno, la dirigenza si fa autorizzare il matrimonio politico col partito di Grisenti: un manipolo di presuli della vecchia DC, sopravvissuti ai giorni nostri tra le fila della destra.

Per alcuni di noi è troppo. In ottobre molliamo la presa. Per me e per la collega Paola Demagri anzi, è quasi un dovere. Io poi, avevo annunciato ad ogni riunione precongressuale che se ci fosse stata un’alleanza con la lega io non ci sarei potuto stare. E così faccio. Ma non da solo, appunto. Insieme ad altri chiediamo la conta con una mozione in Consiglio di Partito: sinistra o destra? Si vota, 18 a 39: chiarissimo.

Come al ristorante, chiediamo il conto, paghiamo e rimaniamo dove siamo sempre stati. A finire tra le spire della destra e di Fugatti si lascerà andare e ci scivolerà quel che resta del nostro partito. E buonanotte al secchio.

A pesare è stata inoltre l’assenza di una segreteria che ha finito per accondiscendere la parte destra del partito, in tutto e per tutto.

Tutti quelli che non se la son sentita di abbracciare gli statalisti, i nazionalisti, tantissimi tra quelli che da sempre sono legati all’autonomia, sono coloro che hanno deciso di rimanere con noi. Siamo “quelli” di Casa Autonomia.eu, il Movimento che ha preso il posto del PATT nella coalizione dove questo era stato per venticinque lunghi anni. Dove gli autonomisti hanno avuto i migliori risultati di sempre.

E adesso, un bel piatto di lenticchie.

Sarà quello che d’ora in poi rimarrà ai seguaci del duo di Campodenno. Difficile immaginare qualcosa di diverso quando ad aggiungersi alla coalizione ci saranno anche i Fratelli d’Italia. E a quel punto l’obbrobrio partitico sarà completo.

Fortunatamente c’è una cosa non ancora definita: come andrà a finire la competizione elettorale tra le due coalizioni. E’ invece piuttosto facile da immaginare come andrà a finire per gli autonomisti storici. Difficile pensarli diversi da semplice stampella del duopolio lega – fratelli d’italia. Tra l’altro per ironia della sorte, proprio quello che un poco credibile segretario giurava e spergiurava non sarebbe stato mai.

E così, i due partitoni nazionali si circonderanno di una nuova serie di piccoli cespugli in mezzo ai quali i discendenti di Tretter saranno soltanto un di cui. Sono tante le persone che in queste ore avvertono il forte rammarico di aver visto dilapidare un patrimonio storico di ideologia e di impegno civico.

Il premio in cambio pare sia il rinnovo di un posto al MART.