Orso MJ5: come andrà a finire la sua storia?

Da Michele Dallapiccola

Sapere che nei boschi dietro casa c’è un orso come l’MJ5, non è certo una consapevolezza che specialmente in Val di Rabbi lascia tutti tranquilli. Giusto per usare un eufemismo. 

Anche perché siamo tutti costretti a rivivere un pericolo che la memoria d’uomo ha cancellato. Una situazione, quella della convivenza uomo-orso che i trentini hanno dimenticato ormai da parecchie generazioni. Oggi però la numerosità degli orsi e la grande frequentazione dei boschi hanno aperto nuove preoccupazioni, soprattutto a partire dall’episodio di Daniza del 2014. 

In questo breve pensiero, non vorrei entrare nella diatriba relativa al fatto che l’orso sia un vantaggio o una preoccupazione per noi trentini. Invece non possiamo esimerci dall’osservare che il dibattito pubblico intorno alla gestione della presenza dei grandi carnivori e in particolare della questione MJ5 rimarcano ancora una volta come questa amministrazione provinciale fosse impreparata a gestire la materia. Ma non solo, fin dall’inizio del loro mandato e in prosecuzione fino ai giorni nostri, hanno preferito sbagliare per conto proprio. 

Cioè, invece che imparare da chi li aveva preceduti e cioè dai nostri errori, proseguendo nel solco tecnico normativo intrapreso con grande fatica nella scorsa legislatura, hanno preferito inventarsi cose nuove (ad esempio tentare di scaricare la responsabilità sul comitato per la pubblica sicurezza). Peggio ancora hanno cercato continuamente di minimizzare il problema non parlandone più. Salvo scoprire che non è uno di quelli che si risolve da solo. E così i leghisti al governo del Trentino sono stati presi alla sprovvista anche da questo secondo attacco all’uomo. 

Per tutta risposta hanno cercato di trattare la vicenda con populismo e superficialità. Il Presidente che tenta immediatamente di rassicurare i preoccupati rappresenta un vuoto atto di machismo amministrativo per nulla sostenuto dal punto di vista tecnico. 

Infatti, dopo aver immediatamente annunciato l’abbattimento, si è trovato a dover risolvere una serie di grane legate al fatto che innanzitutto l’orso responsabile dell’aggressione va identificato. E per farlo bisogna catturarlo. E’ cioè necessario un colpo di fortuna che si ottiene aspettando che quello specifico animale entri in una trappola a tubo. Dopodiché gli si applica il collare, ne si prelevano dei campioni per l’identificazione genetica e mentre si attendono per qualche giorno i risultati, lo si deve liberare. E avanti così, finche non si cattura quello giusto lavorando in una vastissima zona.

Che si debba far così, lo dicono le regole del Pacobace. Sono complete e chiarissime. 

E adesso la verità.

Trattandosi di un maschio piuttosto maturo mai incorso di altri incidenti, assai difficilmente nei suoi confronti Ispra permetterà qualsiasi azione cruenta. L’ha annunciata Fugatti, certo e probabilmente gli farebbe assai comoda nella sua campagna elettorale di ottobre. 

Per ora però è soltanto una boutade, messa lì sul giornale tra l’imprecisione e l’opinione. E’ un gran peccato perchè così facendo, la credibilità dell’amministrazione provinciale cala lasciando invariata la preoccupazione della popolazione. 

Il risultato è che oggi oltre ad esser amministrata da una Giunta provinciale come questa, la Val di Rabbi si trova a dover fare i conti con un orso pericoloso nei propri boschi senza che nessuno spieghi loro cosa sta succedendo e cosa fare con precisione.