Non sarà sfuggita, specialmente alle persone più preoccupate, la riunione tecnica riguardante l’argomento orso, tenuta presso il Ministero all’inizio di questa settimana.
E’ da lì che le associazioni animaliste e ambientaliste hanno dettato una road map per una migliore gestione degli orsi sul nostro territorio.
Non so a voi, ma a leggere di questi risultati, specie in chiave autonomista, a me rammarica proprio. Significa vedere svilita la nostra Provincia davanti ai suoi cittadini e allo Stato.
Un tempo la PAT era un faro a livello nazionale ed internazionale per capacità di gestione e avanguardia nella tecnica.
Questi ormai cinque anni trascorsi nel pieno della gestione leghista della questione hanno scardinato parecchi parametri. Che prima sembravano paradigmatici.
Abbiamo fondate ragioni di ritenere che questo sia accaduto a causa dell’atteggiamento politico tenuto dal governo provinciale, durante tutto il suo mandato.
Nascondere, minimizzare, ridurre l’impatto mediatico della presenza dei grandi carnivori.
E dunque via il “tavolo comunicazione”, via i confronti, via le pubbliche serate. Nessuna soluzione tecnica innovativa, né per la prevenzione né per la protezione. Ma tra collari dalle pile scariche e il nascondersi dalle pubbliche serate di divulgazione, c’è in mezzo una responsabilità amministrativa da rilevare. Forse la peggiore delle colpe. La legge 9/2018 è stata lasciata nel cassetto per quattro lunghi anni. Perché è dal 27 settembre 2019 che la Corte Costituzionale ha dato ragione alla nostra Autonomia. Tant’è che oggi, per catturare MJ5 la Provincia si avvale di un decreto incardinato su questa norma, dimostrando che la legge c’è, funziona e si poteva applicare. Anche prima. E dirò di più, a questo punto anche per i lupi.
L’eredità di una vera norma autonomista
A noi, del Governo precedente, dopo aver tanto peregrinato per ottenere un vero e proprio strumento normativo autonomista, rimane una magra soddisfazione.
In queste ore su un quotidiano locale, la Giunta comincia a tornare coi piedi per terra e afferma alcune cose in maniera sensata. Mi riferisco alle misure di contenimento. Afferma infatti che dei plantigradi, vanno abbattuti metodicamente e puntualmente partendo innanzitutto dai confidenti. Pericolosi o particolarmente dannosi che siano. Già questo, da solo, è un impegno gravosissimo.
Non sappiamo se questo sarebbe bastato ad evitare una tragica fatalità. Certo impegnandosi di più, in comunicazione e aspetto amministrativo della questione, qualche esemplare pericoloso in giro in meno, l’avremmo avuto.
La giunta parla anche di un tetto massimo di animali. Che in pratica è quello che il Trentino vuole sentirsi dire. Noi rispondiamo con la verità. I trentini hanno sì ragione, ma il tetto massimo cozza con delle severissime leggi europee che saranno forse stravolte. Ma non ora e comunque non in tempi brevi. Applicare subito la legge 9/18 su tutti i soggetti “difficili” minimizzerebbe invece immediatamente tutti i potenziali pericoli.
Assistiamo ad una giunta che da pochi giorni si muove come non ha fatto in questi quattro anni precedenti. A questo punto il pensiero sopra ogni questione non può che andare alla vita umana sfuggita in una tragedia legata ad una straziante fatalità.
Non sta a me stabilire colpe o responsabilità. E’ giusto che io rimanga nelle considerazioni di natura istituzionale.
Per questo osservo che dopo aver celebrato la propria esistenza nel più folcloristico dei modi, anche di fronte allo show business televisivo nazionale è ridicolo che il partito della Giunta provinciali si sia ritirato in questi giorni sotto ai Gazebo o al Consorzio dei Comuni a chiedere sostegno al proprio presidente.
Ancora non ci siamo, ma con l’intervista citata qui sopra, si sta finalmente cominciando a dire qualcosa di serio, almeno alla popolazione locale, almeno in parte.