Flavescenza dorata: un flagello mai sopito per un problema sempre attuale. 

Da Michele Dallapiccola

Ha già ormai qualche mese di vita l’ultimo report di monitoraggio presentato dalla FEM che riguarda la situazione provinciale della flavescenza dorata. Dalla relazione dell’ormai scorso dicembre, la situazione è apparsa in tutta la sua gravità. E’ acclarato che le misure che si basano sull’estirpo tempestivo delle viti sintomatiche e un’attenta lotta di gestione del vettore non hanno funzionato come era auspicabile.  I dati sono impressionanti. Negli ultimi anni l’epidemia si è portata via 650mila piante, corrispondenti a 130 ettari.

Dialogando con gli agricoltori che in questo periodo, ginocchia a terra, tentano di rimpiazzare le viti estirpate si avverte grande scoramento. Le misure messe in campo dalla Provincia per sostenere il settore non sono riuscite a contenere la malattia. E non ha prodotto gli effetti sperati nemmeno l’attività di vigilanza e controllo troppo disarmonica nei suoi effetti pratici. Tradotto: pochi gli incentivi, scriteriatamente distribuiti e controlli portati avanti poco e male.

Oggi, l’attenzione mediatica della politica è tutta orientata a parare i colpi di impopolarità provocati dall’orso. Tuttavia, non si può pensare che lo scafoide vettore dell’agente eziologico della malattia aspetti che la questione plantigradi si plachi nella sua gravità. 

Non siamo insomma in periodo di pace. La guerra con uno dei più grossi problemi che la viticoltura Trentina abbia mai dovuto affrontare di fatto non si è mai sospesa. 

Una proposta decente

Il roboante “piano strade” promesso dalla Lega e propagandato in questi giorni con un bollettino pervenuto ai capi famiglia pagato a spese dei contribuenti, necessiterebbe di un insieme di risorse che impegnerebbe la PAT almeno per i prossimi vent’anni. E di fronte a disastri di simili proporzioni, vien da chiedersi quanto sia utile impegnare cifre così ingenti rispetto ad altre priorità.