La diga in Vanoi? Un’opera che non vuole nessuno ma che l’asse leghista Fugatti-Zaia-Salvini rischia di far passare. In barba all’Autonomia

Da Michele Dallapiccola

Noi gialli di Casa Autonomia nei giorni scorsi abbiamo co-promosso e co-organizzato un incontro di coalizione a Canal San Bovo. 

Abbiamo voluto condividere con le numerose persone presenti alla serata, quali fossero le  principali preoccupazioni che la politica percepisce come gravi. Il necessario momento di confronto, si è potuto fregiare della presenza di numerosi amministratori ed ex amministratori comunali. Invecchiamento della popolazione e spopolamento sono un male diffuso in tutto il Primiero. Contrastato, tutti concordi, dalla necessità di mantenere un ottimo livello di servizi pubblici in loco. In particolare quelli di conciliazioni famiglia lavoro. E’ tanto diffusa quanto pesante anche angoscia a causa di una incontrollata diffusione del lupo. Ma a tener banco nel dibattito finale è stato sicuramente l’argomento riguardante la costruzione di un’invaso artificiale dalle dimensioni assai preoccupanti.

La diga del Vanoi 

L’opera, è nella lista delle sei grandi opere che il presidente della regione Veneto ha segnalato al Governo Nazionale come prioritarie. Dell’opera sul torrente Vanoi, in val Cortella, se ne parla almeno dagli anni ’60. 

Dal punto di vista geologico la zona è nella classe più elevata della Carta di sintesi della PERICOLOSITA’ della Provincia. Intoccabile! Poche settimane fa  il Consorzio di Bonifica Brenta ha ricevuto l’incarico di preparare il progetto definitivo per la diga. Segue l’iter il commissario straordinario del Veneto Nicola Dell’Acqua.

La diga allo studio avrebbe un costo di 150 milioni di euro, cantierabili in tre anni. Verrebbe posizionata a circa 800 metri a monte della confluenza del Vanoi con il torrente Cismon. Il volume utile ipotizzato è di 33 milioni di metri cubi. La diga dello Schener a titolo di esempio ha un volume di  8,5 milioni di mcubi

Pare che il Comune di Canal San Bovo sia stato coinvolto in termini assai marginali così come Cinte Tesino e Lamon. Servirebbe uno studio sull’impatto ambientale per conoscere le conseguenze che l’opera avrebbe sul microclima e sulla già fragile sicurezza dei versanti del Vanoi. La Provincia nicchia. Promette incontri, garantisce dibattito. Per ora ancora nulla. Intanto il Veneto, ha da poco appaltato un formale incarico di progettazione.

Ad una popolazione preoccupata una politica seria non può che rispondere con un profondo impegno a tutelare sicurezza e pace ambientale ad una splendida valle. Dall’equilibrio ecologico e sociale davvero troppo fragile. Certo, l’asse politico che lega la lega trentina veneta e nazionale con Salvini a capo, preoccupa non poco. E’ forse in questo ingranaggio che in maniera più proficua potrebbe inserirsi l’azione dell’alleanza democratica autonomista scalzando un’intesa ultra regionale, tutta partitica, tutta nociva all’autonomia decisionale del nostro trentino.