Trento e Bolzano. Negli annunci e nella sostanza sempre più su due pianeti diversi

Da Michele Dallapiccola

Il periodo è critico come mai memoria d’uomo ricordi. Ed è normale che ciascuno di noi, per sperare in qualche aiuto straordinario pensi al primo santo al quale votarsi in caso di necessità: Santa Provincia. 

Sono forse questi i casi in cui ci accorgiamo quanto importante possa ancora risultare essere autonomi in queste decisioni. Gestire in proprio, norme che vadano incontro ai cittadini anche dal punto di vista materiale è un privilegio che forse ancora in troppo pochi si rendono conto di avere. Per questo è forse ancor più chiaro un appello che ormai sa di acqua passata. Nelle scorse settimane di campagna elettorale eravamo in molti ad invitare gli elettori a diffidare dai partiti statalisti evitando di attribuire loro la preferenza di voto. Chissà come andrà a finire.

Ed ecco perchè hanno fatto bene gli oltre 1500 Schützen che qualche giorno fa si sono incontrati a Bolzano, a ricordare “certi danni” del passato. Furono quelli inferti all’autonomia e alle persone dei nostri territori dagli antesignani ideologici di certi partiti.

Per fortuna, l’attualità conserva ancora ampi margini di manovra. In queste ore le nostre due Province Autonome sono impegnate ad elaborare gli strumenti di sostegno per le rispettive famiglie residenti. 

Ad un occhio neanche particolarmente critico non sfugge di certo lo stile nei comunicati.  Stile che è anche sostanza. 

La giunta di Bolzano quando parla del soggetto che mette a disposizione le risorse per i cittadini parla di Provincia, parla di collaborazione ragionata con le parti sociali e fornisce cifre e numeri. Amplia il pacchetto di proposte comunicando le intenzioni di iniziativa di Alperia la locale società gestore d’energia.

Accanto ad un non pervenuto da Dolomiti Energia, il comunicato di Trento presenta un ben più misero spessore. Intanto parla di Fugatti in persona. Nel comunicato, la Provincia fornisce nome e cognome all’ipotesi di provvedimento da adottare. Né in un caso né nell’altro i fondi non appartengono all’amministratore che li mette a disposizione.  Per questo motivo risulta estremamente inelegante che il politico di turno pretenda di intestarsi meriti che di fatto sono di apparato e di istituzione. 

Purtroppo l’impressione è che ormai si badi più all’effetto dell’annuncio che alla sostanza del provvedimento preso.