La grande bufala delle ATA e della tassa di soggiorno

Da Michele Dallapiccola

Procede a testa bassa. E’ la riforma del settore turistico, sottesa tra mugugni, proteste sottaciute e complimenti in chat con tanto di emoticon di bottiglie stappate. Chi vince, chi perde. Chi annette, chi viene normalizzato.

Qualcuno però ha già cominciato a riflettere. Poco raccontate alla stampa, tengono banco tra gli addetti ai lavori le prime discussioni, quelle tra i territori, per i numeri, per i propri rappresentanti nei nuovi CDA. L’Alto Garda ne è un esempio.  Dovremo contare sulla capacità di mediazione locale, specie quella che tradizionalmente troviamo dentro ai nostri Comuni. Io su questo impasse resto fiducioso verso una pacifica soluzione.

Attenzione al non concentrarsi sul “chi”, ma badare piuttosto a “per fare cosa e con quanto”?

Eh si, perché il nucleo fondamentale della riforma è quello che prevede che le ex APT, ora chiamate Ambiti, amministreranno fondi composti al 51% da contributo privato.

Allora, proviamo ad immaginarci quanta voglia avranno gli operatori di spendere di più – visti i tempi – e investire privatamente nella loro APT. Ma i problemi non si fermano qui. Aggiungiamo che l’illuminata riforma, nel culmine delle difficoltà, cioè tra pochi mesi, aumenterà la tassa di soggiorno. D’imperio.

Come funzionava con la tassa prima della riforma?

A partire dalla sua genesi, nella precedente legislatura, avevamo optato per una formula innovativa. Per lenire il disagio creato agli imprenditori di doverla riscuotere dai loro ospiti, veniva lasciata ai territori che l’avevano raccolta, aumentata del 40% con fondi provinciali 

Qualche esempio

L’Alto Garda

Si è sempre sentito come la gallina dalle uova d’oro di Trento. Applicando il principio di autonomia dei territori, i proventi della tassa fecero finalmente schizzare i bilanci della locale APT a oltre 3 milioni di Euro.

E la Val di Fassa?

Ricordo un arrabbiatissimo Consiglio d’Amministrazione verso l’allora reggenza provinciale. Tant’è che rifiutò, a che mi risulta fino ad oggi, di aumentare di un solo centesimo l’antipatico contributo. Oggi tace? Accetterà l’aumento imposto da Trento? Lo dovrà chiedere ai propri ospiti. I turisti, al loro ritorno in val di Fassa dopo il Covid troveranno questa graditissima sorpresa. Sostenuta, si badi bene, anche dai rappresentanti politici provinciali locali. Sono gli i stessi che lanciavano strali, quando l’antipatica gabella pesava meno e rimaneva pure in valle.

Quindi sì, avete capito bene, ora una grandissima parte della tassa di soggiorno se la tratterrà Trento. 

E’ il fatto peggiore. Analizziamo insieme.

Partiamo da un punto fermo sul quale siamo d’accordo anche noi. Una riforma andava fatta, è stato un atto obbligato, lo abbiamo sempre detto anche noi. E chiunque avesse proseguito ad amministrare l’avrebbe dovuta prendere in mano. La lega a mio modo di vedere però si è resa responsabile di alcuni gravi errori. 

Dove si poteva fare meglio?

Innanzitutto, la Giunta ha sbagliato quando, silente, non ha sfruttato tutte le proroghe che Bruxelles avrebbe sicuramente concesso. Sull’agricoltura “qualcosina-ina” sul de minimis è stato fatto. Ma la storia ci racconta che nel turismo non si è neanche provato. Si sarebbe potuto continuare con il vecchio sistema, specie finanziario ancora per un po’. E in questo clima di incertezze, non sarebbe stato male.

La soluzione è stata quella di formare le ATA associazioni di area. L’idea degli imprenditori, richiesta alla giunta e il nostro ddl sono stati bellamente ignorati.

Non si è voluto provare ad unire facendo gestire il Trentino all’ente intermedio ATA, promuovendo prodotti turistici unitari quali ad esempio, la bici, l’enogastronomia, lo sci, la montagna. Ogni angolo farà il suo pezzetto, tutti faranno tutto e il problema dei doppioni e della competizione continuerà. Si è ascoltata la proposta di Unat, si è brutalmente proceduto a dividere il trenino in 4 pezzi.

Le Ata avranno il proprio apparato gestore e Trentino Marketing avrà un Consiglio di Amministrazione nuovo di zecca. Lo ha voluto quella stessa lega che ha sempre dato dei “caregari” agli altri partiti. Oggi, non contenti di occupare legittimamente tutte le poltrone che competono loro attraverso la Provincia, hanno pensato bene di inventarne di nuove!

Dai cassetti delle APT spariranno i ricavi della tassa, gestirà (quasi) tutto Trento 

Nessuno ne parla ma a quanto pare, le ATA gestiranno solo il 10% della tassa di soggiorno. A meno che la giunta non cambi idea. Dunque, in poche parole, e a conti fatti, se alle APT non rimarrà che il 49% di quello che riescono a sudarsi, raccogliendolo dai privati, alle ATA andrà ancora meno.

Ai tempi della grandeur del turismo Trentino, al massimo del suo splendore e dunque ante covid, tra il 2018 e il 2019 attraverso la tassa di soggiorno venivano raccolti circa 16 milioni e passa di euro all’anno. Il loro 10% vale un milione-e-sei. Ergo?

La lega, con l’ipocrito slogan che racconta del loro amore per le valli, ci fa il pieno di voti e si porta a Trento il raccolto della tassa di soggiorno degli operatori.

Lo metterà  in grandissima parte nelle mani del CDA della Trentini Marketing. Al di là di chi verrà nominato, dentro a questo bengodi di poltrone, pensate che bella scenetta di democrazia. 

Certo, la promozione sui grandi canali internazionali è fondamentale. Londra, Parigi, Berlino, Monaco, Praga, Varsavia. E sarà importante che continui ad andarci la nostra società di sistema. Ma ci voleva una legge per dirlo?

Una delle costanti Uscite del Trentino a presentarsi al Mercato Turistico internazionale
Qui, eravamo a Londra, come ogni primavera.

Se agli Ambiti rimarrà il compito di costruire il prodotto turistico, come dice la nuova norma, con che fondi si farà se i loro bilanci saranno così magri? Oggi infatti sta per succedere questo!

Ai territori, le briciole. 

Ora, a titolo di esempio, prendiamo un territorio come quello dell’Alto Garda. In epoca pre riforma, il suo bilancio, se non ricordo male, valeva oltre tre milioni€. Qualora i versamenti privati fossero in linea col passato, ora ammonterà a circa 1,2 milioni. A meno che i privati non si mettano a versare molte più quote associative. Visto il momento?

In tal modo, nell’ATA Garda Trentino rimarrà da gestire il misero 10 % di quello che gli operatori della Busa saranno faticosamente riusciti a raccogliersi. Se ne saranno accorti?

Attenzione! Sarà da dividere con Comano, Ledro, e tutti quelli che vorranno associarsi alla solita gallina dalle uova d’oro. Che ora dalla lega di Trento è stata di nuovo spiumata.