Michele Dallapiccola
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MALGHE VUOTE E GIORNALI PIENI!

Da Michele Dallapiccola 28 Marzo 2023

Dei titoli PAC, dei PREMI comunitari riservati alla zootecnia, in questi anni si è fatto un gran parlare. Merito di una carta stampata più protesa ad enfatizzare (legittimi) scontri tra imprenditori che ad offrire una corretta ed ampia lettura della realtà dei fatti. A parziale giustificazione dei tabloid va detto che la materia è molto complicata. 

Tra i non addetti ai lavori nessuno ha capito (e continua a non capire) niente. La materia è obiettivamente ostica. Forse per questo chi la racconta tende a semplificare. Il risultato? Si rappresenta soltanto che di mezzo c’è un affare dove si possono fare tanti soldi con poca fatica.  

Premesso che nemmeno chi la considera un’interessante opportunità di reddito di fatica ne fa poca, rimane in effetti che qualcuno che ha cercato di approfittarne, c’è stato. Il metodo è stato quello di massimizzare il profitto e riducendo l’aspetto zootecnico e di passione per gli animali. Dunque lo scopo originale per il quale erano nati i premi Pac. Da qui, proprio dal senso etico della questione, scaturisce tutta la nostra condanna e il nostro dissenso. 

Invece, gli interventi economici, riservati ai pascoli in quota, hanno avuto un grandissimo merito nel mantenimento della montagna. Non dobbiamo dimenticarci che sono nati soprattutto per diminuire il GAP dei costi che l’agricoltura di montagna manifesta rispetto alle sue altre espressioni. 

A queste complicate vicende, da qualche anno a questa parte, si sono aggiunte anche molte amministrazioni locali. Sono entrate a gamba tesa nella questione pretendendo un ritorno economico da questa fonte di ripiano delle spese originariamente a disposizione delle aziende agricole. Per questo motivo talvolta irriverenti nei confronti del lavoro dei contadini, hanno fatto di ogni erba un fascio tra allevatori e speculatori aumentando di fatto spesso a dismisura il valore di affitto dei pascoli e degli alpeggi di proprietà. 

Gli imprenditori zootecnici impreparati a questo repentino cambio di parametri di gioco si sono spesso trovati a combattere dentro a un “gioco” al rialzo che ha generato ben più di un dissapore e di un’incomprensione.

Se ciascuno avesse fatto la sua parte e tutti avessero lavorato con onestà, questo non sarebbe successo. Perché nei margini di operatività degli enti locali c’era la possibilità di attivare dei bandi secondo la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Una condizione che avrebbe favorito le imprese locali rispetto agli speculatori. Così non è stato e si è demandato di lasciar fare tutto a Bruxelles. Nel frattempo la Giunta provinciale se ne è ben guardata dal parlare in pubblico anche solo minimamente di ciò che stava avvenendo. 

Troppo comodo per la lega al governo del Trentino, promuovere soltanto i propri presunti successi elettorali rispetto al dare ampia e precisa informazione riguardo alla prossima Pac.

Il risultato è stato che per molte aziende agricole il valore della prossima domanda unica subirà una pesante contrazione. Così sarà sicuramente per il settore Ovi Caprino e in particolare per il comparto dei transumanti.

Su Terra&Vita, un competentissimo Prof Angelo Frascarelli, offre una sintesi tecnica dei recenti riscontri che potrà avere il ricalcolo dei Premi PAC. C’è tutto al link qui sotto:

Titoli Pac, ecco come cambiano i valori con il ricalcolo

Ciò che qui insieme noi possiamo considerare è che una legislatura partita tutta in salita con un assessore competente privo di esperienza nel settore, si sta infine chiudendo nel peggiore dei modi. E il brutto è che queste gravi implicazioni denunciate si ripercuoteranno anche sulla prossima legislatura, indipendentemente da chi vincerà le elezioni. 

28 Marzo 2023 0 Commento
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Vedere la grigia senza vederla grigia

Da Michele Dallapiccola 6 Dicembre 2021

In questo simpatico gioco di parole è contenuto una prospettiva che per la zootecnia trentina sa molto di agrodolce.

Sono ormai diversi gli allevatori, specialmente delle zone di montagna, che hanno optato per l’allevamento delle cosiddette razze autoctone tipiche anche dette “in estinzione”.

Per quanto riguarda i bovini in Trentino parliamo essenzialmente della razza grigio alpina e della razza rendena

Sono animali particolarmente rustici ed interessanti dal punto di vista produttivo perché adatti all’alpeggio. Osservati in quest’ottica possono nutrire grande soddisfazione, anche perché particolarmente tutelati dalla politica agricola comunitaria.

La PAC, riserva loro un piccolo aiuto supplementare. Diventa necessario poiché la tutela della biodiversità consiglia di allevare anche animali con caratteristiche produttive e performance d’allevamento inferiori alle classiche razze da latte. Quelle allevate nel fondovalle anche in Trentino sono rappresentate dalla bruna alpina, dalla pezzata rossa e dalla frisona.

Nuovi scenari, nuove preoccupazioni

E’ proprio questo l’aspetto col quale si confronta la preoccupazione del mondo allevatoriale. Alle prese con una marginalità sul prezzo del latte sempre più ridotta vede un futuro al momento assai cupo. Il rischio che quel modello così adatto alle zone ripide di montagna ad elevata altitudine venga adottato anche dalle stalle del fondovalle sta diventando concreto.

Questo potrebbe accadere perché nelle pieghe della PAC c’è la possibilità di coltivare le superfici a prato e a pascolo, allevando bestiame da riproduzione attraverso il sistema della cosiddetta “linea vacca-vitello”. In questo caso l’azienda è fuori dal circuito della produzione del latte. 

Letta dal punto di vista del singolo allevatore questa scelta è del tutto legittima e non fa una piega. In via politica invece, rappresenta un autentico fallimento. Una Provincia Autonoma che arrivi ad impostare una politica agricola comunitaria finendo per subire questo modello avrebbe completamente fallito.

Gli allevatori non vanno biasimati.

Infatti, o il prezzo del latte e tutta la filiera lattiero-casearia determinano la loro soddisfazione o come alternativa alla chiusura c’è una sola strada. Si tratta del passare ad una coltivazione delle superfici prative sostenuta da un ripiano contributivo di origine Europea. E’ una condizione appena sufficiente per una montagna abitata ma assolutamente ridicolo per una comunità ricca di tradizioni produttive, capacità di gestione della biodiversità e della sostenibilità ambientale, quale è quella trentina.

Sappiamo bene che l’allarme lanciato in queste poche righe è davvero preoccupante ma l’impressione che l’attuale  governo della Provincia autonoma di Trento non se ne stia davvero rendendo conto sembra piuttosto diffusa.

6 Dicembre 2021 0 Commento
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Contributi Agricoli: sono davvero soldi facili?

Da Michele Dallapiccola 26 Maggio 2021

Il binomio agricoltura/contributi facili in Provincia di Trento è uno slogan fin troppo consunto e abusato. Ed è molto difficile far cambiare idea alla comunità trentina entrata ormai da tempo in questo tunnel mentale collettivo.

Ma come dar torto alle persone comuni viste le cifre che girano? Forse un argomento lo ho. Nel 1960 la popolazione trentina che si occupava di agricoltura era il 60% del totale. Oggi a sessant’anni di distanza è solo il 4%. Fosse stata così remunerativa e poco faticosa l’attività avrebbe fatto la stessa fine? 

La terra continua a rimanere bassa.

Proprio perché la redditività dell’agricoltura di montagna è risicata, la politica ha previsto dei meccanismi di ristoro ben prima che il Covid ne imponesse di specifici. Anzi, il problema è talmente diffuso e pesante che di questo ripiano finanziario non se ne sono fatti carico solo la Provincia o lo Stato.

 

A contribuire più di tutti ci ha pensato la grande madre Europa. Il suo bilancio che pareggia su circa 130 miliardi€. Ogni anno ne dedica oltre 50 miliardi€ al solo settore primario. Questi fondi, tutti insieme, concorrono a formare la PAC – la politica agricola comunitaria -.

Si eroga attraverso due grandi canali: i Pagamenti Unici e i PSR (piano sviluppo rurale). Ecco qui sotto un semplice schema. 

 

Il riparto dei Fondi. Mai in automatico. 

Ogni 7 anni si imposta una trattativa tra Regioni e tra Stati, per ottenere il massimo possibile. Anche noi in passato cercammo di massimizzare questo processo. QUI IL LINK DI UNO DI QUESTI PASSAGGI.

Non abbiamo avuto menzione che da questa giunta leghista siano arrivate notizie di chissà quali impegni in sede romana o comunitaria. Del resto, è stata la stessa Bruxelles ad aver procrastinato la partenza della nuova PAC dal previsto 2021 al probabile 2023. E per ora ancora nulla di certo.

 

E intanto? L’utilizzo di una parte dei fondi che verranno assegnati, è stato autorizzato fin da subito. Con le regole attuali. Fin qui direi nulla di strano, è già stato fatto anche in passato. 

Il cambiamento che stenta ad arrivare. 

Se ci avete fatto caso, fin dal primo giorno dal loro insediamento i leghisti promettevano il cambiamento, cioè grandi novità. Io ascoltavo con curiosità quegli annunci perché con i contributi comunitari non si scherza affatto. Bruxelles è molto severa.

 

Le linee guida della Commissione Europea non accettano certo di buon grado cambio criteri in corsa. Questo per dare delle minime certezze agli agricoltori e renderli meno schiavi possibile del cambi di corrente politica al governo delle loro regioni. Si chiama programmazione. Apposta. E per antonomasia il contadino deve poter programmare.

 

Ne sa qualcosa Toti, il destroide Governatore ligure che arrivato al potere qualche anno fa prometteva cambiamenti stravolgenti in campo agricolo alla propria regione. Aveva inviato proposte di modifica al proprio PSR che la Comunità Europea aveva infine sonoramente bocciato. 

Come funziona allora?

Misure criteri ed impianto, li decide il Comitato di sorveglianza ma ha bisogno di tempo e di idee chiare. Successivamente ci si reca alla DGagri (direzione generale agricoltura) a Bruxelles. Ci si presenta da un capace funzionario, il dott. Colleluori. E si tratta. Fu lui, ad esempio a concedere alcune cose in cambio dello stralcio della regola che ci avrebbe permesso di ristrutturare le malghe col PSR.

 

Le azioni della giunta provinciale. 

Tutti questi passaggi, dall’attuale giunta, specie in questi primi 3 anni – se sono stati fatti – sono stati tenuti ben nascosti. Certo, ora che cominciano a capirci qualcosa avrebbero voglia di apportare chissà quali modifiche.

Purtroppo, le poche possibilità di modifica che c’erano se le sono giocate con aggiustamenti minori.

L’impianto del PSR di fine legislatura non porterà certo chissà quali novità. Anche negli scorsi giorni si è aperta la Misura 6.1.1 INSEDIAMENTO GIOVANI. Sembrava ci fossero chissà quali novità invece quella più significativa è stata l’attesa. Il resto è rimasto uguale.

 

Bando misura 6.1.1- insediamento GiovaniDownload

Soldi forse si, e tanti, prevalentemente a scopo elettorale. Specie nel 2023, immagino dunque che si aprirà tutto quello che non si è aperto finora. E si farà presto. A bandi per contributi agricoli questa giunta per ora è stata davvero scarsina. E uno scatto in volata proverà a farlo. Ai poveri agricoltori digiuni da aiuti pregressi, auguro tutto il meglio possibile. 

 

“Estote parati” 

Siate pronti a tutto: dicono gli Scout. La lista degli esclusi e delusi sarà lunghissima. E tra questi, ancora una volta potranno esserci proprio gli zootecnici. 

 

In questi ultimi 3 anni il loro “pelo, è stato lisciato” dell’assegnazione al 100% dell’indennità compensativa. Presto però si ritroveranno a fare i conti con una drammatica realtà. 

 

Se si continuasse così infatti, i 2 terzi del prossimo PSR per un valore di oltre 200 milioni finirebbero in questo unico premio. Lasciando a bocca asciutta tutto il resto del mondo “verde”. Tutta l’ortofrutta e la viticoltura dovrebbero accontentarsi dei 100 milioni residui.

 

Orbene: la PLV agricola trentina cuba circa un miliardo€. La zootecnia ne determina il 12% circa. Chi produce la restante parte, quasi 900 milioni€ permetterà alla giunta provinciale di continuare a dare alle vacche il 60% di tutto il PSR? Qualche screzio e qualche deluso penso proprio sia da mettere in conto.

 

Intanto, la giunta che annunciava grandi cambiamenti finirà la legislatura con le regole imposte dagli amministratori di prima. Tanto male, evidentemente non andavano.

26 Maggio 2021 0 Commento
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