USCIRE DALLA CRISI: PIAGNISTEI o PRAGMATISMO?

Da Michele Dallapiccola

Due stili, due diversi atteggiamenti di governo per affrontare la crisi.

Se al precedente presidente è stata spesso attribuita locuplezia di pragmatismo, gli va innegabilmente riconosciuta anche una grande capacità manageriale ed una sanissima concretezza. Per contro, la crisi da COVID-19, ci ha permesso di provare sulla nostra pelle cosa significhi avere un Presidente eccessivamente emotivo, alla costante ricerca dell’empatia.

Le emozioni, specie se non accompagnate da pregresse esperienze di governo od amministrazione, conducono al rischio di cambiare idea in continuazione. Non di meno alterano la corretta percezione della coerenza nella direzione programmatoria od amministrativa. Nemmeno l’impellente necessità di recuperare risorse per fronteggiare questa crisi, pare abbia fino ad ora imposto alla giunta un’emancipazione da questo stato di cose.

Piagnucolare con il governo centrale non servirà a nulla – da sempre ha il “coltello dalla parte del manico” -. Anche gli stessi rappresentanti delle “forze cespuglio” di maggioranza dimostrano drammaticamente di ignorarlo. Si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte a persone arrivate lì, per caso, senza cognizione di causa.

A chi segue la politica, appartiene sicuramente ancora vivo e scioccante il ricordo del Decreto “Milleproroghe” di fine estate 2010. Berlusconi inaugurò una lunga stagione di trattenute finanziarie cui mai nessun governo nazionale successivo, di nessun colore, avrebbe cambiato corso. Le angherie finanziarie italiane contro alcune autonomie speciali continuarono fin quando con lo Stato, non si instaurò un regime di trattativa. L’”Accordo di Milano” del 2009 ma soprattutto il “Patto di garanzia” del 2014 furono decisivi. Si stabilizzò una situazione che stava diventando e diversamente sarebbe evoluta come non sostenibile.

Eppure sarebbe così semplice copiare dal tuo vicino di banco. C’è chi, tra le Autonomie Speciali, le trattative con Roma le tiene comunque in piedi ma nel frattempo ha deciso di assumere debito. In Trentino siamo dentro alle metafora dello studente che copia, ma dal compagno più scadente e sbagliando pure a copiare. E per intenderci meglio, dal banco a sud anziché quello a nord.

Noi le nostre proposte le abbiamo fatte, con convinzione e forza d’animo. Giudicheranno i Trentini la serietà e l’esperienza in base ai risultati conseguiti.

La mia sensazione è che chi uscirà da questa crisi, percepirà di averlo fatto soprattutto basandosi sulle proprie forze. Sono le stesse persone che saranno chiamate ad esprimersi nella prossima tornata autunnale delle elezioni comunali. Attendiamo curiosi questo autorevole giudizio sicuramente influenzato dall’operato della Lega al governo del Trentino

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