Fotovoltaico e populismo. L’ultimo episodio di un mandato trascorso all’insegna del folklore

Da Michele Dallapiccola

In una Provincia Autonoma da poco più di 500mila abitanti restare in sella per un secondo mandato per un’amministrazione provinciale in carica può risultare un’impresa tutto sommato fattibile. Se la coalizione che la sostiene è poi  fatta di cespugli e liste monopersonali, vige un militare rispetto verso la lista di maggioranza relativa. Tutti seguono ubbidienti. Ciò accade in funzione del fatto che il consigliere singolo deve tutto a chi lo ha accolto in maggioranza. 

Diverso è se le liste che compongono la coalizione sono strutturate e forti. E magari pure litigiose. Ma questa è un’altra storia, sempre più convinti, superata e appartenente al passato

Tornando al ragionamento di cui sopra non si può ignorare che la policy di ingaggio del consenso della lega si sostanzia nel populismo. E per far questo non esita a brandire ogni mezzo disponibile. Sembra quasi di utilizzare la nostra autonomia come una pezza da piedi. L’importante è dare a tutto un taglio populista. Alla spasmodica ricerca di un consenso che faccia breccia nel cuore dell’impenitente seguace e perché no, anche del curioso osservatore occasionale.

Così la giunta Fugatti norma dopo norma sta inanellando una serie di ricorsi da parte dello Stato italiano. Sembra quasi voler certificare che del risultato non le importa un fico secco. L’ultimo di una serie di norme semplificative delle autorizzazioni all’installazione di pannelli fotovoltaici. A QUESTO LINK LA NOTIZIA DA IL DOLOMITI. Anche da queste pagine avevamo voluto sottolineare la debolezza della norma. QUI IL LINK COMPLETO..

Il governo del cambiamento

A questo esecutivo sembra quasi bastare l’annuncio del cambiamento anche quando questo non è possibile. Del resto, trovare a chi dar la colpa quando le cose vanno male, è una soluzione facile. E quando non c’è nessuno sul quale scaricare, Vaia, Covid e quelli di prima sono scuse che vanno benissimo per ogni stagione. 

Manca un anno alle elezioni e l’impressione che serpeggia tra gli addetti ai lavori è che ne vedremo ancora delle belle. 

Mentre la coalizione alternativa sta cominciando a dare i primi timidi segni di vita, la Giunta Fugatti sta cercando di sopravvivere adottando il vecchio caro metodo di antica democristiana memoria del “distribuisci et impera”: cariche, incarichini e contributi. Purché leali e riconoscenti. Competenza e preparazione non sono richieste.

Tutto in ordine, eh, tutto da copione!

Così come è sempre stato. Singolare che a farlo sia anche maggioranza che dai banchi dell’opposizione si stracciava le vesti per questa prassi assai consolidata. Ma proprio ora che ne ha scoperto il fascino pervasivo del potere, affiora anche per lei un nuovo grattacapo. Chi un tempo praticava lo sport dell’acchiappaconsensi, sovrapponeva questo metodo ad una elevata condizione di competenza amministrativa. Strafalcioni, sciatterie e folklore non erano ammesse. Mai una giunta del passato si sarebbe sognata di comportarsi così allegramente come fa questa politica di oggi.

E’ vero, i tempi sono cambiati, la gente non ci fa più caso, anzi. Si vota chi appare come simile o chi non dice mai di no. Ammesso e non concesso che persone così rappresentino una parte cospicua del corpo elettorale. Per quanto tempo anche questa compagine avrà voglia di tenersi il prosciutto sugli occhi?