Accordi transregionali e siccità. La collaborazione a doppio senso di circolazione qualche volta fa comodo anche al Trentino

Da Michele Dallapiccola

Mai come dal confronto con le Regioni confinanti in questi giorni, possiamo capire quanto siamo fortunati (per ora) al poter vivere il dramma della siccità  soltanto per sentito dire.

Ci sono in effetti, alcune situazioni di crisi idrica in qualche Comune del Trentino, ma nulla rispetto alla notizie che attivano della pianura padana. QUI IL LINK DI UNA DELLE TANTE NEWS

I presagi riguardo a come evolverà questa situazione angosciante non sono affatto positivi. Le notizie che raccogliamo sono a dir poco angoscianti. Ci raggiungono testimonianze di contadini messi di fronte alla necessità di dover scegliere quali campi irrigare e quali lasciar morire. Ci sono allevatori giunti alle forche caudine del dover salvare il salvabile. La scelta di trinciare ora il mais, a meno della metà della sua maturazione, è segno di previsioni funeste anche per le prossime settimane. 

Gli esperti in materia si sprecano, le spiegazioni pure, come l’imbarazzo della scelta di a chi dar la colpa. 

Effettivamente alcune condizioni tangibili sono innegabili. Il livello nazionale è ancora assai lontano dall’aver completato un primo ciclo di lavori agricoli e civili di ristrutturazione di opere in piedi dal primo dopoguerra. In Trentino, grazie alla buona volontà di amministratori e cittadini, molto invece è già stato effettuato.

Intendiamoci, c’è ancora molto da fare, eh? Ma – ad esempio – il passaggio di tutto il nostro sistema irriguo da pioggia a goccia è stato praticamente completato. 

Piccola nota politica. Finora durante questa legislatura l’unico atto forte che si è visto è stato cancellare il “Piano Acque Val di Non” senza aver predisposto nulla di alternativo ne lì ne altrove. Abominevole tubone a parte. Per intenderci a farlo sono stati gli stessi assessori che da più di un mese si dichiarano contrari all’ aumentare il deflusso minimo verso le regioni a Sud. Per carpire benevolenza e consenso da chi ci crede? La serietà sarebbe stata un’altra. 

Tornando al casus belli, l’assenza di precipitazioni che si accompagna ad una mutazione climatica evidente, è solo uno degli effetti che l’eccesso di emissioni in atmosfera di gas climalteranti provoca. Ne avevamo parlato l’altro giorno a proposito dell’abnorme sviluppo di artropodi di ogni genere. QUI IL LINK DELL’ARTICOLO

Cosa possa fare ciascuno di noi è cosa nota. Al di là di considerare con impegno ogni forma di spreco d’acqua al fine di evitarlo, la nostra attenzione deve concentrarsi nel massimo grado possibile alla riduzione di CO2 in atmosfera. In casa, in auto e nelle scelte di acquisto. E seguire le indicazioni della politica. 

Ma si sa, vale più un annuncio stampa di un atto populista al quale credono in pochi che un approccio serio ed impegnato fatto di faticosi accordi e di do ut des. Basti pensare alla gestione del rinnovo della concessione dell’A22. Dove non sapremo mai quanto davvero si poteva fare di meglio per il Trentino.

Ma anche l’annuncio dell’evoluzione della promozione del Garda Unico ha seguito un iter di presentazione piuttosto curioso. Ma forse, è l’utilitarismo che fa cambiare la prospettiva di un’azione comune, dove collaborare va bene. Va bene perchè le porzioni più rilevanti di lago del Garda turistico sono quelle veneta e lombarda. E così nel suo pieno stile populista nemmeno qui, la destra trentina si è risparmiata dal vizietto di farsi bella con le cose trovate fatte nel cassetto. L’ente promozionale turistico denominato Garda Unico, esiste da anni. (vedi la foto di copertina del 2018, fatta con lo stesso assessore Caner che è annunciato come la novità di oggi).

Questo accordo è come una specie di attrezzo. Se lo finanzi e lo indirizzi funziona. Bene dunque, che si sia deciso in una sua evoluzione. Viva gli accordi transregionali. Perché qualche volta ne abbiamo bisogno anche il Trentino.