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Un cortocircuito nel centrodestra? Sembra proprio in arrivo.

Da Michele Dallapiccola 6 Febbraio 2023

Casa Autonomia.eu, le idee, le ha chiare da mesi. Per questo, da subito, è rimasta schierata nell’alveo politico che gli autonomisti hanno calcato dal lontano 1998: il centrosinistra autonomista, oggi rinnovato nell’Alleanza Democratica per l’Autonomia. 

Dall’altra parte, a disposizione delle scelte politiche dei trentini c’è la Destra. Più o meno moderata ma sempre Destra rimane. 

Ora, noi sappiamo bene che dovremmo evitare di guardare la paglia nell’occhio altrui quando nel nostro c’è una trave. Quella noi, ce la toglieremo a breve. Ma quella finita nell’occhio di Fugatti in queste ore, più che una paglia sembra essere un intero pagliaio. 

Come farà a tenere insieme, due forze politiche che sono come il diavolo e l’acqua santa? 

Uno delle tante schermaglie dei due pretendenti della lega.

Da un lato gli autonomisti storico identitari gli stanno per giurare eterna fedeltà elettorale dall’altra i Fratelli d’Italia attendono tronfi i risultati delle elezioni regionali del prossimo 12-13 febbraio. Pronti, a quanto pare, a far pesare il loro nuovo ulteriore successo. 

Una lega corteggiata, insomma, da due pretendenti che non si possono vedere!

Se rimarranno separati la lega perderà le elezioni, se invece staranno insieme gli autonomisti perderanno tanti voti da toccare un fondo mai visto prima in settant’anni di storia. Azzerando lo sperato effetto booster della loro annessione al Carroccio.

C’è davvero di che esser curiosi aspettando di vedere come andrà a finire. 

6 Febbraio 2023 0 Commenti
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Ma l’autonomia è ancora nel cuore dei trentini?

Da Michele Dallapiccola 24 Gennaio 2023

La sensazione che siamo rimasti in pochi ad avere una percezione chiara di cosa significhi viverci “con” o “senza” appare piuttosto diffusa. E la colpa di questo apparente disinteresse è difficile da attribuire. Non solo perché i trentini hanno altro a cui pensare. Chi ha compito e strumenti per spiegare le cose, evidentemente, non tocca i giusti canali dell’informazione.

Cerchiamo di capire insieme il perché.

Partiamo dall’individualismo, che è senz’altro la condizione umana socialmente più diffusa di questa nostra epoca. Tutta del “qui ed ora”. E in fondo la politica corrisponde a questo tipo di società poiché ne rappresenta la più diretta espressione. E’ facile pensare a se stessi, anche nel voto, no? Basta scegliere chi promette di più. Siamo bombardati dalle promesse, ci arrivano addosso senza nessun bisogno di sforzarsi più di tanto. Arrivano soprattutto da due canali: i media (on e offline) e il contatto diretto. I grandi messaggi ideologici nazionali lavorano sul primo strumento, quelli autonomistici locali soprattutto attraverso il contatto personale. E lo slogan: “ti prometto più autonomia nel governo del Trentino” detto a voce, a nulla vale davanti ad un concretissimo “taglieremo il prezzo della benzina”, sui social. Anche se poi sappiamo come vanno a finire queste cose.

E’ dunque in questo approccio che ci pare di individuare il più evidente successo dei partiti a riferimento nazionale rispetto alle liste autonomiste locali. Anche in Trentino. E così la salvaguardia delle nostre prerogative di governo, rimane nelle mani di una porzione minoritaria del nostro sistema partitico locale. Troppo forte l’influenza del pensiero nazionale, troppo facili i messaggi populisti rispetto alla divulgazione del valore dell’autonomia.

Poi, certo, anche gli statalisti provano a dissimulare. Cercano di adattare i loro riferimenti ideologici al contesto locale. Prendete Fratelli d’Italia ad esempio. Persino il movimento dal passato più nero che ci sia, ha fatto una campagna elettorale per le nazionali proclandosi paladino delle nostre prerogative di governo.

Noi di Casa Autonomia.eu, a questo cambio di pelle della destra, crediamo davvero poco. Di fronte a simili contraddizioni abbiamo deciso senza indugi di scegliere da che parte stare fin da dopo le elezioni nazionali. Non ci siamo accontentati di accordicchi o di poltrone, perché per noi ad essere in gioco è il destino dell’Autonomia del Trentino. E tentare di tenercela stretta vale più di un mandato consiliare. Per questo abbiamo deciso di raccogliere chi la pensa come noi (e siamo in tanti) e organizzarci in un movimento civico, indipendente.

Vogliamo offrire la stessa chiarezza di posizionamento e coerenza di pensiero politico che gli autonomisti vollero esprimere dal 1998 in poi. E questo è possibile soltanto in un raggruppamento qual è l’Alleanza democratica per L’autonomia. La riprova è la rosa di nomi attualmente sul tavolo come candidati alla carica di Presidente. Sono tutti di espressione civica locale.

Dall’altra parte, le civiche a destra sono costrette ad accordarsi con i referenti locali delle sagrestie romane. Stipule di accordi su specifici elementi programmatici, dirette col candidato presidente, sono metodi di facciata vecchi come il mondo. Sono fatti per coprire accordi sottobanco che garantiscano un paio di posti di governo indipendentemente dal risultato elettorale. Così anziché un metodo, un’impostazione di amministrare si opta per le briciole. Ma non solo.

Peggio ancora si finisce per sostenere chi sul fronte delle azioni amministrative ha segnato il passo. Ha scelto il reddito di cittadinanza nazionale rispetto ad un più efficace sostegno di garanzia provinciale. Ha distrutto una rete dell’accoglienza senza rendersi conto che anche il Trentino invecchia. Peggio ancora, è sempre più povero di forza lavoro senza poterne fare a meno.

Chi si accorda con questi amministratori finisce per accontentarsi sia della scarsa competenza che del metodo. Scarsa la prima, tutto social e annunci stampa il secondo. Caratteristiche buone per galleggiare un mandato, non certo per garantire un sano futuro alla nostra terra. Quella ha bisogno di Autonomia e persone preparate e coraggiose

Per MCA: Paola Demagri e Michele Dallapiccola.

24 Gennaio 2023 0 Commenti
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L’attualità del messaggio autonomista

Da Michele Dallapiccola 13 Febbraio 2022

Parte da lontano. Dalla sua radice storica: l’Associazione Studi Autonomistici Regionali, l’ASAR.

Settantacinque anni di scissioni, fuoriuscite, piccoli aggiustamenti di simbolo lo hanno visto sopravvivere fino ai giorni nostri: sotto le spoglie che conosciamo oggi. E’ il Partito Autonomista Trentino Tirolese: il PATT. Nato come alternativa alla Democrazia Cristiana, da subito, ha cercato di distinguersi nel panorama politico locale. I suoi cavalli di battaglia hanno sempre tenuto in fortissima considerazione l’attualità perseguendo l’amministrazione della cosa pubblica col faro dei principi dell’autonomia e della cultura storica. Eppure, a giudicare dai numeri, questo partito non ha mai sfondato nel cuore dei trentini. Rispetto a quello degli altoatesini verso la SVP, l’interesse politico della popolazione locale ha da sempre preferito guardare ai partiti nazionali. Anzi, il Trentino dei tempi recenti è arrivato a tollerare e infine votare partiti nazionalisti statalisti. 

Di tutto questo sarebbe facile cercare le colpe in casa altrui. E’ invece da ritenere assai più produttivo individuare le cause interne del mancato incontro.

Per una serie di ragioni il Partito Autonomista è sempre stato poco accattivante per un gran numero di persone, soprattutto giovani. Eppure dietro ai messaggi che custodisce sono rappresentati tutti gli ingredienti per una società in equilibrio.  Il rispetto del proprio passato, la competenza per la gestione del presente e la definizione di pensieri per il proprio futuro. Si possono leggere nelle azioni concrete dei suoi amministratori di riferimento, diretto o indiretto. Da Roma a Bruxelles, dai Comuni, alle Circoscrizioni, alle Comunità di Valle fino alla Provincia. Non c’è luogo dove il PATT non abbia i propri riferimenti. Ciò accade proprio perché l’approccio alla gestione della cosa pubblica è pragmatico.

Si tratta dell’antesignano dell’agire civico. Si tratta di un metodo di amministrare completamente sdoganato dalle attuali liste Civiche che amministrano nei Comuni ora anche in lizza per la gestione della PAT.  Dal punto di vista programmatico ed culturale ed organizzativo le basi per piacere, dunque, ci son tutte. Non ci piove. Evidentemente quello che manca allora è un corretto modo di comunicarlo. 

Lavorare sull’aspetto, sui mezzi di comunicazione e sui contenuti

Se c’è una cosa che i nostri tesserati lamentano da sempre, è la mancanza di comunicazione tra la sede e la “base”. L’attività su carta, da sempre molto onerosa, ha conosciuto in questi anni ulteriori eccessi di difficoltà. In parallelo però la comunicazione digitale è stata però completamente sdoganata alla portata di tutti, dalla diffusione dagli smartphone. Oggi, per accedere alla rete non è più necessario possedere hardware e competenze particolari. E col meccanismo delle notifiche si può agire proattivamente sulla persona per la cattura della sua attenzione. Contenuti brevi ma frequenti, su poche pagine social, accorpate riconoscibili e condivise potrebbero moltiplicare la promozione del Brand PATT. Iniziative di valle, ora gelosamente custodite su chat zonizzate, potrebbero diventare patrimonio comune. 

Un nuovo contenitore

Anche il contenitore andrebbe rinnovato, a partire dal simbolo. Attingendo ai principi del marketing moderno il simbolo dovrebbe assumere carattere di logo, e percezione di autentico Brand: un marchio. Come procedere? È prassi piuttosto recente del mondo del design ricorrere a stilemi che ascrivono alla nostalgia senza stravolgere le buone idee originali. Vengono riproposti nuovi aspetti e interpretazioni dell’idea di partenza.

Prendiamo il mondo dell’automotive. Sergio Marchionne rilanciò la FIAT attraverso la riproposizione della 500. Le linee della nuova 500 richiamavano in tutto e per tutto quelle della vecchia. Ma la nuova vettura non aveva nulla a che vedere con quella precedente. L’operazione geniale fu quella di produrre un contenitore assai simile al primo modello ma in tutto e per tutto rispondente ad una moderna citycar a prezzo ragionevole. Risultò appetibile per il mercato giovanile ma interessante anche per gli acquirenti d’antan che rivivevano i giorni della loro gioventù acquistando qualcosa di moderno

Un rinnovato messaggio politico

Pensiamo allora al PATT. All’aspetto del suo simbolo e dei suoi colori. Ai suoi social, al suo sito alla sua comunicazione. Quanto si potrebbe lavorare per valorizzare persone e contenuti che animano ogni sua azione quotidiana dentro ad una nuova configurazione di mezzi, di aspetto grafico delle comunicazioni, di simbolo-logo-brand?

Già dallo stesso acronimo di partito si potrebbe intuire un nuovo payoff. Ecco qui l’operazione nostalgia-modernità di Marchionniana memoria. Mai come in questo frangente storico si è dimostrata necessaria la presenza dell’Unione Europea a garantire pace, prosperità ed economia.  Perché allora non ripensare ad un PATT-EU. Abbiamo già avuto un momento storico nel partito dove queste due vocali affiancano l’acronimo del nostro simbolo. E oggi, PATT-EU può definire, già a partire dal nome, il perimetro politico-amministrativo entro i cui confini  operare. Termino questo alcuni cenni alla forma per passare alla sostanza dei contenuti.

Nuovi contenuti nel programma politico.

Nel novero delle emergenze sociali di questo tempo, quella del lavoro rimane ancora una delle questioni più rilevanti delle quali un partito politico ha l’obbligo di occuparsi. Parliamo di lavoro inteso come economia. La possibilità di sostentamento di una comunità non può più permettersi di prescindere dal luogo che abita, vive e valorizza.

In pratica non è possibile parlare dell’ecosistema altamente antropizzato della montagna trentina senza affrontare l’imprescindibile questione ambientale 

Oggi la tutela dell’ambiente è trattata talmente in tante declinazioni e sfumature che parlarne qui in questo modo risulta quasi offensivo. Ma è imprescindibile. La tutela dell’ambiente anzi, e degli animali, è da pochi giorni diventata articolo della nostra Costituzione. Con un passaggio ulteriore. La protezione dell’ambiente deve permettere all’uomo di conviverci. La politica verde del no ad ogni costo si è infatti rivelata tanto affascinante quanto impraticabile. Invece un messaggio moderato che esprime il concetto di sostenibilità, affiancato all’ambientalismo diventa chiave di volta per comprendere lo sviluppo della montagna del domani. 

Sostenibile, non mi stancherò mai di spiegare questo abusatissimo termine significa per sempre e per tutti. Si applica facilmente ad una serie di attività umane. Due, a mio modestissimo avviso, hanno di questi tempi una grandissima forza gravitazionale per chi si interessa di politica. Sono argomenti insomma che portano con sé una potenziale attrattività “orizzontale trasversale” capace di indurre interesse nei confronti di un’ampissima platea di persone. A mio vedere è proprio questo allora l’atteggiamento che deve adottare un partito di raccolta quale vuole diventare il PATT. 

Il Trentino ha l’ambiente nel proprio DNA. Questo dato incontrovertibile gli deriva, oltre che dalla propria collocazione geografica, anche dalla conformazione del proprio territorio. Rinforza l’essere terra con una forte vocazione culturale mitteleuropea. Negli anni, questo connubio Trentino/ambiente, è stato concepito, costruito e utilizzato (giustamente) come brand cioè, passatemi il termine, come strumento di marketing e lo è tutt’ora. La società attuale pone e, soprattutto, pretende impegno da tutti sulle predette tematiche. Da qui, l’utilità per un partito di trovarsi a fianco di queste persone e farne battaglia comune.

Il Partito di raccolta

Oggi il PATT riunisce in sé parecchie “anime”. E’ forse questo l’eufemismo più interessate per definire le inclinazioni politiche al suo interno. Atteggiamenti liberali, talvolta si scontrano con sensibilità sociali, esattamente come accade nella cugina SVP. L’attrattività da parte di chi ci osserva dall’esterno è garantita dalla rinomata attenzione alle radici storiche della terra trentina. Lo sforzo di non sconfinare nel parossismo è notevole e le nuove generazioni che hanno tentato di approcciare il partito di dividono immediatamente. Si formano legami interni con le persone che animano le due correnti ma lo scambio tra le stesse è poco fertile e tantomeno poco proficuo. Valgono ancora molto le relazioni interpersonali e la rete della amicizie dei vari componenti di Partito.

L’agognato rinnovamento oltre che dal payoff che annunci un rinnovato perimetro di interesse politico e dalla grafica del simbolo, dovrebbe offrire rinnovate aree di interesse politico- partitico. Nuovi argomenti potrebbero affiancarsi all’interesse per la cultura mitteleuropea e alla storia in un’ottica di loro valorizzazione. Degli ambiti che riguardano il sociale e la persona, ne dà ampia motivazione la collega Demagri nel suo documento congressuale.

Questo mio, completa gli ambiti di interesse chiedendo al partito un ulteriore sforzo. Occuparsi di lavoro, di sostenibilità e di conseguenza di ambiente può essere la sfida del nuovo PATT. Un rinnovato insegnamento potrà arrivare dagli Schuetzen. Attraverso la divulgazione degli aspetti culturali legati alla nostra storia ci hanno insegnato di un tempo in cui l’impegno civico volontaristico doveva esplicarsi attraverso azioni di protezione da aggressioni di vario genere e grado. Le aggressioni di oggi derivano da comportamenti umani sbagliati, inquinamento o politiche non adeguate alla preservazione della montagna. Dobbiamo far sì che questo nuovo PATT possa diventare il partito che a quelli della tradizione affianca (anche) i nuovi protettori: quelli del nostro ambiente: la terra dove vogliamo vivere. 

Questi nuovi aspetti tematici, questo rinnovato aspetto digitale potrebbero davvero favorire l’ingresso di nuove leve che partendo non necessariamente dal dato anagrafico potrebbero ringiovanire il partito. Interpretare i principi e la storia dell’autonomia in chiave moderna sarà il nostro passo evolutivo. Obbligatorio.  

13 Febbraio 2022 0 Commenti
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L’AUTONOMIA (PERSA) ANCHE NELLE REGOLE DEL TURISMO

Da Michele Dallapiccola 4 Dicembre 2021

Contestazioni della Corte dei conti al  comparto turismo. Ma questa maggioranza non si dichiarava autonomista?

Una nuova oscura incognita adombra i pensieri delle imprese turistiche provinciali. 

Ci riferiamo alla contestazione alle strutture ricettive da parte della Corte dei Conti. Riguarda la mancata presentazione del conto giudiziale dell’imposta provinciale di soggiorno. Praticamente si tratta del riepilogo di quanto riscosso e di quanto versato nell’anno finanziario di riferimento.

Come noto la Legge n. 8 del ‘20 prevede che i gestori delle strutture turistiche siano responsabili del pagamento dell’imposta con diritto di rivalsa su chi la dovrebbe pagare. 

E’ anche previsto l’obbligo di una dichiarazione, da presentare cumulativamente ed esclusivamente in via telematica entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si è raccolta la tassa. Purtroppo, questa dichiarazione, si è aggiunta alla rendicontazione periodica già prevista dalla Provincia. Alla faccia della semplificazione! 

Per quanto riguarda il Trentino la stessa legge sopra nominata, stabilisce che i gestori delle strutture ricettive sono tenuti alla rendicontazione quadrimestrale dell’imposta per via telematica a Trentino Riscossioni senza ulteriori trasmissioni ad altri Enti.

La Corte di Cassazione ha stabilito che i gestori delle strutture ricettive, sono soggetti solo alle sanzioni tributarie previste dalla legge e non al controllo della Corte dei Conti. 

E la Provincia che dice? Una posizione pubblica e severa su questa e su molte altre questioni sarebbe estremamente opportuna. Ne gioverebbero gli imprenditori del settore e la popolazione tutta. Sapete perchè? 

Rispondo da autonomista. 

Se poter disporre dello strumento normativo ha ancora un senso, se l’autonomia è ancora considerata un valore, impegnamoci tutti nelle opportune e reciproche sedi a rivendicarlo e a farlo valere come diritto. 

Altrimenti va  a finire come col reddito di cittadinanza che a livello nazionale oggi la lega tanto critica. Pur di accaparrarsi pochi miserabili spiccioli destinati da Roma al suo finanziamento, si è finito per adottarlo anche in Trentino. In Alto Adige invece, pur di conservare regole autonome, di certo più serie e maggiormente garantiste, si è deciso di rinunciare ai fondi nazionali e investire del proprio. 

Ecco perché sarebbe proprio il caso che la Provincia si facesse parte attiva presso la Corte dei Conti, e la Polizia Economico – Finanziaria di Trento. Andrebbero fatte presenti le disposizioni della Legge Provinciale e la loro corretta interpretazione.

O pensa forse la Provincia che le potenziali sanzioni, poi tutte da dimostrare, non siano un problema per il comparto turistico? 

Forse la crisi non è sembrata abbastanza dura.

4 Dicembre 2021 0 Commenti
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