Michele Dallapiccola
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La “Balena Bianca” che visse in Trentino. Una breve cronistoria raccontata da una metafora tutta “Fauna ittica & attori locali”

Da Michele Dallapiccola 26 Febbraio 2024

Si dice che per immaginare il futuro sia opportuno conoscere il passato. Quello della politica tuttavia, è così fluido che forse per ricavarne insegnamento, è meglio scavare poco. Il limite del secondo dopoguerra probabilmente è più che adeguato. 

Onorevoli e stimatissime persone amministrarono la società italiana e trentina negli anni del boom economico. Furono gli anni della Democrazia Cristiana nel tempo in cui la chiamavano “Balena Bianca”. Anni in cui lo Statuto della nostra Autonomia arrivava a compimento. Momenti dove le persone che dedicavano vita ed impegno alla comunità erano dotate di spessore politico e culturale oggi ormai dimenticato. Attorno a questo “spirito degasperiano” che regalò al Trentino tantissime occasioni di sviluppo, si accasavano, un po ‘come è sempre stato, gruppi di persone afflitte da una visione distorta della politica. Al motto che a stare nelle stanze dei bottoni non si diventa ricchi ma ci si sistema. 

Così, di questa balena bianca, costoro divennero diligenti pesci remora.

Dentro a questo umile, microscopico excursus politico dal dopoguerra ad oggi, si arriva molto velocemente ai tempi di Tangentopoli. La politica frana e ne vengono coinvolti i suoi rappresentanti di ogni livello e latitudine: il potere si disgrega. Ne raccoglie i cocci, con tutta l’incapacità di gestirlo del caso, uno sparuto manipolo di autonomisti che a “spizzichi e bocconi” prova tenere duro. Si fabbricano Giunte che a più riprese cadono sotto i colpi di una legge che non favorisce certo il lavoro di squadra. E’ il quinquennio in cui i pesci remora fanno la fame. Non capiscono dove attaccarsi, vivono alla confusa ricerca del cetaceo al quale far aderire le loro ventose. 

Finalmente però, quegli stessi democristiani, storditi dai colpi del Di Pietro nazionale e suoi colleghi, riescono a riorganizzarsi. Cambiano pelle, la balena non è più bianca ma torna a navigare! 

E’ il ‘98 e in quell’acqua nuoterà per vent’anni filati con l’ultimo loro lustro col ruolo di nostromo guidato da un autonomista. Per i pesci remora è festa: è tutto chiaro, è tutto facile. Per il dove attaccarsi per farsi trascinare c’è solo l’imbarazzo della scelta. 

Nel 2013, PATT PD UPT poggiano su tre gambe uguali. Contro destra e cinque stelle, mazziati all’angolo il loro risultato elettorale rasenta il 60%, remore comprese. La collaborazione paritetica termina così. 

Nel 2018 arriva un nuovo cattivo vento nazionale. Non di tangenti quanto piuttosto di protesta. Al vento che soffia da destra, la litigiosità e i personalismi locali finiscono per provocare il resto. Così al termine di quello sconquasso, al potere, in autunno, finisce gente che ci stava provando da una vita, insieme a chi invece, a governare comincia da lì, senza neanche sapere perché. 

Ma i più incredibili sono i pesci remora. Stanno ancora tutti lì ad aspettare. Vivi, nel momento di disorientamento più complicato della loro storia. Alcuni tra i più furbi si attaccano lo stesso, già nel 2018. Non sarà bianca, non sarà balena ma è pur sempre pesce che nuota . Scuotono la coda e richiamano i loro amici rimasti in battigia a boccheggiare. 

Così nel 2023 non c’è storia. Il pesce è cresciuto, ora è blu a fiammate tricolori e nuota benissimo. I pesci remora stanno bene. Che nuoti a destra che nuoti a sinistra non fa nulla. basta che porti da mangiare e in campagna elettorale se ne vedono di tutti i colori. Ne cito almeno uno. C’è una tizia, (tra l’alto poi eletta) che nei suoi spot sui media si presenta col simbolo del precedente partito. Prima stava dall’altra parte dell’arco costituzionale ora è lì senza nemmeno il pudore di nascondere il suo essere girasole.

Che colore avrà la balena nel 2028 non è dato sapere. Una legge elettorale in forse e ambizioni di carriera personali impediscono di fare previsioni. Se non che ancora una volta sarà il vento nazionale a guidare le scelte. 

Di una cosa però siamo sicuri. Da qualsiasi parte nuoterà il potere, le remore saranno lì, pronte al centro ad aspettarlo. Diranno che è nell’interesse della comunità, che la politica si fa così, che risponde alle domande delle persone. Non servono programmi o visioni, bastano poche competenze, scarsa professionalità. 

E là in mezzo, nell’ombra ci sarà sempre chi dice: “Voi chiedete, noi staremo vicini a chi ha il portafoglio così salterà fuori qualcosa anche per voi, intanto votateci. Siamo o non siamo le vostre remore?”

Michele Dallapiccola 

Segretario politico MCA.eu

26 Febbraio 2024 0 Commenti
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Giunta regionale? Lavoro poco ma soldi facili! 

Da Michele Dallapiccola 1 Febbraio 2024

Avanti è libero nella più alta istituzione regionale. E se i posti sono più dei pretendenti non c’è problema, ne inventeremo di nuovi.

A dirlo la stessa maggioranza che si fa sostenere da falangi estreme che quell’istituzione vorrebbero abolirla. Un governo regionale che imita lo scandalso passo della Provincia di Bolzano dove, non riuscendo ad accontentare tutti i pretendenti, si è aumentato il numero degli assessori. 

Ora quel triste esempio potrebbe diventare metodo anche per la Regione. Pare che la parte di maggioranza trentina sia particolarmente afflitta da delusi e insoddisfatti del proprio risultato elettorale. E come si fa a negar loro il contentino di una piccola poltrona in giunta regionale? Così essendo limitato il numero di posti anziché far ragionare i delusi si creeranno ulteriori dicasteri dotati di indennità aggiuntive anche per loro. Nell’incomprensibile silenzio della collettività.

Ma in fondo è così, che ormai non si scandalizza più nessuno. La maggioranza gongola del suo risultato elettorale e a denunciare a a protestare siamo rimasti in pochi. 

Teniamoci tutto allora. Dai grandi carnivori pericolosi, agli stipendi più bassi d’Italia, agli appartamenti sfitti e le persone meno abbienti per strada. 

Forse è questo il nuovo Trentino, quello che se ne frega di chi sale al potere, quello che “però dai, alla nostra sagra sono sempre venuti”

Evidentemente va bene rivedere ancora e ancora un’altra volta il solito classicone natalizio di “Una poltrona per due”

1 Febbraio 2024 0 Commenti
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La politica ragionata. Cosa è successo nella tornata elettorale dell’ultimo ottobre scorso? Ed ora, verso quali lidi sta navigando la politica trentina?

Da Michele Dallapiccola 31 Gennaio 2024

Nella serata informativa tenutasi a Trento lo scorso lunedì, il politologo Brunazzo ha voluto corroborare il pensiero politico di Casa Autonomia.eu con alcune riflessioni arricchite di grafici e dati. 

La serata, assai partecipata ha visto la presenza di soci e simpatizzanti del Movimento. Ad accompagnarli c’erano alcuni esponenti delle forze politiche di coalizione. F. Zappini, M. Boato, M. Raffaelli di Azione, F. Parolari cons.ra PD, M. Malfer di Campobase

Coi presenti, il Professore ha cercato di tratteggiare le caratteristiche del voto di ottobre cercando di interpretare criticità e risultati di rilievo. 

Astensionismo, Destra locale assai competitiva, un Consiglio provinciale mai così rosa come oggi, elevata litigiosità nella maggioranza e nazionalizzazione del pensiero politico. Questi in sintesi gli elementi analizzati. 

C’è poi un dato di fatto del quale preso atto: l’elevata volatilità del voto con quella tra i due partiti nazionali come più evidente. Lo scambio di voti tra Lega e Fdi ne rappresenta lo spaccato più chiaro. Meno palese ma non per questo meno chiaro, l’interscambio di voti al centro. Li intercetta chi salta la barricata destra-sinistra perseguendo il potere, spesso in fase elettorale last minute.

Tra le situazioni altalenanti ha impressionato il tonfo del PATT che tra tutti i partiti in gioco ha prepotentemente spiccato al peggior ribasso. 

E qui non possiamo esimerci dall’offrire una nostra estemporanea riflessione, esterna al dibattito della serata. Perché questo brutto dato è vicino al punto più basso dell’ultrasettantennale storia delle Stelle Alpine. Passa infatti dai 42 mila voti del 2013 ai 32mila del 2018 ma diventa drammatico nel 2023 nonostante l’apporto di ben due forze politiche che nel 2018 avevano raccolto 15mila voti. E così ad ottobre scende sensibilmente sotto quota ventimila. Riesce tuttavia ad ottenere posti di potere attraverso un evidente contratto pre-elettorale.

Ora, i vertici di partito sempre più isolati spacciano questa condizione come un successo. In realtà chi può davvero esibirla come testa da trofeo è lo stesso Fugatti. Col PATT al suo fianco insieme a Fratelli d’Italia può raccontare ai trentini che l’autonomismo è con loro. Le persone gli hanno regalato il consenso, gli autonomisti l’anima. Perché la contraddizione di sostenere un governo nazionalista, per un autonomista autentico è davvero inaccettabile.

La relazione ha poi proseguito con un prolungato dibattito post presentazione dove abbiamo provato ad interrogarci sulle incertezze che il futuro offrirà anche alla politica trentina. Molti i quesiti ancora aperti. Ad esempio: come finirà la competizione tra lega e FDI? E conflitti interni a FDI? E il Pd e le civiche di centro sapranno riprendere un vero contatto coi territori? 

Il lavoro di comprensione dei possibili passaggi per un vero recupero dei consensi sono appena cominciati. Tuttavia cinque anni volano in fretta e il centrosinistra non potrà farsi trovare impreparato anche stavolta.

31 Gennaio 2024 0 Commenti
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ATTENTI ALLE INSIDIE DI UN VOTO DISTRATTO!

Da Michele Dallapiccola 17 Ottobre 2023

Domenica prossima, eleggeremo innanzitutto il nuovo Governatore della nostra PAT. La scelta della squadra che lo sostiene non è affatto facile e nemmeno troppo ovviamente ininfluente. Ragionateci sopra!

Da qualche giorno Casa Autonomia.eu ha pubblicato sui suoi canali social un’infografica che spiega come votando lo storico PATT ci si ritrovi a sostenere Fugatti, Lega, ma ancor peggio Fdi. Commenti al vetriolo della dirigenza del vecchio partito che ha seguito il post – tutti sul piano del personalismo – certificano il disagio che serpeggia tra gli autonomisti più genuini.

In effetti i vertici di quel che resta degli autonomisti identitari ben si guardano dal promuovere questo fatto. A dire il vero tenuto a bada nella comunicazione anche da tutti gli altri partiti della coalizione di destra. 

C’è un Fugatti nascosto in tante pieghe

Praticamente nessuno, Lega esclusa, sbandiera orgogliosamente il fatto che Fugatti sia il candidato Presidente prescelto. Perfino la lista che porta il suo cognome, insiste nel segnalare che di lista civica si tratta. In realtà sappiamo tutti che si tratta di una pura e semplice gemmazione leghista. Nata con il solo scopo di far eleggere un assessore a chiamata, della scorsa legislatura.

E tutti tengono così nascosto Fugatti, che persino lui si tiene nascosto da solo!

Non sarà sfuggito ai più che il premier leghista locale ha disertato tutti i confronti aperti e istituzionali, ben lontano da pubblico e rapporto con altri candidati. Ha scelto piuttosto di insistere a presentare il fake di quello che dovrebbe essere il “suo libro”.

Scappare tra le braccia della Meloni o del PATT, non salverebbe nessuno.

Insomma, la polpetta avvelenata di tutta questa vicenda è che non servirebbe a nulla provare a rifugiarsi nel nuovo miracolo politico italiano rappresentato dai Fratelli d’Italia. 

Che il proprio voto vada a Meloni, Gottardi, Spinelli o peggio ancora al PATT, si finirebbe per ritrovarsi comunque Fugatti alla guida della nostra Provincia anche per i prossimi cinque anni. 

Qui sotto, la simpatica animazione.

17 Ottobre 2023 0 Commenti
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Bypass ferroviario: tra controlli in arrivo e illustri assenze mai giustificate.

Da Michele Dallapiccola 22 Luglio 2023

Di una cosa siamo certi. Se in queste ore, del cantiere del bypass ferroviario di Trento nord ci fosse stata l’inaugurazione anziché i controlli del Noe avremmo avuto un’affollamento di amministratori provinciali da far spavento. Leghisti e Fratellisti avrebbero sotterrato l’ascia di guerra (elettorale) di questi ultimi mesi e si sarebbero uniti a suon di nastri da tagliare e tartine da degustare. A fianco del Sindaco. Il quale, ad onor del vero molto coraggiosamente, sta cercando di gestire le complicazioni di un cantiere che sotto casa nessuno vorrebbe mai. 

È pur vero che un domani, ad opera finita, chissà quanti vantaggi potrà portare alla città. Oggi però si devono solo giustificare paure e grandi preoccupazioni.

E così, accade come alla spianata di ghiaia a Trento sud dove ora, a concertone dimenticato, nessuno vuol farsi fotografare più. 

Là dove, in quella chiara primavera, in procinto della bella cantata di maggio. Comune e Provincia sembravano più uniti che mai. Foto di rito in maniche di camicia bianca, quasi fosse una divisa d’ordinanza (suggerivano un’intesa di fatto mai completamente sfuggita dai pensieri dei più maliziosi). 

Oggi invece di questo suggello manco l’ombra. Tutti contro tutti, a gestire la peggiore delle preoccupazioni. Quella dei pericoli ambientali. 

A questo punto, dentro a tutto questo confuso stato di cose, si profila un piccolo spiraglio di speranza. I controlli delle braccia operative della giustizia sono entrati nel cantiere! 

Ma anche in questo caso l’assordante silenziosità della Provincia preferisce lasciare le rogne a chi vuol provare a ricavarne lustro. Eppure l’opera, di profilo internazionale per i risvolti che ha dovrebbe ricevere le attenzioni di ben altri Enti che il solo semplice Comune

L’appalto è partito in fretta in furia, dopo anni di ipotesi e discussioni, solo per provare a recuperare quel disimpegno di fondi europei che il sistema di attribuzione del PNRR finirà per determinare. 

In Toscana dicono che con la fretta la gatta partorì gattini ciechi. Qui, i pregi dell’opera e i vantaggi per i posteri sono di indubbia esistenza, allo stato dell’arte però ci sono solo le preoccupazioni e i disagi dei residenti. A questi solo pochi provano a dare risposta e tra loro non certo la lega al Governo del Trentino e delle sue opere. A proposito, stiamo parlando dell’unico cantiere avviato durante la legislatura. Eppure, di tunnel in fase di scavo, la lega preferisce visitare quello di Loppio. Lì, il tempo di andarci lo trova. Ci hanno portato ministri e ospiti vari e non si tiene più il conto delle volte che lo hanno visitato. 

A proposito: qualcuno sa a che punto stanno i lavori, li?

Per Casa Autonomia.eu:

Michele Dallapiccola

Paola Demagri 

22 Luglio 2023 0 Commenti
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Strano governo, questo provinciale. Scappa dalle responsabilità e si rifugia sotto ai gazebo. Per protestare contro se stesso.

Da Michele Dallapiccola 25 Aprile 2023

Un tempo la lega era il vero partito dei gazebo. Stavano là sotto, nelle fiere e nei mercati. Raccoglievano firme, inveivano contro chi c’era al governo in quel momento. “Basta fare”, dicevano, “basta agire. Non siete buoni a nulla!” 

Proprio per questo incuriosisce il veder tornare sotto a quei gazebo quella stessa lega che oggi guida la Provincia e in parte anche lo Stato. Pare raccolgano nuovamente anche le firme. Insomma sembra proprio che il popolo di Pontida, di attribuire le responsabilità a qualcun altro, ne senta un bisogno folle. 

La colpa è di chi c’era prima. 

Che è anche l’unica verità. Col senno di poi, credo tuttavia che se Carlo Andreotti tornasse al governo, ben difficilmente ripartirebbe per la Slovenia “a comprare” nove orsi. Il fatto è che ora questo peloso, ingombrante ospite è qui con noi e non ce ne possiamo liberare. Come il lupo, sono protetti entrambi da severissime leggi internazionali.

Allora la colpa è di Roma! 

Dal 2018 per lunghi periodi a Roma, e ininterrottamente qui a Trento, la lega è stata in realtà a capo di esecutivo e importanti dicasteri nazionali. 

Ok, trovato! I veri responsabili della nostra inefficienza sono il Tar, i giudici e la Giustizia in generale. 

Che colpa può avere chi per mestiere fa rispettare la legge? 

Allora sono gli “scellerati” animalisti e in generale gli amanti della natura e dell’orso. 

Tra questi in effetti ci sono degli estremisti che vanno oltre ogni etica da me concepibile. E in quel caso, li condanno anche io. Ma poi, dentro a questa categoria di “cattivoni” si trovano praticamente tutti i 5 milioni di turisti che vengono a trovarci in Trentino ogni anno. Con il relativo assessore che gongola perché le prenotazioni vanno a gonfie vele lo stesso. Peccato che il Trentino aveva una reputazione scientifica nazionale ed internazionale di tutto rispetto. Aveva! E perché si possa dire che per la Provincia va tutto bene, non c’è da tener conto soltanto del registratore di cassa del proprio hotel. 

Adesso la condanna è per gli scienziati. 

La lega li condanna perché non avevano avvertito che l’aggressione di un orso avrebbe avuto esiti letali. Ci voleva l’esperto per diventarne consapevoli? 

Non sarà sfuggito ai più, quanto poco il Carroccio locale abbia cercato di parlare del problema orso e lupo in questi anni. Minimizzare, nascondere, evitare di esporre il problema è stato probabilmente un ordine di scuderia, un indirizzo politico. 

Riunioni col comitato di pubblica sicurezza, ma non si può usare lo spray al peperoncino.

Ecco, di riunioni così invece, se ne son tenute tante. Forse per condividere delle responsabilità? Fatto sta che nel frattempo di investimenti supplementari e impegno normativo per utilizzare la legge 9/2018, s’è visto gran poco. 

Siamo daccapo

Ora il sacrificio di una giovane vita ha fatto esplodere interesse e palco. Show televisivi, nazionali e  locali, vittimismo a profusione e accuse incrociate. Qui sopra la collezione delle principali. Siamo al mantra “via 70 orsi non importa come”.  La frase, letta da un punto di vista della pubblica opinione è giustissima. Non a caso, tutte le forze politiche sono praticamente d’accordo. Il problema che nessuno finora ha posto è che trasferiti i 70 plantigradi, tra cinque anni saremo da capo. Senza contare tutti i problemi che accadranno nel frattempo. 

Ciò dal quale abbiamo bisogno di partire velocemente è l’eliminazione dei soggetti pericolosi mano a mano che si presentano attuando la legge 9/2018. Altro che baggianate come quella di rendere la specie cacciabile. Boutade elettorale seconda soltanto alla discesa in piazza sotto ai gazebo. Perché chi governa ha la responsabilità di dire verità e cercare di portare avanti idee pratiche concrete e realizzabili. 

Troppo comodo far passare la legislatura a dare la colpa agli altri.

25 Aprile 2023 0 Commenti
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Chi dorme non piglia… PNRR!

Da Michele Dallapiccola 6 Aprile 2023

Leggere di amministratori o politici che si meravigliano del rischio di perdere i fondi del PNRR sorprende non poco.  

E’ infatti arcinoto che la logica europea di assegnazione dei suoi fondi agli Stati membri è piuttosto rigorosa e stringente. Prendiamo quelli accordati all’agricoltura attraverso la PAC (politica agricola comunitaria). Consegnati a cadenza settennale vanno utilizzati entro la scadenza del suddetto periodo. Solo particolari e non facili accordi tra Stato e Comunità possono permettere deroghe alla scadenza di assegnazione. Dunque, qualora non utilizzati, vanno restituiti al mittente. Sono questi, i cd. fondi del disimpegno l’incubo di qualsiasi assessore regionale all’agricoltura che si rispetti.  Non a caso sono notori i contenziosi nazionali, specie di alcune regioni del sud verso la Comunità europea, per riuscire a trattenere risorse non ancora impegnate nel settennio di corrispondenza. 

E quanto sopra enunciato era chiaro fin dall’inizio anche per le assegnazioni finanziarie agli Stati membri derivanti dalla ripartizione dal Recovery Fund.  

Si sapeva tutto.

Fin da subito la Comunità europea era stata perentoria. Conosceva i “suoi polli”, la logica di assegnazione ed eventuale revoca avrebbe seguito le stesse regole dei fondi della PAC.

Ora l’Italia piange e il Governo nazionale annuncia che dei 200 miliardi assegnati ne verranno impegnati forse 100. Bruxelles invece non piangerà di certo. Dentro ai 700 miliardi e passa prenotati dalla Van der Leyen, c’era parecchio debito. Che a questo punto l’Europa non dovrà contrarre più.

Ma senza lanciarsi in complicate ipotesi sulle questioni finanziarie comunitarie abbiamo fin troppo materiale del quale discutere anche solo rimanendo qui in Provincia di Trento. Del particolare attivismo della Giunta in questi ultimi tempi ne abbiamo già parlato. Annunci su annunci, appalti su appalti, inaugurazioni di ogni minima attività sul territorio.

Siamo arrivati a dover assistere alla scena in cui l’assessora alla sanità, comparto le cose stanno andando alla grande (???) è arrivata a trovare il tempo di andare a inaugurare un mercatino rionale del riuso. 

Si vede che la frequentazione di sagre e comitati vari non ha permesso che negli amministratori provinciali maturasse la consapevolezza che il tempo a disposizione per impegnare i fondi a livello locale non sarebbe bastato. Secondo una consolidata consuetudine italiana hanno atteso che l’acqua toccasse il collo. E così, anziché distinguersi per capacità di utilizzo dei fondi europei come è sempre stato fatto in passato per la PAC (il Trentino li ha sempre consumati pressoché per intero), abbiamo perso tempo. E così “via coi concorsi!”. Ma quanto ci metterà quel personale a diventare veramente utile allo scopo preposto? Solo oggi ci siamo accorti che con qualche dipendente Provinciale in più, si sarebbe forse potuto gestire qualche fallimento in meno? Perché di questo si tratta.

Non riuscire ad investire tutti i finanziamenti ricevuti, specialmente per una Provincia autonoma è un vero e proprio fallimento.

A meno che l’omologazione all’Italia alla quale questa giunta Provinciale sta cominciando ad abituare i Trentini, non sia qualcosa di così tollerabile che l’orgoglio popolare non se ne accorge nemmeno più.

6 Aprile 2023 0 Commenti
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MALGHE VUOTE E GIORNALI PIENI!

Da Michele Dallapiccola 28 Marzo 2023

Dei titoli PAC, dei PREMI comunitari riservati alla zootecnia, in questi anni si è fatto un gran parlare. Merito di una carta stampata più protesa ad enfatizzare (legittimi) scontri tra imprenditori che ad offrire una corretta ed ampia lettura della realtà dei fatti. A parziale giustificazione dei tabloid va detto che la materia è molto complicata. 

Tra i non addetti ai lavori nessuno ha capito (e continua a non capire) niente. La materia è obiettivamente ostica. Forse per questo chi la racconta tende a semplificare. Il risultato? Si rappresenta soltanto che di mezzo c’è un affare dove si possono fare tanti soldi con poca fatica.  

Premesso che nemmeno chi la considera un’interessante opportunità di reddito di fatica ne fa poca, rimane in effetti che qualcuno che ha cercato di approfittarne, c’è stato. Il metodo è stato quello di massimizzare il profitto e riducendo l’aspetto zootecnico e di passione per gli animali. Dunque lo scopo originale per il quale erano nati i premi Pac. Da qui, proprio dal senso etico della questione, scaturisce tutta la nostra condanna e il nostro dissenso. 

Invece, gli interventi economici, riservati ai pascoli in quota, hanno avuto un grandissimo merito nel mantenimento della montagna. Non dobbiamo dimenticarci che sono nati soprattutto per diminuire il GAP dei costi che l’agricoltura di montagna manifesta rispetto alle sue altre espressioni. 

A queste complicate vicende, da qualche anno a questa parte, si sono aggiunte anche molte amministrazioni locali. Sono entrate a gamba tesa nella questione pretendendo un ritorno economico da questa fonte di ripiano delle spese originariamente a disposizione delle aziende agricole. Per questo motivo talvolta irriverenti nei confronti del lavoro dei contadini, hanno fatto di ogni erba un fascio tra allevatori e speculatori aumentando di fatto spesso a dismisura il valore di affitto dei pascoli e degli alpeggi di proprietà. 

Gli imprenditori zootecnici impreparati a questo repentino cambio di parametri di gioco si sono spesso trovati a combattere dentro a un “gioco” al rialzo che ha generato ben più di un dissapore e di un’incomprensione.

Se ciascuno avesse fatto la sua parte e tutti avessero lavorato con onestà, questo non sarebbe successo. Perché nei margini di operatività degli enti locali c’era la possibilità di attivare dei bandi secondo la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Una condizione che avrebbe favorito le imprese locali rispetto agli speculatori. Così non è stato e si è demandato di lasciar fare tutto a Bruxelles. Nel frattempo la Giunta provinciale se ne è ben guardata dal parlare in pubblico anche solo minimamente di ciò che stava avvenendo. 

Troppo comodo per la lega al governo del Trentino, promuovere soltanto i propri presunti successi elettorali rispetto al dare ampia e precisa informazione riguardo alla prossima Pac.

Il risultato è stato che per molte aziende agricole il valore della prossima domanda unica subirà una pesante contrazione. Così sarà sicuramente per il settore Ovi Caprino e in particolare per il comparto dei transumanti.

Su Terra&Vita, un competentissimo Prof Angelo Frascarelli, offre una sintesi tecnica dei recenti riscontri che potrà avere il ricalcolo dei Premi PAC. C’è tutto al link qui sotto:

Titoli Pac, ecco come cambiano i valori con il ricalcolo

Ciò che qui insieme noi possiamo considerare è che una legislatura partita tutta in salita con un assessore competente privo di esperienza nel settore, si sta infine chiudendo nel peggiore dei modi. E il brutto è che queste gravi implicazioni denunciate si ripercuoteranno anche sulla prossima legislatura, indipendentemente da chi vincerà le elezioni. 

28 Marzo 2023 0 Commenti
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Casa Autonomia.eu: nel riposizionamento degli autonomisti, le ragioni della nostra esistenza.

Da Michele Dallapiccola 14 Marzo 2023

Un sondaggio Winpoll, delle deduzioni personali e alcune ipotesi dettate dall’interpretazione del non detto dentro al PATT. Questi elementi possono sembrare aleatori, ma a noi che abbiamo fondato Casa Autonomia.eu, sono invece bastati per percepire – con largo anticipo – il drammatico spostamento a destra degli autonomisti storico identitari. E così adesso che tutto si sta avverando anche molti di loro sono in preda ad una profonda crisi. 

Manca un ulteriore passo. L’alleanza con Fratelli d’Italia che non è ancora formalizzata, nonostante le elezioni provinciali siano ormai alle porte. È vero che a parole, la dirigenza di partito si ostina a definire reversibili le scelte fin qui effettuate. Ma sono rimasti in pochi a crederlo. 

Gli altri, quelli che la pensano come noi, sono invece convinti che il prossimo passo, il suggello con i seguaci della Meloni, sarà solo questione di tempo. E non sarà nemmeno l’ultimo passaggio. Perchè a dirla tutta, pare sia imminente anche un ulteriore colpo basso, dritto allo stomaco dei puristi del fiore alpino: la fusione di PATT, Progetto trentino e Autonomisti popolari. Un patto a triciclo che una volta definitivamente consacrato, farà scendere l’appeal del partito anche per i più affezionati, a minimi mai visti prima. E gli autonomisti storici potrebbero ridursi davvero al lumicino.

Proprio come certifica un recente sondaggio WINPOLL che ipotizza un PATT al 7%, con un dato del tutto verosimile. Si tratta infatti della trasposizione in sondaggio del recente risultato elettorale nazionale alla Camera dove il PATT si è presentato già fuso con Progetto Trentino. 

Se questo assetto sarà mantenuto anche per le prossime elezioni provinciali, la candidatura di Tonina nelle stelle alpine sarà un fatto certo. E si tratterà del suo terzo cambio di casacca in pochi anni. 

Non è difficile ipotizzare che la regia “poera” gli affiancherà anche qualche altra figura esponente di Progetto Trentino, ovviamente di genere femminile. Alla squadra sembra ormai certa anche l’adesione di Kaswalder, sempre che le vicende giudiziarie per la questione Pruner non facciano prendere alla sua candidatura una brutta piega. Nomi forti insomma, in pole position sugli esiti delle urne. E se le previsioni Winpoll si avvereranno per questo “nuovo” PATT, sarà difficile pensare di andare oltre i due o tre seggi. 

Insomma, il rischio che gli autonomisti lavorino per far eleggere persone estranee alla fedeltà al partito c’è tutto.

Anzi, si crucciavano tanto se ammettere deroga ai mandati di esponenti storici ma finiranno invece per eleggere almeno un paio di ultrasessantenni, e forse solo quelli. Alla faccia degli scalpitanti Movimenti autonomisti Giovanile e Femminile.

Intanto nella “base” elettorale, nel cd zoccolo duro una certezza c’è. Per ora Panizza ha trasformato il “suo” partito in una delle tante liste civiche felici alleate di Fugatti. Ma quando la coalizione sarà al completo, sarà ancora più evidente a tutti che questa strategia, altro non sarà stata che il più efficace tentativo di portare i simboli di Salvini e della Meloni nel parlamento trentino. Un fatto che per molti trentini, ma soprattutto per gli autonomisti storici, suona come stridore acuto al confronto di una sinfonia. 

Ecco perché il PATT potrà contare soltanto sugli affezionati al simbolo e tra loro su quei pochi che non considerano la destra come un male assoluto per l’Autonomia. 

Noi no. 

Noi di Casa Autonomia.eu, abbiamo rifiutato con convinzione questo format preconfezionato. La creazione di un contenitore civico autonomista è il più puro atto di dignità e di orgoglio trentino che noi si possa offrire alla nostra Provincia Autonoma. 

Seguire Salvini e la Meloni è un atto più che legittimo e per certi versi a livello nazionale anche comprensibile. Non certo da quel Trentino che ha ancora a cuore le prerogative di autogoverno della nostra terra.

Paola Demagri 

Michele Dallapiccola

14 Marzo 2023 0 Commenti
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Il Lupo verso il 2030: che fare?

Da Michele Dallapiccola 14 Marzo 2023

Sono pochi gli argomenti che dividono l’opinione pubblica come quello che riguarda la presenza dei grandi carnivori sulle nostre montagne. Da qualche anno però la diffusione delle due specie, lupo ed orso, sta profondamente cambiando. Complice una diversa capacità riproduttiva la proliferazione della specie orso che è ben diversa da quella del lupo. Ed è sul secondo dunque che in questo breve pensiero qui a seguire, ci concentreremo. 

Partiamo con una notizia che per i suoi sostenitori è immediatamente percepita come buona. Il lupo non è più una specie in estinzione. Lo dicono i numeri derivanti dal primo monitoraggio nazionale in Italia, coordinato dall’ISPRA, su mandato del Ministero della Transizione Ecologica MiTE. I dati sono stati raccolti tra Ottobre 2020 – Aprile 2021 ed hanno permesso di stimarne numero ed estensione delle aree occupate. I risultati ufficiali sono poi stati consegnati il 12 maggio 2022 da ISPRA al Ministero in questione. La ripresa demografica e geografica rilevata, si avvertiva tutta ma mai era stata metodicamente e scientificamente determinata cosi in fino. Il risultato di espansione della specie rilevato, si è verificato perché il lupo è stato per anni rigorosamente protetto dalla normativa Internazionale (Direttiva ‘Habitat’ CEE 1993/43, Convenzione di Berna) e nazionale (l. 157/92, DPR 357/97). 

L’uso di protocolli standardizzati e coordinati condivisi su base nazionale, che ha caratterizzato il monitoraggio realizzato da ISPRA, ha permesso di superare la frammentazione metodologica fornendo dati rigorosi. Sono stati poi analizzati con un unico approccio scientifico, oggettivo e condiviso. Per questo dunque, parliamo di uno studio particolarmente autorevole. 

Nella campagna di campionamento sono stati infatti raccolti 24490 segni di presenza della specie. Parliamo di 6520 avvistamenti fotografici da fototrappola, 491 carcasse di ungulato predate dal lupo, 1310 tracce di lupo, 171 lupi morti. Su 1500 escrementi, dei 16000 registrati, sono state condotte analisi genetiche che hanno permesso l’identificazione della specie. Ci ha pensato una rete di 3000 persone, opportunamente formate e appartenenti a 20 Parchi nazionali e regionali, 19 regioni e province autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 34 associazioni locali, 504 reparti del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabinieri, ha avuto un ruolo fondamentale nelle attività di raccolta dei segni di presenza.

E quindi, quanti lupi ci sono in Italia?

La stima della popolazione del lupo a scala nazionale è risultata pari a 3.307 individui (forchetta 2.945 – 3.608). Un risultato che indica che la popolazione di lupi del nostro paese è molto cresciuta negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni alpine. Il lupo occupa inoltre una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.

Poiché anche l’ibridazione è una minaccia per la conservazione della specie si sono condotte analisi genetiche anche in tal senso. Dei 513 campioni di lupo, il 72,7 % non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione. Il’11,7 % mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico. Il 15,6 % hanno mostrato segni di più antica ibridazione (re-incrocio con il cane domestico avvenuto circa oltre tre generazioni nel passato). Il monitoraggio nazionale del lupo ha anche contribuito ad aumentare il livello di consapevolezza e conoscenza della specie nei cittadini. Questo grazie alla campagna di formazione e informazione che ha accompagnato le varie fasi del monitoraggio.

La posizione della politica

Tutte queste enunciate sopra sono azioni che in Trentino si effettuano da sempre. Certificano dunque il perché delle nostre critiche politiche rivolte all’attuale amministrazione in carica. Abbiamo rilevato ad esempio, che interrompere il monitoraggio annuale sulla specie orso o non implementare quello del lupo rispetto al passato o non attivare innovazione nel campo della gestione, come ha fatto questa giunta provinciale, sia stato fondamentalmente sbagliato.

In questo momento andrebbero completate le azioni necessarie ad implementare l’accettazione sociale della presenza del grande carnivoro. E questo, una politica che si rispetti lo può raggiungere solo e soltanto se riesce a minimizzare l’impatto della presenza di questo canide con le produzioni zootecniche. 

Le azioni di protezione dovrebbero presentarsi manifestamente innovative. I ripari forniti, tecnicamente e architettonicamente in grado integrarsi bene nel nostro ambiente dovrebbero essere garantiti a tutti i pascoli d’alpeggio in brevissimo tempo. Andrebbe utilizzata una tecnologia di rilevamento e radiocolaraggio all’avanguardia. Andrebbero attivate iniziative che collettano un’attività di volontariato collegate al servizio civile e alla nostre istituzioni scientifiche per implementare le attività di supporto alla guardiania. 

Solo così potremmo pensare di diventare titolari e gestori di quel “Piano lupo” che questo governo Provinciale ha tentato di farsi approvare da Ispra e Ministero nella speranza di una autonomia operativa puntuale. La scorciatoia, cercata piuttosto goffamente dal punto di vista gestionale, ha cercato di far leva su un importante risultato portato a casa nella scorsa legislatura. La PAT attraverso la legge 9 del 2018 ha incardinato a sé la competenza di gestione dei due grandi carnivori proprio ai fini di protezione dell’alpicoltura. Oggi però è assai difficile pensare che lo Stato italiano possa avere un occhio di riguardo speciale per le Province a Statuto autonomo quando di speciale queste non attivano nulla di diverso dalle Regioni a statuto ordinario.

Cosa può cambiare al livello normativo? 

La strada maestra che potrebbe portare ad un nuovo importante passaggio nella gestione della specie lupo rimane quella ancora strettamente nelle mani del Governo nazionale. Con un provvedimento che poi dovrebbe venir validato da un successivo passaggio di ratifica da parte di Bruxelles. 

E’ da quel livello infatti che allo stato attuale la Direttiva 92/43/CEE “Habitat” del 21 maggio 1992, norma la Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Si tratta della famosa Direttiva “Habitat”. Nel suo allegato IV elenca le specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela e delle quali è vietata qualsiasi forma di raccolta, uccisione, detenzione e scambio a fini commerciali. 

L’allegato V elenca invece le specie il cui prelievo in natura può essere sottoposto a opportune misure di gestione.

Ebbene, a livello italiano il DPR 357/’97 riprende tout court le indicazione della Habitat nella sua prima scrittura. Va detto però che il vigente quadro normativo permette anche agli Stati membri dietro opportuna documentazione ed argomentazione di adottare per ogni singola specie condizioni diverse tra quelle elencate nei due allegati citati sopra. 

In pratica se le norme attualmente vigenti per la gestione della specie lupo venissero incardinate più sull’allegato IV ma sull’allegato V, si potrebbe finalmente configurare uno sblocco e un percorso che porti all’adozione nazionale di un nuovo vero “piano lupo”.  Rispetto ad ipotesi di caratura provinciale questa strada risulterebbe tra l’altro sicuramente più efficace ai fini della gestione del carnivoro in parola. Parliamo infatti di un animale molto mobile che colonizza normalmente territorio di un’estensione di 150-200 km quadrati che sconfinano spesso anche nelle province vicine. 

L’intento del legislatore dovrebbe dunque concentrarsi sulla possibilità di intervenire in situazioni di particolare stress per gli insediamenti antropici. Fatto che si configura in copresenza di numerosità di popolazione e intensità degli attacchi. In tal caso l’azione di gestione mirata e specifica potrebbe partire proprio dai casi più critici. L’accettazione sociale del carnivoro in parola risulterebbe sicuramente migliore. Questo fatto determinerebbe una minore avversione da parte della popolazione direttamente interessata verso i danni provocati da questo animale. Non si migliorerebbe soltanto la vita degli allevatori ma si ridurrebbero gli episodi di bracconaggio  e si garantirebbe sopravvivenza e ulteriore proliferazione della specie intervenendo soltanto sui singoli isolati individui.

Anche in questo caso, ed ancor più in questo caso, andrebbero poi garantite tutte le migliori pratiche gestionali ed amministrative per garantire comunque la proliferazione della specie.

Per concludere ci sembra giusto insistere sul concetto che tale approccio, è dettato dal buon senso. Non si può pensare di gestire una specie che 40 anni fa era in estinzione poiché rappresentata solo da poche decine di animali con una norma che ha superato i 30 anni.  Col numero di lupi che, censimento alla mano, nel frattempo è arrivato a quasi 4000 capi.

14 Marzo 2023 0 Commenti
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