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Vacanze in Baita: un turismo tanto buono da poter essere esportato

Da Michele Dallapiccola 8 Dicembre 2021

Una gradita visita, di una delegazione Valtellinese, ha reso onore alla famosa Associazione turistica trentina. La strada per le imprese di montagna è faticosa ovunque e per tutti. Questa però sembra quella giusta

E qui entrano in gioco le comunità locali, quelle che hanno una storia anzi la propria storia da raccontare. Perché è ciò che chiede l’ospite oggi: il conoscere ed il poter vivere come un locale. Non di meno c’è una nutrita schiera di persone che apprezza la fuga, la vacanza “detox”. E a scovare queste persone nel mercato mondo, ci pensa il Web.

E’ in quest’ottica che l’iniziativa Vacanze in Baita, ha da sempre avuto un’enorme successo. Al punto tale da venir percepita come un’operazione da imitare. Questo è avvenuto grazie all’intuizione di due Sindaci della Provincia di Sondrio Graziano Murada di Albosaggia e Primavera Farina di Caiolo.

Nei giorni scorsi, insieme ad un gruppo di potenziali animatori di questa iniziativa nella loro località nel cuore della Valtellina si sono voluti incontrare con Marika Sammartano Presidente della locale associazione Vacanze in Baita.

L’occasione è stata propizia anche per visitare un’eccellenza tra queste strutture la Baita Al Rossat di Sant’Orsola in Val dei Mocheni. Abbiamo provato l’orgoglio di poter esportare modelli di impresa per le zone di montagna con caratteristiche antropologico-sociologiche e orografiche simili alle nostre.

 

Da Sindaca a Sindaca: la visita al Comune di Civezzano con Katia Fortarel


L’immancabile visita all’Orrido, attrazione superstar dell’Ecomuseo dell’Argentario

Ci muove a pensare che questa collaborazione potrebbe fermarsi soltanto a un piccolo benché importante ambito. Le istituzioni Ecomuseali, l’agricoltura di prossimità, quella che animò la stessa Coop. Sant’Orsola nella sua prima ora. Sono tutte cose che in Valtellina ci assimilano.

E ad andarci, ci si sente un po’ anche a casa.

8 Dicembre 2021 0 Commenti
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Vedere la grigia senza vederla grigia

Da Michele Dallapiccola 6 Dicembre 2021

In questo simpatico gioco di parole è contenuto una prospettiva che per la zootecnia trentina sa molto di agrodolce.

Sono ormai diversi gli allevatori, specialmente delle zone di montagna, che hanno optato per l’allevamento delle cosiddette razze autoctone tipiche anche dette “in estinzione”.

Per quanto riguarda i bovini in Trentino parliamo essenzialmente della razza grigio alpina e della razza rendena

Sono animali particolarmente rustici ed interessanti dal punto di vista produttivo perché adatti all’alpeggio. Osservati in quest’ottica possono nutrire grande soddisfazione, anche perché particolarmente tutelati dalla politica agricola comunitaria.

La PAC, riserva loro un piccolo aiuto supplementare. Diventa necessario poiché la tutela della biodiversità consiglia di allevare anche animali con caratteristiche produttive e performance d’allevamento inferiori alle classiche razze da latte. Quelle allevate nel fondovalle anche in Trentino sono rappresentate dalla bruna alpina, dalla pezzata rossa e dalla frisona.

Nuovi scenari, nuove preoccupazioni

E’ proprio questo l’aspetto col quale si confronta la preoccupazione del mondo allevatoriale. Alle prese con una marginalità sul prezzo del latte sempre più ridotta vede un futuro al momento assai cupo. Il rischio che quel modello così adatto alle zone ripide di montagna ad elevata altitudine venga adottato anche dalle stalle del fondovalle sta diventando concreto.

Questo potrebbe accadere perché nelle pieghe della PAC c’è la possibilità di coltivare le superfici a prato e a pascolo, allevando bestiame da riproduzione attraverso il sistema della cosiddetta “linea vacca-vitello”. In questo caso l’azienda è fuori dal circuito della produzione del latte. 

Letta dal punto di vista del singolo allevatore questa scelta è del tutto legittima e non fa una piega. In via politica invece, rappresenta un autentico fallimento. Una Provincia Autonoma che arrivi ad impostare una politica agricola comunitaria finendo per subire questo modello avrebbe completamente fallito.

Gli allevatori non vanno biasimati.

Infatti, o il prezzo del latte e tutta la filiera lattiero-casearia determinano la loro soddisfazione o come alternativa alla chiusura c’è una sola strada. Si tratta del passare ad una coltivazione delle superfici prative sostenuta da un ripiano contributivo di origine Europea. E’ una condizione appena sufficiente per una montagna abitata ma assolutamente ridicolo per una comunità ricca di tradizioni produttive, capacità di gestione della biodiversità e della sostenibilità ambientale, quale è quella trentina.

Sappiamo bene che l’allarme lanciato in queste poche righe è davvero preoccupante ma l’impressione che l’attuale  governo della Provincia autonoma di Trento non se ne stia davvero rendendo conto sembra piuttosto diffusa.

6 Dicembre 2021 0 Commenti
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Come va con il latte? La Provincia alle prese con le difficoltà della zootecnia. (parte 2°)

Da Michele Dallapiccola 5 Dicembre 2021

Sui bilanci delle aziende zootecniche si adombrano nuove difficoltà.

Come abbiamo detto nel precedente scritto, alcune di natura assolutamente congiunturale, in generale aggravate sotto qualche aspetto anche dalle mancanze della politica.

Non si vive di soli (e pochi) contributi settoriali.

A questa maggioranza, va imputata una grande responsabilità. I cd. “contributi settoriali”, nati per sostenere il comparto, sono di sempre più difficile praticabilità tecnica. Senza fantasia e aggrappandosi a mille scuse, nel tempo sono stati sempre più ridotti. Senza contare l’ingiustizia di un intervento che lascia scoperti i contadini – egualmente – trentini che conferiscono all’agroindustria privata anziché cooperativa.

Eppure un metodo per colmare questa lacuna ci sarebbe stato. Se si fosse attivato un pesante piano di promozione per l’intero comparto lattiero caseario ne avrebbero potuto giovare tutti. Si sarebbe potuto far leva su una macchina “oleatissima” quale è la società di Promozione in house della Provincia. Attualmente questa si occupa essenzialmente di turismo. 

Con tutta evidenza, a detta del Presidente della Provincia in persona, la divisione delle competenze di turismo ed agricoltura, tra due distinte figure, a mio vedere non ha giovato al sistema. 

Il nuovo CDA della Trentino Marketing e il sistema agroalimentare.

Del settore in generale ma più in particolare del latte, il nuovo CDA sembra letteralmente infischiarsene. Del resto i convocati, sono tutti operatori del settore turismo con una visione eccessivamente compartimentata. Sono rari gli slanci del caso. Un esempio promosso in lungo il largo è quello dell’asta di formaggi d’elite. Uno spot, in “single shot” all’anno, “cui prodest”? Ma sopratutto, può bastare a colmare le lacune di un intero settore?

La pubblicità è l’anima del commercio. 

Lo recita un vecchio adagio e altrettanto ci sgoliamo da anni a ripeterlo. Invece, in modo miope, la politica agricola provinciale si è fissata su piccoli obiettivi di prossimità. A ben vedere, senza programmazione, quel poco che ha fatto in questi anni, è stato distribuire contributi per piccoli cespiti.  a

Basti pensare che la Provincia è arrivata ad attivare contributi per i materiali di consumo. La logica di questo pensiero è incomprensibile a meno che non la si legga in chiave elettorale. Attivando dei micro bandi è molto più facile personalizzare la soddisfazione della domanda diretta. Un grosso investimento in pubblicità su uno specifico settore va invece a valorizzare tutti. Lo fa però su un livello più alto e dunque l’immediatezza del contributo è meno evidente. E la mancanza di visione, alta e lontana, gli allevatori sono destinati a pagarla. L’impressione che il peggio debba ancora arrivare, visitando le stalle, si sente forte e palpabile.

5 Dicembre 2021 0 Commenti
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Come va con il latte? La Provincia alle prese con le difficoltà della zootecnia. (parte 1°)

Da Michele Dallapiccola 4 Dicembre 2021

E’ la solita domanda. Se la scambiano contadini e appassionati del settore specie quando non si incontrano da tempo.

E in queste discussioni mi ci butto anch’io. Non ho mai perso infatti, il piacere di trascorrere qualche fine settimana ogni tanto a girare per le stalle della Valsugana dove per vent’anni ho servito i miei affezionati clienti. E anche oggi a quasi 8 anni da quando ho sospeso la professione li ritrovo con immutato piacere e vengo ricambiato dalla stessa amicizia di allora. 

Nei racconti e dalle informazioni avute da loro in questi giorni, non ho trovato però la stessa forza d’animo e buona volontà di sempre. Scavando nelle motivazioni purtroppo mi sembra di averne inteso anche i perchè.

La burocrazia oltremodo asfissiante

Quella che affligge ogni azienda e dunque anche la parte amministrativa dell’allevamento, ora ha definitamente coinvolto anche il sistema sanitario veterinario. Va specificato che la digitalizzazione è nata con la buona volontà di voler aiutare gli agricoltori nell’interesse della sacrosanta sicurezza alimentare. Purtroppo però qualcosa è andato storto. I controlli incrociati e gli asfissianti impegni normativi sono arrivati agli estremi anche in questo campo.

A difesa dei miei stimati colleghi veterinari penso soprattutto perché anche nell’igiene e nella sanità pubblica la carenza di personale si sente tutta. 

La marginalità sempre più bassa.

E’ il fattore che coniuga entrambe le metà di cielo produttivo caseario del Trentino. 

Apro un piccola parentesi per ricordare che la raccolta del latte, specialmente in Valsugana è operata da un privato e da una grossa cooperativa. Quest’ultima, nonostante le raccomandazioni della politica, ha tenuto chiuse le sue porte a nuovi soci, per lungo tempo. Solo recentemente, pare a seguito di pesanti pressioni della giunta provinciale, sembra abbia accolto qualche nuovo socio. Non si sa sulla base di quale criterio o se altri verranno ancora accolti.

Questa situazione di duopolio, unita ad un mercato che sconta la concorrenza europea, ha determinato dalle condizioni di prezzo del latte locale piuttosto particolari. E’ rimasto tutto nell’alveo del gestibile o almeno tollerabile fin quando le cose sono andate bene, specialmente dal punto di vista della marginalità. Ma ecco che improvvisamente ha fatto irruzione sul quadro congiunturale del momento, l’enorme aumento delle materie prime e dell’energia. Hanno colpito profondamente anche il settore zootecnico e le difficoltà e le differenze sono diventate vere e proprie spine. 

A pagarne le spese, un settore dalla delicatezza cristallina. 

La zootecnia è sostenuta da un sempre più ridotto numero di partite iva. Eppure, è l’attività economica che ha la più grande responsabilità nei confronti del settore trainante l’economia trentina: il turismo.

Senza terre coltivate, l’appeal della nostra Provincia, nei confronti dei potenziali ospiti, sarebbe ben diverso. Ma se non ci arrivano nemmeno i due assessori competenti (al posto di uno), forse anche la sola denuncia da parte di un consigliere di minoranza, è un atto un po’ inutile. Speriamo che riprendendo in mano la questione, a questo punto dopo il 2023, non sia troppo tardi per rimediare. 

PS. Se qualcuno ha letto nella data qualche eccesso di vanità riponga pure i suoi sospetti. Gli addetti al settore lo sanno benissimo è la data di partenza del nuovo PSR. E forse anche di qualcos’altro.

4 Dicembre 2021 0 Commenti
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L’AUTONOMIA (PERSA) ANCHE NELLE REGOLE DEL TURISMO

Da Michele Dallapiccola 4 Dicembre 2021

Contestazioni della Corte dei conti al  comparto turismo. Ma questa maggioranza non si dichiarava autonomista?

Una nuova oscura incognita adombra i pensieri delle imprese turistiche provinciali. 

Ci riferiamo alla contestazione alle strutture ricettive da parte della Corte dei Conti. Riguarda la mancata presentazione del conto giudiziale dell’imposta provinciale di soggiorno. Praticamente si tratta del riepilogo di quanto riscosso e di quanto versato nell’anno finanziario di riferimento.

Come noto la Legge n. 8 del ‘20 prevede che i gestori delle strutture turistiche siano responsabili del pagamento dell’imposta con diritto di rivalsa su chi la dovrebbe pagare. 

E’ anche previsto l’obbligo di una dichiarazione, da presentare cumulativamente ed esclusivamente in via telematica entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si è raccolta la tassa. Purtroppo, questa dichiarazione, si è aggiunta alla rendicontazione periodica già prevista dalla Provincia. Alla faccia della semplificazione! 

Per quanto riguarda il Trentino la stessa legge sopra nominata, stabilisce che i gestori delle strutture ricettive sono tenuti alla rendicontazione quadrimestrale dell’imposta per via telematica a Trentino Riscossioni senza ulteriori trasmissioni ad altri Enti.

La Corte di Cassazione ha stabilito che i gestori delle strutture ricettive, sono soggetti solo alle sanzioni tributarie previste dalla legge e non al controllo della Corte dei Conti. 

E la Provincia che dice? Una posizione pubblica e severa su questa e su molte altre questioni sarebbe estremamente opportuna. Ne gioverebbero gli imprenditori del settore e la popolazione tutta. Sapete perchè? 

Rispondo da autonomista. 

Se poter disporre dello strumento normativo ha ancora un senso, se l’autonomia è ancora considerata un valore, impegnamoci tutti nelle opportune e reciproche sedi a rivendicarlo e a farlo valere come diritto. 

Altrimenti va  a finire come col reddito di cittadinanza che a livello nazionale oggi la lega tanto critica. Pur di accaparrarsi pochi miserabili spiccioli destinati da Roma al suo finanziamento, si è finito per adottarlo anche in Trentino. In Alto Adige invece, pur di conservare regole autonome, di certo più serie e maggiormente garantiste, si è deciso di rinunciare ai fondi nazionali e investire del proprio. 

Ecco perché sarebbe proprio il caso che la Provincia si facesse parte attiva presso la Corte dei Conti, e la Polizia Economico – Finanziaria di Trento. Andrebbero fatte presenti le disposizioni della Legge Provinciale e la loro corretta interpretazione.

O pensa forse la Provincia che le potenziali sanzioni, poi tutte da dimostrare, non siano un problema per il comparto turistico? 

Forse la crisi non è sembrata abbastanza dura.

4 Dicembre 2021 0 Commenti
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La lega di opposizione era contro la tassa di soggiorno? Quella di governo la aumenta!

Da Michele Dallapiccola 3 Dicembre 2021

Che anche quella di soggiorno sia una tassa antipatica a tutti è un dato di fatto.

Certo da quando è stata istituita il Trentino ha cercato di lenire il disagio. Per questo è stata messa a disposizione di turisti e imprenditori proprio nella zona dove viene raccolta. Con la vecchia legge il gettito della tassa di soggiorno ritornava direttamente ai territori maggiorato del 40% circa attraverso un fondo perequativo 

La tassa come prevista da noi nella sua prima introduzione

Oggi invece gli albergatori si trovano ad effettuare questa antipatica operazione con una prospettiva diversa rispetto al passato. L’introito di questa imposta che finirà nel grande calderone provinciale, diviso tra mille confusi rivoli. 

Assessorato, Tavoli vari, CDA della TN Marketing, ATA, Ambiti, Comuni che non sanno più da che parte aderire, fusioni di Ambiti ancora in fieri: sono solo gli accenni a tutte le azioni della politica assai poco chiare al singolo imprenditore. 

In gran sintesi, sul dove investire il frutto della sua raccolta della tassa di soggiorno – ora – il sistema turismo provinciale voluto dalla lega, contiene cinque o sei livelli decisionali. 

L’aument-ino della tassa durante l’anno del Covid

Per carità, si presume tutti a favore del sistema turismo. Visti da dietro al bancone di una qualsiasi reception di hotel sembrano quasi nascosti e sparsi dietro ad una grande nebbia. Ma la lega, non paga di tutto questo, ha deciso di colpire queste persone proprio alla vigilia di uno dei momenti più spiacevoli del Post covid. Con la funesta ombra di restrizioni sanitarie all’angolo!

I nuovi importi con gli aumenti del modello lega-Failoni

Se non ci siamo persi qualcosa, secondo un inspiegabile disegno della maggioranza, a partire da questo mese la tassa di soggiorno sarà computata in valore praticamente doppio rispetto alla sua prima introduzione. 

Forse albergatori e turisti avevano altro a cui pensare!

3 Dicembre 2021 0 Commenti
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EMERGENZA NIDO NELLE VALLI DEL TRENTINO?

Da Michele Dallapiccola 1 Dicembre 2021

E’ risaputo che i servizi della prima infanzia sono uno dei pilastri di una società evoluta, progressista e capace di favorire la natalità.

A modestissimo esempio, ricordo come la realizzazione di un vero Asilo Nido sia stato uno dei principali motivi d’orgoglio a Civezzano delle nostre liste CIVES. Oggi capitanate proprio da una donna – Katia Fortarel – continuano ad impegnarsi nel migliore dei modi per mantenere innanzitutto adeguato, quel servizio prima di altri.

E i risultati si vedono. Il Nido convenzionato Civezzano/Fornace, conta 60 posti tutti assolutamente gettonatissimi.

A livello provinciale le cose non vanno, ovunque, altrettanto bene. Quando le segnalazioni arrivano fino a noi Consiglieri di opposizione vuol dire che le condizioni carenziali sono già in avanzato stato di crisi. Tra tutti cito gli esempi del Primiero o della Val Rendena. Eh sì, proprio quella che fiduciosamente ha votato un parlamentare, un consigliere e tre assessori provinciali. Ricordo, persone organiche alla filiale del partito che Salvini ha aperto in Trentino. Si tratta della compagine politica che sbandiera il rapporto città/valli come primo motore delle sue azioni politiche.

Se come descritto sopra, l’aiuto alla – natalità – passa innanzitutto attraverso l’erogazione dei servizi alla -perinatalità -, realizzare un adeguato numero di posti nido in valli, tra l’altro ricche di lavoro e di imprese, è il primo atto necessario. 

Dalla Val Rendena al Primiero, i posti al Nido scarseggiano. 

E la cosa è ancor più grave se si pensa che siamo passati dalle promesse di campagna elettorale dei nidi gratis, alla triste realtà del fatto che non ci sono nemmeno posti a pagamento!

Evidentemente il problema deriva da una scarsa programmazione territoriale. Anche perché se è vero che un’opera non si realizza in pochi anni, da qualche parte bisognerà pur cominciare. Intanto, languono i finanziamenti. Questo perché pare che, l’Accordo di finanza locale coi Comuni, abbia già lasciato molti illusi sul tappeto. Non di meno sarebbe utile sapere perchè, si collochino sul fondo di riserva 192 milioni di €uro. Si badi bene, nell’anno post Covid, quello che più dovrebbe presentarsi povero di risorse. Per dare un termine di paragone la giunta Rossi nel suo penultimi anno di mandato i milioni a bilancio sullo stesso capitolo erano 33. 

Quando scarseggiano le risorse può sopperire la fantasia. E’ evidente che alle spalle la presenza provinciale è determinate. Nel bene o nel male. Ne sa qualcosa proprio il Comune che ho citato in apertura: il mio.

All’inizio degli anni 2000, dall’allora Assessore Grisenti, anche Civezzano fu infatti lasciato a secco di finanziamenti per un’analoga opera straordinaria. La CIVES non si pianse addosso e riadattò un vecchio appartamento di custode dell’ex Collegio, a nuovo asilo nido. Fece la sua funzione fin quando la Provincia sbloccò l’agognato finanziamento.

Mi pare che il via libera sia coinciso con il cambio di dicastero. Mi pare.

1 Dicembre 2021 0 Commenti
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La comunicazione politica ai tempi del web

Da Michele Dallapiccola 30 Novembre 2021

L’elenco di indirizzi web presentato qui sotto vuole essere un affettuoso messaggio a chi ci segue.

Sono molti, forse ripetitivi, lo sappiamo. Eppure, capita comunque che qualcuno ravvisi e ci raccomandi maggiore attività di comunicazione. E chi fa il nostro lavoro, legge grande affetto in queste parole: arrivano dalle persone che incontriamo girando per le valli del Trentino. Un peregrinare che si definisce con una cifra.

120.000 km in tour nel Trentino

E’ la distanza percorsa in questi tre anni, uno dei quali fortemente limitato dalle prescrizioni sanitarie. Durante questi incontri normalmente bi-settimanali cerchiamo di realizzare, raccogliere e dialogare con le persone che ci cercano. Raggiungerci è facile, oggi facilissimo. E a chi intendesse leggere qualcosa di più della nostra attività, di seguito lasciamo qualche link.

Pubblichiamo quotidianamente pensieri, riflessioni o atti politici.

Seguirci e consigliarci è un modo per non subire la politica. E’ anche un modo per osservarla ed indirizzarla specialmente laddove si intenda porsi in una posizione di controllo od opposizione della lega, fino al 2023, al governo del Trentino. A voi la scelta del canale più congeniale. Vi aspettiamo

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30 Novembre 2021 0 Commenti
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La maratona dei vaccini. Dipendenti pubblici ancora in prima linea?

Da Michele Dallapiccola 29 Novembre 2021

La maratona dei vaccini. Dipendenti pubblici ancora in prima linea?

Michele Dallapiccola – 29 Novembre 2021

Ottimismo e pessimismo sono stati d’animo generalmente figli delle proprie esperienze di vita.

Chi ha subito un lutto non può certo gestire la coda di questa epidemia alla stessa stregua di chi sta cominciando invece a beneficiare dell’effetto dei vaccini. E’ solo grazie a questo formidabile mezzo che possiamo continuare a guardare con speranza al futuro. 

Della loro imprescindibile efficacia, ne ha compreso la forza anche l’amministrazione provinciale. Che a questo punto chiede un ulteriore sforzo al proprio personale sanitario. Pare voglia spingere per quella somministrazione diffusa che permetterà un aumento del tasso medio di anticorpi della popolazione locale.


Quella che salta subito all’occhio soprattutto dell’apparato pubblico è una sorta di ipocrisia derivante da una contraddizione in termini. Si chiede un ulteriore sforzo volontario proprio a quegli stessi dipendenti ai quali, con tutta evidenza, non sono ancora arrivati tutti i giusti riconoscimenti. A questo LINK l’articolo completo de IL DOLOMITI.


Eppure, attraverso l’erogazione dei servizi essenziali, tanto il settore pubblico che quello privato  ci hanno insegnato che l’emergenza, in ogni professione può trasformare le persone in veri e propri eroi. 


Dire grazie ai nuovi eroi? Troppo poco

Pensate ad esempio a chi ha lavorato nei supermercati durante tutto il lockdown. Per sfamarci. E che dire degli eroi della sanità? O degli insegnanti. Dalla preistoria digitale dell’insegnamento dove son stati lasciati per anni, hanno dovuto attrezzarsi, spesso anche a titolo personale, di tutto quello che serviva per gestire una DAD. Anche da soli.


Qualche sera fa ho avuto l’occasione di conoscere Fiammetta, la bambina simbolo di questo lockdown. La sua foto, mentre segue la DAD durante il pascolo delle capre ha fatto il giro del mondo, arrivando fino al Papa.

Eppure dentro a quel PC web-connesso stavano contenuti scritti in maniera innovativa da personale spesso lasciato alle proprie iniziative. 

Tutto questo ragionamento contesta quella politica divisiva che da sempre ha voluto contrapporre il settore pubblico a quello privato. E in questo, menzione speciale va a questa giunta provinciale. Attraverso le sue uscite e i suoi (mancati) provvedimenti – in ben più di un’occasione – ha dimostrato di non sapersi emancipare dai propri vetusti cliché di partito. Eppure, se il Trentino è stato capace di arrivare così lontano nel mondo, evidentemente tanto il tessuto produttivo, che la macchina pubblica, qualcosa hanno saputo fare.


In questo colpo di coda dell’epidemia, adesso la lega si trova costretta a chiedere un ulteriore gratuito sforzo a quelli che solo pochi mesi fa chiamava eroi.


Dire grazie però è davvero troppo poco e con 192 milioni di euro sul FONDO DI RISERVA per il bilancio 2022, qualcosa di meglio si poteva fare.

Nonostante tutto queste persone sanno guardare oltre. Grazie all’esperienza professionale sanitaria pregressa mia, ma soprattutto della collega Paola Demagri, possiamo pensare che saranno in molti a rispondere a questo appello.


Li guiderà lo spirito di abnegazione al proprio lavoro e amore verso il prossimo. Abbiamo motivo di credere davvero poco, ma poco altro.


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Una stagione in bilico

Da Michele Dallapiccola 28 Novembre 2021

Mentre la neve imbianca le speranze del comparto “turismo trentino” dal nord della Provincia arrivano cattive notizie riguardo a nuove strette sanitarie.

E’ banalità ricordarlo ma è anche giusto far notare che le nuove strette sanitarie si riverseranno anche sui nostri potenziali clienti stranieri. Come è noto nella stagione invernale, sono da sempre i più numerosi. 

Fortunatamente la tenuta del vaccino rispetto alla malattia non è in discussione. Dove la percentuale di vaccinati in rapporto alla popolazione è forte, il rischio di nuove chiusure è ancora basso. A questo punto anche per l’inverno, come è stato per la scorsa estate, il settore dovrà puntare su una clientela di vicinato e dunque italiana. 

La diversificazione del prodotto neve sarà dirimente.

Va salvata una stagione in bilico e le tante aspettative di imprenditori e amanti del manto bianco. E infatti il Trentino già da anni ha avviato un percorso per favorire attività ulteriori e collaterali alle lame sulla neve. E qualche località ha risposto meglio di altre. 

E’ in quest’ottica che nella piccola ma suggestiva stazione sciistica della Panarotta già da qualche anno si è avviato questo percorso di riposizionamento della stazione turistica. Oggi la possiamo vivere come località particolarmente vocata all’avviamento allo sci e luogo particolare adatto alle famiglie. 

La grande novità della pista da slittino in Panarotta

Proprio per questo non poteva mancare una pista da slittino fatta coi sacri crismi della sicurezza e del divertimento. Come poche ce ne sono in Trentino. Anzi, oserei dire unica per comodità da raggiungere e suggestiva nella collocazione.

Sarà un bel gol per la Panarotta aggiungere questo gioiello alla propria offerta sportiva e ricreativa. Un esempio da seguire per tutto quel Trentino d’impresa sciistica invernale che pur adeguatamente stimolato non ha mai voluto recepire. Ed è un peccato perchè invece le piste da slittino, in Alto Adige ad esempio, sono assai diffuse. 

 

Diversificare per resistere è un mantra dell’economia. 

E a questo trend, non può sfuggire nemmeno lo sci, pur essendo un prodotto tipico del Trentino invernale ancora assolutamente in grado di dare molte soddisfazioni.

Ma possiamo attendere flessioni o peggio stati di crisi per integrare nicchie di interesse e nuovi clienti? 

Largo alla fantasia dunque, largo alle novità.

28 Novembre 2021 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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