Michele Dallapiccola
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ORSO, E ADESSO CHE SUCCEDE?

Da Michele Dallapiccola 12 Marzo 2023

Come ad ogni aggressione, falso attacco, momento di pericolo o fatti particolarmente gravi come quelli di cronaca di questi giorni, torna prepotente sul tavolo del dibattito pubblico e della politica il problema generato dalle normali difficoltà di convivenza dei grandi carnivori con l’uomo.

Di questi, non è possibile fare di ogni erba un fascio perché a ben vedere la questione che riguarda la gestione dell’orso è completamente diversa da quella del lupo.

Rispetto al primo, l’orso è una specie a fortissimo rischio di estinzione per la quale vigono severe regole e protezionistiche. (Sul lupo dove valgono le stesse leggi, il pericolo di estinzione non c’è più.)

La dieta del plantigrado, inoltre pur comprendendo talora la carne è tendenzialmente onnivoro vegetariana. 

Il problema però si genera comunque con soggetti antropizzati che hanno perso il timore verso l’uomo magari. Ciò avviene quando sono “foraggiati” da cuccioli oppure in due casi biologici particolari: i maschi in calore e le femmine con cuccioli possono in qualche maniera temere l’avvicinamento dell’uomo per gelosia o per paura. 

Per questo possono reagire in maniera inconsulta. Sembrerà ridicolo ciò che sto per affermare ma la nostra fortuna di specie è che l’orso non ci calcola prede. Anzi cerca anche di evitare quella che per lui può essere una vera e propria colluttazione. E’ poi vero che il falso attacco i morsi o i graffi di questi animali sono sufficienti a mettere in pericolo la vita di un uomo ma nelle intenzioni dell’Orso sono solo un leggerissimo semplice avvertimento.

E quindi che cosa dovrebbe fare un governo che si rispetti?

Non occorre inventare nulla, basterebbe semplicemente mettere in pratica tutto quello che è già scritto. Le regole di gestione dell’Orso sono contenute nel Pacobace. Questo è l’acronimo della definizione degli indirizzi di gestione dei grandi carnivori delle Alpi Centrali.

E’ li che sono già state definite da un pezzo tutte le azioni dell’uomo in rapporto alla sua convivenza con l’orso. E’ lì che si prevedono una serie di attività preventive di gestione, di mitigazione, tutela del rischio e di sviluppo delle più complete strategie di convivenza con questi animali. Si badi bene per favorirne la massima salvaguardia della specie riducendo al minimo e possibilmente a zero i pericoli per l’uomo. 

Invece, come abbiamo potuto constatare, questo governo provinciale è passato da una fase pregressa a quella amministrativa dove in completa inconsapevolezza inveiva contro tutto e contro tutti. Alcuni consiglieri provinciali di maggioranza, invocano ancora senza nessun pudore severe politiche di abbattimento senza pensare che severissime norme nazionali ed europee rendono questo Intendimento un’autentica panzana. 

Ma una nuova serie di attività innovative nel campo della formazione e informazione avrebbero forse aiutato? Radiocollari moderni più efficaci, più numerosi e più tecnologici, avrebbero meglio rivelato l’home range e gli spostamenti degli animali?

Insomma le novità rispetto a quanto sappiamo sono davvero poche. Quindi non credo riusciremo a vedere un governo provinciale, togliere la testa dalla sabbia e partire con un deciso programma di sorveglianza dei carnivori. Non spero più di vedere intensificata l’attività di radiocolaraggio. E monco sarà anche il monitoraggio degli animali. Andrebbe riportato a cadenza annuale anziché biennale come è stato fatto ora. (per risparmiare cosa?). Non vedremo mai la Giunta provinciale impegnata in una precisa attività di formazione informazione della popolazione coinvolta, attivando contestualmente una precisa e diffusa campagna. Si tratta di incontri col territorio e contatti con la popolazione dove è troppo facile ricevere contestazioni per sopportarlo.

Infine si dovrebbero strettamente implementare le opere di prevenzione. Non solo a protezione degli animali domestici. Ma anche della popolazione e delle sue normali attività di vita. E’ emblematico il caso dei cassonetti anti orso. Un progetto nel cassetto da inizio legislatura e solo adesso che il mandato sta per finire, comincia lentamente a strutturarsi.

Insomma la cosa da dire chiara ai trentini è che purtroppo per noi e (mannaggia) per chi se l’è inventata sta benedetta reintroduzione, (per la cronaca il governo Andreotti) dell’orso non ce ne libereremo più. Con grande gioia dei più è grande delusione dei meno. Certo è che la politica dovrebbe cominciare a dire la verità. Quanto al caso di questi giorni sapete come andrà a finire? L’attuale governo provinciale è estremamente attento ad evitare atti che generino dissenso pubblico di particolare estensione. Mai si è speso per azioni di particolare coraggio. 

Finirà come con l’inceneritore. 

Fugatti dirà che è da abbattere senza abbatterlo davvero, in attesa di Ispra (sperando che dica di no) o di una cattura che guarda caso rallenterà come quella di M49. Fu lasciato scorrazzare sul Lagorai attendendo per catturarlo il periodo delle elezioni comunali. 

E qui ci scommetterei un milione che per questo orso la lega farà come per la localizzazione dell’inceneritore. Ci vuole, certo, ma se ne parlerà dopo le elezioni.

Noi invece non abbiamo nessun timore, perché raccontiamo la verità, a costo di essere impopolari. Del lupo scriveremo domani. Di tutti e due invece venerdì prossimo sera, vi aspettiamo a Fornace.

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È arrivato il tempo delle responsabilità.

Da Michele Dallapiccola 11 Marzo 2023

Cara Lega benvenuta nel mondo della responsabilità. Eccola qui la tagliola mediatica che stava aspettando la Lega dal suo inizio mandato.

Sulle decisioni difficili infatti questo governo provinciale si è sempre dimostrato molto scaltro. Quando erano divisive – e di queste se ne sono prese molte – si puntava a sacche di consenso certe e definite. Ma su grandi questioni complicate il nostro governo si è sempre mosso con l’abilità di un surfista sulle onde. Forse anche questa è abilità. A stare in piedi dal punto di vista governativo. Io lo chiamo prendere in giro gli elettori.

Prendete stamattina la questione inceneritore. Si farà! Dove e quando? Si dirà dopo le elezioni. Non so voi ma io lo trovo un gesto pieno di viltà.

La decisione abbattimento di Mj5 va nella stessa direzione. Frasi dettate dalla percezione del consenso, responsabilità messa in mano ad altri. ISPRA in questo caso.

Stavolta però la Giunta è all’angolo. Perché alle proprie responsabilità non potrà sfuggire.

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Siccità che paura! Ma che scarsa programmazione da parte di questo governo provinciale. 

Da Michele Dallapiccola 10 Marzo 2023

Allarme acqua, non è una novità. Da un paio d’anni, il nord Italia soffre ormai d’una carenza di precipitazioni di proporzione storica.

Associazioni ambientaliste, governi, amministrazioni pubbliche e sindacali, tutti impegnati ad emettere una serie spaventosa di allarmi (soprattutto mediatici) di fatto non fanno altro che rappresentare semplici constatazioni dello stato di fatto delle cose. Attraverso il quotidiano on-line Il Dolomiti, il dossier di Lega Ambiente certifica ad esempio, come da uno studio nazionale il Trentino-Alto Adige sia la regione italiana con il maggior numero di bacini d’accumulo idrico. QUI IL LINK ALLA NOTIZIA.

Parallelamente non manca il giorno in cui sia l’innevamento programmato a trovarsi al centro delle polemiche. Ora, lungi da me dall’assurgere al ruolo di avvocato difensore degli industriali della neve. Non ne hanno bisogno e non è il mio lavoro. Mi permetto semplicemente di elevare una considerazione a partire dal bellissimo schema che ci insegnano fin dalle scuole elementari attraverso la rappresentazione del ciclo dell’acqua. Dal mare evapora, attraverso le nubi arriva in quota e attraverso le piogge ritorna al suolo.

Ebbene la trasformazione di acqua in neve in quota, ancorché in maniera non naturale, comporta degli indubbi vantaggi. Il congelamento dell’acqua che avviene con metodo e scopo industriale e ricreativo, di fatto rallenta la discesa dell’acqua piovana a valle. 

Questo avviene in ben due momenti: la prima fase è quella estivo-autunnale quando si effettua la raccolta negli invasi. La seconda fase di rallentamento è quella invernale quando l’acqua custodita nei bacini si congela allo scopo di produrre la neve. 

E’ ben vero che il volume di metri cubi in gioco in questo processo di lavorazioni coinvolge una quantità d’acqua minimale rispetto allo stratosferico fabbisogno di metri cubi necessario per alimentare le falde acquifere al servizio dei nostri centri abitati e la nostra agricoltura. 

Inoltre, in quota, la valorizzazione dell’acqua avviene a scopo industriale e questo forse spaventa. 

A ben vedere però va considerata una questione fondamentale. Complice il clima, la stagione, la conformazione geologica, pedologica e morfologica del territorio possiamo pensare che a livello micro ambientale locale si possa verificare una sorta di fortunato cortocircuito locale. A duemila metri in inverno non ci sono piante che consumano acqua e poi la evaporano. E il suolo presenta falde poco profonde che alimentano nascenti e ruscelli fin dai livelli più alti. Si tenga inoltre conto che l’evaporazione ambientale in inverno è minore che in estate. Tutte considerazioni empiriche che fanno pensare come molto più probabile ritrovare ancora in situ la ricomposizione di gran parte dell’acqua utilizzata. 

Diversa è la questione relativa ai fabbisogni in campo agricolo dove comunque si genera un ulteriore rallentamento della discesa dell’acqua a valle. Da sempre l’agricoltura trentina è impegnata in una propria programmazione di utilizzo sostenibile della risorsa idrica.

Anche in questo campo la Provincia è sempre stata all’avanguardia: proviene da una lunghissima stagione di produzione di impianti di accumulo con un programma pluriennale. Per lungo tempo (praticamente da sempre) è stato alimentato da nuove risorse, almeno fin quando non è arrivata la Lega al governo del Trentino. 

Eh sì, perché a ben vedere è proprio con questa legislatura che il processo si è rallentato per non dire completamente fermato rispetto a nuove opere di progetto e finanziamento provinciale. L’attesa di fondi del PNRR ha interrotto quel favorevole processo positivo che vedeva la Provincia impegnata sia con fondi propri che con l’utilizzo approfondito delle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea attraverso la PAC. 

Il disegno perseguito fu quello di spingere per la realizzazione di una rete di bacini piuttosto articolata. Partendo da questo dato, abbiamo attivato un costante rilievo delle carenze di risposte da parte di  questa amministrazione provinciale. Dall’aver rifiutato di proseguire nel solco progettuale ereditato sono derivate le pesanti accuse politiche che fin da subito abbiamo rivolto a  questa giunta provinciale. Qui a seguire uno dei tanti documento prodotti in tal senso. QUI IL LINK.

I tanti punti dove si poteva fare meglio

Uno tra i più significativi elementi di inefficienza da imputare alla Lega ad esempio è stato quello di aver interrotto il “Piano acqua Val di Non”, ereditato proprio dalla precedente amministrazione. Avrebbe programmato una serie di connessioni e di ulteriori pompaggi e bacini per cercare di trattenere in quota la più sostenibile quantità d’acqua possibile per lo scopo agricolo. 

Un altro dei retroscena più subdoli, a mio modestissimo avviso, è stato il tentativo di gestire un equilibrio politico tra la Federazione dei consorzi irrigui e il Consorzio trentino di bonifica alimentandolo con logiche più di partito che non di razionale azione di appoggio tecnico. Che invece è ciò che meritano e chiedevano due diverse amministrazioni delle acque, comunque di pari valore. 

Ciò che hanno ottenuto di fatto è stato un quinquennio di stop di lavori per nuovi bacini proprio sul culmine della fase siccitosa. E così, spesso proprio su invito della stessa giunta provinciale, questi amministratori sono stati indirizzati a rivolgersi direttamente a Roma, nel tentativo di reperire le risorse che non sono state messe a disposizione dal livello provinciale. Ovviamente così è stato ma la scarsità dei risultati enuncia tutti i limiti di questo anti-autonomistico progetto. 

Questa deficienza amministrativa ha reso evidente la mancanza di un governo impegnato alla ricerca di un consenso spicciolo più che di un programma pluriennale di investimenti. Se poi vogliamo cercare del buono dentro a questa tragedia climatica possiamo cogliere un dato di fatto. I bacini di accumulo idrico rappresentano un enorme vantaggio per tutti. In controtendenza con la diffusa percezione che siano soltanto infrastrutture a servizio di contadini ed industria dello sci.  

Al fine di dare contezza delle considerazioni che abbiamo sopra descritto, con la collega Demagri abbiamo deciso di interrogare la Giunta provinciale al fine di ottenere in una sorta di breve bilancio di legislatura, il numero, la capienza e le funzioni di vari bacini progettati, avviati o ultimati nel corso di questa legislatura. 

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Casa Autonomia.eu incontra Tione 

Da Michele Dallapiccola 9 Marzo 2023

Lunedì sera a Tione di Trento il Movimento in giallo, ha tenuto una serata dedicata al tema dell’istruzione. Una serata nata dall’idea di Alessandro Borgonovo, giovane studente universitario che ha voluto esplorare assieme Casa Autonomia un argomento particolarmente vicino a lui e a tutti i giovani del territorio. Siamo stati felici di accogliere la sua richiesta e di lasciargli il palcoscenico in una serata che ha attirato l’attenzione di quasi 100 persone.

Michele Dallapiccola

Ho aperto dipingendo ai partecipanti un quadro della situazione demografica ed economica del Trentino. “In Italia e nella nostra Provincia abbiamo un problema. Andiamo in controtendenza rispetto alla popolazione mondiale e ogni anno il numero di nati scende sempre di più, tanto che è dal 1979 che facciamo meno figli rispetto a quanti se ne facessero durante la Grande Guerra.

Oggi siamo scesi sotto la soglia psicologica dei 400 mila nati. Di fatto, la crescita della popolazione trentina è garantita soltanto dagli immigrati, che non vengono qui a rubare risorse e lavoro come racconta qualcuno, ma al contrario ci aiutano a tenere in piedi il Trentino.

Questa crisi demografica viene sicuramente aggravata dalla situazione economica. Rispetto alle generazioni precedenti, le famiglie oggi partono con una certezza sconfortante: i propri figli non avranno una situazione economica migliore di quella dei genitori.

Dal 1990 al 2020 la retribuzione media lorda annua in Italia è scesa del 2,9%, siamo l’unico Paese Ocse a registrare una flessione negativa in questo dato.

Lo stipendio lordo degli under 35 rimane all’incirca lo stesso dal 2008 ad oggi. Come possiamo aspettarci che i giovani facciano figli in queste condizioni? La soluzione dovrebbe arrivare dagli investimenti Provinciali, ma questi non sono mirati ai giovani. Non si è pensato ad esempio a rendere gratuiti gli asili nido, oppure ad investire in ricerca e sviluppo, dove molti neolaureati potrebbero trovare lavoro. Si è preferito guardare a grandi opere stradali, ingessando il bilancio e ignorando le necessità di giovani lavoratori e famiglie.

Alessandro Borgonovo

Il suo discorso si è concentrato principalmente sull’educazione: “Al momento in Italia la situazione è critica. Registriamo un tasso di abbandono scolastico del 13%, ovvero 2 punti percentuali in più rispetto alla media europea e uno dei peggiori nell’Unione. Peggio di noi ci sono soltanto Malta, Spagna e Romania. Un altro dato preoccupante riguarda i Neet (Not in Education, Employment or Training). Se la media UE è del 13%, il Trentino registra un 14,6% ed è un dato in crescita, soprattutto dopo la pandemia. Lo stesso discorso vale per la disoccupazione giovanile, che è in costante aumento dal 2008”.

“Perché ci troviamo in questa situazione? Quali sono le cause? Il motivo principale sono gli investimenti, spesso insufficienti o pensati in modo errato. Per esempio la spesa per l’istruzione in Italia è tra le più basse dei Paesi Ocse e soprattutto è uguale per ogni livello di istruzione. Se guardiamo i Paesi più sviluppati possiamo vedere come la spesa dovrebbe cambiare, poiché a diversi livelli di istruzione corrispondono necessità diverse e quindi dovrebbero corrispondere livelli di spesa diversi.

C’è poi la questione dei salari degli insegnanti: non solo sono bassi, ma non c’è un grande cambiamento tra il salario iniziale e quello all’apice della propria carriera. Cosa dovrebbe spingere un insegnante a migliorarsi, a fare più del minimo, se il suo sforzo non è riconosciuto in alcun modo? Lo stesso discorso vale per gli studenti, che si trovano inseriti in un sistema scolastico pensato per essere frequentato e non vissuto.

Esempi più virtuosi di educazione possono esserci in Olanda, dove la scuola è usata per valorizzare zone più povere del territorio, andando a creare dei veri e propri civic center dove gli studenti imparano ad essere cittadini attivi, curiosi e attenti attraverso un sistema focalizzato sulla creatività. In questo modo si creano cittadini capaci di innovare e di continuare a far crescere il Paese, facendo fruttare gli investimenti fatti nel sistema educativo. Ricordiamoci che studenti, professori e genitori contenti creano valore e per questo investire nell’educazione è investire in un futuro migliore per tutti”.

Paola Demagri

L’intervento della Presidente del nostro movimento, Paola Demagri, ha ricordato l’importanza di stage, volontariato e sport all’interno del percorso educativo dei giovani. “Il Pnrr riconosce lo stage come strumento fondamentale e chiede che esso ricopra un ruolo importante all’interno dei percorsi formativi. Ad oggi però pochissimi vengono retribuiti o riconosciuti in chiave previdenziale. Anche il volontariato, che tanto ci aiuta a tenere in piedi servizi fondamentali, non viene riconosciuto in alcun modo e di conseguenza attrae sempre meno giovani. Infine è necessario parlare di sport, spesso abbandonato per questioni di incompatibilità col proprio percorso formativo eppure così importante per una crescita sana e completa dell’individuo.

Dobbiamo fare meglio, dobbiamo imparare ad unire i fabbisogni personali a quelli della comunità in modo creativo, per creare progetti che guardino veramente al futuro. Per questo con Casa Autonomia stiamo girando sul territorio, cercando di coinvolgere tutti, a partire dai più giovani, nella definizione di un piano politico per migliorare la situazione del Trentino”.

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Senza parole. 

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2023

Così ci lascia questo ulteriore, drammatico episodio di attacco di orso ad una persona. 

Alla quale innanzitutto rivolgiamo il nostro più sentito pensiero di pronta guarigione. Chissà che spavento povero!

Lo viviamo intensamente questo momento, soprattutto perché sono cose che abbiamo già vissuto. Il nostro passato di amministratori ci porta immediatamente indietro al 2014 e al 2015 quando accaddero i primi inquietanti episodi di questa nuova fase di presenza dell’orso che entra a contatto con l’uomo.

Adesso le recriminazioni sono inutili, i “l’avevamo detto” assolutamente stucchevoli. Per questo è doveroso per noi produrre questo breve pensiero senza trascendere nell’inopportuno.

Certo, a parti invertite  qualcosa sarebbe successo. La lega ai tempi della sua opposizione ne fece un bel cabaret, un continuo costante show! Gli attori principali erano tra quelli che oggi sono al governo della Provincia.

I quali, se anziché nascondere il problema, se provare a non parlarne più, avessero tenuto più riunioni informative sul territorio, se avessero tenuto una più elevata attenzione mediatica e locale al caso e ai pericoli, forse certe cose non sarebbero accadute. Forse oggi avremmo cittadini più consapevoli, un Governo nazionale più informato e più responsabilizzato, più propenso forse, a fare qualche passo in avanti in più rispetto alla gestione dei grandi carnivori. 

Intanto in Trentino siamo fermi al luglio 2018 quando venne approvata la legge sui Grandi carnivori. Da allora la lega al governo del trentino, quella che avrebbe spaccato il mondo una volta al governo, di chiacchiere ne ha fatte tante e insieme a queste una gabbia per triceratopi. Di altro non so. 

Se poi volete farvi una cultura in materia, a questo link troverete numerosi scritti e tantissime nostre testimonianze.

5 Marzo 2023 0 Commenti
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Una squadra alternativa alla destra al governo del Trentino? Adesso finalmente c’è!

Da Michele Dallapiccola 4 Marzo 2023

Quadro chiuso. Con l’assemblea di Campobase di ieri, si completa la riorganizzazione delle squadre che sosterranno il candidato presidente che sfiderà la destra al governo del Trentino. 

L’Alleanza democratica per l’Autonomia è ora definitivamente strutturata e sta per ritrovarsi a concordare l’ultimo tassello. La designazione del candidato presidente. 

Nella composizione della componente di sinistra della coalizione si attendeva la definizione del nuovo segretario del PD. E così è stato domenica scorsa. 

Ieri è stata la volta di Campobase. La componente popolare di quella che fu l’ampia tradizione della Margherita ha incontrato il movimento alimentato dalle liste civiche che di aderire alla destra statalista non ne vogliono sapere. 

Da un alto convinzioni ideologiche. dall’altra un troppo spudorato reclutamento di amministratori locali da parte del relativo assessore provinciale. Parliamo di un dicastero tutto impegnato a suon di contributi dedicati, a portare persone in bocca a Salvini e alla Meloni. Esattamente dove sta andando ciò che resta del PATT. Il quale, in queste ore, sta vivendo un autentico psicodramma sicuramente dal vivo ma soprattutto, e ben rappresentato, sui social. E’ lì infatti che il partito si è fatto ricoprire di insulti. Ciò è successo a causa di una verità scomoda da sempre nascosta che ormai però nella verità dei fatti è venuta a galla. Noi ce ne eravamo accorti già nella scorsa estate ma adesso negare, come è stato fatto finora, è impossibile. E così gli autonomisti storici o semplicemente le persone scandalizzate da una evidente ipocrisia si esprimono a suon di commenti assolutamente feroci.

Tra l’altro pare che entro fine marzo Francesca Gerosa ritirerà la sua candidatura a presidente e da lì risulterà automatica anche l’adesione di FDI alla coalizione dove ora si è già agganciato ciò che resta del PATT. 

Invece, gli autonomisti delusi adesso hanno la possibilità di scegliere. Non saranno costretti a votare la macchietta di ciò che fu un partito autonomista, a strascico nelle mani di Salvini. Nel centro popolare le opportunità di scelta di voto o di adesione non mancano di certo. Non siamo più soli noi di Casa Autonomia.eu.

La nostra porta però è aperta a tutti. La Casa è ampia ed accogliente. Noi però non preghiamo nessuno di aderire. La partecipazione o ancor di più il tesseramento devono essere sentiti e spontanei. 

Terremo ancora molte altre riunioni sul territorio dando a tutti la possibilità di partecipare. A curiosi ed amici l’invito rimane aperto, vi aspettiamo numerosi come sempre.

In copertina: una foto dell’assemblea di presentazione di MCA del 18 novembre scorso

4 Marzo 2023 0 Commenti
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Da mai con la Lega ad avanti anche con Fratelli d’Italia? E’ tutto un attimo. Breve fotoromanzo di una sorprendente storiella politica.

Da Michele Dallapiccola 3 Marzo 2023

Correva l’anno 2019, e nel Patt eravamo in tanti ad avvertire fiducia in un promettente segretario. L’accordo con uno sconfittissimo Panizza, (nè senatore nè sindaco al suo paese) per il Congresso di Pergine del 2019, riguardava la sua disponibilità a gestire la Presidenza del PATT, in maniera super partes.

Così non è stato e i buoni pensieri iniziali del neo segretario sono ben presto diventati parole al vento. Eccole!

Eppure non era solo. La maggior parte delle sezioni, alle elezioni comunali del 2020 erano in sintonia tra loro e con noi, lontane anni luce dalla lega.

Poi arriva il Congresso del 2022 e un patto di reciproco sostegno insieme a noi consiglieri, oggi fuoriusciti. “Sosterremo la tua candidatura, perchè il tuo credo politico è nello stesso alveo del nostro”. Mai con gli statalisti, mai con i nazionalisti, andava ripetendo il segretario. Il via dalla lega insomma e il mai con fratelli d’Italia sembrava una cosa alla quale credevano in molti. Inquietava soltanto il sornione silenzio del presidente di partito. Andava chiedendo una semplice riconferma.

Qualche sospetto però, arriva già nelle prime fasi post congressuali. Lo desta una presenza sempre più assidua del rinnovato presidente del partito. Tutt’altro che neutrale, tutt’altro che indifferente alle seducenti attenzioni della destra più oscura. Tanto scura da offuscare anche gli iniziali buoni propositi del segretario.

Eppure i richiami alla ragionevolezza non mancano. Ormai c’è poco da fare. Accordi maldestramente tenuti segreti anche dall’ufficio politico, emergono in breve tempo alla luce del sole.

Il resto è cronaca di questi giorni. Noi di Casa Autonomia.eu ce ne siamo andati. Lasciamo il presidente di ciò che resta del patt, alla sua corsa in solitaria in bocca alla Meloni e a Salvini. Pare accoglierà anche chi lo considerava il sottoscala della Giunta o dichiarava apertamente di odiarlo al punto da essersi fatto cacciare.

Ciò che consideriamo un vero e proprio tradimento di valori, lo lasciamo ai commenti sui social. Anche la dirigenza di partito si vergogna al punto da cancellarli, parlano da soli, per ora.

A ottobre lo faranno anche le urne.

3 Marzo 2023 0 Commenti
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La politica vera? Quella a contatto con le persone. 

Da Michele Dallapiccola 2 Marzo 2023

Anche il mese di febbraio per Casa Autonomia.eu, si è concluso in sold-out con più di 400 persone incontrate nei vari incontri organizzati.

Lo abbiamo fatto sia direttamente che collaborando con Campo Base o con le persone interessate alle questioni locali.

Gli incontri hanno riguardato argomenti del momento, come è stato a Pergine per la Panarotta o questioni sociali, economiche e demografiche. Soprattutto in relazione alle loro ripercussioni sul bilancio provinciale attuale e futuro. 

Solitamente, le presentiamo aiutati dalla proiezione di slides, foto e grafici. Aiutano l’attenzione e rendono più leggere le serate. Coinvolgiamo sempre qualche giovane o qualche esperto per cercare di dare più spazio possibile alla società civile a fianco della politica.

I prossimi appuntamenti? 

Per ora sono:

  • – lunedì 6 marzo a Tione, dove si terrà un focus sui rapporti citta-valli in relazione all’istruzione
  • – venerdì 10 marzo ad Imer
  • – lunedì 14 marzo a Castel Tesino ospiteranno il nostro solito format. Qui in collaborazione con Campobase. 

Accompagnati sì insomma ma pur sempre in AUTONOMIA. Il perché lo avrete capito dal gioco di parole. Noi siamo dove siamo sempre stati. Coerenti e leali a quella parte di Comunità trentina che all’Autogoverno non vuole rinunciare.

La nostra precisa volontà è quella di costruire proposte politiche per il nostro Trentino, alternative a quelle dello statalismo e del nazionalismo di Lega e FdI.

2 Marzo 2023 0 Commenti
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Riforma del Sistema turismo trentino. Sulla verità il tempo è galantuomo.

Da Michele Dallapiccola 2 Marzo 2023

E rivela ogni cosa. In questo caso, su cosa ci fosse da sistemare davvero nel sistema turismo trentino. Questa breve riflessione a seguire, parte dalla presentazione dei dati positivi delle APT di Rovereto Vallagarina e Val di Non presentati alla stampa proprio in questi giorni. Ma partiamo da un altro dato di fatto. 

Questa giunta provinciale forte di un dicastero nelle mani di un addetto ai lavori poteva davvero fare la differenza. Invece, l’inizio di mandato se l’è giocato con quello che a nostro avviso era l’ultimo dei problemi. E’ partita dalla riforma del sistema della promozione locale con l’imposizione di fusioni e accorpamenti che avrebbero dovuto stravolgere l’organizzazione turistica. Oggi, a ben vedere di stravolgente e innovativo c’è stato assai poco. 

Prendiamo gli interventi per spingere sulla tanto agognata destagionalizzazione. Per trovare da quando è stata introdotta la promozione della primavera e dell’autunno in chiave turistica chiamandola “delle belle stagioni” dobbiamo andare indietro al 2017. Quando parliamo dello strumento di ricognizione dei dati sulla remuneratività per le imprese turistiche che è H-Benchmark bisogna andare a vedere ancor prima. E la rivoluzione digitale? E’ del 2016; e quella nuova? Della Guest Platform e dei suoi rivoluzionari benefici ci sta forse sfuggendo qualcosa. E che dire della tassa di soggiorno? Contestatissima dalla lega di opposizione, aumentatissima dalla lega di governo. 

Così a rappresentare l’unica vera novità rimane l’introduzione di una nuova governance della Società di Sistema della Promozione turistica dove si son fatte entrare le associazioni di categoria. Il risultato? Ricordiamo tutti il compianto Luca Libardi: fu voce critica e costruttiva verso il sistema. Le sue sì, che erano parole di magistrale stimolo e pungolo a far meglio, con competenza ma soprattutto con opportuna indipendenza rispetto alla politica.

Alla fine, comunque è passato tutto in sordina perché la tragedia innanzitutto umana del Covid ha fatto dimenticare molte cose. Forse anche quella che a compensare il default finanziario provocato dalla Pandemia ci ha pensato lo Stato coi soldi dell’Europa. Diversamente da come tenta di promuovere la Provincia che invece ha investito cifre in tutto e per tutto in linea con quelle delle legislature precedenti mentre i suoi roboanti comunicati non si son certo fermati lì. 

Emblematico è come siano andate le cose nel riparto dei ristori sul comparto funiviario. Il settore nel quale è confluita una parte consistente dei fondi, per la sua trattativa con lo Stato, ha fatto a meno della politica provinciale. Quella che nel frattempo era impegnata sui social a suon di selfie e comunicati stampa.

In tutto questo bailamme le Apt, interessate fin da subito dalla riforma, hanno giocato alla “si salvi chi può”. La più coraggiosa tra loro è stata quella della Vallagarina che ha voluto rimanere indipendente fin dall’inizio. Ha resistito allo scherno del governo provinciale che in Consiglio ne pronosticava vita breve con un default già in partenza. Invece, dati alla mano l’APT gira, e molto bene, anche. 

Ne ha seguito l’esempio, a onor del vero al fumo delle candele, anche l’APT della val di Non.  Sono state le imprese del settore più coraggiose a spingere la Direzione prendere in mano il proprio destino quando questa, da buon pesce in barile, attendeva l’evolversi degli eventi. Anche in questo caso però, i risultati danno ragione a chi ha scelto di continuare nel proprio impegno di promozione locale in maniera mirata ed indipendente. Nel caso di fattispecie, da una più che proattiva val di Sole.

E così, alla fine, il tanto stravolgete accorpamento ha riguardato soltanto qualche consorzio e qualche APT in difficoltà. E dal punto di vista sostanziale per le imprese coinvolte è cambiato gran poco. Per sentire gli umori basta farsi un giro di qualche impresa turistica a Storo o a Comano senza scomodare Pinè. 

Quanto raccontato qui sopra sarebbe assolutamente normale ed accettabile non fosse continuamente enfatizzato dall’attuale giunta provinciale. Al limite del parossismo, manifesta ancor oggi, a cinque anni dall’insediamento, un continuo desiderio di confronto col passato. Enuncia risultati travolgenti specie in confronto al passato quando di stravolgente c’è stato ben altro. 

Covid, aumento delle spese e del costo della vita, carenza di personale, ricambio generazionale scarso o assente e accesso al credito utile soltanto a chi credito né già ha di suo, lasciando in braghe di tela chi invece non ne ha. 

I problemi del settore, quelli gravi, sono ancora lì. Semplicemente perché risolverli è davvero molto molto difficile. Si badi bene dunque che questo pensiero non vuole attribuire colpe – particolari – a nessuno in particolare. Certo non si avverte che il settore, nonostante i numeri, viva una stagione splendida, libera da pensieri e tutta propensa ad incensare di meriti una gestione politica che a giudizio di molti è stata del tutto ordinaria. (Fine della legislatura)

2 Marzo 2023 0 Commenti
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Gestione della Fauna Ittica: in Trentino usiamo l’Autonomia al contrario

Da Michele Dallapiccola 1 Marzo 2023

La genesi di quello che per i pescatori trentini è un vero e proprio FARIO-GATE è tutta a monte, ne abbiamo già parlato.

Esiste un ingrato provvedimento nazionale che vieta l’immissione in natura di specie non autoctone. E fin qui ci siamo, la cosa è assolutamente comprensibile. Il problema è che l’approccio all’elenco di specie ammesse o escluse ha riguardato una data scelta in maniera del tutto arbitrale: praticamente, la scoperta dell’America. 

Nel frullatore dei divieti è finita così anche la trota fario. Si tratta di un delizioso pesce che viene utilizzato dai nostri pescatori per ripopolare i corsi d’acqua del Trentino. La storia trova tracce della sua presenza fino al 1500 e così per pochi anni – e per ironia della sorte – la fario ha perso il diritto ad essere riseminata.

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno ormai quasi due anni fa. Ma oltre ai danni procurati alle varie associazioni di pesca, oggi arriva anche la beffa. A livello nazionale infatti, la questione normativa è stata momentaneamente risolta. E’ di questi giorni l’approvazione della carta ittica della Regione Veneto che riporta la deroga di semina del prezioso salmonide. Se qualcuno è mosso dal desiderio di leggerla in forma estesa trova tutta la documentazione a questo link NUOVA CARTA ITTICA REGIONE VENETO: ZONA A e B

Qui sotto invece nell’immagine si legge l’estratto della tabella ripreso nel punto di interesse specifico.

Come consiglieri di minoranza abbiamo sollecitato a più riprese l’amministrazione provinciale a dare risposte in merito ma la questione rimane ancora in sospeso. E quindi per ora il match Zaia vs Fugatti finirà 1 a 0. Il primo senza autonomia ha trovato il modo di liberare comunque le trote fario, il secondo, con l’Autonomia invece, semplicemente no.

I guai non vengono mai da soli.

Specie quando si amministra la cosa pubblica: nell’ambito della sanità pubblica veterinaria, con il pericolo “aviaria” che incombe e con la peste suina africana sui cinghiali. Siamo di fronte ad un’autentica emergenza casa su ITEA, o davanti ad un’ingestibile epidemia di bostrico post Vaia sul sistema foreste. C’è poi una zootecnia schiacciata dalla crisi dei costi, che aggrava la dilagante chiusura di stalle. La proliferazione incontrollata dei grandi carnivori per una zootecnia afflitta, come se non bastasse, da una probabile riduzione di valore dei Titoli PAC. In viticoltura la flavescenza prospera ed ora arriva l’allarme scopazzi (anche) in val di Non. E chissà che finalmente questo svegli l’attenzione al problema diffuso in tutto il Trentino

Insomma sono tali e tante le emergenze che il competente dicastero provinciale deve affrontare che c’è da pensare che chi si trova gravato da tutte queste responsabilità si trovi a trascorrere qualche bella notte insonne. E qui parlo per esperienza. 

Per questo le lanciamo un messaggio di solidarietà e un’esortazione ad avere coraggio. Ma chiediamo anche alla giunta provinciale se non ritenga il caso di intervenire in aiuto alle numerose situazioni critiche irrisolte che un’assessora da sola, si trova a dover affrontare.

1 Marzo 2023 0 Commenti
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