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SCIALPINISMO E SCI ALPINO: convivenza praticabile?

Da Michele Dallapiccola 16 Febbraio 2024

La questione giace esanime sul tavolo della Giunta provinciale ormai da qualche lustro. Se ne sono occupati appassionati, figure istituzionali e politiche di qualsiasi ordine e grado. Eppure ad ogni stagione invernale il problema riemerge con tutta la sua forza. 

In estrema sintesi riguarda la richiesta che si alza da coloro che praticano lo scialpinismo. Per l’esercizio della loro attività, chiedono di poter disporre, almeno parzialmente, della possibilità di utilizzare le piste da discesa anche fuori dall’orario di apertura. Una condizione normativamente impossibile. Al momento della chiusura degli impianti di risalita, queste infatti si trasformano in un cantiere e pertanto risultano interdette ai non addetti ai lavori. 

Da qui la perentorietà alla quale si appellano i gestori per inibire l’accesso alle aree da loro gestite. Luoghi dove si muovono macchine operatrici spesso in condizioni di scarsa visibilità, che metterebbero a repentaglio la vita degli sciatori. Fine della questione

 Eppure complice il cambiamento climatico e le abitudini delle persone, lo scialpinismo sta prendendo sempre più piede ed è abbracciato da una fetta di popolazione che non può venire ignorata. Le “pelli di foca” sono sempre più diffuse, patrimonio ed uso di platea sempre più vasta di pubblico. Non più dunque un manipolo di sfegatati dal fisico d’acciaio, ma sempre più appassionati che si confrontano con la natura invernale affrontando le salite senza l’ausilio della trazione a fune. 

Un paio di proposte tra le tante possibili.

Una prima soluzione, sicuramente tra le più gettonate, sarebbe quella di poter utilizzare anche le piste da discesa, specialmente fuori orario di apertura. In tal caso, al netto degli impedimenti definiti sopra, l’unica strada possibile sarebbe quella di un accordo tra impiantisti e appassionati. Il mediatore di questa operazione non potrebbe essere che la Provincia. Ente che per sua natura è più vicino agli impiantisti e per tanto quello che più dagli stessi può pretendere attenzione.

L’accordo potrebbe concretizzarsi nell’utilizzo di alcune piste in determinati orari  e in specifiche giornate.  In tal caso, la battitura delle discese potrebbe essere programmata in maniera da non interferire con l’utilizzo delle stesse da parte degli sci alpinisti. 

Il disagio nell’alterazione dei programmi di battitura e fresatura della neve potrebbe essere almeno in parte bilanciato dal pagamento di una sorta di skipass dedicato.

Una seconda opzione possibile, certo più onerosa e più complicata da gestire, potrebbe però diventare una soluzione stabile specialmente nelle zone non servite dagli impianti. Esistono già tracciati codificati e conosciuti più per passaparola o per iniziativa spontanea di qualche Ente locale. Ecco, questi tipi di asset andrebbero particolarmente sviluppati attrezzandoli come prodotto ad hoc. 

Si tenga conto che negli anni molte vallate sono rimaste escluse dallo sviluppo di impianti di risalita. Ma oggi questo loro “mancato sviluppo” potrebbe trasformarsi in ghiotta opportunità.

Tutto il Lagorai – ad esempio – si presta perfettamente a questa modalità di valorizzazione e ciò che un tempo fu abbandono, è oggi invece enorme valore. Quello naturalistico e ambientale costituisce infatti un patrimonio immenso. Del suo peso stanno acquisendo consapevolezza non più soltanto uno stretto manipolo di appassionati ma intere categorie, quelle economiche comprese. 

Le valli turistiche più attrezzate forti di un indotto economico elevato potrebbero spingere politicamente a far sì che parte delle risorse a loro destinate vengano implementate. Si dovrebbero infatti finanziare o corroborare interventi già in essere per una leggerissima infrastrutturazione territoriale. Si potrebbe procedere individuando percorsi sul territorio originali e dedicati, evitando il più possibile la necessità di utilizzare le piste da discesa. Se non in minima porzione, se non in maniera più che concordata. Un po’ per intenderci come sta accadendo per il “Gravity” nella bicicletta. Questo tipo di discese utilizzano il sedime delle piste da sci in termini assolutamente marginali.

Pensiamo ad esempio alla Rendena o alla Val di Sole. Valli già ricche di iniziative, fondi disponibili ed esperienza. Il tutto poi potrebbe costituire prodotto innovativo per valorizzare situazioni di transizione. Ma anche il caso della Panarotta è assolutamente emblematico. Lì, si potrebbe mantenere una parte degli impianti esistenti ed una parte dedicarla proprio a questo tipo di attività sportiva all’aperto. 

Come ogni buona idea, per farla viaggiare è necessario un paio di gambe e anche un piccolo portafoglio. E’ necessaria una regia provinciale, foriera di adeguati programmi e finanziamenti. 

ASAT, l’associazione albergatori della Provincia, ebbe già modo di proporre che nella riforma del sistema di promozione turismo, sin dal suo momento di presentazione  fossero istituiti degli enti intermedi di promozione, posti tra il livello provinciale e quello locale denominati ATA, che tenessero conto non dei confini geografici, quanto piuttosto del tipo di prodotto promosso. 

In questa variazione di bilancio si modifica la norma alterando la ragione di finanziamento delle ATA. Ed in effetti ASAT risponde convinta che l’operazione stimolerà la nascita di nuovi prodotti. Ci piacerebbe che uno di questi fosse la codifica di luoghi e tempi dove praticare lo scialpinismo. Secondo le idee immaginate sopra, affiancate se ci sono, anche da altre soluzioni.

I tempi per dare lo spazio che merita questa specialità ora anche olimpica, sono ormai più che maturi.

16 Febbraio 2024 0 Commenti
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La protesta degli agricoltori. Cosa resterà al Trentino?

Da Michele Dallapiccola 14 Febbraio 2024

Le manifestazioni degli agricoltori non arrivano come un fulmine a ciel sereno. Che il comparto soffra infatti di un forte grado di insoddisfazione è fatto notorio e che parte da lontano. Purtroppo va inoltre rilevato che per quanto massiva la protesta è stata alquanto disordinata. 

Non è un caso che nessuna delle organizzazioni sindacali abbia deciso di sostenerla apertamente. Uno scopo comunque lo ha raggiunto poiché si è comunque dimostrata da subito così pesante che nessuna delle azioni sindacali l’ha però nemmeno disconosciuta. Per una volta ha il popolo si è arrangiato. Per una volta il popolo italiano non è stato bue. Avrà seguito certo seguito in maniera sguaiata e disordinata qualche gruppo disorganizzato, più propenso a far caciara che a trasmettere concetti, ma è arrivato ad un punto dove questi concetti li ha trasmessi eccome. Innanzitutto ha provocato una manifesta marcia indietro di Bruxelles almeno su un paio di provvedimenti ma ha completamente marginalizzato la politica populista dal protagonismo di questo disagio. 

Compreso il livello nazionale dove Lollobrigida e Salvini sgomitano per provare a saltare sui trattori degli stessi contadini ai quali si erano dimenticati di aver alzato le tasse poco tempo prima.

Cosa accadrà d’ora in poi, invece qui in Trentino è difficile dirlo. In campagna elettorale erano in molti a lamentarsi della gestione tutta carri-mele e frasi fatte di una politica che alla zootecnia in cinque anni ne ha combinate di tutti i colori. Eppure il meccanismo sono del voto l’ha rimessi tutti li. Al posto dove stavano prima. Noi non demordiamo e continueremo nel nostro lavoro di controllo e denuncia. lo dobbiamo a chi, di questo stato di cose, esattamente come noi, non è affatto contento.

UNA PROTESTA POCO CAPITA

Dicevamo dunque che dall’esterno sembra quasi che la società civile nel suo complesso, questa condizione la comprenda davvero poco. Nella migliore delle ipotesi viene fatta di ogni erba un fascio e i discorsi sono spesso afflitti da un sacco di stereotipi. Cerchiamo di capire insieme i perché riferibili almeno a quattro macro-motivi.

I figli di nessuno.

Innanzitutto in Italia e ancor più in Trentino la protesta è figlia di nessuno. Nel senso che nel resto d’Europa le organizzazioni sindacali e le parti sociali, a ragione o a torto, le responsabilità organizzative se le sono prese tutte. Qui da noi invece il primo movens è partito da chi voleva più strumentalizzare la rabbia dei contadini che pensare alla loro soddisfazione. 

E’ forse da qui che la stessa politica e la società in senso diffuso, parti sociali comprese, si sono ritrovate a far più da spettatori che interlocutori. Vittime molto probabilmente dei vari pregiudizi. A livello nazionale e dunque trentino agli imprenditori agricoli più esasperati non è rimasto che agganciarsi a chi già aveva avviato la protesta per ragioni più puntuali e specifiche. 

In Olanda, la riduzione del bestiame imposta dal governo, in Germania il taglio dei contributi al gasolio agricolo, e più in generale e livello complessivo la battaglia politica e sociale contro i fitofarmaci ed altre incomprensibili amenità.

Una misura che oggi ha raggiunto il colmo, al punto da far scoppiare un vero e proprio movimento trasversale indipendente, autogestito, che in Italia e ancor più in Trentino si sta muovendo al netto di organizzazioni varie. Snobbando anche quella politica populista che prova a cavalcare la tigre. Fanno ridere in tal senso i motti alla Salvini o Lollobrigida che hanno aspettato a saltare sul trattore dei protestanti solo dopo che erano state prese delle decisioni politiche a molte delle quali avevano incredibilmente preso parte. 

I tanti responsabili

Oltre ad essere difficile capire a chi organizzi davvero questa protesta non è altrettanto chiaro a chi si rivolga davvero il Movimento dei Trattori in piazza. A livello nazionale la destra incolpa chi c’era prima. Eppure Salvini e la lega sono al governo a vario titolo almeno dal 2018. Poi c’è Bruxelles. Ed anche in questo caso appare assai complicato ed ingeneroso protestare contro un ente che dedica un terzo delle sue risorse proprio al comparto agricolo. E’ pur vero che le risorse andrebbero distrutte in maniera più equa se è vero che il 20 % degli agricoltori introita l’80 % delle risorse ma è palese che senza sostengo europeo il comparto andrebbe in profonda crisi

Il rapporto tra contadini e società

Il terzo importante fattore che inquina il senso della protesta è poi forse una visione complessiva della classe contadina che a livello locale non mette tutti gli imprenditori agricoli sullo stesso piano. Pensiamo ai melicoltori della Val di Non, ai viticoltori della rotaliana o agli allevatori di vacche della Val dei Mocheni o della val di Rabbi tanto per citare due esempi. Eppure, ognuno di questi, in funzione della propria storia personale ha contribuito allo sviluppo economico del Trentino. Anche fuori dal proprio impegno diretto. Un territorio coltivato infatti, costituisce un fortissimo elemento di trazione per il nostro sistema economico turistico. Nonostante questo sia un fattore che tende ad essere dimenticato. Anzi, capita spesso di imbattersi in una vera e propria “invidia del trattore”. La vive chi omette di pensare alle rate che sta pagando chi ha invece dovuto comprarselo per poterci lavorare

Quanto contano davvero gli agricoltori nelle urne?

Il quarto fattore in causa sta tutto nella scarsa capacità degli agricoltori di riuscire a farsi valere a livello politico. Sempre pochi e ben divisi sia a livello locale che più in generale a livello nazionale ed ancor più europeo sono sempre arrivati secondi rispetto a chi invece, le proprie rimostranze è riuscito a farle valere, eccome. Pensiamo al mondo ambientaliste ecologista e a quale con tutte le sacrosante ragioni della cara Greta Tunberg, un certo appunto va fatto. Sembra infatti che le istanze a spinta green siano molto più ascoltate dalla politica rispetto a quelle delle persone che lavorano la terra. 

Ma in fondo e molto semplicemente, se oggi gli agricoltori protestano è in gran parte per lamentare un disagio generale divenuto ormai insopportabile a fronte di un lavoro sempre meno remunerativo. Reso poi sempre più complicato dal fatto che rispettare l’ambiente pare sia un compito o un gravame soltanto a carico loro. Va da sé che non può essere così. Dobbiamo capirli.

14 Febbraio 2024 0 Commenti
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Giunta regionale? Lavoro poco ma soldi facili! 

Da Michele Dallapiccola 1 Febbraio 2024

Avanti è libero nella più alta istituzione regionale. E se i posti sono più dei pretendenti non c’è problema, ne inventeremo di nuovi.

A dirlo la stessa maggioranza che si fa sostenere da falangi estreme che quell’istituzione vorrebbero abolirla. Un governo regionale che imita lo scandalso passo della Provincia di Bolzano dove, non riuscendo ad accontentare tutti i pretendenti, si è aumentato il numero degli assessori. 

Ora quel triste esempio potrebbe diventare metodo anche per la Regione. Pare che la parte di maggioranza trentina sia particolarmente afflitta da delusi e insoddisfatti del proprio risultato elettorale. E come si fa a negar loro il contentino di una piccola poltrona in giunta regionale? Così essendo limitato il numero di posti anziché far ragionare i delusi si creeranno ulteriori dicasteri dotati di indennità aggiuntive anche per loro. Nell’incomprensibile silenzio della collettività.

Ma in fondo è così, che ormai non si scandalizza più nessuno. La maggioranza gongola del suo risultato elettorale e a denunciare a a protestare siamo rimasti in pochi. 

Teniamoci tutto allora. Dai grandi carnivori pericolosi, agli stipendi più bassi d’Italia, agli appartamenti sfitti e le persone meno abbienti per strada. 

Forse è questo il nuovo Trentino, quello che se ne frega di chi sale al potere, quello che “però dai, alla nostra sagra sono sempre venuti”

Evidentemente va bene rivedere ancora e ancora un’altra volta il solito classicone natalizio di “Una poltrona per due”

1 Febbraio 2024 0 Commenti
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Perchè il lupo sulle nevi della Val di Fassa deve far preoccupare tutto il Trentino?

Da Michele Dallapiccola 24 Gennaio 2024

Potrebbe sembrare una di quelle considerazioni che la destra definisce come tipica degli ambientalisti da salotto. Dietro alle probabili immagini di un lupo confidente in Val di Fassa si nasconde invece qualcosa di molto più cupo e trasversale. Non soltanto per la componente ambientalista ma per tutti i cittadini; dal più disinteressato fino al più concreto degli imprenditori agricoli. 

Ma facciamo un passo indietro e contestualizziamo il pensiero qui sopra con ciò che è successo in queste ore. 

Sui media locali è stata infatti diffusa l’immagine di un canide confidente con gli umani. Il tutto è avvenuto sulla neve a Saint Jean, in una zona affollata della Val di Fassa, gremita di turisti, abitanti e di animali. Le interpretazioni visive sulla specie alla quale appartiene questo canide si sprecano. La personale esperienza e valutazione dell’unico vero elemento che permette di distinguere il cane dal lupo in un’immagine è però la lunghezza della coda. Per questo, con ogni probabilità qui siamo verosimilmente di fronte ad un esemplare di lupo. Ebbene il fatto che esistano animali selvatici così “antropizzati” assume almeno un paio di significati.

Da un lato la popolazione locale non ha ricevuto le informazioni sufficienti e necessarie per far sì che non si verifichino queste forme di abitudine. Che non si adottino insomma dei comportamenti umani favorendo l’avvicinamento dei selvatici. 

D’altro canto non possiamo nemmeno apprezzare l’amministrazione provinciale. Tutt’altro che pronta e prodiga ad effettuare opere di dissuasione per impedire che si sviluppino comportamenti di questo tipo. 

Insomma è ancora una volta la cifra che contraddistingue questi fatti è l’assenza   delle istituzioni provinciali uniche e responsabili e proprietarie della custodia della specie lupo. 

Non ha giovato nemmeno il cambio di persona a capo del dicastero alla fauna. Un politico certo premiato dal successo alle urne che non ha certo in cima alle sue corde la stima e l’amicizia con gli allevatori. I fischi presi alla recente manifestazione degli allevatori proprio al suo paese lo certificano in pieno. 

Difficilmente dunque lo vedremo districarsi tra un allevamento e un pastore a capire bene cosa significhi convivere con lupo e con orso. Del resto è molto più comodo trascorrere il tempo a inaugurare fiere o manifestazioni turistico sportive tra cotillon e rinfreschi da jet set.

E così il risultato è un pieno pasticcio. Prima che succeda qualcosa l’animale andrebbe rimosso. Il percorso giuridico amministrativo per farlo però, a causa di tutte queste omissioni offre un sacco di falle. Ricorsi, proteste e un sacco di noi in capo a chi le vuol dimostrare. 

Nel pieno della stagione turistica dopo i danni da mancata gestione orso, speriamo che ora non tocchi alla Val di Fassa, con quelli da mancata gestione dei lupi confidenti.

24 Gennaio 2024 0 Commenti
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Arriva il consiglio regionale. Abbasso il Consiglio Regionale.

Da Michele Dallapiccola 7 Gennaio 2024

Per qualcuno sembrerebbe proprio di si. Forse è per questo che è stato convocato nel giorno di San Valentino.

Forse qualcuno che ha ancora un briciolo di cuore per l’Autonomia, ha invocato il santo patrono degli innamorati a stendere la sua benedizione sulla giunta regionale? Perché a guardare ciò che sta accadendo dentro agli esecutivi provinciali, di un po’ d’amore, ce ne sarebbe davvero bisogno. Le prese di posizione e le liti sono all’ordine del giorno. Spesso anche in maniera irriconoscente.

Paradigmatica quella del Patt, in giunta col secondo assessore (se mai il primo lo sia mai stato) grazie alle prese di posizione dei fratellisti. Gli stessi che, cinque minuti dopo la sua nomina, il segretario assessore ripescato dichiarava di voler arginare. Chissà come verranno gestite posizioni radicali intestine alla maggioranza a Trento dove, come per loro tradizione, Cia e Kaswalder continuano a tenere banco.

Intanto a Bolzano i Freiheitlichen, ad un passo dall’entrare in giunta si alleano coi pasdaran dell’opposizione per tentare un golpe alla regione. La mozione da loro presentata come atto politico di debutto in Consiglio Regionale è alquanto inquietante. Per quanto dimostrativo, racconta che clima si respiri in regione. 

È poi singolare leggere di un’ipotesi di gruppo misto regionale formata da membri di opposizione provinciale trentina vera (Degasperi) o più sopita come quella di membri di maggioranza provinciale. 

Meno curioso può essere invece l’adempimento ad aderire ad un altri già formati. Si tratta di un atto obbligatorio per quei gruppi consiliari mono-rappresentati. 

Casa Autonomia.eu è senza dubbio uno di questi. Al di là dei tecnicismi regolamentari trova però in Campobase assoluta sintonia. Molti gli elementi di reciproco pensiero politico. Per queste due forze politiche è stato dunque naturale proseguire con le stesse forme di collaborazione stretta che sono già occorse e che ancora avverranno anche a livello territoriale. Arco ne è l’esempio più eclatante. Entrambi i movimenti hanno interesse a mostrarsi vicini e collaborativi. Separati soltanto da pochi elementi di distinguo. Più civici, di estrazione popolare i campobasisiti, più interessati alle tematiche che guardano a nord, con spirito progressista, gli Autonomisti di MCA.eu. 

Lo stesso contenitore dunque con la comune matrice democratica popolare. Con un vantaggio alle spalle. Aver collaborato dal lontano 2008 nelle giunte Dellai e poi Rossi, ottenendo ottimi risultati sul piano politico e amministrativo. È stato un tempo d’oro per gli Autonomisti. Tempo dentro al quale hanno portato a casa i migliori risultati della loro lunga storia politica. La stessa che oggi hanno tradito per molto, ma molto meno.

Ci vedremo in Consiglio Regionale.

7 Gennaio 2024 0 Commenti
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Valdastico a Rovereto: ed ora il Patt che fa?

Da Michele Dallapiccola 30 Dicembre 2023

Negli oltre settant’anni di storia del parlamento trentino, questo “nuovo” Patt è senza dubbio responsabile del più eclatante capolavoro di giravolta politica che si sia mai visto.

E come spesso accade nei partiti, queste azioni trovano responsabilità nelle figure di vertice. E infatti, alla guida del salto, troviamo una dirigenza fortemente condizionata dal suo instancabile Presidente. Al traino, un Segretario che ha sempre dato l’impressione di comportarsi in maniera così eterodiretta da assumere simbiosi politica col suo mentore.

Così, dopo il Congresso del 2022, rivelatosi un’autentica farsa, al grido di “uniamo gli Autonomisti!”, (i due qui sopra) hanno cercato di fondersi con chi avevano cacciato. Parliamo dello stesso indomito Kaswalder che ora minaccia barricate e battaglia al prossimo congresso. Dopo esser salito (sempre su invito del duo di cui sopra) sull’autobus del Patt per rientrare in Consiglio ora ricorda a tutti che il suo movimento, spento non lo ha mai. “Ora, a me la guida del Partito o me ne rivado” sembra far capire a tutti.

Nel frattempo la corposa ala sociale degli autonomisti se n’è andata da un pezzo, formando una nuova compagine. Superato il suo primo compleanno Casa Autonomia.eu ha potuto dimostrarsi a tutti ciò che è. Un movimento trasparente ed onesto formato da persone particolarmente sensibili alla solidarietà e all’autonomismo progressista, stufe delle fandonie e delle omissioni. Dei soliti due qui sopra. 

Così, ciò che rimaneva del loro svuotato partito, ha destato l’attenzione dei dorotei di Grisenti. E anche da loro, il Patt è stato sfruttato come un taxi per entrare in Consiglio Provinciale, occupandone tutti i posti disponibili fino a quel momento. Oggi, la novità per gli autonomisti in Consiglio la rappresentano loro. Il giudizio sulla freschezza di questo messaggio lo lasciamo a ciascuno di voi. Come unica cosa certa, intanto, la distanza siderale dei tempi in cui gli stessi definivano le stelle alpine fiore da sottoscala della giunta. 

Le ambiguità di una dimenticata posizione politica.

Ebbene, lì in quel sottoscala ora vive l’assessore ripescato che dovrà affrontare il primo rebus delle sue ambiguità. Protestò contro la Valdastico a Rovereto, applaudì per l’accordo Rossi-Delrio sullo stesso asset che pure il suo attuale amato Fugatti ricorda in Consiglio Provinciale. Ora nelle vesti di un nuovo cappotto tre quarti da politico serio, prova ad affermare che è necessaria una nuova operazione ascolto. Ma di chi? 

Le persone ti risponderebbero: “hai promosso manifestazioni e riunioni col tuo partito per esternare la tua contrarietà, hai letto delle posizioni chi chi vive a Rovereto e nelle valli del Leno, non ti è bastato?”

L’ambiguità è una caratteristica che troppo ha afflitto il duumvirato alla guida del Patt. Ha generato la più grande delle scissioni dalla sua fondazione ormai più di 70 anni fa. Ora dai suoi minimi storici per numero di tesserati, il Patt proverà a spiegare l’inspiegabile. Dopo l’alleanza da libro paga (politica) con Lega, dopo quella con Fratelli d’Italia, dopo aver favorito il ripescaggio di un bocciato dalle urne, alla faccia della democrazia interna del partito, arriverà anche questo nuovo ulteriore voltafaccia? 

Se così sarà, la proposta di uscita della Valdastico a Rovereto, agli “autonomisti saltafosso” tutto sommato non sembrerà poi così male. Siamo in tanti, pronti a scommetterci.

30 Dicembre 2023 0 Commenti
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Orso: tra sicurezza per le persone e tutela dell’immagine turistica del Trentino fuori dai suoi confini.

Da Michele Dallapiccola 29 Novembre 2023

Riuscirà la politica degli slogan a risolvere questo difficile rebus?

Che la Famiglia Lunelli sia dotata di un buon fiuto per gli affari è fatto notorio. Ne è riconoscibile la capacità di perseguire aspetti legati alla qualità del prodotto, collegata ad un’intensa attività di marketing e promozione. Basti pensare al valore che ha avuto in questi anni l’aver accompagnato sul podio i campioni di Formula1 con le sue famose bottiglie.

Tra i produttori del Trentodoc, poi, l’effetto traino si sente tutto. E fin qui penso siamo tutti d’accordo.

Per questo colpisce l’aspetto di una delle loro confezioni, frutto certo di un’arguta strategia di marketing che ritrae l’immagine di un’orso sulle confezioni delle loro preziose produzioni. Certo la foto è artificiosa, visto che plantigrado e inverno non vanno tanto d’accordo. È o non è animale emblema per il letargo?

Ma l’artificio forse ben peggiore è quello che lega l’orso all’immagine della nostra Provincia.

Da un lato una delle migliori Aziende del Trentino si sforza di valorizzare la parte buona di questo accostamento. Come poteva essere, non è stato, e difficilmente mai sarà. Perché dall’altra, la politica passa poi a mandare tutto in corto circuito.

Fugatti ha vinto le elezioni al grido in TV “ammazziamoli tutti”! Uno slogan (che potete scommetterci rimarrà per sempre tale) tanto piaciuto ai trentini quanto ritenuto deplorevole nel resto d’Italia. Sembra incredibile che sulla presenza dell’orso in Trentino, dopo un quarto di secolo dalla sua reintroduzione, ci sia ancora tanto da scrivere. Soprattutto per quanto riguarda la sicurezza nella convivenza con le persone.

Ma lo stridore dell’accostamento qui sopra la dice lunga sullo scarso impegno della politica a voler trovare soluzioni che vadano al di là di dare colpe a Roma e Tar. Nel buon nome del Trentino e nel rispetto della sua immagine turistica fuori dai confini.

Da una parte l’impresa ha provato a ricostruirla, dall’altra la politica ha fatto di tutto per disfarla.

Ora, orso e turismo sono due competenze assessorili che sono nelle mani della stessa persona come fu per il sottoscritto qualche anno fa.Saremo in tanti, ad osservare con curiosità come andrà a finire. Intanto, almeno su uno dei vari aspetti, dalla Famiglia Lunelli un suggerimento è arrivato.

29 Novembre 2023 0 Commenti
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Il Governo trentin-nazionale dalle promesse facili? Eccone i risultati prima ancora di cominciare.

Da Michele Dallapiccola 17 Novembre 2023

Giusto un mese fa il Matteo nazionale calcava i palchi della città santificando il suo candidato Fugatti fin oltre l’inverosimile.

Col senno di poi, sondaggi ed avversari politici lo lasciavano piuttosto tranquillo. E per i locali sembrava potesse aprirsi un lustro amministrativo tutto “sul velluto”. Con la Giunta reggente rivotata al completo, i trentini avrebbero potuto dormire sogni tranquilli. Sanità? Dov’è il problema? Lupi ed orsi? Tutto sotto controllo. Scuola? Mai andati cosi bene.

Eppure, oggi, rumors romani piuttosto circostanziati generano anche nei trentini meno attenti alla politica un sicuro senso di fastidio.

I fondi provenienti dal PNRR, dedicati a Trento alla realizzazione del Bypass ferroviario potrebbero esser già stati trasferiti altrove. In pratica, il miliardo di € che sembrava già riservato al miglioramento della qualità di vita dei trentini sarebbe stato dirottato altrove. Lo zampino? Quello del principale azionista politico del partito al governo anche del Trentino.  

Qualora confermata questa notizia si configurerebbe come una tragica beffa. Particolarmente rivolta a chi Fugatti, Salvini e affiliati leghisti vari se li è bellamente votati meno di un mese fa. 

Ora, un Movimento autonomista che si rispetti quale è CasaAutonomia.eu non può permettersi di far passare inosservata questa triste condizione. Che permette di fare capolino a tristi presagi.

Far gravare tutti i costi del bypass su RFI potrebbe infatti determinare un’oscura stagione a venire dove l’opera viabilistica potrebbe non partire o peggio ancora non concludersi mai. Immaginate un cantiere aperto, all’infinito con tutte le problematiche annesse e connesse alle attività di bonifica e di gestione degli inquinanti!

In queste ore abbiamo potuto constatare gli esiti del complicatissimo Cencelli nelle mani di Fugatti. Mentre a Roma la Lega sembrerebbe cavarsi le castagne dal fuoco sfruttando l’ennesima Provincia conquistata. Coi Governatori zitti zitti che in assonanza con la politica nazionale faranno finta che non sia successo nulla. 

“Viva il Trentino, viva l’Autonomia” diceva un partito locale un tempo attento a queste disgrazie politiche. Oggi troppo impegnato ad sperare in qualche “poltrona di riserva”, impone a noi di ereditare ed esprimere un serio e sentito pensiero critico.

17 Novembre 2023 0 Commenti
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CasaAutonomia.eu in alternativa al PATT: etica e coerenza in luogo di un vecchio, trasfigurato autonomismo.

Da Michele Dallapiccola 14 Novembre 2023

Ci eravamo ripromessi di non parlarne più. Casa autonomia.eu, l’ala sociale degli autonomisti ha da tempo fatto una scelta di campo precisa.

Avevamo deciso di continuare con le nostre proposte smettendo di commentare le scelte politiche altrui. Eppure, i vecchi autonomisti, quelli che un tempo si potevano definire identitari, continuano a dar spettacolo. Nonostante i risultati delle urne abbiano parlato chiaro. Un patrimonio di 75 anni di storia dilapidato dal peggior risultato elettorale di sempre. Anche tenendo conto dell’iniezione di voti ottenuta dal supporto di una parte di ex democristiani dorotei. E volutamente citiamo il supporto parziale perché, di questa sopravvissuta, non organizzata parte politica, osserviamo numerose infiltrazioni in tutta la compagine destroide al governo del Trentino.

Come detto in apertura, la cronaca politica di queste ore ci spinge invece a parlarne ancora.

Nel vecchio mondo autonomista (o quello che ne rimane) si sente infatti parlare di ripescaggi e di adesioni obbligate da fideiussioni. In pratica si parla di soldi, di posti di potere e di mantenimento di uno status quo anche economico. Così sono proprio i vecchi autonomisti a finire per dipingere la politica come venale, senza sponde ideologiche o coerenza.

Eppure è questo che stanno dipingendo i dorotei con i seguaci di quel che resta delle stelle alpine. Che ricordiamolo erano partite col Congresso del ‘22 al motto di voler pensare fuori dagli schemi, mai con Fratelli d’Italia e spergiurando di rifiutare qualsiasi accordo in funzione dei posti di potere (volgarmente detti “careghe”)

Nella constatazione di questi nuovi dati di fatto, troviamo la ragione del nostro intervento di oggi. Siamo infatti convinti che siano ancora molti gli autonomisti delusi da questo recente triste teatrino che si aggiunge al deludente risultato elettorale. Ci riferiamo a chi pur malvolentieri ha votato le stelle alpine ma parliamo anche a chi, pur dichiarandosi comunque affezionato all’alpino fiore, ha deciso di praticare l’astensionismo. È a loro che rivolgiamo il nostro invito ad aderire al Movimento giallo. Sono persone ricomprese nel 70% dei trentini che non hanno scelto Fugatti e la destra italiana al governo della nostra provincia.

Intendiamoci, la compagine che noi sosteniamo non è scevra da responsabilità. Non ci sarà futuro diverso se la sinistra non saprà trovare una nuova strada per continuare ad avere l’appeal che aveva un tempo.

Ma senza guardare in casa gli altri noi insistiamo sul nostro messaggio politico. Della nostra coalizione noi occupiamo saldamente il centro autonomista. Sarà dunque un messaggio culturale il nostro, sarà un messaggio ricco di spunti rivolti ad un governo provinciale che ha sempre dimostrato di ignorare i suggerimenti e preferisce sbagliare da solo. Ciò che non può succedere però è che tutto questo avvenga nel nostro silenzio.

Cultura autonomista, cultura amministrativa e presenza sul territorio saranno la cifra che anche in questo nuovo corso contraddistinguerà CasaAutonomia.eu

14 Novembre 2023 0 Commenti
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Grandi Carnivori: siamo alla resa dei conti.

Da Michele Dallapiccola 11 Novembre 2023

La legislatura appena trascorsa è andata via a suon di promesse. Ed è stato un successo. È inutile negarlo. Ai trentini le promesse della lega son piaciute un sacco.

Nel campo della gestione del Grandi Carnivori poi non ne parliamo. Dove più sono presenti lupi ed orsi, più sono arrivati voti per fugatti.

Così, fallimenti di risultati, predazioni e problemi a non finire non fanno neanche più notizia. Che sia questo raggiunto l’obiettivo politico? Azzerare le reazioni lasciando che tutto proceda per conto proprio?Leggendo le notizie politiche di queste ore, lo sconcerto si aggrava ancora di più.

Non tanto per l’ingerenza della giustizia sulle decisioni della politica locale (del resto per suo compito, cos’altro dovrebbe fare?) quanto piuttosto leggerne le, finora inascoltate, motivazioni.

Insistere su prevenzione, formazione e informazione non sono vezzi da radical chic di città ma un evidente strumento per ottenere il permesso dello step successivo. In pratica va fatto tutto il possibile per salvaguardare la specie, le produzioni animali e la sicurezza delle persone.

Solo allora potrà arrivare il permesso dello step successivo. Quello del controllo dei Grandi Carnivori che è il vero obiettivo della legge 9/’18. Già lì si prevedeva l’adozione di piani di gestione, ancora tutti da attuare. Dal 2019!

Siamo ancora ai blocchi di partenza di questo mandato amministrativo. Dopo un periodo piuttosto buio. Una notte (politica) che si sa, di solito porta consiglio. Qui sopra abbiamo dato il nostro.

Per CasaAutonomia.eu

Paola Demagri Consigliere provinciale

Michele Dallapiccola Segretario politico

11 Novembre 2023 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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Michele Dallapiccola
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