Michele Dallapiccola
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Il Trentino, i suoi orsi e il resto del mondo. Come andrà a finire?

Da Michele Dallapiccola 23 Aprile 2023

La sensazione che il Trentino e i suoi plantigradi siano un problema tutto e soltanto locale è uno stato di cose, mi par di percepire, sempre più evidente a tutti.

Per farsi un’idea di quanto importi alla destra nazionale dei problemi del Trentino basta riflettere sui commenti di Salvini e Meloni riguardo all’argomento orso. Zero! Silenzio assoluto. La paura di inimicarsi la maggioranza degli italiani lascia i trentini alla mercé di tutto e del contrario di tutto.

Poco aiutano le rassicurazioni del Picheto F., Ministro italiano che a ribaltare la propria posizione sul cosa fare con gli orsi aggressivi nelle mani della PAT, ci ha messo 24 h.

Adesso un po’ alla volta la verità viene a galla. Con l’unico strumento operativo, al netto dell’ordinanza contingibile ed urgente, che rimane la legge 9/2018. Si tratta dello strumento ottenuto dopo un sudatissimo braccio di ferro con le istituzioni superiori, durante lo scorso mandato legislativo. Strumento che dal 27 settembre 2019, momento in cui supera il vaglio della corte costituzionale, andava immediatamente valorizzato.

Siamo altresì convinti che a maggiore coerenza ed impegno del Trentino, sarebbe corrisposta maggiore credibilità sul piano nazionale. Una provincia che opera con puntualità e coscienza, avrebbe ottenuto un maggior favore da Governo e ISPRA specialmente nel sostegno alle azioni da compiere prima che accadano le disgrazie.

Invece fin dall’inizio del mandato si è cercato di parlarne il meno possibile. Assenza di riunioni pubbliche, perché sono cose da animalisti, minore sostegno alle opere di prevenzione perché le chiedono le opposizioni. E così alla fine, la lega inoperosa si è trovata con tutti i nodi al pettine alla fine della sua legislatura.

E nei prossimi sei mesi? Prepariamoci ad un autentico can can mediatico senza che ci sia nessuna soluzione. Anzi! Nel frattempo a destra i partiti alleati in provincia e in Italia, si fanno concorrenza sui tabloid. Sembra quasi una gara a chi ci specula sopra di più.

Fratelli d’Italia convoca un tavolo con le parti sociali.

Come l’acqua calda inventa qualcosa che c’è sempre stato. Anzi una volta si teneva con regolarità, assieme a quello della comunicazione. Solo che i Fratelli ne sono inconsapevoli anche perché la lega ha da tempo deciso di insabbiare tutto. Forse pensavano che a non parlarne, gli orsi si sarebbero dimenticati di loro. Di sicuro gli orsi non si sono dimenticati di noi.

Invece ci sono riusciti Salvini e Meloni che infatti degli orsi – e dei trentini – non ne parlano affatto. Speriamo che tra tavoli e improbabili convegni, almeno Fratelli d’Italia impari qualcosa del Trentino.

23 Aprile 2023 0 Commenti
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GLI IMMIGRATI? AIUTANO L’ECONOMIA. AD AMMETTERLO ADESSO È ANCHE IL GOVERNO MELONI

Da Michele Dallapiccola 23 Aprile 2023

Le battaglie della destra populista li hanno sempre definiti “risorse boldriniane” Come se il patronato etico-politico nei confronti degli immigrati appartenesse alla ex Presidente della Camera. Oggi, come una nemesi, di fronte alla realtà, gli immigrati diventano una risorsa anche per il governo Meloni. 

Accade infatti che Giancarlo Giorgetti, Ministero dell’Economia scive nel Def – il principale documento di programmazione economica del governo – che l’arrivo di popolazione straniera in età lavorativa potrà migliorare il rapporto tra debito e Pil anche di 30 punti: «Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro», si legge.

Anche nel rapporto Ocse 2021 si dice che i migranti contribuiscono in tasse più di quanto ricevono in prestazioni assistenziali, salute e istruzione. Piaccia o no. 

Per l’Italia il loro contributo all’economia vale quasi 144 miliardi, il 9 per cento del Pil che è tornato a crescere e così l’occupazione straniera. Il tasso di occupazione degli stranieri è oggi al 57,8 %, ancora leggermente inferiore rispetto a quello degli italiani (58,3 %).

Gli aspetti locali della crisi.

Nel Trentino asfittico alla perenne ricerca di personale per qualsiasi attività questo è un dato più che familiare. Agricoltura, turismo, commercio: tutti alla disperata ricerca di personale. 

I numeri sono impietosi: mezzo milione di persone convivono e in parte lavorano per quasi 6 milioni di turisti che si fermano qui per oltre trenta milioni di notti. 

Ai settori, i trentini di manodopera propria non ne vogliono offrire più. I fattori? Molteplici. Innanzitutto la denatalità. Manca la “materia prima” cioè le persone perché nascono sempre meno figli. In secondi luogo l’ascensore sociale dove tutti si imbarcano ha messo in cattiva luce la stagione la gavetta che gli adolescenti del boom e post boom economico praticavano in gran numero. Sono pochi insomma quelli che in gioventù, decidono di impegnarsi in una “stagione “ lavorativa. E poi gli stipendi. Fermi, miseri, bloccati da un costo del lavoro e prassi d’impresa in grado di scoraggiare qualsiasi buona volontà. 

Così, ad occupare i gradini più bassi dell’occupazione, si rendono disponibili figure professionali che per stato sociale o psicologico sono disposte ad accettare condizioni di vita dai trentini inaccettabili. Questo non può essere un futuro e nemmeno un presente. 

Una nazione, una provincia che si rispetti non può pensare che ci possano essere cittadini di serie A che sfruttano cittadini di serie B. 

Ma di questa faccenda potremmo finire a disquisire ore. Per ora è già importante che sia sempre più evidente che di una “buona” immigrazione, gestita e non subita, abbiamo estremo bisogno.

E forse nella notte dell’era leghista che grida “al negher” comincia a farsi un po di luce

23 Aprile 2023 0 Commenti
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17 agosto 2017: come la pensavo.

Da Michele Dallapiccola 21 Aprile 2023

E la penso tutt’ora.

Anche se nel frattempo non ci fermammo qui. Riuscimmo a promulgare la legge 9/2018 che oggi sta usando Fugatti. Purtroppo solo dopo il fatto di Caldes.

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21 Aprile 2023 0 Commenti
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La melicoltura. Un settore dove tutto va bene?

Da Michele Dallapiccola 20 Aprile 2023

Due passi a Fiorinda, la bella manifestazione in bassa Val di Non in questo scorso fine settimana, sono stati più che sufficienti per farsi un’idea delle principali preoccupazioni del settore melicolo. 

Un luogo comune di noi trentini è quello che vede il melicoltore professionista come un imprenditore impegnato, certo, ma anche piuttosto fortunato. In effetti, osservato dal piano nazionale, il settore ha regalato all’economia trentina ben più d’una soddisfazione. Senza trascurare che al comparto la politica locale ha da sempre dedicato una tensione quasi parossistica.

Eppure se vogliamo cercare (neanche tanto) il pelo nell’uovo alcune questioni “storiche” sono in realtà rimaste inevase.

Non tutte le mele trentine provengono dalla Val di Non. E di conseguenza non sono eguali i bilanci. Per varie conosciute ragioni. Inoltre, la melicoltura in generale è in costante tensione alla ricerca di una sostenibilità da sempre inseguita a fatica.

Fortunatamente, la proverbiale affidabilità e qualità del settore hanno fatto la loro parte. Quest’anno poi, l’export ha drenato prodotto, pare, molto bene. 

Gran parte del settore gode tranquillità all’ombra di un sistema assicurativo mutualistico, padre di tutti gli ombrelli, panacea di ogni male sempre più di stagione. 

Riaffiorano, mai sopite le polemiche (ovviamente del mondo non agricolo) riguardanti gli aspetti ambientali. Il sistema tampona (a fatica) le tante preoccupazioni. FEM e APOT fanno la loro parte ma saranno sempre più i consumatori ad orientare scelte e capacità produttiva.

Intanto il sistema è sempre più preda della schizofrenia più acuta. Il cliente cerca perfezione nel carrello della spesa ma quando è fuori dal supermercato vorrebbe un mondo , naturale, privo di chimica, praticamente preistorico nella sua condizione organica.

I guai per il futuro dell’ortofrutta non solo nonesa, non si fermano però soltanto all’eterna battaglia tra chimica e razionalità.  C’è un aspetto grave e prepotente che è emerso in tutta la sua sostanza in questo tanto recente, quanto drammatico, periodo di siccità. 

L’approvvigionamento idrico. Un tarlo sempre più macroscopico 

Alla questione, questa legislatura, diciamocelo pure, regala una conclusione con poco di fatto. Gli impegni progettuali attualmente in campo sono tutti caricati sul PNRR. La cui solidità finanziaria, costantemente messa in discussione a livello nazionale ed europeo, non permette certo sonni tranquilli. Quel poco che è arrivato o che è stato promesso arriva giusto a sfiorare la soddisfazione delle reali necessità.

Mancano bacini, interconnessioni e un Piano completo noneso e provinciale. La PAT dovrebbe  offrire anche poche ma solide certezze trentine.  Invece siamo ancora qui a inseguire abbondanti ma fantasiose promesse nazionali. 

Eppure la Giunta Provinciale continua a lanciare segnali che per le cose che le interessano i fondi ci sono tutti. A a suon di bollettini Stampa, costati fior di quattrini dei contribuenti, è stato fatto recapitare  ad ogni famiglia del Trentino il piano strade di questa amministrazione.  Un libro dei sogni da un miliardo e passa di euro. Praticamente quello che dovrebbero stanziare i prossimi quattro presidenti della provincia nei loro corrispondenti prossimi quattro vent’anni di governo. 

Ecco, trovo assai disdicevole che in tutto questo bailamme di promesse, per finanziare bacini di accumulo e sistemi di irrigazione, si invochino fondi provenienti da Roma. 

A sto punto c’è da sperare che il bollettino di promesse delle opere stradali di cui sopra, non arrivi fin laggiù. In maniera molto secca (ma anche logica e sensata) il Governo ci potrebbe indirizzare a trovare questi soldi nel “miliardo e trè” di strade, viadotti e gallerie promessi dal caro Fugatti. Tra una variante mai partita e una Valdastico mai riuscita, qualche bacino o impianto irriguo ci sarebbe già stato.

20 Aprile 2023 0 Commenti
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CasaAutonomia.eu: bene la cattura di JJ4.

Da Michele Dallapiccola 18 Aprile 2023

Ora al lavoro per mettere in sicurezza le valli trentine con la rimozione di Mj5 e di tutti gli altri orsi potenzialmente dannosi e/o pericolosi.

La delibera di modifica del PACOBACE N° 2141/2014 e la legge n° 09/2018 per la gestione dei Grandi Carnivori, rappresentano le norme cardine per governare la presenza dell’orso nei nostri territori. Sono state promulgate dalla precedente amministrazione provinciale. Accanto alle Ordinanze del Presidente della PAT emesse ai fini di tutela della pubblica incolumità, rappresentano il più concreto sostegno normativo alle azioni di messa in sicurezza delle zone fortemente segnate in questi giorni dai tragici, dai fatti di interazione dell’orso con l’uomo. Prime fra tutte la Val di Non e la Val di Sole.

Suggeriamo un supplemento di valutazione circa il destino di Jj4. 

Rimaniamo infatti convinti che il destino un animale selvatico sia senz’ombra di dubbio passare a “miglior vita” rispetto alla sedazione in gabbia per il resto dei suoi giorni. 

In questo specifico caso però abbiamo assistito ad un grave disagio mediatico provocato dalle iperboliche esternazioni di profonda avversione da parte della Provincia di Trento alla presenza dei plantigradi sul nostro territorio. 

Questo stato di cose ha consegnato la Provincia ad un’antipatia disseminata a livello nazionale. Con tutta la sua onestà, il Trentino non la merita. Inoltre, il gran parlare di orsi feroci ha provocato una paura diffusa. Uno stato di cose che potrebbe dissuadere molte persone a scegliere il Trentino come meta delle proprie vacanze.

Per questo, abbassare i toni mediatici da parte del governo provinciale e dimostrare di aver tentato una collocazione diversa per l’orsa aggressiva, sarebbe quantomeno doveroso. 

Nel frattempo vanno intensificare le attività di cattura, monitoraggio e informazione della popolazione. I punti cardine delle prossime mosse da parte di chi in questo momento detiene le redini della PAT, dovranno dunque riguardare la più celere rimozione dei soggetti pericolosi. 

Oltre a questi consideriamo necessaria l’immediata rimozione dei soggetti problematici perché particolarmente dannosi, così come previsto dalla delibera 2141/’14. Lo dobbiamo alla Val di Sole, lo dobbiamo alla famiglia più colpita.

Quanto al trasferimento di massa di una quota di plantigradi, annunciato dal Presidente PAT nei giorni della tragedia, o – peggio – all’apertura alla caccia di selezione, siamo anche noi consapevoli e convinti che si tratta di un’opzione assai seducente. Per questo è attualmente gradita ad un gran numero di persone. Offrirebbe respiro di sollievo a chi ora si sente giustamente spaventato. Si tratta tuttavia di un mero auspicio di stampo populista. 

E’ un atto tecnico troppo alto e troppo lontano da raggiungere per offrire alle persone ciò del quale hanno diritto subito: la loro sicurezza. 

Inoltre, la complicazione tecnico giuridica delle soluzioni ipotizzate genererebbe contenziosi e tempistiche inadatti a fornire la stessa condizione che invece offre – subito – la proposta qui sopra enunciata. Per la quale, una legge c’è già. La 9/2018 consente alla PAT di agire come un vero e proprio Ministro. La proposta di aprire la caccia all’orso poi, non farebbe altro che provocare ulteriori reazioni nel mondo amico all’orso avverso al Trentino. Stimolerebbe ulteriori ricorsi alla Giustizia. Inoltre è resa sostanzialmente inutile e fungibile dalla legge 9 del 2018. La quale, attraverso altre strade, ne propone effetti addirittura migliori per quanto riguarda la sicurezza per i cittadini.

Infine, sul fronte dei problemi che rimarrebbero irrisolti, non va sottovalutato che tra pochi anni il problema si ripresenterebbe tal quale. 

Per questi motivi, sollecitiamo invece il Presidente a non indugiare nel celere percorso di rimozione delle tipologie di orso menzionate sopra. 

Queste azioni gli riserveranno inevitabilmente strascichi giudiziari. Durante il loro svolgimento – fin da subito – Casa Autonomia annuncia che il Governo provinciale riceverà tutta la sua solidarietà e comprensione. 

Ne parliamo consapevolmente poiché un percorso simile lo ha già effettuato il nostro precedente Presidente a seguito della vicenda Kj2. L’esito forense favorevole di quella vicenda sia da esempio a chi governa ora. 

Mantenere lo stesso tipo di coraggio è l’unico metodo che può portare il Trentino a risultati concreti immediati. Decisivi per la sicurezza di tutti.

18 Aprile 2023 0 Commenti
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Tranquillità a passeggiare nei boschi? L’orso divide il Trentino a metà.

Da Michele Dallapiccola 10 Aprile 2023

Eh già perché passeggiare in serenità al di qua o al di là dell’Adige, ad ovest o ad est della nostra Provincia adesso non è più la stessa cosa. Specie se si è soli, silenziosi all’alba o all’imbrunire.

Lo avrete capito subito di cosa sto parlando. Nel Trentino occidentale, il rischio di incontrare un orso, per quanto rara come eventualità, c’è tutto.

E qui cominciano le giuste domande e le comprensibili paure. Una persona è morta per certificare questa cosa. Adesso sui media c’è la rassegna degli esperti, quelli che sanno, che studiano la natura, quelli che dalla loro poltrona in città hanno letto un sacco di cose.

Per noi, per i pastori, per i boscaioli, per chi nei boschi ci va e ci vive è tutta un’altra cosa. Noi, non eravamo più abituati a doverci difendere, a dover girare con la radio accesa o i campanacci attaccati. (A proposito sarà ridicolo attaccarlo a se stessi, ma almeno al proprio cane lo consiglio davvero). Eppure le cose ora sono cambiate. E si badi bene, per lungo tempo sarà cosi, forse per sempre.

Sapete perché dico questo? Perché la politica, anche quella sbrigativa dalle promesse facili, in queste ore annuncia soluzioni che sanno di pura fantasia. In pratica promette quello che vorrebbero sentirsi dire le persone.

E cosa dovrebbe fare di diverso, penseranno i più? E infatti fin qui siamo d’accordo tutti. Il problema si genera nella fase successiva dell’annuncio quando prosegue confermando di non sapere, se, come e quando attuare l’intendimento annunciato. Come fosse ancora sotto ad un gazebo, come fosse all’opposizione. Un Presidente della Provincia non può permettersi di affermare che non sa come fare! È ammissibile la non conoscenza del politico. La Provincia autonoma di Trento però ha a disposizione fior di tecnici da fare parlare. Il fatto che in questi giorni siano stati zitti, certifica semplicemente che quello che la politica annuncia in queste ore di normativamente fattibile non ha nulla. Tuttavia…

L’orso responsabile della morte del ragazzo va rimosso subito!

Intendiamoci, siamo tutti d’accordo, come consideriamo che a causa del suo straziante sacrificio sarebbe opportuno rimuovere anche jj4 e Mj5. Eppure, già in questi due secondi casi dovremo lottare con la legge per poterlo fare! Figuratevi per rimuoverne 50! E infatti quando si proverà ad agire anche su M62, che è solo problematico, sarà tutta da vedere.

Altro nemico della serenità, il fattore tempo.

Le operazioni sui tre orsi di qui sopra potrebbero durare mesi. Tanti, tantissimi mesi. E nel frattempo cosa faremo? È impensabile immaginare che staremo tutti chiusi in casa. Senza contare che non lo faranno nemmeno i turisti, che a centinaia di migliaia invaderanno i nostri boschi in rumorosa allegria.

Rumore

Eccola allora la parola chiave. Facciamoci sentire. Se proprio dobbiamo andare nel bosco, se proprio vogliamo andare nei boschi del Trentino occidentale, quello abitato dagli orsi, mentre il governo provinciale prova a eliminarne 50, CHISSÀ QUANDO e CHISSÀ COME, abbiamo un unico rimedio, farci sentire. Tenete accesa la musica sul telefono, anziché le cuffiette, parlate o gridate di tanto in tanto.

Ma se davvero avete paura, ed è un vostro pieno diritto, purtroppo non c’è niente da fare. In questo caso l’unico consiglio che possiamo offrire, per esperienza diretta, è quello di evitare di farsi prendere in giro dai politici dalla soluzione facile.

Non aspettatevi soluzioni semplici o immediate.

Attendere senza che mai arrivi un’Olimpiade, la Valdastico, o una viabilità migliore in fondo cambia poco alla nostra vita. La promessa di rimozione degli orsi invece è qualcosa di più sottile. Rispetto al quale la politica provinciale dovrebbe avere maggiore serietà. E promettere quello che la gente vuole sentirsi dire senza avere la minima idea di come fare a farlo, non è serio. Ancora peggio se esiste la consapevolezza tecnica che non ce lo lasceranno fare mai. Lo dicono delle persone che pur amando gli animali, la pensano come la maggioranza dei trentini: dell’orso (e anche del lupo) ne avremmo proprio fatto a meno.

Speriamo che adesso venga almeno individuato e rimosso in fretta, il soggetto che ha straziato una vita, una famiglia, una Comunità. Sarebbe già tanto.

Sperando che non sia jj4 o Mj5, sarebbe diabolico!

Michele Dallapiccola e Paola Demagri.

Per il Movimento Casa Autonomia.eu

10 Aprile 2023 0 Commenti
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Grandi carnivori: quattro domande alla Giunta provinciale.

Da Michele Dallapiccola 8 Aprile 2023

Evidenziare le carenze che la politica di questi ultimi cinque anni ha dimostrato di avere non potrà lenire lo strazio di una vità strappata ai suoi affetti ma potrà aiutare a smuovere le acque.

Non di meno, il supplemento di attenzione derivante dal rilievo di alcune questioni preminentemente tecniche, potrebbe contribuire alla mitigazione dei rischi comunque ancora presenti. In che modo?

Attraverso quattro semplici domande rivolte alla Giunta provinciale.

L’ordinanza e l’aumento della sorveglianza a tutela della pubblica sicurezza.

Di fronte a una situazione di pericolo conclamato le auspicabili soluzioni estreme quali l’abbattimento o la rimozione/captivazione, non sono mai di immediata o rapidissima agibilità. Possono passare giorni per non dire settimane prima di arrivare a qualcosa di concreto. Nel frattempo lo strumento dell’ordinanza con divieto di frequentazione dei boschi e l’intensificazione della presenza dei forestali nei luoghi di maggior pericolo sono davvero gli unici strumenti di pronto soccorso.

  • Quante squadre di forestali in più sono state collocate nei luoghi frequentati dagli orsi MJ5 e JJ4?
  • Quante e quali Ordinanze a tutela della pubblica incolumità sono state firmate dal Presidente della Giunta provinciale dopo la vicenda di MJ5 di qualche settimana fa?

La consapevolezza sociale.

Da anni la Provincia si prodiga per far arrivare alla popolazione la più capillare informazione del caso. Avvertimenti, dépliant e promozione non bastano mai. Siamo convinti che una politica seria e consapevole debba spendersi in prima persona soprattutto per l’effetto mediatico che può avere la presenza di una Giunta Provinciale in un incontro pubblico rispetto a un banale volantino inviato a casa. Al netto della sospensione necessaria per motivi di pubblica sanità durante il periodo della pandemia, va rilevato che questa politica, di presenza personale ne ha investita davvero poca. Qualche sparuto incontro a porte chiuse e nient’altro di straordinario.

  • Quanti incontri pubblici e di formazione informazione ha tenuto in prima persona questa Giunta provinciale nei periodi pre e post Covid?

I radiocollari

Pur strumento di controllo di difficile applicabilità tecnica, qualora utilizzato rimane tra i pochi, e sicuramente il più efficace possibile, per riuscire a monitorare gli animali, specie quelli pericolosi.

  • Quanti sono i radiocollari a disposizione del Corpo Forestale della PAT?
  • Quanti di questi sono applicati e quanti sono attivi? Esiste un progetto, uno studio o l’intenzione di acquisire soluzioni innovative per questo tipo di apparecchiatura?
  • Come mai il sito Grandi Carnivori PAT, che ne registra come applicati soltanto due, è aggiornato al 2020? Nonostante JJ4 sia responsabile di un’aggressione a persone e M62 di numerosi danni.

Le trappole a tubo

Premesso che è bene escludere la cattura in free ranging, con dardo narcotico per conclamate pericolosità dei soggetti ricercati. Soggetti per altro piuttosto schivi, al fine di addivenire ad una solerte situazione di mitigazione del pericolo, la soluzione migliore è dotare i soggetti pericolosi di radio collare. Per applicarlo è necessario catturare gli animali.

Tra i due sistemi disponibili l’unico che rimane è dunque quello dell’utilizzo di trappole a tubo.

  • Quanti dispositivi di questo tipo ha a disposizione la Provincia?
  • Poiché la cattura non è comunque priva di rischi, le trappole vanno costantemente sorvegliate, direttamente o tramite strumenti telematici: quante di queste dunque sono state disposte nella zona delle due recenti aggressioni?
  • E di queste, quante sono quelle attive, armate e sorvegliate dal corpo forestale in zona?

Poniamo sul piatto del dibattito pubblico semplici questioni tecniche, per sapere se davvero è stato fatto tutto il possibile per evitare ulteriori tragedie come quelle delle ultime ore.

Paola Demagri e Michele Dallapiccola

8 Aprile 2023 0 Commenti
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CORDOGLIO E SILENZIO

Da Michele Dallapiccola 6 Aprile 2023

Vite spezzate, famiglie distrutte, comunità sconvolte. Il dramma della solitudine di pochi giorni fa a Pergine, dove madre e figlia sono state trovate decedute in un drammatico isolamento. Il tentato omicidio/suicidio ad Arco nella notte scorsa. E ancora, il ragazzo di Caldes morto in circostanze incredibili.

Cordoglio, commozione, stupore.

Sono solo queste le parole che chiunque può pronunciare. E un serio mea culpa di chi, pur cercando di fare del proprio meglio come abbiamo provato a fare anche noi, non è riuscito nel suo pieno intento. Creare un società più sicura, una comunità che protegge, una comunità in cui la politica si assume i propri doveri.

Verrà il tempo del “potevano fare di più”, verrà il tempo delle responsabilità. Chi ha tentato di sminuire i problemi, chi ha smesso di raccogliere firme nei gazebo, chi non ha investito in informazione, diffusione delle conoscenza, in cultura dell’impegno verrà giudicato dall’evidenza.

Oggi si comprende il senso delle nostre serate informative in tournée in Trentino, oggi si capisce perché abbiamo da sempre accusato la giunta di non aver affrontato di prima persona i vari problemi. Ad esempio sui grandi carnivori, questione scaricata su Roma o su chi c’era prima.

Per questo critichiamo chi ha improntato il proprio operato in nuove varianti stradali e circonvallazioni anziché in un impegno, serio, in una sanità di qualità o in una coesione sociale in grado di assorbire, almeno in parte, le fragilità peggiori.Ma questo non è il tempo delle critiche. Delle colpe avremo modo di parlarne ancora.

Questo è il tempo del cordoglio e della tristezza per questi drammi terribili. Innanzitutto quello di Caldes dove una giovane vita è stata spezzata nel fiore dei suoi anni. Non di meno le altre storie, di solitudine, di follia.Oggi è il tempo del silenzio.

Paola Demagri

Michele Dallapiccola

Il Movimento Casa Autonomia.eu

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Chi dorme non piglia… PNRR!

Da Michele Dallapiccola 6 Aprile 2023

Leggere di amministratori o politici che si meravigliano del rischio di perdere i fondi del PNRR sorprende non poco.  

E’ infatti arcinoto che la logica europea di assegnazione dei suoi fondi agli Stati membri è piuttosto rigorosa e stringente. Prendiamo quelli accordati all’agricoltura attraverso la PAC (politica agricola comunitaria). Consegnati a cadenza settennale vanno utilizzati entro la scadenza del suddetto periodo. Solo particolari e non facili accordi tra Stato e Comunità possono permettere deroghe alla scadenza di assegnazione. Dunque, qualora non utilizzati, vanno restituiti al mittente. Sono questi, i cd. fondi del disimpegno l’incubo di qualsiasi assessore regionale all’agricoltura che si rispetti.  Non a caso sono notori i contenziosi nazionali, specie di alcune regioni del sud verso la Comunità europea, per riuscire a trattenere risorse non ancora impegnate nel settennio di corrispondenza. 

E quanto sopra enunciato era chiaro fin dall’inizio anche per le assegnazioni finanziarie agli Stati membri derivanti dalla ripartizione dal Recovery Fund.  

Si sapeva tutto.

Fin da subito la Comunità europea era stata perentoria. Conosceva i “suoi polli”, la logica di assegnazione ed eventuale revoca avrebbe seguito le stesse regole dei fondi della PAC.

Ora l’Italia piange e il Governo nazionale annuncia che dei 200 miliardi assegnati ne verranno impegnati forse 100. Bruxelles invece non piangerà di certo. Dentro ai 700 miliardi e passa prenotati dalla Van der Leyen, c’era parecchio debito. Che a questo punto l’Europa non dovrà contrarre più.

Ma senza lanciarsi in complicate ipotesi sulle questioni finanziarie comunitarie abbiamo fin troppo materiale del quale discutere anche solo rimanendo qui in Provincia di Trento. Del particolare attivismo della Giunta in questi ultimi tempi ne abbiamo già parlato. Annunci su annunci, appalti su appalti, inaugurazioni di ogni minima attività sul territorio.

Siamo arrivati a dover assistere alla scena in cui l’assessora alla sanità, comparto le cose stanno andando alla grande (???) è arrivata a trovare il tempo di andare a inaugurare un mercatino rionale del riuso. 

Si vede che la frequentazione di sagre e comitati vari non ha permesso che negli amministratori provinciali maturasse la consapevolezza che il tempo a disposizione per impegnare i fondi a livello locale non sarebbe bastato. Secondo una consolidata consuetudine italiana hanno atteso che l’acqua toccasse il collo. E così, anziché distinguersi per capacità di utilizzo dei fondi europei come è sempre stato fatto in passato per la PAC (il Trentino li ha sempre consumati pressoché per intero), abbiamo perso tempo. E così “via coi concorsi!”. Ma quanto ci metterà quel personale a diventare veramente utile allo scopo preposto? Solo oggi ci siamo accorti che con qualche dipendente Provinciale in più, si sarebbe forse potuto gestire qualche fallimento in meno? Perché di questo si tratta.

Non riuscire ad investire tutti i finanziamenti ricevuti, specialmente per una Provincia autonoma è un vero e proprio fallimento.

A meno che l’omologazione all’Italia alla quale questa giunta Provinciale sta cominciando ad abituare i Trentini, non sia qualcosa di così tollerabile che l’orgoglio popolare non se ne accorge nemmeno più.

6 Aprile 2023 0 Commenti
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Il buon (?) governo provinciale dai milioni “come se piovesse”.

Da Michele Dallapiccola 4 Aprile 2023

I continui annunci della provincia di imminenti opere pubbliche fanno ormai parte del nostro quotidiano.

Eppure, le dichiarazioni di un paio di sindaci sulla stampa di queste ore, non vanno nella stessa direzione.A dir poco trionfali quelle che arrivano dalla Val di Ledro, piuttosto prudenti invece, le pur positive considerazioni riguardo al finanziamento della strada Bersone – Daone. Quattro milioni di € lì, quaranta dall’altra parte.

Ma la prosopopea della politica non si ferma qui. Di promessa in promessa questa Lega di fine legislatura sta sfoderando un Piano Opere Stradali da un miliardo e passa di euro.

Da dove vengono tutti questi soldi?

Proviamo a ragionare insieme. In fin dei conti, il Bilancio provinciale continua a basarsi sui suoi soliti nove decimi delle nostre tasse, pur pesantemente decurtati dai vari accordi di restituzione con lo Stato. Quindi non c’è nessuna magia. E Fugatti non ha certo trovato la macchina che stampa banconote.

In pratica, il finanziamento di queste opere avviene impegnando risorse sui bilanci del futuro. Si spalmano le rate di queste opere negli anni a venire. O se volete dirla un po’ volgarmente, si promettono opere oggi che verranno realizzate domani, pagandole coi fondi dei bilanci provinciali degli anni a venire.

Avete capito bene, della quasi totalità delle cose annunciate entro la fine della legislatura, si leggeranno sottano annunci e comunicati stampa. Di molte opere non c’è nemmeno lo straccio di un progetto.

Tranne che per l’ospedale di Cavalese, tutto frutto di una vicenda dove pubblico e privato si mescolano in piena legittimità normativa ma in assoluto cattivo gusto politico amministrativo.

Quanto sono credibili allora tutte le promesse di lavori pubblici?

Per quanto il mio parere possa sembrare viziato dalla posizione di consigliere di minoranza vorrei ricordare un illustre esempio del recente passato. Ne sanno qualcosa gli abitanti del Tesino e la “loro” variante di Strigno. Guarda a caso, per una inquietante analogia valeva la stessa cifra della galleria di Ledro: 40 milioni di €. Ebbene per promessa (va detto in totale buonafede) di un uscente assessore ai lavori pubblici di allora, il finanziamento dell’opera attivato nell’estate del 2008, vegetò nei bilanci della provincia per più di un quinquennio. Venne definitivamente ucciso dalla spending review Nazionale.

Ci fu infatti un momento in cui lo Stato obbligò la Provincia a contenere le spese. Un fatto che da allora ingessa il bilancio provinciale nonostante il Patto di Milano del 2009 e successivi accordi Stato Provincia siano tuttora in fase di continuo rimaneggiamento.

Nel frattempo, anche la nostra Provincia ha potuto beneficiare dei Fondi del PNRR, come sappiamo di origine comunitaria. Questa fortunata condizione amministrativa, ha in gran parte favorito l’accantonamento di consistenti somme di origine provinciale. Si trovano allocate nei capitoli riservati al bilancio pluriennale. In pratica parliamo di impegni futuri che finanzieranno le varie opere, anche in maniera piuttosto consistente, in varie annualità.

È la parte meno divulgata del “busillis” che ha permesso alla Lega di sembrare così prodiga ed ingegnosa nel reperire importanti risorse, necessarie a render meno incredibili le promesse fatte. Intanto, la parte meno disincantata della comunità trentina si interroga.

I veri nodi devono ancora venire al pettine

A far specie è la disponibilità di milioni come noccioline quando si tratta di realizzare rotatorie e varianti. Per contro, trovare i fondi necessari ad offrire una sanità pubblica di qualità o un sistema scolastico all’avanguardia che sappia dialogare soprattutto con il nord, sembra qualcosa di ancora troppo lontano. La risposta, purtroppo è semplice. Una rotatoria o una variante promessa in più, in fondo non sono altro che segni sulla carta. E alcuni impegni finanziari sono per altro già consolidati. Per quelli che mancano all’appello ma anche sulla decisione finale di utilizzo di quelli già impegnati, si rimetterà tutto nelle mani del Presidente che governerà il Trentino a partire dal prossimo autunno. Dopo le elezioni, dovrà considerare le condizioni dell’attuale crisi economica sanitaria e sociale. Se perdureranno, quale potrà essere quel Presidente che sacrifica cifre così ingenti per risolvere, ad esempio, i problemi del traffico stradale rispetto a questioni sociali più rilevanti?

C’è una scala di priorità che solo il futuro e le corrispondenti disponibilità economiche, potranno rivelare. Ecco perché tra i Sindaci di Ledro e Daone, sarà facile profeta chi apprezzerà la prudenza della seconda.La prova? Questa ridondanza di annunci di opere pubbliche quando in Trentino non si vede l’ombra di una ruspa che non sia stata prenotata dalla precedente amministrazione provinciale.

L’ingenuità di vivere vane aspettative dipende solo da noi. Perché il periodo di campagna e di promesse elettorali si è già aperto, mi pare, nel peggiore dei modi.

4 Aprile 2023 0 Commenti
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