Michele Dallapiccola
  • BIOGRAFIA
  • IDEE E PROPOSTE
  • ATTI POLITICI
  • CONTATTI
Autore

Michele Dallapiccola

Michele Dallapiccola

Elogio al PPP (partenariato pubblico privato). Anche a Cavalese.

Da Michele Dallapiccola 27 Ottobre 2022

Ha tenuto banco in queste ore in Consiglio Provinciale la discussione intorno al nuovo ospedale di Cavalese. Come ben sapete la querelle aperta riguarda un’opzione accesa da una proposta privata. Una solidissima impresa di costruzioni ha da qualche tempo notificato alla Provincia la disponibilità di realizzare l’ospedale di Cavalese. Naturalmente attraverso un meccanismo di partecipazione privata all’interesse pubblico. Si chiama partenariato pubblico privato ed è un meccanismo di realizzazione delle opere pubbliche previsto dalla legge. 

Per il Trentino, a dirla tutta sarebbe un po’ una novità piuttosto complicata da realizzare. Che parte comunque già da subito da manifeste difficoltà di esercizio. Si pensi che i due procedimenti di questo tipo, alla ribalta della cronaca, attivati in Trentino sono (stati!) quello per le terme di Levico e del Nuovo Ospedale di Trento. 

Ebbene a Levico è finita male. Sono 5 i milioni di euro di finanziamento saltati. Erano quelli che la precedente amministrazione provinciale aveva riservato alla graziosa località termale e che ora non si sa dove siano finiti. Sul NOT, credo non serva spendere ulteriori parole rispetto a una vicenda che assomiglia più a una telenovela che ad un appalto pubblico. 

A fronte di queste innegabili preoccupazioni, c’è comunque la disponibilità di un’azienda privata, seria anzi molto seria, che si metterebbe a disposizione per realizzare il nuovo ospedale. Devo confessare (limite mio) che non sono riuscito a capire in base al quale criterio sia stata individuata la zona ideale dove realizzare la struttura. 

Di certo per quanto mi riguarda sento di dovere esprimere un personalissimo rammarico perché si andrebbero a devastare delle zone prative di fondovalle. E’ vero che nulla è davanti alla salute ma attualmente una sede ospedaliera, tutta bella esposta al sole c’è! Si tratta di una struttura per ora funzionante che necessiterebbe soltanto di ristrutturazione. 

Da qui il colpo di genio! Progetti, valutazioni tecniche e pensieri politici in merito a questa ristrutturazione ci sono tutti. Allora ci chiediamo del perché non si consegnino all’impresa che avrebbe realizzato il PPP nel fondovalle. 

Si prenderebbero due piccioni con una fava. In primis non si lascerebbe sfuggire la meravigliosa opportunità di farsi aiutare dall’impresa che ha offerto le proprie preziose disponibilità. Alla Provincie però tutta l’operazione potrebbe costare molto meno. Non si dovrebbero acquisire terreni e realizzare strutture nel fondovalle a cifre che sfiorano i 300 milioni d € (e chissà se bastano) Invece, nella sede attuale una semplice ristrutturazione è già stata progettata e quantificata nei costi (una quarantina di milioni di€).

Abbiamo ragionevole motivo di pensare giunta provinciale ed impresa, questa opzione l’abbiamo già ampiamente valutata. A sto punto noi interrogheremo per saperne qualcosa di più.

27 Ottobre 2022 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

Riforma del turismo o richiami al feudalesimo a colpi di conquiste di vassallati e valvassori?

Da Michele Dallapiccola 26 Ottobre 2022

Non si gioca coi territori come pezzi su una scacchiera. Perché rispetto all’iniziale intento, questa riforma del turismo a due anni dal suo varo sta manifestando parecchi punti di confusione.

L’auspicata semplificazione ha lasciato il posto a territori che si mettono gli uni contro gli altri. Nella migliore delle ipotesi si ritrovano a dover prendere decisioni divisive al loro interno. 

Dall’iniziale proposta di riforma, figlia di un disegno suggerito dell’associazione di categoria al relativo assessore al turismo, sono scaturite ben più di una resistenza. Questo perché i territori non sono pedine su una scacchiera. Parliamo invece di persone, storie, legami d’affetto e di cultura. 

Così è successo a Pinè, dove la Lega ha raccontato che per il bene del sistema turismo locale sarebbe stato bello fare i pendolari avanti e indietro da Cavalese.

Ma la promessa più incredibile è stata quella della nuova strada da Montesover! L’opera milionaria, impossibile da finanziare (anche se c’è stato più di un credulone) a livello territoriale ha provocato un profondo senso di prostrazione. Solo recentemente Pinè ha finalmente capito e dunque invertito la rotta. Ora sta cercando di ricongiungersi con il suo naturale bacino. Quello dei “siori da Trent”. I padri di quello sterminato patrimonio immobiliare che ha connotato fin dagli anni sessanta e settanta il grazioso altipiano. 

Non regna minor confusione nella ridente Val di Cembra, la valle della viticoltura eroica. Inizialmente separata dalla Rotaliana nonostante presentassero entrambe lo stesso tipo di prodotto turistico. Anche lì, tutti a Cavalese!

Nel frattempo si è consumata la singolar tenzone anche tra la Val di Sole e la Val di Non. Il dato in conclusione segna un ineludibile 1 a 1: pari e patta. 

Ma ad avere qualcosa da ridire ci sono anche la Val di Ledro e la zona di Comano Terme. Armonizzate, secondo un eufemismo all’uopo coniato, portate insomma a farsi gestire da un – finanziariamente – opulento Alto Garda, forte di interessanti entrate da parte della sua tassa di soggiorno (aumentata proprio da chi né criticava addirittura l’impianto costitutivo). 

E adesso, anziché sistemare le lamentele che pure non mancano dal Lomaso a Comano, nelle terre recentemente “conquistate”, nei luoghi delle terme, dove l’agroalimentare la fa da padrone, l’assessore e il fedele presidente APT gardesano, tentano una nuova scalata territoriale. Provano a “soffiare” nuovo territorio ad un’APT che ha dato fastidio opponendosi all’armonizzazione con Trento. Vanno destreggiandosi tra Brentonico e la Val di Gresta. Ma davvero a due graziose valli interessa infrastrutturarsi a servizio della strabordante massa di turisti gardesani? O forse è più utile organizzarsi semplicemente collaborando in tutela del proprio quieto vivere? L’Apt che organizza c’è già e tra l’altro Rovereto è tutta disponibile a collaborare con le APT vicine.

Eh sì, perché la Vallagarina grazie al suo sano orgoglio locale ha mantenuto la sua identità. Non ne avevano tenuto conto, i riformatori. E così, la legge a tavolino è stata preconfigurata da chi, (raccontato in apertura di questo pezzo) il territorio più a sud del Trentino si è voluto defilare. Come biasimarli? Le forze di proposta turistica locale ci sono tutte! Si va dalla cultura all’agroalimentare, dallo sci alla proposta “Active” in outdoor con bici, trekking e tutto quello che si può praticare nelle meravigliose montagne e vallate che circondano la città della Quercia. 

Ora tocca alla Val di Gresta. E’ legittimamente messa di fronte a una scelta che andava lasciata tutta ai territori. Invece, ancora una volta la politica ne approfitta, si accompagna a suon di promesse milionarie. Magari di qualche nuovo collegamento funiviario? Ma le persone non sono tutte credulone e la legislatura sta pure per finire. 

Mi sa proprio che un’interrogazione in consiglio provinciale ci sta tutta.

26 Ottobre 2022 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Va giù il prezzo del gas. Ma è davvero la luce in fondo al tunnel?

Da Michele Dallapiccola 25 Ottobre 2022

La notizia rimbalza sui social e media con il tam tam di una tribù indiana ormai da un paio di giorni. Le scorte europee di gas sono state riempite nonostante i danni ai gasdotti e il conflitto russo-ucraino. 

Paradossalmente l’aiuto è arrivato anche dal cambiamento climatico. In questo ottobre il clima mite ci ha permesso di tenere spenti i termosifoni.

Parallelamente alla Borsa di Amsterdam il prezzo è sceso a 99 euro al mwh. 

Ne avevamo sentito parlare anche da Draghi quando in occasione della conferenza stampa che ha chiuso il Consiglio Europeo sull’energia a Bruxelles, aveva parlato di un accordo sulle quotazioni. 

E l’Italia aveva potuto salutare l’ultimo atto del più competente dei suoi primi ministri degli ultimi anni.

Adesso a Roma c’è un nuovo Ministro, Pichetto, che dice che seguirà la linea del governo Draghi e si batterà per mitigare l’effetto rincari su famiglia e imprese. Di fatto il “pacchetto di Pichetto” col Price cap cioè il tetto al prezzo del gas è l’ultima conquista del governo Draghi. 

Cosa può fare il Trentino e l’autonomia su questa cosa lo potete immaginare. Un beato nulla, almeno per ora. 

Invece, in prospettiva, un Piano per diversificare la produzione di energia, andrebbe concretizzato tutto. Perché la Provincia lo ha. E’ redatto, approvato, e bell’e annunciato ma metterlo in pratica è difficile assai. Perché i fondi investiti in questo modo portano meno luce (non elettrica) di quelli promessi in tangenziali e stadi del ghiaccio. 

Però, se ci pensate, viviamo in una Provincia che produce il 110% di quello che consuma. Eppure siamo ingabbiati in contratti capestro che ci obbligano ad alienare la gran parte della nostra produzione. E’ un gran peccato. Perché intanto viviamo in una Provincia dove i biogas a servizio delle aziende agricole sono burocraticamente ostacolati, le centrali a biomassa sono un miraggio, i gassificatori per produrre elettricità dai rifiuti sono solo materiale da Consiglio Provinciale. Ecco. 

Un pacchetto completo di promozione-programmazione di queste iniziative con impegni specifici potrebbe risultare determinante per il futuro dei nostri figli. Peccato che a chi governa interessa più il consenso che la lungimiranza per il futuro. 

E così nonostante tutte le opportunità elencate sopra anche in Trentino le bollette si comportano come una navetta delle montagne russe, su e giù all’impazzata a pesare sui bilanci di aziende e famiglie. Dunque il calo del prezzo del gas è pur sempre una buona notizia ma da lì a farci pensare di poter passare un inverno tranquillo siamo ancora lontani.

25 Ottobre 2022 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Il Trentino ha bisogno di sapere del suo domani. A chi la può fare questa domanda?

Da Michele Dallapiccola 23 Ottobre 2022

Passata la sbornia da risultato elettorale in casa centrodestra trentino è tornata un’apparente quiete. Con la nomina del governo di equilibri politici provinciali s’è smesso di parlarne. A ben vedere si tratta forse di qualcosa che in metafora assomiglia di più ad un surplace ciclistico. A volerlo, probabilmente, è ciascun pretendente alla poltrona della propria rielezione.

Ed in effetti aspetti di incertezza non ne mancano proprio. Questo, sicuramente perché, la lega un risultato del genere non se l’aspettava. E così, dei 13 eletti, o almeno di quelli rimasti al riparo nel Carroccio, le speranze di rielezione a stento sono riservate ai membri della giunta (e forse nemmeno a quelli). Perché la strabordante ascesa dei Fratelli d’Italia non accenna a rallentare. I sondaggi nazionali li stanno lanciando verso il triplo salto rispetto alla lega. 

Questo comporta delle conseguenze anche a livello provinciale.

Il primo a scemare è stato il disegno leghista che girava nell’aria fino a qualche mese fa. Pare che Fugatti sognasse di vestirsi da moderato. Col PATT e con le civiche avrebbe formato un grande centro libero da FDI a destra e PD a sinistra. 

Invece è andata che se ci sarà un Fugatti bis, sarà solo per gentile concessione della Georgia nazionale. Da far digerire anche agli autonomisti qualora non se la sentissero di rimanere da soli al centro. A contar nulla.

Il resto del mondo politico, intanto ci pensa… ci pensa… ci sta pensando bene. E ti credo! Sta cercando sintesi, presidente, programmi e identità. Hai detto niente? Ad onor del vero qualche proposta c’è, con Campobase ad esempio o con qualche idea di come presentarsi. Alleanza democratica per l’autonomia è un test molto interessante. Poco altro a parte forse aspettare un Godaut che a sua volta sta lasciando riposare la terra d’inverno. (A chi trovasse la metafora troppo contorta confido che mi riferisco alle indecisioni degli autonomisti)

Se a chi come me questa situazione preoccupa vorrei regalare un po’ di ottimismo. Pensiamo al parallelo di cinque anni fa. Nell’ottobre del 2017 le elezioni erano lontane un anno, esattamente come lo sono oggi. Fugatti canzonava un Rossi di governo. Lo faceva passando da un gazebo in piazza ad uno scherno in consiglio. Era l’unico rappresentante della lega in Consiglio provinciale ed era pure all’opposizione. Mai avrebbe immaginato che nei successivi sei mesi la sua vita politica sarebbe cambiata così. 

Anche in politica insomma come nella vita, tutto può succedere. 

E per quel che conta, chi ha buona volontà, ha tutti gli spazi che vuole se è in grado di esprimere qualche proposta di novità. Dovrà saper raccontare il Trentino del domani. Potrà farsi accompagnare da chi possiede quel pizzico di esperienza che serve per dire cose sensate e realizzabili. Ma soprattutto dovrà esser dotato di quel coraggio che si prova soltanto in gioventù. Mandando avanti chi si trova in questa fase della vita.

23 Ottobre 2022 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

Coerenza in politica. La merita il Partito oppure il proprio quadro di valori? Noi abbiamo scelto il secondo.

Da Michele Dallapiccola 22 Ottobre 2022

E’ stata una settimana speciale per noi, questa appena conclusa. In particolare per me, dopo 14 anni di onorato servizio, le strade dell’operare politico mio e del PATT si sono divise. Tutto è avvenuto in prossimità del 14° compleanno del mio primo tesseramento. Avvenne infatti nell’autunno del 2008, quando, quarantenne, mi apprestavo a lasciare il Comune di Civezzano dove avevo amministrato per due mandati consecutivi. 

Seguivo il partito già da qualche anno nonostante non me la fossi sentita di aderire convintamente fin da subito. Mi inquietavano alcuni aspetti di approccio programmatico più di retroguardia che di prospettiva. Condizioni che per altro permangono tuttora.

Il rapporto col nuovo segretario Ugo Rossi, eletto a Levico nel 2007 fu decisivo. Diversamente da oggi, il partito ruppe gli indugi e dichiarò da subito programmi, ambizioni e alveo politico nel quale realizzarli. Il progetto partì largo. Nel 2008 venimmo eletti e la nostra determinazione portò ai risultati del 2013. I migliori di sempre, per il PATT: il presidente della Provincia, un senatore, un onorevole, un assessore con competenze di peso, il presidente del consiglio regionale e ulteriori 5 consiglieri. Tutti, grazie alla collaborazione con il centrosinistra. Collaborazione che, ricordo, è attiva almeno dal 1998 con il primo Governo Dellai.

Anche se nel 2018, divergenze di vedute in coalizione e il successo di Salvini hanno prodotto il governo provinciale che abbiamo oggi, il mio quadro di valori è rimasto quello. Complice il fatto di aver avuto la lega all’opposizione per 10 anni ed averla osservata da minoranza per questi quattro ultimi trascorsi. 

Dai banchi della minoranza con la collega Demagri (e per un periodo anche con il collega Rossi) abbiamo onorato il patto stipulato nel 2018 coi trentini. Saremo argine ai ribaltoni, avevamo detto. Tutti.

Oggi però, nel Patt stanno accadendo fatti che mai avremmo immaginato. Decisioni del Partito lecite ancorché irrituali, hanno di fatto attivato un’alleanza con un movimento politico locale piuttosto lontano dal nostro quadro valoriale.

Al di là di lega o FDI, la presenza di Grisenti e di Tonina, è sufficiente a farci giudicare il “nostro” PATT una casa da noi ormai non più abitabile. La dirigenza del partito si difende, alza i toni, strilla addirittura. E tra diffide e articolacci sui tabloid, racconta di volersi spendere per il bene del partito. E così siamo arrivati ai giorni nostri dove abbiamo appena concluso una campagna elettorale a braccetto con Grisenti e la sua squadra. 

Era una conferma che inseguivamo da mesi, l’avevamo fiutata, intuita, combattuta fino al momento del congresso di aprile. E visto come era andato pensavamo anche d’averla scampata. Invece no, con la neo ri-eletta dirigenza di partito non c’è stato nulla da fare. 

Ora il rammarico c’è tutto, sarebbe ipocrita negarlo ma non possiamo certo recriminarci di avere lasciato nulla di intentato. Del resto la responsabilità di aver provocato certe reazioni da parte della dirigenza ce la prendiamo tutta. Abbiamo pazientato fin quando le reazioni ci sono sembrate scomposte oltre il limite, per noi, accettabile. 

Abbiamo chiesto il conto, abbiamo saldato (come è dovere morale fare) e ce ne siamo andati. 

In queste prime ore di libertà dai vincoli del partito, respiriamo un’aria nuova. Abbiamo capito che si può, anzi si deve rimanere autonomisti anche se ci si allea con forze che fanno riferimento al centro democratico. 

Questa condizione ha immediatamente dato la stura ad una nutrita serie di messaggi e di adesioni. Le persone che ci scrivono vogliono sapere di più di questo nuovo movimento autonomista di centrosinistra che si sta formando. Chiaro, limpido deciso, che sa da che parte guardare. Senza galleggianti ambiguità o tatticismi poco comprensibili. 

Non chiederemo ai tesserati del PATT di seguirci. Anzi. Raccomandiamo a tutti quelli che in queste ore ci informano di voler dare le dimissioni dal partito di pensarci bene. 

Ci lascia tranquilli constatare che la maggior parte degli autonomisti è troppo affezionata alle stelle alpine per lasciare. E’ giusto cosi. Sono persone alle quali siamo grati, che ci hanno apprezzato e nella generalità dei casi hanno tutta la nostra stima. 

Noi preferiamo rimanere dentro al quadro valoriale dell’autonomismo popolare democratico. Lo spazio per un movimento nuovo c’è tutto. Sarà una forza autonomista, europeista, attenta al sociale, all’ambiente e al lavoro. Sarà una forza che lavora sugli atti politici e non sul numero di eletti, che guarda ai contenuti e all’amicizia tra i suoi aderenti. 

Facciano i migliori auguri anche al nostro ormai ex partito. Grazie ad una dirigenza tutta rinnovata per spirito ed intenti, libero dalla componente che “tirava a sinistra”, troverà entro breve la sua strada più congeniale. Si dice in un progetto territoriale tutto nuovo dove per ora i più nuovi sono Grisenti e Tonina. Nel frattempo il cerchio dirigenziale sembra assomigliare sempre più all’epilogo del fantasy anni ‘80 interpretato da Christopher Lambert: Highlander, ne rimarrà soltanto uno. 

Che almeno per ora, è lì da quarant’anni.

22 Ottobre 2022 0 Commenti
2 FacebookTwitterLinkedin

Ripari in quota per i pastori. Ancora una volta un lavoro a metà.

Da Michele Dallapiccola 21 Ottobre 2022

Nei giorni scorsi, questioni amministrative interne al partito avevano rallentato la mia  normale attività amministrativa di controllo sulle azioni della giunta provinciale.  Riprendo dunque solo ora un fatto di cronaca accaduto qualche giorno fa.

E’ un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che riguarda le attività della Provincia relative alla protezione e all’assistenza ai pastori nelle opere di prevenzione dei danni da grandi carnivori. 

Sono numerosi gli atti politici che abbiamo depositato al riguardo in questi anni. Atti che avevano l’intento di indirizzare la caparbia giunta provinciale a proseguire con le attività impostate dalla precedente amministrazione provinciale. Purtroppo le proposte con le quali abbiamo provato a stimolare la lega al governo sono state costantemente bocciate.

Qui sotto, ad esempio, è riportato l’ultimo emendamento inserito nella finanziaria della scorsa estate. La giunta si è rifiutata di impegnarsi a realizzare una serie di ripari in quota a servizio della pastorizia.

Con grande piacere qualche giorno fa abbiamo potuto accompagnarci alla soddisfazione dell’assessora competente quando si è recata ad inaugurare uno di quei ripari sulle nostre montagne. Uno! Contro 150 lupi su altrettanti alpeggi d’alta quota.

C’è sempre un però.

Ecco, nel pieno stile leghista, nemmeno una così semplice costruzione è stata pensata “come Dio comanda”. Lo ripeto il passo fatto in aiuto alla pastorizia è positivo ma siamo ancora agli albori di quello che si dovrebbe veramente fare. Non è bello nemmeno per noi ritrovarsi a sempre a criticare. Ma dico: nel  quinto anno di legislatura, è accettabile che in pratica questo sia uno tra i pochissimi provvedimenti concreti che la lega ha messo in campo per questo annoso problema? 

Ma c’è un ulteriore passaggio che mi ha colpito. Dall’amena località, l’assessora si è  accomiatata dalla pastora beandosi della grande comodità che l’immensa generosità della provincia avrebbe elargito realizzando quel riparo in quota. Una generosità monca. 

A causa di cavilli burocratici della cui applicazione nessun servizio provinciale (forestale, urbanistica, agricoltura etc..) vuole assumersi responsabilità, è stato realizzato un micro edificio recante a proprio corredo un autentico atto di inciviltà. Malgrado il millennio sia stato scollinato da un pezzo, sono stati capaci di impedire che venissero realizzati i servizi igienici. Eppure, alla Provincia non mancano quei pochi spiccioli per realizzarne uno, minimale, con relativa fossa Imhoff. Che motivi ci sono per non realizzare un bussolotto di 2 metri quadrati? Che inquinamento daranno mai i bisogni di una persona nei pochi giorni di residenza in alta quota? Una che comunque lavora lassù e che da qualche parte la dovrà pur fare? 

E così al suo rientro a casa il politico di turno, contento della sua intervista, avrà trovato non dico una doccia calda, ma almeno dei comodi servizi igienici. Se ne sarà andato convinto di lasciare la pastora nella comodità. A me sembra una profonda caduta di stile che specialmente il rapporto da donna a donna non meritava. Che piova o nevichi, che sia giorno che sia notte, chi lavora lassù si troverà a dover uscire dalla baita riparandosi come può ed arrangiarsi all’aperto come fa tutto il genere umano da millenni. 

Sembra una barzelletta, perdonatemi, ma non riuscivo a non evidenziarla.

21 Ottobre 2022 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

C’è ancora tanto lavoro da fare.

Da Michele Dallapiccola 20 Ottobre 2022

Due parole di avvio per un rinnovato impegno politico amministrativo.  

La fuoriuscita dall’ala protettrice di un partito è sempre un atto di fiducia verso i propri elettori, possibilmente da evitare.

Ciò non toglie che si possa continuare a lavorare proficuamente anche dentro ad un semplice movimento politico. Fui eletto nel PATT nel 2008 nelle file del centrosinistra autonomista ed è lì che voglio continuare  a riversare il mio impegno. Con o senza partito se questo prende altre strade, se questo procederà – come pare – ad adottare altre scelte.

Insieme alla collega Demagri vorremmo inoltre rassicurare i nostri affezionati elettori che non abbiamo nessuna intenzione di cambiare alveo ideologico. Coerenza innanzitutto. Purtroppo per noi, il Partito ha scelto ad ogni costo di allearsi con Progetto Trentino. E affrontare, pare, una corsa in solitaria. QUI IL LINK.

Di conseguenza, il mancato supporto sull’Alleanza Democratica per l’Autonomia porterebbe ad offrire minori possibilità di vittoria sul centrodestra. Un po’ come è già successo alle recenti elezioni nazionali. Noi rimarremo qui perché ad un partito che farà i suoi ragionamenti con un suo raggruppamento territoriale, per quanto ci riguarda non rimane che augurare buon viaggio. 

Nel frattempo noi, non vivremo nulla di diverso, né nel nostro quotidiano né con quelle persone che ogni giorno si rivolgono a noi per informazioni o atti politici. Consiglieri siamo e consiglieri restiamo. 

Inoltre, con la collega Demagri collaboreremo per partecipare all’aggregazione di chiunque sia disposto a mettere in campo un’alternativa all’attuale governo provinciale. 

A giorni definiremo alcuni punti salienti che ci piacerebbe far entrare nel programma di governo del prossimo presidente della PAT. Ci sarà una presentazione del nostro gruppo politico e la possibilità di collaborare con chi lavora in prima linea.

Vi aspettiamo e vi invitiamo a contattarci anche attraverso i nostri numerosi canali social.

A presto per nuove avventure insieme

20 Ottobre 2022 0 Commenti
2 FacebookTwitterLinkedin

La scelta è dolorosa ma le idee sono chiare. Vogliamo partecipare alla costruzione di un’alternativa all’attuale governo provinciale. Il PATT, no.

Da Michele Dallapiccola 19 Ottobre 2022

Eppure gli siamo grati. Per tutto quello che ci ha permesso di fare finora, ma gli indirizzi politici adesso non coincidono più.

Per questo consideriamo inaccettabile che il Segretario provi a spostare l’attenzione su questioni amministrative tra l’altro non veritiere.

Le divergenze sono di natura politica.

Tanto che alle nostre, seguiranno anche altre dimissioni. Perché ciascuno ha diritto di sostenere chi ritiene opportuno ma in un partito serve trasparenza e lealtà affinché ciascuno possa fare le sue scelte. E anche se il PATT non accetta le nostre, noi sappiamo da che parte stare: con chiunque vorrà costruire un’alternativa all’attuale maggioranza di governo.

La lettera che ci è stata notificata ieri sera arriva come un fulmine a ciel sereno. Con la dirigenza di partito era aperto un dialogo politico, di certo dai toni accesi, ma determinato a conoscere gli intendimenti del PATT in ottica Alleanza Provinciali 2023. È un diritto che intendiamo rivendicare come consiglieri provinciali eletti con un mandato chiaramente alternativo all’attuale maggioranza di governo trentino.

Il tipo di risposta contenuta nella lettera consegnatoci è indegna ed inaccettabile. La respingiamo al mittente per tre ordini di motivi: tempo, metodo e contenuti.

Tempo: l’applicazione del regolamento finanziario che vorrebbe sospenderci è scorretta. Arriva nel pieno di una trattativa verbale durante la quale, documentazione alla mano, noi abbiamo già provveduto a saldare ogni forma di contributo volontario al partito. Da tempo chiedevamo un incontro con il segretario al riguardo. Incontro che non c’è mai stato concesso. Non accettiamo contestazioni di natura amministrativa che non ci riguardano. Noi facciamo politica. Invece in questo momento il partito ha deciso di utilizzare un bassissimo espediente (tra l’altro destituito di fondamento visto che il dovuto è stato saldato) per spostare l’attenzione da questioni ben più importanti.

Veniamo al metodo. Sicuramente da parte nostra c’è stata la volontà di alzare i toni del dibattito politico. La scorsa settimana abbiamo provocato la convocazione di un consiglio straordinario del PATT. Lì, insieme a noi, 18 consiglieri hanno voluto formulare la stessa domanda agli organi di partito. E’ possibile costruire un’alternativa all’attuale maggioranza di governo provinciale? Il Presidente del PATT, pur di non affrontare una discussione di così grande importanza, ha proposto di votare l’ammissibilità stessa della domanda. La votazione è finita comunque 18 a 39 e quindi la richiesta di confronto non è stata accolta. La cosa più grave è che anche informalmente si è rifiutato di fornire qualsiasi risposta che vada al di là del nebuloso.

Infine i contenuti. Il partito si è riempito di veti. Mai con Fratelli d’Italia. Ora, forse, sembra nemmeno con la Lega. Prima ancora mai con partiti che stiano a sinistra del PD. Ma nel sancire l’alleanza con Progetto Trentino sposa con ogni evidenza il veto nativo da parte di questa seconda forza politica che afferma mai col PD. Infine mai da soli! Di mai in mai volevamo, pensiamo legittimamente, capire con chi e come e perché. Non ci è stato mai chiarito. Solo per assoluta ipotetica deduzione pare che il famoso progetto territoriale di Marchiori corrisponda al: con tutti quelli che vogliono stare al centro col PATT. Progetto che nasce dunque già con l’elevata probabilità di perdere le elezioni visti gli infiniti mai che continuano a sommarsi. Un risultato che abbiamo già visto ad esempio nel seggio di Rovereto. I voti del PATT sarebbero stati determinanti per scrivere un altro risultato.

Il nostro portato personale ci spinge a pensare che nella prossima tornata elettorale del 2023 la parte politica da sostenere sarà la componente che nelle ultime tornate nazionali ha fatto riferimento all’Alleanza Democratica per l’Autonomia. È lì che noi inseriamo il nostro quadro di valori è lì che noi porteremo il nostro impegno innanzitutto di persone politiche.

Ringraziamo il partito e tutti i tesserati ai quali rimane la nostra più elevata gratitudine e un assoluto rispetto politico. Lo stesso che pretendiamo noi in questo momento di divergenza politica con i prossimi obiettivi in vista delle provinciali 2023.

Noi continueremo a sperare in un ripensamento da parte della base che porti l’assemblea sovrana a decidere di optare secondo quanto da noi auspicato. In tal caso saremmo i primi a chiedere di rientrare nel partito e per questo vogliamo salutare tutti con un ottimistico arrivederci.

19 Ottobre 2022 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

Discariche esaurite, termovalorizzatore sì o no? Anche sul fronte “rifiuti” la maggioranza provinciale naviga a vista.

Da Michele Dallapiccola 18 Ottobre 2022

Amministrare non è un compito facile. Per esperienza diretta non provo alcun dubbio. In nessun compito, nemmeno nella gestione del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per questo di fronte ad un’emergenza come quella che si sta verificando in Provincia di Trento la critica politica non può essere feroce. 

Tuttavia, un paio di rilievi vanno fatti perché la preoccupazione è diffusa e si sente tutta. Parte da un dato tra tutti: le discariche provinciali sono esaurite. Per questo abbiamo voluto provocare una convocazione straordinaria di Consiglio Provinciale. Volevamo conoscere le reali intenzioni della Giunta intorno alla questione più delicata in assoluto.

Come si intende procedere al netto di soluzioni tampone quali l’alienazione, il trasporto o il deposito altrove dei nostri rifiuti? 

Eravamo convinti di non cogliere la giunta impreparata visto che sta entrando nel suo quinto anno di governo. Aggettivo numerativo si attribuisce anche all’ultimo aggiornamento del piano Provinciale rifiuti. 

Cosa è emerso dal Consiglio Provinciale straordinario di ieri?

Dalla relazione della giunta, ci saremmo aspettati qualche informazione di più. Relativa al termovalorizzatore, ad esempio relativa ad accordi regionali per prevedere una reciproca presa in carico di reciproche fragilità. Insomma è un nulla di fatto, almeno per ora quanto comunicato dall’assessore competente. Eppure parliamo del rappresentante di Progetto Trentino, il sedicente efficientissimo partito territoriale al quale tanto cara dovrebbe esser la nostra terra.

Il Trentino infatti è all’avanguardia per quanto riguarda lo smaltimento della frazione umida mentre l’Alto Adige un inceneritore lo ha già. E se davvero il sistema di raccolta differenziata raggiungesse gli stessi livelli del Trentino anche in Alto Adige (quali oggi non sono) potrebbe arrivare a termovalorizzare tutto l’indifferenziato. Le due potenziali quantità provinciali di rifiuto eventualmente prodotte potrebbero non arrivare nemmeno a saturare il massimo della sua capacità di lavoro consentita dall’impianto. 

Viceversa sempre su base regionale il Trentino si sarebbe potuto far carico della frazione umida grazie alla sua elevata esperienza tecnica. In tal senso il biodigestore di Cadino ha davvero fatto scuola. Non ha scaldato gli animi la relazione dell’assessore incaricato. La dissertazione intorno ai molti problemi e alle scarse prospettive di soluzione ha lasciato tutti in preda ad una sensazione di indeterminatezza. L’impressione è che la questione sia tutt’altro che gestita quanto piuttosto subita. In queste condizioni c’è davvero da aspettarsi che possa succedere di tutto in qualsiasi momento. Ed è qui che si rivela il movente della nostra critica.

Purtroppo i problemi gravi come questo si risolvono a studiare in ufficio. Ad indire colloqui tecnici, incontri istituzionali. A lavorare per risolvere problemi insomma, non certo a calcare palchi e feste campestri. In quei luoghi, le persone vedono molto volentieri il politico presente. Solo che nel frattempo i problemi rimangono inevasi e prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. 

18 Ottobre 2022 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche. C’è davvero vantaggio per i cittadini o si tratta soltanto di un grande bluff?

Da Michele Dallapiccola 17 Ottobre 2022

Arriva in Consiglio provinciale una norma che parte già male sul fronte della credibilità propria e della Giunta provinciale. Stiamo parlando di un disegno di legge che tenta di proporre la proroga delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico. 

Sono 17 quelle di prossima scadenza (di Hydro Dolomiti Energia, Primiero Energia e Dolomiti Edison Energy). La proposta prevede di prolungare il periodo di concessione, a fronte della presentazione ed approvazione da parte dei concessionari di opportuni piani industriali. L’intenzione è quella di favorire un maggiore efficientamento della produzione. Naturalmente poiché il rinnovo costituisce un vantaggio per la società di gestione, la norma prevede che venga applicata una maggiorazione del canone. Questo, una volta introitato dovrebbe andare in aiuto al contenimento dei costi dell’energia sul territorio provinciale  

Attualmente sono 100 i milioni di euro di canoni e sovracanoni introitati dall’amministrazione pubblica, Provincia, Comuni, Comunità di Valle e BIM. Possono essere incrementati solo se, si garantisce possibilità di investimenti e una maggiore produzione di energia rendendo gli impianti più efficienti.

Ai più non sarà sfuggito che quella alla quale siamo davanti rappresenta per la Giunta una palese contraddizione. Sulla partita delle piccole e medie derivazioni, lo scorso anno l’Esecutivo ha infatti previsto che queste vengano messe a gara nel libero mercato. E qui, in negativo, il Trentino si è distinto come unico in Europa ad aver applicato una direttiva comunitaria in questo modo. I nostri Comuni rischiano di perdere gli importanti introiti dei quali beneficiano in veste di attuali concessionari.

Al di là della schizofrenia di questo comportamento rimane comunque oscuro il meccanismo su come eventuali maggiori introiti potranno essere riversati sulle famiglie trentine. 

In particolare il fatto che si possa concretizzare a breve, a causa dell’emergenza energetica in corso richiede un atto di fede nei confronti della capacità operativa di questo esecutivo (!).  La nostra impressione è che questo disegno di legge sia nato male, più per collettare consenso mediatico che per risultati veri. Ma le nostre preoccupazioni non si fermano qui. E’ infatti più che concreta la possibilità che lo Stato impugni la norma. 

Non è una novità. Sono più di 50 i provvedimenti che finora hanno sortito la stessa fine. Quasi a testimoniare che alla Lega non importa il risultato ma piuttosto il cercare qualcuno al quale attribuire le responsabilità della propria (mancata) efficienza.

Pensate a come sono andate le cose ad esempio per l’attuazione della norma sulla gestione di lupo e orso.  Insomma quale sia stata la posizione politica sui grandi carnivori della lega di opposizione rispetto a quella di governo è sotto gli occhi di tutti. Quale sia la situazione attuale dei pastori, pure.

Oggi, insieme ai colleghi del PD formuliamo una controproposta che provi a superare il potenziale contenzioso con lo Stato. Prima di varare norme inutili sarebbe molto più opportuno riportare nelle competenze della giunta Provinciale la possibilità di variare rapporti contrattuali di concessione. E’ una proposta che permetterebbe la realizzazione concreta dello spirito della norma sopra. Che non dice cose sbagliate ma finisce per mettere il carro davanti ai buoi. Facendo perdere un sacco di tempo nel braccio di ferro con lo Stato finisce per obbligare i cittadini ad attendere. E nel frattempo, per loro, l’aumento dei costi energetici non sta certo a guardare. 

17 Ottobre 2022 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin
Post più recenti
Post meno recenti

Michele dallapiccola

Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

PAGINE

BIOGRAFIA

IDEE E PROPOSTE

ATTI POLITICI

CONTATTI

micheledallapiccola@consiglio.provincia.tn.it

dallapiccolam@gmail.com

+39 335 1522884

Social

Facebook Twitter Instagram Linkedin Youtube Whatsapp

@2025 - Tutti i diritti riservati. Progettato e sviluppato da JLB Books sas

Michele Dallapiccola
  • BIOGRAFIA
  • IDEE E PROPOSTE
  • ATTI POLITICI
  • CONTATTI