Michele Dallapiccola
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Le agevolazioni? Con la lega al governo se le pagheranno i trentini.

Da Michele Dallapiccola 10 Marzo 2022

E’ arrivata in Consiglio provinciale la prima proposta anticrisi della lega.

Servirà per costruire le misure atte a costruire strumenti di sostegno economico anticrisi. Considerata la dimensione delle difficoltà socio economiche di contesto siamo di fronte ad un pastrocchio normativo di poca sostanza

Sono infatti 450 mila circa gli euro che si ricaveranno essenzialmente da un adeguamento alla normativa statale. Andranno particolarmente a scapito per altro, di uno specifico scaglione IRPEF. 

Non è dato sapere se la cifra, di per sé risibile a fronte delle necessità, verrà presto integrata con ulteriori misure. Nel frattempo c’è un dato. Direttamente in Consiglio provinciale lo riporta una testimonianza diretta: il Presidente della precedente giunta provinciale al quale era in capo la competenza al bilancio. 

La lega ha aumentato le tasse.

Ebbene sì. La leva più sostanziosa sulla quale può agire la Provincia – nonostante la sua autonomia – è l’addizionale IRPEF: così come raffigurato nello schema qui sotto. 


Il caffè al giorno di Fugatti si è in breve trasformato in un tesoretto da oltre 15 milioni €. Sono quelli che la lega preleva dalle tasche dei trentini. Cercando di mascherare i disagi del prelievo promuovendo provvedimenti di piccolo cabotaggio di gratuità.

Gli abbonamenti gratuiti per il trasporto pubblico riservati agli anziani, sono stati un ottimo provvedimento. Non ci piove. Per rendere un’idea delle proporzioni rispetto agli oltre 15 milioni (all’anno) trattenuti, sono costati 300 mila€. Nel frattempo il governo ha deciso per l’aumento della tassa di soggiorno o il taglio di 120 milioni alla sanità solo per citare un paio di provvedimenti attivati come provvedimenti di benvenuto all’inizio di legislatura. 

Giusto per chiarezza!

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Aiuto, la benzina andrà a 3 € al litro?

Da Michele Dallapiccola 9 Marzo 2022

Eppure, sono milioni le persone per le quali questo è l’ultimo dei problemi.

Sono quelle appartenenti alle tante popolazioni del pianeta afflitte da guerra e fame. Al link di seguito una triste panoramica: APRI QUI. 

In questo momento il mondo occidentale però, ha i riflettori particolarmente accesi su Russia e Ucraina.

Con ogni probabilità questo è dovuto al fatto che si tratta del più vasto conflitto a dimensione “europea” che abbia afflitto la nostra generazione. 

Ma se dai media e dal web qualche news può sfuggire, c’è un dato numerico, spesso luminoso, nel quale incappiamo ogni giorno. E’ quello dei tabelloni dei prezzi carburante esposti al distributore. Ogni mattina quando usciamo di casa ci ricorda i nostri legami alle dinamiche politico economiche mondiali. E che l’aumento di queste ore sia strettamente connesso alla guerra in Ucraina è fatto evidente. Ma non l’unico. Ho individuato un’ottima sintesi delle principali cause nell’interessante articolo che trovate a questo link: APRI QUI  

Eppure per la maggior parte delle persone, il costo del carburante è il primo vero segnale concreto dell’esistenza della guerra anche nel nostro Stato. 

Si somma ad una situazione contingente già compromessa dai postumi non ancora sopiti di un drammatico momento sociale post-covid. Si tratta di un contesto che per qualche impresa sottoposta ad un insuperabile implementazione di costi di produzione, potrebbe rappresentare il vero colpo di grazia. 

Dallo Stato non possiamo aspettarci grandi slanci. La Provincia, dal canto suo nel giro di tre anni è passata da circa 75 milioni€ a 90 di raccolta di addizionale IRPEF. E in queste condizioni è difficile pensare che Fugatti vorrà tornare ai livelli di sconto della Giunta Rossi. 

La politica finirà per mettere in campo provvedimenti urgenti non potranno avere che carattere tampone. Avrà invece sicuramente i suoi effetti la contrazione dei consumi. Provocherà una reazione da parte del mercato, incredibilmente sensibile ai consumi nonostante si parli di un bene essenziale qual è il carburante. 

Rivivremo un ricordo della mia generazione e quella precedente: le domeniche a targhe alterne. Durò poco ma segnò un’era.

Oggi le dinamiche sociali e di consumo sono completamente diverse da allora. Certo eliminare tutti gli spostamenti non necessari per non consumare carburante può debolmente aiutare. Come può ricordare la solidarietà rivolta alle imprese in difficoltà ma soprattutto agli sfollati di guerra.  All’atto pratico però la sensazione di trovarsi in balia degli eventi è concreta e diffusa. 

C’è ancora una speranza.

Non ci resterà che attendere ancora una volta la vecchia cara Europa. A Bruxelles sul tavolo ancora caldo del Recovey Found, si parla già di strumenti straordinari quali potrebbero essere i Bond europei e una nuova regolamentazione del debito degli Stati membri. 

Senza mai perdere la speranza che il conflitto russo-ucraino possa ricomporsi nel più breve ed inaspettato dei tempi, nel frattempo ci resta ancora una piccola cosa da fare. Anche se la strada è libera, è meglio prestare attenzione alla velocità. Il consiglio per tutti è alzare il pedale! 

9 Marzo 2022 0 Commenti
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Golf Alto Garda: la Giunta provinciale risponderà picche?

Da Michele Dallapiccola 8 Marzo 2022

Eppure le aspettative di intervento economico finanziario per un’infrastruttura così importante, potevano essere proprio legittime.

Ma riavvolgiamo un po’ il nastro e cerchiamo di capire cosa è successo. 

L’Alto Garda sogna di ampliare la propria offerta turistica da lungo tempo. Il progetto riguarda un campo da golf adeguato alle aspettative del turismo locale. 

Da qualche tempo, pare che imprese ed amministrazioni locali abbiano individuato collocazione e tipologia di impianto. Da quanto si apprende dalla cronaca però, la struttura ed il relativo finanziamento potrebbero rimanere un “affare” tutto locale. Cioè pare che la Provincia non  abbia intenzione di metterci il becco d’un quattrino. Allora, la domanda diretta l’abbiamo voluta fare noi in Consiglio Provinciale. Ed in effetti la Giunta non ha negato. Anzi, ha pure rilanciato. Non solo l’Alto Garda, ma anche la Val di Fassa data l’enorme mole di tassa di soggiorno raccolta, si potranno arrangiare a finanziarsi opere da loro ritenute strategiche. Ora, né la Fassa né il Garda hanno bisogno dell’avvocato della difesa. Si arrangeranno poi loro, a far sentire la propria soddisfazione all’assessore. 

La sorpresa, in tutta questa vicenda, è forse stata la remissività con la quale la comunità locale ha accolto il benservito rispetto ad un’ipotesi di sostegno provinciale. 

Eppure, ricordo un tempo in cui, nelle interlocuzioni con la giunta, gli imprenditori del settore scomodano il mondo delle favole ad esemplificare il loro disagio. Il Garda si è spesso autodefinito “gallina dalle uova d’oro” per la Provincia di Trento e la Val di Fassa la Cenerentola delle Valli trentine.

Chissà come vivranno questa nuova trovata della lega. In un colpo solo: aumenta la tassa di soggiorno e impone agli imprenditori nel settore di spendere i soldi raccolti col sudore dai propri ospiti. Allora, passasse questo principio, i fondi raccolti non verranno non più valorizzati solo nella promozione ma anche in opere alla cui realizzazione ha da sempre provveduto la Provincia.

Tradotto, le imprese locali si troveranno a dover sostenere spese che in passato non ci sarebbero mai state. Dopo la tempesta perfetta di Covid, caro energia e guerra in Ucraina, forse, non ce n’era bisogno.

8 Marzo 2022 0 Commenti
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C’è poco da piangere sul latte versato.

Da Michele Dallapiccola 8 Marzo 2022

Correva l’anno 2018 e tutto era pronto per permettere ad un impianto di cogenerazione di partire al più presto.

Non si sarebbe trattato di un’attrezzo qualsiasi quanto piuttosto dell’impianto della Latte Trento: “un’aziendina” cooperativa che raccoglie all’incirca il 40% del latte trentino. Per dirla in parole povere, la casa del latte alimentare di famiglia della Provincia Autonoma di Trento. 

Vista l’importanza di questo consorzio, rispetto al comparto al quale appartiene, la precedente giunta provinciale aveva attivato specifici strumenti di sostegno. Tra i vari, ne era stato previsto uno idoneo alla realizzazione dell’impianto citato qui sopra.

Purtroppo, difficoltà tecnico-amministrative sopravvenute durante il cambio di governo provinciale non sono state adeguatamente gestite dalla giunta attuale. A mio modesto modo di vedere, si tratta di uno degli effetti del fatto che nei primi tre anni di governo leghista, la Latte Trento era sparita dai radar di frequentazione della giunta provinciale.

Dal recente e cambio di presidenza, (pare spasmodicamente sponsorizzato dalla vicepresidenza dell’esecutivo provinciale) le cose sono finalmente cambiate. Gli Spini di Gardolo, disertatissimi nei primi tre anni di legislatura, sono oggi di nuovo ricomparsi sui social della lega. Anzi si deciso di partire col botto.

A guisa di novello pontiere di un recuperato rapporto, i leghisti trentini hanno deciso di inviare niente poco di meno che il loro massimo rappresentante del Consiglio Regionale. La partecipazione sembra convinta e genuina. Peccato che l’organo istituzionale in visita al settore non abbia grossissime competenze utili al comparto. A meno che non ci sia un impellente bisogno di premi rappresentanza quali coppe, medaglie o libri, la Regione, per il settore lattiero caseario può far ben poco. Ma si sa, anche se le aziende agricole in questo momento avrebbero bisogno d’altro, una pacca sulle spalle non fa mai male. 

Il vero peccato è che se l’impianto in parola fosse partito nei tempi previsti avrebbe cominciato a funzionare prima, permettendo un risparmio che oggi latte Trento si troverebbe già in tasca.

Ma non basta: dedicare attenzione alla zootecnia significa stanziare fondi e distribuire contributi attraverso iniziative che valorizzino il settore. E purtroppo, promozione e altre forme di sostegno ulteriori rispetto al passato non si sono ancora viste, né per la cooperativa in questione né per gli altri caseifici.

Nonostante le notevoli disponibilità finanziarie della presidenza sul proprio fondo di riserva, questa maggioranza ha lasciato tutti delusi. C’è infatti anche un’altra metà del cielo lattiero caseario trentino che soffre altrettanto pesantemente. Si tratta del consorzio di secondo grado Concast e l’azienda privata Casearia Monti Trentini. 

Insomma, attraverso il dialogo e il sostegno a tre soli soggetti, si potrebbero raggiungere tutte le 700 stalle da latte trentine ormai rimaste.

Per ora siamo fermi alle promesse, con l’unica vera novità rispetto al passato: si inviano attraverso uno schermo o mandando emissari da un altro Ente pubblico. 

8 Marzo 2022 0 Commenti
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Una nuova veste per un sito web sempre più completo.

Da Michele Dallapiccola 7 Marzo 2022
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Concertone vs Bonifiche agrarie 1-0. In Trentino più terreno per concerti che per contadini.

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2022

Non l’avessimo detto sarebbe stato poco credibile. Invece è dall’autunno 2018 che con una serie di atti politici lanciamo suggestioni e consigli all’indirizzo della lega.

Per questo tanto sfortunato quanto scalcinato governo provinciale, Vaia poteva essere un’ottima occasione per recuperare terreni abbandonati. Eppure così non è stato. Le misure per favorire la bonifica di terreni agricoli sono state praticamente disertate. Di conseguenza in questi anni, gli ettari di terreno strappato a bosco o abbandono sono stati davvero pochissimi. Essenzialmente a cura dei privati nonostante un’occasione che poteva essere davvero ghiotta. Ma il riverbero dei danni non si ferma al mancato recupero dei terreni. 

In estrema sintesi per permettere una comprensione più ampia di quello che stiamo raccontando, dobbiamo considerare che in questi giorni la Provincia sta trattando il valore della prossima propria quota parte di PAC. La discussione si tiene in sede romana, con la regia (fin troppo) del ministero.

Quei fondi, un vero e proprio tesoretto per i nostri contadini, si rendono necessari per pareggiare i maggiori costi che presenta l’agricoltura di montagna rispetto a quella di pianura. Per quanto riguarda il valore di queste misure a premio definite pagamenti diretti, si calcola un plafond sulla base delle superfici che presenta ogni Stato membro e di conseguenza Regione e Provincia autonoma.

Il principio è: più ettari dimostri di sfalciare o pascolare più premio ti verrà assegnato. Semplice no? L’anno di riferimento di calcolo è stato il 2021. 

Ebbene, per darvi una dimensione di come sono andate le cose pare che l’Alto Adige abbia presentato un superficie complessiva di circa 120 mila ettari. Il Trentino pare sia arrivato a presentarne a stento 70 mila. Il dato è approssimativo ed è legato al maggiore sviluppo della zootecnia in Sudtirol rispetto a qui.

Tuttavia, se tra il 2019 e il 2021, ci fossimo dati da fare, i terreni bonificati sarebbero stati ricompresi in questo calcolo. La Provincia ne avrebbe ricevuti i corrispondenti premi/ettaro fin quando l’Europa se lo potrà permettere, intanto, almeno fino al 2027. Insomma un’occasione sprecata che la giunta leghista ha colpevolmente trascurato. 

Si fosse impegnata per l’agricoltura a recuperare terreno come sta facendo ora coi 27 ettari del concertone, a quest’ora avremmo la provincia alpina agricola più verde del mondo. Nel match concertone-agricoltura per quanto incredibile la giunta provinciale ha scelto la compagnia cantante. 

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Benessere animale. Traguardo imprescindibile per la zootecnia 4.0

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2022

Ho iniziato il lavoro di veterinario con le vacche, nei primi anni 90. La zootecnia trentina aveva già cominciato a franare.

A partire dagli anni 80, l’abbandono delle valli, i piani mastite, la cultura dei boomers che preferiva altri lavori e l’incipiente globalizzazione avevano mietuto vittime tra le partite Iva zootecniche come il colera tra gli uomini. Eppure, fino alla fine dei primi anni duemila erano ancora tantissime quelle piccole stalle dove la percezione del benessere della vacca non esisteva. Nonostante produttivamente parlando, la vacca fosse poco sfruttata, quanto a spazio libertà di movimento e qualità di vita da riservarle si badava poco. Erano anni in cui la bovinicoltura procedeva con passi da gigante. A partire dalla genetica attraverso l’alimentazione fino alla gestione dell’animale. Tutto era spinto alla massima efficacia con lo sforzo più mirato.

Oggi le cose sono cambiate profondamente.

È risaputo che è solo la vacca che sta bene, quella che produce e vive più a lungo. Non per niente la stessa Politica Agricola Comunitaria premierà particolarmente chi saprà migliorare il benessere della propria mandria. Sarà il meccanismo degli Ecoschemi nei Pagamenti Diretti a stabilirlo. 

Certo, per farlo è necessario realizzare cuccette, lasciare libere le vacche, e gestire tutto con tecnologia, climatizzazione, controllo digitale degli animali ed analitico dell’alimentazione. In poche parole ci vogliono spazio ed investimenti, anche pesanti. Pensiamo solo ai passi da gigante nella gestione delle deiezioni attraverso il Biogas.

In tal modo, ad una marginalità bassa per sua natura si associano difficoltà logistiche e di contesto. Questo avviene perché per poter gestire strutture in grado di garantire felicità ai propri animali ci vogliono tanti, tantissimi soldi. Per garantire un volume d’affari adatto a permettere una marginalità accettabile ci vogliono i numeri.

Qual è la giusta dimensione di una stalla in Trentino: un atroce dilemma. 

Fino ad ora, fiumi di inchiostro hanno scritto che piccolo è bello e che piccolo fa buone cose: questo principio vale ancora? 

Possono prescindere le aziende zootecniche dal garantire ai nostri animali il massimo livello di benessere possibile con la libertà di movimento? 

Siamo in montagna e per fortuna sono già moltissime le realtà che riescono ad effettuare un periodo prolungato di pascolo e malga. E per le altre? Stabulazione libera dove possibile e tecnologia, sempre e comunque: ecco i punti cardinali. La stalla non è poesia ma è soprattutto professionalità. 

E per permettere alla zootecnia di sopravvivere, va individuata la giusta dimensione assieme alle più opportune modalità di valorizzazione della PAC.

Questo stato di cose porterà necessariamente ad avere una numerosità di capi diversa da zona a zona del Trentino. Ma non dimentichiamo una cosa: solo una dimensione aziendale consistente permette ai gestori di assumere dei dipendenti o viverci in più di una famiglia. Si tratta dell’unico modo per gravare i proprietari da qualche ora di lavoro.

Avere animali in molti, anzi ancora in troppi casi, significa impegno h24/gg 365! Inaccettabile se si vuole mantenere il passo.

La vita è una sola e di poterla vivere hanno diritto tutti.

5 Marzo 2022 0 Commenti
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Agrivoltaico che passione. O è meglio dire: che bella opportunità?

Da Michele Dallapiccola 3 Marzo 2022

L’attuale crisi socio politica ha fatto saltare agli occhi di tutti quanto fragile possa essere il nostro sistema di produzione e approvvigionamento energetico.

Nemmeno una Provincia che produce all’incirca il 110% di quello che consuma, può ritenersi indenne dal problema.

Come sappiamo infatti, la nostra produzione è inquadrata dentro ad un mercato fatto di scambi nazionali ed internazionali. Sono dunque i motivi di natura contrattuale a condizionarci pesantemente. Non di meno, influiscono anche quelli preminentemente tecnici visto che accumulare energia elettrica è impossibile se non in limitatissima quantità. Ecco perché la produzione locale di energia elettrica, anche da impianti di prossimità o di minima dimensione, ha comunque un significato economico particolarmente importante. E se ulteriori derivazioni idroelettriche sono sempre più difficili da ipotizzare, sul sistema fotovoltaico si può pensare che ci siano ancora importanti margini di sviluppo.

Ne sanno qualcosa i contadini che in questi giorni hanno visto come manna dal cielo l’opportunità di usufruire di un cospicuo contributo nazionale. Dal PNRR, arriva la spinta a realizzare impianti fotovoltaici sulle coperture delle loro strutture agricole.

Il Piano prevede aiuti a copertura finanziaria completa (al 100%) anche per le strutture realizzate a suolo. Per questa fattispecie, il nostro paesaggio è troppo delicato per pensare a dei parchi agrivoltaici al suolo. Questa è la linea generale. Perchè a dire il vero si potrebbero forse individuare porzioni scoscese in zone termofile nascoste alla vista, da adibire come sedime per questo (limitato) nuovo sistema di impianti. Andrebbe effettuato un prudentissimo lavoro di ricognizione, soprattutto nelle valli marginali alle coltivazioni agricole.

Una proposta tutta trentina. Dal mondo dei berries.

Oltre a questa fattispecie di collocazione, tutta da discutere, tutta da costruire, ce n’è una già compromessa a livello agricolo. E’ quella relativa alle porzioni di terreno già coperto da serre per alcuni tipi di piccoli frutti. Non le fragole ma i mirtilli e i lamponi necessitano di una copertura parzialmente ombreggiante Ebbene si potrebbe pensare a una doppia valorizzazione di queste coperture autorizzando l’installazione di pannelli fotovoltaici. Coprirebbero parzialmente come già avviene in molte parti del mondo. Questi micro impianti a produzione limitata sono assai utili a soddisfare i bisogni aziendali o a generare piccole quantità di energia elettrica. In questo caso si agirebbe su coperture già presenti. C’è anche un vantaggio paesaggistico da sottolineare. Grazie all’aspetto dei pannelli fotovoltaici si porterebbero benefici al paesaggio poiché dal punto di vista cromatico le attuali coperture, spesso impattanti, si renderebbero un po’ meno evidenti.

Siamo consci che si tratta di un provvedimento di valore politico assai divisivo. Solo una discussione su larga scala, innanzitutto in sede politico partitica, potrebbe forse dipanare le ragioni di questa proposta. Perdonerete, il ruolo di consiglieri d’opposizione che è anche quello di elevare proposte, perchè no, coraggiose. Fino al limite della provocazione.

È addirittura Legambiente a lanciare proposte di mediazione, al fine di trovare un percorso che salvi territorio ed economia. A QUESTO LINK UN SUO PENSIERO.

Queste sopra sono proposte che a livello locale arrivano anche dai professionisti del settore. Riportano la testimonianza di una cospicua diffusione di questo tipo di impianti in Italia ma soprattutto all’estero. Qui da noi, l’installazione sui berries, richiederebbe normative specifiche. Andrebbero conformate attraverso l’agilità di esercizio amministrativo tipica di una Provincia Autonoma come è quella di Trento.

Sarà dunque nostra cura formalizzare questa considerazione trasformandola in un atto politico ufficiale

3 Marzo 2022 0 Commenti
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Allevamento in ginocchio? Sarebbe così facile aiutarlo se solo si volesse

Da Michele Dallapiccola 2 Marzo 2022

Siamo tutti consapevoli che in questo tragico momento sono molti i settori economici a trovarsi in difficoltà. E se ampliamo l’orizzonte al contesto sociale, magari internazionale, possiamo senza dubbio affermare che al confronto, la situazione locale può sembrare quasi idilliaca. 

Al netto di queste doverose considerazioni trovo però accettabile parlare di uno specifico aiuto alla zootecnia. Dico questo perché nei suoi equilibri economico finanziari, quello del latte è da sempre un settore tanto fragile quanto strategico per la gestione del paesaggio trentino. Lo stesso che è poi sagacemente rivenduto da altri imprenditori sempre trentini, ovviamente a scopo turistico.

Detto ciò, seguendo sui media i proclami degli allevatori e le risposte (quali?) della giunta provinciale sembra che far qualcosa in fretta per questo settore sia così complicato come scalare l’Everest in solitaria senza ossigeno.

E non parlo di risultati come quelli che la lega prometteva nel campo della gestione di lupo e orso. Situazione, come possiamo constatare tutti, affrontata oggi – è proprio il caso di dirlo – con la coda tra le gambe, senza un nulla di fatto. Invece qui, qualcosa si potrebbe fare. E subito. 

Un suggerimento alla Federazione allevatori, ai singoli contadini e ai consorzi. 

Con una semplice variazione a bilancio (e una delibera di giunta a tempo zero) alle 7-800 aziende da latte ormai superstiti risulterebbe estremamente utile oltre che apprezzato un provvedimento che con la collega Demagri spingiamo da tempo a praticare.

Accelerando i passaggi necessari, si dovrebbe implementare il valore degli investimenti nella promozione di settore. La parte più facile e veloce da attuare riguarderebbe i cd. contributi settoriali e andrebbe a vantaggio dei consorzi del comparto lattiero caseario.

Non di meno andrebbe sostenuto il settore caseario privato che drena, non dimentichiamolo, circa un quinto del latte prodotto in Provincia. In questo caso andrebbe attivata un’energica azione promozionale attraverso la Trentino Marketing. Certo, parliamo di contributi soggetti a limitazione comunitaria e le Cooperative e qualche privato potrebbero già essere arrivati al limite ammesso. Ma si tratta di tecnicismi che col dovuto impegno si potrebbero gestire senza grosse difficoltà.

Peccato invece, che il tempo per gli allevatori la giunta lo investa a dire che sta facendo meglio di quelli di prima. In realtà, non solo senza dire cosa vuol fare veramente ma purtroppo, senza nemmeno farlo.

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L’A31 in Vallagarina? Sempre più certa l’impressione che non la “valdasticheremo” mai!

Da Michele Dallapiccola 1 Marzo 2022

Questa settimana, in Terza Commissione provinciale, la giunta ha presentato i dati relativi al progetto di realizzazione della Valdastico con sbocco a Rovereto sud.

Quello esposto, è stato un report di previsione tecnico economica. I numeri presentati da Fugatti potrebbero indurre ad uno stato di sincero entusiasmo. 

Soldi lavoro e prosperità per tutti?

A ben vedere si staglia una primissima, tombale considerazione: perché la realizzazione del teorico sbocco in prossimità del casello A22 di Trento sud non dovrebbe portare altrettanto paventato benessere?

Ma la sostanza del ragionamento va oltre. A chi deve servire l’opera e per quale motivo? Il vero nodo intorno al quale si deve fissare l’interesse della politica è la riduzione del traffico. E la popolazione attualmente più esposta a questo tipo di disagio è la Valsugana. E’ l’unico vero motivo che può spingere la PAT a dir di sì a quest’opera. Non di meno, l’impegno per la Valle dell’Adige deve spingere sul passaggio gomma-rotaia nella modalità più rapida possibile. Solo così si potrà arrivare a decomprimere l’A22 dal traffico pesante in maniera significativa. 

Quali sono le differenze tra il progetto “Rossi” e quello “Fugatti”?

Sostanzialmente due: 

  • nel primo caso si sarebbe trattato di una superstrada gratuita che avrebbe collegato Piovene Rocchette al casello autostradale di Trento Sud.
  • nel secondo si parla di tratto autostradale, a pagamento dunque con sbocco a Rovereto e paventata vignetta per i mezzi pesanti in SS47. 

Ebbene, a parte la teorica difficile praticabilità della proposta che fa dell’idea qualcosa di ameno, facciamo il solito esempio del camionista che passa da Bassano. Parliamo di chiunque, da tutto il nord est veneto, friulano e giuliano, debba transitare in direzione Brennero. Secondo voi proseguirà, fino a Piovene Rocchette per prendere l’autostrada a pagamento fino a Rovereto sud e solo da lì guadagnare Trento? Poco verosimile. Pagherà allora la vignetta per la SS47? Bufala tutta da verificare soprattutto alla luce di normative europee che impongono possibilità di pedaggio solo dove ci siano strade alternative gratuite. E accanto alla SS 47 in Valsugana Corre tutta la Vecchia statale. Auguri ai bei borghi della Valsugana. Auguri Borgo, Roncegno, Novaledo, Levico! 

Ovviamente questa sparata della giunta sta talmente poco in piedi che anche questa mia considerazione di risulta, appare iperbolica. 

In ogni caso, possono essere presentati tutti gli studi che si vogliono. Bassano, Trento e Rovereto Sud si trovano ai vertici di un triangolo. Due sono i lati che si devono percorrere se la Valdastico arriva a Rovereto Sud e se di lì bisogna poi raggiungere Trento. A pagamento per giunta. Il tratto Bassano-Trento cioè l’attuale SS47, rappresenta invece un singolo lato. Senza contare che la Valsugana rimarrebbe (per legge) gratuita, quale sceglierebbero secondo voi gli artigiani e gli industriali dell’autotrasporto?

Avete presente quanti camion passano dalla Fricca o dal Tonale per risparmiare qualche chilometro di strada e di pedaggio? 

Alla fine su questa vicenda tragicomica  rimarrà un’unica certezza. L’opera più promessa del mondo, si parla di Pirubi dagli anni ’70, rimarrà la più grande bufala sulla carta che si sia mai vista. C’era forse qualche speranza portando avanti quel piccolo passo fatto nel recente passato della Provincia. Ora, con la lega, la partita è andata a monte.

Lunedì, in Commissione, i giocatori della lega sembravano proprio buttare all’aria tavolo e carte. Ma in fondo, sta per finire la legislatura e magari la cosa è pure voluta.

1 Marzo 2022 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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