Michele Dallapiccola
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Michele Dallapiccola

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E se ad un certo punto non piovesse più?

Da Michele Dallapiccola 19 Febbraio 2023

Sto scherzando! Ovviamente, ma in questi giorni, in queste ore, l’assenza di precipitazioni fa davvero impressione. Non so a voi ma a me mette paura.

Dal suo blog sui social, Giacomo Poletti, appassionato esperto meteorologo ci mette spesso in guardia con dati impressionanti. Il brano qui sotto viene da un suo post di qualche giorno fa:

Secco a oltranza! I modelli non danno speranze: nessuna pioggia di sicuro fino a lunedì 20, ma crescono le possibilità che l’intero febbraio chiuda a zero millimetri. È mite in quota: Paganella (2125 m) a +2.8° alle dieci di sera. Rivedremo delle nuvole alte da giovedì in poi con zero termico a 2700 m. 

Siamo dentro un’alta pressione fortissima: stamattina in Trentino abbiamo toccato i 1041 hPa (valore ridotto al livello del mare) che in quel momento era il valore più alto…al mondo! 

La crisi idrica è ormai biennale: a Trento (Laste) dal 14 febbraio 2021 ad oggi sono caduti 1547.6 mm rispetto ai 1873.2 mm della media attesa: l’82.6%. Nell’ultimo anno (14 febbraio 2022-oggi) ancora peggio, caduti 751.2 mm invece dei 936.6 medi attesi: l’80,2%. Sul sud/est Trentino però il deficit è più pesante e vede solo il 65% dell’acqua caduta!

Al tempo non si comanda ma a quello che in terra manda il cielo però si. 

Grazie alle nuove tecnologie possiamo davvero curare al meglio il bene più prezioso che abbiamo. L’essenza della vita stessa: l’acqua. 

Ampliare la rete dei bacini di accumulo sarà nei prossimi anni un atto sempre più necessario. E più che ad uso industriale come per l’innevamento programmato faccio riferimento a valorizzazioni sostanziali come quella agricola e potabile. Sulle quali, sarà fondamentale innestare una rete, fatta di interconnessioni tra zone e bacini per potersi soccorrere vicendevolmente. 

Il rischio è altrimenti di spingere sempre sugli stessi luoghi generando disparità di consumi, di trattamento e di assetto ecosistemico. Vedi l’annosa vicenda laghi di Serraia – Piazze – Val di Cembra. (nella foto di copertina le condizioni nelle quali versa il lago delle Piazze in queste giornate)

Per questo un serio programma di governo non potrà prescindere dal contemplare nel suo articolato, un piano di investimenti in queste infrastrutture. E un altrettanto progetto di valorizzazione e di reciproco rispetto tra le varie zone. 

Non si tratta di fare un semplice compitino al fine di poter dichiarare d’aver ottemperato alla norma europea sul rispetto del DeflussoMinimoVitale. È qualcosa di più profondo, responsabile e pregno di competenza. E di investimenti. 

PNRR: il Trentino doveva proporre di più

Siamo stati assai critici sulle occasioni mancate dalla Provincia per quanto riguarda i tavoli romani dove si è discusso dei finanziamenti del PNRR in campo irriguo. E così, alla nostra Provincia è arrivato davvero poco. Ed ora si fa fatica ad intravedere una precisa volontà di questo governo di stressare il proprio bilancio provinciale per queste opere. E se ne comprendono (ma non approvano) le ragioni. Sono opere che costano molta fatica ed ingenti investimenti ma di consenso spiccio ne danno assai poco. 

Organizzare le azioni amministrative è un duro lavoro che offre poco lustro sui social e anche se rimane parcheggiato per un’intera legislatura non succede proprio niente. O no?

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Verso le Provinciali 2023. Nella conversione a destra del PATT, il senso pieno della coerenza di CASA AUTONOMIA.eu

Da Michele Dallapiccola 17 Febbraio 2023

Il sogno di Fugatti sta per diventare realtà. Perché in fondo, che lui sperasse di avere gli autonomisti dalla sua, l’ha sempre dichiarato. Così quando l’ala destra del Patt si è presentata al suo cospetto a chiedere poltrone in cambio di sostegno, il suo sì è stato molto facile da dire. 

Meno facile invece è stato per la corrente oscura del PATT, convincere l’intera base autonomista a cambiare collocazione d’arco costituzionale dopo 25 anni di militanza e protagonismo nel centrosinistra autonomista. Per questo le “pillole indorate” della dirigenza di partito sono servite a poco. A smascherare fiumi di comunicati stampa pieni di fumo e ipocrisia, non ci sono soltanto l’evidenza e gli annunci dei “fratellisti”. Rumors romani, danno in queste ore, sempre più per certo l’accordo di Lega e Fdi anche a livello Trentino. Inglobando quel che resta del povero Patt. Perché a credere ancora alle rassicurazioni della dirigenza di partito, sono rimasti davvero in pochi. E il tatticismo temporale per tentare di sdoganare l’inaccettabile col metodo dei piccoli passi affiora sempre più. 

Entro breve, gli autonomisti storici si troveranno alleati dei discendenti politici di Almirante. Con la benedizione del vecchio caro Durnwalder. Il quale, chiamato dalla stampa locale in evidente aiuto al Patt, è arrivato a sdoganare persino Fratelli d’Italia. Alla faccia del compianto collega Silvius Magnago.

Ci avrà provato contando sul fatto che tra le file di un partito di raccolta c’è di tutto. Ci sono dunque destroidi impenitenti, ex leghisti, conservatori e persino imprenditori che hanno tutto l’interesse a coltivare amicizie governative. Ma c’è anche l’ala sociale, quella sensibile agli argomenti legati alla solidarietà, quella lontana dallo statalismo e dal nazionalismo. Quella che non si piega all’offerta di poltrone, quella che non abbocca al racconto di  un inverosimile progetto politico dove la lega lascerà FDI alla finestra vincendo col solo aiuto delle civiche e del PATT. 

Questo trasformismo non fa per noi. In CasaAutonomia.eu ci sentiamo affezionati a quell’alveo ideologico che occupiamo da 25 anni. E abbiamo tutta l’intenzione di rimanerci evitando di farci trascinare dal pifferaio magico che è la destra nazionale. 

Ecco perchè i fatti di queste ore, cioè quello che stanno combinando gli autonomisti storico identitari, spiegano molto bene il perché del nostro Movimento. Rendono palese il senso della creazione di una nuova lista civica autonomista. Avrà il pregio di essere l’unico schieramento popolare e progressita a rappresentare gli autonomisti in seno all’Alleanza democratica per l’Autonomia. 

Non siamo in pochi e non siamo nemmeno i più contrariati. In queste ore ci sono dei tesserati che hanno deciso di bruciare la tessera di partito e postare l’orribile gesto sui social. Oppure hanno scelto la strada della dignità esprimendosi in un assordante silenzio

I “ve l’avevamo detto” ormai contano poco. Purtroppo la strada è tracciata e la romanizzazione del PATT è pressoché completa. Lega, Fratelli D’Italia, tutto il peggio che l’Autonomismo più genuino ha sempre combattuto ora fa parte indegna di quel che resta dell’orgoglio di uno splendido fiore alpino.

Di Michele Dallapiccola

17 Febbraio 2023 0 Commenti
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BUONANOTTE AL SECCHIO!

Da Michele Dallapiccola 16 Febbraio 2023

Si dice delle imprese perse in partenza.

Il Congresso delle Stelle Alpine era terminato solo da poche settimane che già si avvertiva forte l’influenza destroide del duo da Campodenno.

Negava la segreteria: “mai con la lega!”, negavano i movimenti giovanile e femminile: “non è stato deciso nulla”, “sono tutte illazioni!”. Ma solo chi aveva il prosciutto sugli occhi non poteva non accorgersi che le proposte al Consiglio di partito erano poste in maniera retorica. Il tentativo di voler spacciare la convenienza di un posto al sole come impegno per l’autonomia era palese e sconquassato.

Per mesi cerchiamo di smascherare menzogne, tattica e strategie, tutte inventate per camuffare il viraggio a destra del partito: fatto, per molti di noi, inaccettabile. Decidiamo così di opporci alle manovre del maldestro tessitore da Quetta. Articoli sui giornali, discussioni dentro e fuori il partito: nessuna risposta.

L’impronta del fantasma è fortissima: è quello della vecchia UATT, che dal buio degli inferi dove era rimasta celata per anni sta tentando di fagocitare e lisare definitivamente qualsiasi frammento di DNA politico di PPTT ancora riconoscibile dentro al PATT.

Le proviamo tutte, col sostegno di tanti tesserati e simpatizzanti. Ad inizio autunno però accade l’inverosimile. Una sera, tardi tardi, dopocena, in un consiglio senza ordine del giorno, la dirigenza si fa autorizzare il matrimonio politico col partito di Grisenti: un manipolo di presuli della vecchia DC, sopravvissuti ai giorni nostri tra le fila della destra.

Per alcuni di noi è troppo. In ottobre molliamo la presa. Per me e per la collega Paola Demagri anzi, è quasi un dovere. Io poi, avevo annunciato ad ogni riunione precongressuale che se ci fosse stata un’alleanza con la lega io non ci sarei potuto stare. E così faccio. Ma non da solo, appunto. Insieme ad altri chiediamo la conta con una mozione in Consiglio di Partito: sinistra o destra? Si vota, 18 a 39: chiarissimo.

Come al ristorante, chiediamo il conto, paghiamo e rimaniamo dove siamo sempre stati. A finire tra le spire della destra e di Fugatti si lascerà andare e ci scivolerà quel che resta del nostro partito. E buonanotte al secchio.

A pesare è stata inoltre l’assenza di una segreteria che ha finito per accondiscendere la parte destra del partito, in tutto e per tutto.

Tutti quelli che non se la son sentita di abbracciare gli statalisti, i nazionalisti, tantissimi tra quelli che da sempre sono legati all’autonomia, sono coloro che hanno deciso di rimanere con noi. Siamo “quelli” di Casa Autonomia.eu, il Movimento che ha preso il posto del PATT nella coalizione dove questo era stato per venticinque lunghi anni. Dove gli autonomisti hanno avuto i migliori risultati di sempre.

E adesso, un bel piatto di lenticchie.

Sarà quello che d’ora in poi rimarrà ai seguaci del duo di Campodenno. Difficile immaginare qualcosa di diverso quando ad aggiungersi alla coalizione ci saranno anche i Fratelli d’Italia. E a quel punto l’obbrobrio partitico sarà completo.

Fortunatamente c’è una cosa non ancora definita: come andrà a finire la competizione elettorale tra le due coalizioni. E’ invece piuttosto facile da immaginare come andrà a finire per gli autonomisti storici. Difficile pensarli diversi da semplice stampella del duopolio lega – fratelli d’italia. Tra l’altro per ironia della sorte, proprio quello che un poco credibile segretario giurava e spergiurava non sarebbe stato mai.

E così, i due partitoni nazionali si circonderanno di una nuova serie di piccoli cespugli in mezzo ai quali i discendenti di Tretter saranno soltanto un di cui. Sono tante le persone che in queste ore avvertono il forte rammarico di aver visto dilapidare un patrimonio storico di ideologia e di impegno civico.

Il premio in cambio pare sia il rinnovo di un posto al MART.

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2035: è stop alle vendite di auto a motore termico. Salto nel futuro o salto nel vuoto?

Da Michele Dallapiccola 15 Febbraio 2023

La notizia è di quelle che spaventano un po’ ma era nell’aria da tempo. Il processo di voto a livello europeo era solo una formalità.

E così sembra che questa imposizione sia in arrivo. QUI IL LINK DELLA NEWS. E’ un fatto che turba perchè sembra un po’ limitare la libertà personale di scelta. Il senso è quello di limitare l’emissione di anidride carbonica in atmosfera. Condizione alla quale le vetture a motore termico contribuiscono non poco. Da qualche parte però bisognerà pur cominciare no?

Sono due anni che non piove, il clima cambia in maniera drammatica e l’effetto serra è ormai tanto culturalmente riconosciuto quanto poco accettato e di conseguenza combattuto nelle azioni singole quotidiane di ciascuno di noi.

Da dove cominciare allora?

Partendo proprio dall’input normativo delle grandi Istituzioni quelle che provano, quelle che dovrebbero essere in grado di operare sopra gli interessi privati. Non è facile fidarsi, di questi tempi poi, ma a mio modesto avviso, presa di per sé, senza retropensieri, l’azione è di quelle forti, assai coraggiose, di grande spinta verso il progresso, verso un futuro migliore col contributo di tutti. 

Non a caso i primi ad esprimersi in senso contrario sono stati proprio i populisti. Mossi da un breve pensiero improntato al perseguimento del proprio consenso alla ricerca della preferenza del proprio piccolo voto.

Anch’io sono convinto che sarà una condizione difficile da raggiungere, complicata da accettare. Sappiamo anche però che la transizione durerà a lungo perché si parla di limite alla vendita e non alla circolazione. 

Nel frattempo le istituzioni locali, la politica locale, l’amministrazione locale vanno spinte ad attrezzarsi ad ampliare la rete e l’economicità della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. A buon mercato, facile, e per tutti. 

Sarà un processo irrinunciabile che ogni programma di governo dovrà mettere in piedi assumendosi le proprie responsabilità. Anche in Trentino. Casa Autonomia è pronta. Le istituzioni devono essere pronte. Nell’interesse dei cittadini, nell’interesse (anche) dei trentini. 

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Il Trentino merita altro

Da Michele Dallapiccola 14 Febbraio 2023

Anche in Casa Autonomia.eu abbiamo seguito i lavori di presentazione al pubblico del progetto del nuovo ospedale di Cavalese.

Lo abbiamo fatto con attenzione anche se purtroppo da lontano. I nostri impegni di lavoro ieri sera ci hanno trattenuto in Val di Sole. 

Chi ha partecipato – ed erano presenti alcuni nostri associati – ha riferito di aver assistito ad una farsa. QUI UNO DEI NUMEROSI ARTICOLI, TUTTI AD UNIVOCA OPINIONE.

Più da politici che da tecnici – della Provincia – gli intervenuti hanno elencato una serie di difetti legati alla ristrutturazione della vecchia sede e una serie di pregi a favore della realizzazione della nuova sede. FINE DELLA RELAZIONE. 

Peccato che gli interventi più applauditi fossero quelli che contestavano la proposta, il metodo e la corrente di pensiero più sentita a livello locale. FINE DEL CONFRONTO

L’applausometro parlava da solo. La lega per bocca del suo Presidente della provincia faceva spallucce. Gli autonomisti storico identitari, muti assenti, mescolati al codazzo.

Nemmeno a Cavalese può finire così, non deve finire così. Non me ne capacito. Il Trentino merita altro.

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Elezioni Regionali: nessuno all’orizzonte nemmeno per il Trentino? 

Da Michele Dallapiccola 13 Febbraio 2023

In queste ore la politica italiana si presenta ai suoi elettori con una tristissima sconfitta. Mai nella storia della Repubblica si sono registrati dati di affluenza alle urne così bassi.

Ben sette persone su dieci in Lazio e sei su dieci in Lombardia, han preferito rimanere a casa piuttosto che andare a votare una qualsiasi delle proposte sulla scheda elettorale.

Che poi per conto di quei pochi che siano andati a votare abbia stravinto il partito della Meloni è un dato quasi scontato. La sua esposizione mediatica e la maggior capacità di incidenza sociale grazie ai provvedimenti di governo ha sicuramente influito a suo favore. Ma si tratta di un dato positivo figlio di un marketing elettorale più che scontato.

E ora che accadrà? Nelle malcapitate Regioni un beato nulla. Fin quando una reazione collettiva complessiva individuerà una classe politica degna di fiducia e dunque di preferenza nelle urne. Chissà quando.

E in autunno il Trentino potrebbe succedere la stessa cosa?

Assolutamente si. A meno che l’alternativa alla lega e ai fratelli d’Italia, non si presenti unita, diversamente da come ha fatto nel 2018. 

In caso di alleanza coesa, senza terzi poli e divisioni, la presenza di un candidato presidente autorevole e preparato farà sicuramente bene al morale di tutti. E nelle urne, anche alla compagine politica che si presenterà così. Stiamo parlando dell’Alleanza democratica per l’Autonomia che tra poche settimane scioglierà le sue ultime riserve. 

A giovare a favore di questa compagine i numerosi deficit di competenza dell’attuale esecutivo. Ma non solo: quanto sarà disposto ad accettare l’elettorato trentino di una tale invadente presenza nel governo provinciale di un partito statalista nazionalista come quello della Meloni? Quanto sostegno offrirà il pubblico impiego ad un governo immeritevole della sua fiducia? Sanitari, insegnanti, dipendenti pubblici in genere. Tantissimi bistrattati con pochissime eccezioni. 

La partita delle Provinciali è tutt’altro che scontata.

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Rumo, Mocheni, Civezzano: nella lettura dei dati anagrafici, l’indirizzo delle cose che contano.

Da Michele Dallapiccola 12 Febbraio 2023

Tre Comunità, tre andamenti demografici diversi. Specchio di un Trentino che cambia che si modifica, trascinato lentamente dalla situazione nazionale.

E intanto l’Italia invecchia e si spopola, non è un mistero. Più morti che nati e il Trentino segna il passo al pari della nazione alla quale appartiene. Con un problema in più: la sua orografia. 

Essere territorio di montagna comporta maggiori responsabilità e difficoltà tutte legate alla qualità di vita. 

A ben vedere dunque ciò che più influisce sull’appetibilità di un luogo come sede stabile della propria vita per una giovane coppia è senz’ombra di dubbio la possibilità di avere un lavoro vicino e la facilità con la quale si accede ai servizi. 

In questo i paesi in prossimità ai centri di valle e al capoluogo ne risentono più che positivamente. 

Ricette magiche non ce ne sono. 

Certo trasporti pubblici efficienti cadenzati ogni ora come avevamo avviato noi nella precedente legislatura potrebbero aiutare. E poi politiche che favoriscano una diffusa integrazione degli immigrati. Una loro gestione strettamente collegata al mondo del lavoro potrebbe compensare quella sempre più grave “fame” di personale in qualsivoglia settore dando vita però anche alle nostre comunità. Sono poi fondamentali i servizi pubblici, che derivano soprattutto da investimenti nelle istituzioni comunali, vero presidio dei territori di montagna con le attività essenziali efficaci. Scuola e sanità in primis. E poi il costo e la disponibilità della casa. Politiche abitative particolarmente attente ai giovani. Ma non solo. Il problema non è grave soltanto nelle zone urbane ma anche in quelle afflitte dal fenomeno dell’overturism. Il macchina dell’accoglienza si “mangia” i siti abitativi e determina una speculazione sui prezzi delle abitazioni rendendone i prezzi proibitivi per i più. Provare per credere a trovar posto per una giovane coppia ad esempio in Busa o in Fassa.

Siamo consci che questo messaggio è di un’ampiezza esorbitante ma vuole ricordare alla Giunta provinciale e alla comunità trentina che i veri investimenti da fare sono in questi settori. Disseminati in tanti rivoli. Perchè delle promesse milionarie di opere stradali che drenano cifre stratosferiche nella quotidianità ce ne facciamo poco. L’attesa di un appalto non compensa quella di una visita medica. E la chiusura delle scuole in una comunità senza bambini ne decreta la progressiva recessione sociale. 

Ripeto, comprendiamo tutti la complessità degli argomenti trattati e la difficoltà ad esporre proposte. 

Una presa di coscienza collettiva del dramma della natalità però, ci può far bene per arrivare a capire che alla politica non si devono chiedere soltanto tangenziali e nuove varianti di paese.

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Politica: se ne torna a parlare rimettendo in gioco il destino del Trentino del dopo 2023.

Da Michele Dallapiccola 11 Febbraio 2023

Dopo il Covid, dopo la crisi economica, la guerra in Ucraina, il terremoto. Dopo tutte queste tragedie, dopo tutto la politica non è finita. 

Certo la fiducia verso la classe che la interpreta è quella che è. Nella percezione comune poi, quella del politico non è propriamente tra le professioni più stimate. Me ne accorgo io che sono passato a questo lavoro da medico veterinario che professavano, godendo invece di una buona percezione sociale.

Per la serietà c’è ancora posto. 

Perché i problemi sociali non mancano di sicuro e dunque sono in tanti a sperare ancora che dalla politica ne arrivi qualche soluzione. 

In Trentino poi, rispetto al piano nazionale la cosa si sente ancora di più. Sarà per la comodità di averla vicina forse un po’ il vizio, ma l’abitudine di rivolgersi direttamente alla politica per questioni di qualsivoglia genere è ancora criticatissima. E a “palazzo” c’è chi ne approfitta. Non è certo sfuggito ai più, il grande bagno mediatico al quale si sottopone costantemente questa giunta provinciale. Spesso anche per fatti che nulla c’entrano con la propria attività caratteristica, pur di presenziare sul web ma soprattutto sui social. Una sorta di personalizzazione spinta dell’azione politica e quando si può, del contributo. 

Del resto la matrice che alimenta questo governo c’ è tutta. Il suo DNA politico attinge agli stilemi della comunicazione vecchi più o meno cent’anni. E sottraendoli alla data odierna, si focalizzi bene da che periodo storico arriva questo stereotipo comunicativo. 

Fortunatamente, le persone che seguono la politica in cerca di piaceri o contributi sono soltanto un parte. Ce ne siamo accorti noi di Casa Autonomia. Il grande pubblico che ci segue non si ferma soltanto ai social, partecipa invece molto attivamente nelle tappe del nostro tour provinciale come abbiamo già avuto modo di raccontarvi a QUESTO LINK.

E’ un modo diverso di cercare consenso e sostegno elettorale quello delle liste civiche. Senza ruoli di governo con relativi contributi da distribuire, la fiducia si guadagna con la serietà, la competenza e la coerenza. Delle quali il partito più vecchio che c’è in Consiglio dopo 75 anni di alti e bassi, può certo provare ad infischiarsene ma i risultati li vedrà alla fine. Come siamo convinti non paghi nemmeno il vuoto di visione colmato soltanto dal traino dei partiti nazionali di riferimento.

Politica in Trentino significa Autonomismo. 

Condizione di governo che si racconta a partire dai contenuti. Narrati comunicati, figli del confronto diretto ma figli di una vera presenza sul territorio; quella fatta di colloqui sapidi e cordiali. I tagli di nastro, i politici saltimbanchi da una manifestazione all’altra, a 15 minuti qui e mezz’ora in un’altra valle, non vanno più di moda. 

Le persone hanno bisogno di capire e di potersi confrontare. Lo dicono le statistiche ma lo percepiamo anche noi. E siamo sicuri lo diranno anche le urne. Quella grossissima fetta di elettori scolarizzati o molto scolarizzati che rappresenta il pubblico impiego, nel 2018 votò Fugatti essenzialmente per due ragioni. La voglia di cambiamento da un lato e poi la percezione che il voto al centrosinistra, frantumato com’era sarebbe stato un voto inutile. Oggi quelle due condizioni non ci sono più perché il centro sinistra si presenterà unito e i tratti di incompetenza di alcuni elementi di questa amministrazione provinciale sono sempre più evidenti. 

La partita per le provinciali 2023, è tutta aperta e le persone interessate ad ascoltare per poter scegliere sono tornate ad affacciarsi alla finestra. Si tratta di meritarsi la loro fiducia perché loro, statistiche alla mano, la loro parte la fanno. Che sia su Facebook che sia dal vivo ci seguono con rinnovato interesse. E così la vera battaglia che è quella contro l’astensionismo, a combattere dalla sua parte ha un piccolo esercito in più. Tutto GIALLO.

11 Febbraio 2023 0 Commenti
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Lotta alla Drosophila Suzukii: a che punto siamo?

Da Michele Dallapiccola 10 Febbraio 2023

Si avvicina la primavera. E con la bella stagione il rifiorire di un angosciante problema per i coltivatori di piccoli frutti.

Per trovare nella storia della moderna fitoiatria un esempio analogo di così lunga attesa della soluzione, bisogna risalire alla lotta alla Fillossera della vite. 

Eppure la Provincia Autonoma di Trento vanta uno dei più prestigiosi istituti di ricerca in campo agricolo di livello nazionale e internazionale: la fondazione Edmund Mach. 

Lo stimato Istituito, col suo corposo bilancio che supera di lunghezza i 40 milioni di euro all’anno produce risultati di indubbio valore nel campo della didattica e della ricerca anche applicata. 

Per una serie di circostanze non meglio chiarite, il suo vigore e la sua valenza in campo scientifico, presenta un “bug” dove non riesce a stupire. Manca di farlo, come avviene invece in tutti gli altri campi dei quali si occupa, nell’ambito della ricerca alla soluzione del più angosciante dei parassiti della frutta trentina: la tristemente famosa Drosophila Suzukii. 

Tra l’altro dai protocolli di utilizzo pare sita stata tolta la possibilità di utilizzo dello “Spada”. Nobile intento dal punto di vista ambientale, ulteriore spuntatura d’arma tra le poche rimaste in possesso dei coltivatori di berries.

Per questo abbiamo interrogato la Giunta, per sapere

  • il numero esatto dei rilasci effettuati nell’anno 2022, quello previsto per il 2023; 
  • se siano stati effettuati dei monitoraggi per capire quanto abbia inciso il rilascio del parassitoide sul carico parassitario della zona interessata;
  • entro che anno si possa ipotizzare la capacità di coprire l’intero territorio provinciale con l’auto produzione del parassitoide;
  • se ci sarà l’intenzione di ricorrere anche a biofabbriche esterne;
  • se siano allo studio altre soluzioni oltre al rilascio di Ganapsis. brasiliensis e in caso positivo con quali prospettive.

Con la Collega Paola Demagri attendiamo un report completo anche attraverso una formale richiesta di accesso agli atti.

10 Febbraio 2023 0 Commenti
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AUTONOMIA DIFFERENZIATA, CHE PAURA. 

Da Michele Dallapiccola 9 Febbraio 2023

Da una mozione del collega Ugo Rossi, l’opportunità di parlare di AUTONOMISMO. 

“Ddl Calderoli, la Giunta monitori il processo” 

E’ passata all’unanimità la mozione del collega Ugo Rossi riguardante il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Il dispositivo impegna la Giunta a esprimere in ogni sede le particolarità della nostra autonomia speciale; a proseguire straordinarie modalità di monitoraggio del processo di attuazione dell’autonomia differenziata coinvolgendo i parlamentari e in raccordo con Bolzano. Oltre al coinvolgimento della Prima commissione con sedute di informazione. Si impegna poi la Giunta a predisporre una formale valutazione della portata e delle ricadute del ddl Calderoli sul nostro assetto autonomistico, definendo eventuali emendamenti. Infine, è stato chiesto che il documento venga sottoposto, entro due mesi, alla votazione del Consiglio. 

Qui un estratto delle sue parole.

“Sono convinto che non ci sia nessuna volontà di usare l’autonomia differenziata per colpire le autonomie speciali ma ciò non ci deve esimere dall’essere vigili. Mi spiace che in questa fase di costruzione politica per il futuro una mozione come questa non porti il simbolo delle Stelle Alpine”.

Le quali in quel momento dall’Aula del Consiglio se ne sono state ben lontane. Il loro unico ultimo superstite rimasto, non era nemmeno presente. Ironia della sorte la discussione è avvenuta negli stessi istanti in cui gli autonomisti storici stava diramando un comunicato in cui annunciavano una prossima serata sull’Autonomia differenziata. In separata sede, non certo istituzionale come è stato qui oggi. 

Noi di Casa Autonomia.eu, non potevamo perdere l’occasione di intervenire al dibattito. L’argomento è così importante da averci portato ad intervenire anche in maniera piuttosto dura. Stigmatizzando certi comportamenti del nostro ex partito ma soprattutto quelli dell’attuale governo, nazionale e provinciale.

A seguire riporto la trascrizione puntuale del nostro intervento in aula che la Collega Demagri ha gentilmente voluto lasciare a me. 

“Come il collega Rossi, anche noi, con la collega Demagri di Casa Autonomia, abbiamo un trascorso molto importante. I nostri natali e la nostra carriera politica, la nostra formazione e il nostro modo di essere, si sono costruiti dentro all’alveo di un partito che dell’Autonomia ha fatto Statuto. Un po’ come lei, presidente Kaswalder. Poi, per motivi diversi, noi e lei ci siamo trovati a dover cambiare strada. Lei è stato sedotto dalla corrente più nazionalista, quella che guarda più a Roma, tanto da allearsi con un partito che è sicuramente a destra del nostro arco costituzionale, costruendo delle condizioni che addirittura portarono lei ad essere cacciato dal Partito autonomista. Credo uno dei rarissimi casi nella storia del partito. Invece, noi tre consiglieri, in tempi diversi abbiamo deciso di lasciare il partito autonomista quando la dirigenza ha deciso di seguire le sue di orme. Lei è probabilmente un antesignano di questa svolta a destra del Partito Autonomista visto che, a quanto pare, vi ritroverete a ragionare insieme. 

Racconto questo perché è un po’ la storia dell’autonomismo come fil rouge, come movimento motore delle azioni amministrative dentro a una Provincia che in fondo il partito autonomista nella sua storia ha da sempre piuttosto subito. Nasce come opposizione alla Democrazia Cristiana, quel partito di respiro nazionale, che in realtà ha avuto nelle sue schiere in Provincia di Trento il più autonomista dei nostri rappresentanti, al punto che a Trento gli è stato eretto un monumento. E ci mancherebbe altro, dato che la felice intuizione di Alcide Degasperi di inserirci in un quadro di tutela così forte come quello che abbiamo oggi, è stata per il Trentino più grande delle fortune. 

Poi però, quel partito autonomista, se vogliamo tanto conservatore, ha sofferto e inseguito il suo oppositore ed è finito per innamorarsene in una specie di sindrome di Stoccolma. Ci si è alleato costruendo delle condizioni nelle quali poteva, voleva e doveva dire la sua. 

E così da partito di opposizione, nel ‘98 si trovò a collaborare con i discendenti di quella democrazia cristiana, ricostruiti nel frattempo dentro alla Margherita. Il resto è storia. 

Oggi possiamo dire che in fondo si è creata la migliore delle situazioni: il concetto di valorizzazione, tutela e salvaguardia dell’Autonomia è diventato patrimonio comune a tutte le forze politiche che sono qui dentro in questo arco costituzionale. 

Cioè, se vogliamo, noi autonomisti, tutti affezionati a questo principio possiamo dire che il nostro scopo è stato raggiunto. Quasi forse al punto che è possibile pensare che il partito autonomista, arrivato al suo scopo, abbia la possibilità di sciogliersi. 

Anzi, a dire il vero, a giudicare l’impegno che ci sta mettendo la dirigenza del partito ci sta riuscendo abbastanza bene. Con tutte le fughe di rappresentanti istituzionali che ha avuto recentemente, direi che il risultato è ormai quasi completo. Non c’è elemento qui in Consiglio, da destra a sinistra, che non si consideri autonomista. A questo punto le Stelle Alpine hanno probabilmente preso in considerazione l’idea che la loro esistenza può tranquillamente legarsi al miglior offerente. 

Detto questo, essere autonomisti fa parte di una condizione ontologica che forse ha funzionato tanto bene in politica quanto male fuori da qui. Non so voi, ma io ho l’impressione che i trentini, a questa condizione di Autonomia, si siano quasi un po’ abituati. Cioè sono in molti a non rendersi conto che le cose effettivamente sì, non vanno benissimo, ma nei luoghi in cui non c’è l’Autonomia vanno sicuramente molto peggio. E ovviamente questo stato di diffuso disagio, di condizioni sociali problematiche, soprattutto per chi vive senza un’Autonomia così speciale come la nostra ne determina invidia e fastidio. Nonostante non sia un impegno facile da onorare e che pochi rispettano con onestà. 

Tant’è che ai tempi della spending review, quando Berlusconi, con quell’infausto “mille proroghe” del 18 agosto 2010, chiese una responsabilità straordinaria alle regioni a statuto speciale, a pagare fummo soltanto noi del nord: Friuli VG, Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta. La Sardegna stette zitta e la Sicilia chiese addirittura una manovra assistenziale. Ebbene, nel momento in cui apriranno quella cassaforte che è la nostra Costituzione, per riformulare certi piani normativi, chi ci può garantire che nessuno si sognerà di toccare le due Province Autonome? Questo è un timore che noi abbiamo molto forte. 

E a giudicare dai rapporti che ha questa Provincia con Roma, e da come questa si sta comportando con noi nel momento elettorale le preoccupazioni ci sono tutte. Siam qui con il nostro presidente della Provincia completamente in discussione, dove la cronaca ci racconta che in realtà no, lui non è il sicuro candidato designato presidente, perché a dirlo sono solo due o tre forze politiche.

Invece, quella che sulla carta ha già il risultato migliore in tasca carta ha detto no. In pratica nessuno ha la più pallida idea se, quello che è seduto nella parte centrale del nostro emiciclo, sarà in grado di poter continuare per una seconda legislatura. 

A governare queste schermaglie sono gli stessi partiti che rispondono a logiche nazionali dove la nostra autonomia è tanto invidiata. Ci lasceranno in pace? Noi ci crediamo poco. 

L’Alto Adige possiede delle ben solide tutele giuridiche grazie alla sua condizione di minoranza linguistica (bilingue) molto più difficilmente aggredibile rispetto alle nostre.

E’ veramente un peccato che il partito autonomista non prenda parte a questo dibattito. L’ultimo suo rappresentante in Consiglio, in questo momento risulta assente ed è un fatto molto grave. Questo dibattito, questo punto, per un partito autonomista è un punto imprescindibile, forse uno dei più alti toccati in tutta la legislatura. Ringrazio il collega Rossi per averlo voluto riportare al dibattito del Consiglio Provinciale. Siamo in campagna elettorale per alcune regioni. La lega sta perdendo numeri e quindi sta cercando espedienti per sollevare un morale di seguaci che l’urna invece sicuramente punirà tentando di portare loro più autonomia. Chissà se ce la farà.

Ma noi che ce l’abbiamo già, teniamocela stretta questa Autonomia e cerchiamo di farne più che un dibattito consiliare, una percezione collettiva comune. Il timore che nel cuore dei trentini stia scemando, c’è.”

9 Febbraio 2023 0 Commenti
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