Michele Dallapiccola
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Il Lupo al Muse: Life Wolfalps EU prova ad aiutare la società.

Da Michele Dallapiccola 10 Febbraio 2022

Temevo un taglio animalista ambientalista. C’è stato piuttosto un confronto responsabile ed equilibrato. Un argomento così delicato lo richiedeva.

Il messaggio di fondo si è compreso dal senso (assai articolato) della serata. Sarà difficile aspettarsi soluzioni ai patimenti degli allevatori attraverso drastici provvedimenti amministrativi. Troppe, le spinte contrarie dal livello politico europeo e nazionale.

Ma se rifarsi agli abbattimenti diventa poco probabile, pensare invece di veder moltiplicata l’informazione e la formazione risulta sostanziale. Con l’attesa per un momento in cui le protezioni per greggi e mandrie si possano dire davvero tali, sempre troppo lunga. Penso a supplementi di asset da protezione. Riapri, recinti, protezioni che utilizzino l’high tech. E poi guardiania, a supporto ed aiuto ai pastori. Perchè la politica tergiversa tanto? Questo interrogativo il convegno non l’ha affrontato.

Eppure, a mio avviso, chi ha il compito istituzionale di tutelare il lupo, chi ama il lupo, tutte queste persone non possono pretendere che a far la guardia al lupo ci debba stare il pastore da solo. A lui il compito di custodire le armenti, alle istituzioni quello di badare alla specie lupo. 

Tra tutte le frasi forse la più interessante è di Luca Giunti, autore di un recente interessantissimo testo:

“Non possiamo pensare di tutelare il lupo se non riusciamo a spiegare a chi lo ama come si sente il pastore e quali problemi deve gestire a causa della convivenza.”

La strada, insomma, si presenta ancora lunga ed accidentata.

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Non servono cose complicate per stare bene in Trentino. La sostenibilità al servizio del turista.

Da Michele Dallapiccola 8 Febbraio 2022

La semplicità dell’offerta turistica territoriale, è forse il miglior corollario al concetto che definisce la sostenibilità: per sempre e per tutti.

Eppure, la traduzione pratica di questo abusatissimo termine, pare non trovare luogo negli impegni di questa giunta provinciale. Sembra infatti così improprio questo sostantivo, pronunciato dentro alla presentazione di un pur valido Piano turismo Trentino 2022 2024.

Un Piano che l’assessore, sui propri social, arriva a marchiare col suo nome e cognome, riprodotto a guisa di brand. Oltre al tentare di far proprio un prodotto intellettuale altrui, prova a richiamare l’attenzione sul suo nome utilizzando l’immagine di una freccia. A destra. Con ogni probabilità è forse la parte più genuina del messaggio di questo tentativo di logo. Indica infatti una direzione che, quando è politica, di sostenibile non ha proprio nulla. 

Provate infatti ad osservare i progetti amministrativi di questa giunta, immaginando di poterli riprodurre e mantenere per sempre e per tutti?

Il concerto di Vasco Rossi? Quante altre volte potremo portare in Trentino 100mila persone, ancora? Saremo la Provincia dei concertoni? Lo stadio del Ghiaccio di Pinè? Entro quando costruiremo e quanto sapremo sfruttare impianti da 180 milioni di euro? Valdastico a Rovereto Sud e Raddoppio della SS 47. Quanto è sostenibile l’asfalto? Solo dove serve davvero al Trentino.

E poi, promesse di impianti a fune ovunque. E’ sostenibile promettere questo tipo di infrastruttura ad ogni territorio che ne faccia richiesta?

Comprese le beffe di un impianto sotto i 600 mt. Che per altro sta funzionando davvero bene; è un’ottima palestra per lo sci. Ma perché allora non coinvolgere finanziariamente quelle stesse società impiantistiche delle quali questi potenziali clienti in erba sono qui, utenti?

Sul resto del Piano poco altro da dire. Soprattutto perché è un compito svolto bene. Da dieci e lode come da anni avviene in Trentino. Al netto del fatto che i concetti cardine qui espressi sanno assai poco di novità. Ultima nota da segnalare, la proliferazione di livelli decisionali istituzionalizzati che sostituiscono il politico nell’asse di comando. Un tempo avveniva in via diretta tra politica e società di sistema. Non servivano cose complicate per stare bene, nemmeno in amministrazione.

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L’insostenibile leggerezza dei numeri. Della Valdastico.

Da Michele Dallapiccola 7 Febbraio 2022

Prova a darli la Giunta provinciale, quei numeri.

Dovrebbero essere quelli dirompenti; quelli che da soli codificano il valore di una scelta.

Come fa il segno clinico per una diagnosi. Si dice patognomonico. Quando da solo basta a portare il medico a dire che è presente la tal malattia. Qui con questi numeri (sul dato di calo del traffico) si esce sulla stampa e si posta pure sui propri social.

Valdastico come la vuole la lega? 6500 veicoli in meno al giorno?

Ma se sono oltre 45 mila i veicoli rilevati all’entrata est della galleria dei “Crozi I” in direzione Trento?Invece, quelli rilevati alla stazione di Grigno sono meno di un terzo.

Ecco perchè uno slogan apparentemente efficace, fatto di una sola cifra, crolla sotto il dramma della sua superficialità.

La Valdastico è necessaria. Ma a servizio della Valsugana!

Rispetto ai reali bisogni dei distretti di Levico e Pergine, i numeri del miglioramento della proposta del Carroccio locale sono troppo bassi. Va infatti rilevato che la soluzione “fugatti” inviterebbe comunque il traffico pesante proveniente da Bassano a prendere la Valsugana. Innanzitutto perché questa, per legge deve rimanere gratuita.

E poi, con l’ipotesi di connessione a Rovereto sud, tutti i veicoli pesanti diretti al Brennero continuerebbero a salire per questa arteria. Oltre ad essere la via più breve, eviterebbe loro il pedaggio di un tratto di A22.

Una situazione insomma dove tutto il nord est continuerebbero a transitare qui. Fatto che invece non accadrebbe se si portasse avanti il progetto di bretella come pensata fino a pochi anni fa: Sperstrada gratuita da Piovene Rocchette con lo sbocco a Trento sud. 

Nel frattempo nel disegno leghista si allargherebbe anche la SS47. Così, con sessanta milioni di euro investiti in asfalto per i camion dal veneto anziché in sviluppo locale, la scorrevolezza per chi sale dal nord est italiano sarebbe garantita. Non sorprende se a fare questo ragionamento è un partito di sistema nazionale. Quello della lega italiana, trentina, veneta. Peccato che tutte queste manfrine ci porteranno alla fine della legislatura senza nulla di fatto. La lega alla Valsugana avrà fatto buttare via 5 anni. Un tempo in cui si poteva proseguire con l’ipotesi che finora era arrivata al maggior grado di concretezza.

Un danno come questo il collegio elettorale più salviniano del Trentino non se lo meritava.

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Le malghe trentine. Un tempo fonte di sostentamento estivo. Oggi fonte di finanziamento per l’azienda.

Da Michele Dallapiccola 6 Febbraio 2022

A patto che duri l’aiuto della Comunità Europea

Sta per completarsi il quadro della PAC soprattutto per quanto riguarda il primo pilastro. Cominciano a delinearsi anche alcune notizie tecniche.

La stampa specializzata nazionale continua a tenere aggiornati gli addetti al settore. A QUESTO LINK UN RECENTE ARTICOLO. Invece a livello trentino tutto è ancora particolarmente coperto. Delle trattative si sa poco e di come andranno a finire le cose per noi, non è ancora trapelato nulla.

Alcune non sono buone. Pare ad esempio che il premio base e il greening verranno conteggiati insieme perdendo a sempre a quanto pare, parte del loro valore.

Si potrà recuperare attraverso l’adesione al supplemento dato da uno dei cinque Ecoschemi. La buona notizia è che continuerà il meccanismo di convergenza. Partito nel 2014, è un sistema che permette al Trentino di recuperare il suo handicap storico di valore dei propri titoli rispetto a quelli nazionali.

Ci auguriamo che questo governo Provinciale abbia la forza di far sentire la propria voce nella trattativa romana. Sono accordi che vanno presi con gli altri Assessori all’agricoltura d’Italia. È necessaria forza d’animo e presenza costante e continua, tutte caratteristiche che il Trentino sembra aver collocato più nella realizzazione del concerto di Vasco Rossi che in questa importante fonte di finanziamento per il nostro sistema zootecnico.

Istituzioni millenarie come le nostre stazioni di alpeggio trovano nei finanziamenti della Comunità Europea la possibilità di continuare a vivere. Questa trattativa avviene una volta ogni sette anni e sarebbe davvero un peccato rendersi conto solo quando è troppo tardi che non è stata affrontata con la dovuta attenzione.

6 Febbraio 2022 0 Commenti
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A quando il Piano Lupo nazionale? Chi lo approva?

Da Michele Dallapiccola 5 Febbraio 2022

Mi permetto di raccontare come funziona. Ebbi anch’io infatti, l’opportunità di prendere parte a genesi e trattative di una delle tante versioni fino ad ora partorite.

L’ultimo documento che prevedeva un’ipotesi di abbattimento, l’Italia tentò di approvarla nel 2017. 

A que tempi, il lupo era già presente in Trentino da 5 anni eppure la situazione per gli allevatori si presentava già molto difficile. A QUESTO LINK POTETE LEGGERE UN’ANSA DEL PERIODO

In quella occasione, la proposta sul tavolo era quella di gestire la presenza del carnivoro esattamente come da anni già faceva il Trentino. Le attività di prevenzione e informazione sarebbero state integrate anche dalla possibilità di abbattere il 5% della popolazione censita.

Ovviamente non se ne fece nulla. A QUESTO LINK TROVATE COME ANDO’ A FINIRE. Dopo alcune sedute di discussione in sede romana, il piano venne bocciato. 

Perché tornare sull’argomento? 

Avverto parole di profonda demagogia e leggerezza nella Giunta provinciale quando riferisce di aver messo tutto nelle mani del Ministro Cingolani. Racconta che tutto dipende da lui ed ora sta attendendo risposta. Per carità, per lasciare traccia dell’impegno presto ci può stare. lo feci anch’io. QUI IL COMUNICATO DELL’EPOCA

Ma un “Piano lupo” che possa avere speranza di poter passare non può generarsi direttamente dentro al Gabinetto di un Ministro. Nessuno si prenderebbe mai la responsabilità unilaterale di assumere un provvedimento così controverso. Qualora accadesse, sarebbe una mossa davvero sorprendente.

Cosa deve succedere davvero, allora?

Un documento di questa portata, deve venire elaborato da ISPRA e Ministero competente. Va poi concordato con la Conferenza Politiche Agricole (quella degli Assessori all’Agricoltura e alle Foreste ) e con la Conferenza Stato Regioni (l’assemblea dei Presidenti di Regione e Province Autonome). Il tutto procede sotto la Regia del Ministro in persona. Nel frattempo, tutti questi soggetti sono sottoposti alla devastante gogna mediatica che solo l’Italia è capace di mettere in campo quando si parla di questi argomenti. 

Ecco perchè, Fugatti che va a Roma a parlare al Ministero portandosi l’assessora in videoconferenza, ad esser buoni nei giudizi, sembra un filino… superficiale. Appena un po’.

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Fusione APT Val di Non – Val di Sole. Io la penso così.

Da Michele Dallapiccola 5 Febbraio 2022

Non mi piacciono le frasi fatte. Anche se fin troppo spesso incappo anch’io nel citare proverbi, detti popolari e metafore.

Ma se usarle, come insegna Umberto Eco, non è cosa linguisticamente elegante in questa occasione forse, è opportuno farlo.

La stampa riporta oggi della querelle tra le Aziende di Promozione turistica della Val di Non e della Val di Sole. Sconfina azzardando considerazioni relative alla realizzanda fusione tra i due Ambiti. Leggendo delle considerazioni del presidente solandro di frasi fatte ne sovvengono fin troppe. Se il buongiorno si vede dal mattino, nel corso della giornata vanno colte le occasioni per starsene zitti.

Il mattino delle considerazioni giornalistiche di stamane tratta di pareri dati riguardo ad azioni altrui. Non dovrebbero competere a soggetti che intendono fondersi alla pari ed in buona armonia. Spetterebbero piuttosto alla parte politica. È pur vero che questo presidente un ruolo un po’ politico ce l’ha. In questa veste, mi vien da suggerire, andrebbe tenuto da parte anche nel tentativo di ammorbidire i toni dello scontro. A quelli ci pensa già a sufficienza la giunta Provinciale anche in altri settori. Pensiamo solo alla arcinota questione del “tubone”.

L’occasione di starsene zitti, andrebbe raccolta da chi affronta una fase così delicata dove giudizio ed azione tra enti e persone andrebbe svolta alla pari. Non dimentichiamo che chi si è permesso di giudicare l’opportunità di assunzioni di personale, nella scorsa legislatura è stato al centro di imbarazzanti polemiche pubbliche.

Alla fine, l’ultima frase fatta che cito è che non tutto il male vien per nuocere. Questa sorta di lamentela solandra mascherata, in fondo, penso abbia reso un servizio alla Val di Non. Le ha offerto la possibilità di chiedersi se ha davvero voglia di finir governata (e giudicata) dall’esterno. 

L’esempio di alternativa c’è. 

L’orgoglio lagarino ha utilizzato le maglie della norma per mantenere una propria indipendenza che ha già dato ottimi risultati. Gli eventi hanno provocato una rinnovata collaborazione tra pubblico e privato. Anche i tempi per opporsi ci sono tutti perché da qui alla fusione, in Consiglio Provinciale, passeranno due momenti legislativi molto utili all’uopo: l’assestamento di luglio e la finanziaria di dicembre

I giochi dunque rimangono tutti aperti e tutti da definire. Spetta alla Val di Non decidere del proprio destino.

5 Febbraio 2022 0 Commenti
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Amministrare non è sempre facile. Ma il costo degli errori finisce troppo spesso addosso a chi le scelte le deve subire.

Da Michele Dallapiccola 4 Febbraio 2022

Confesso che quando sono stato apostrofato come responsabile di danni al settore del turismo, mi sono un po’ incuriosito.

E’ successo in Consiglio provinciale, soprattutto all’inizio dell’attuale mandato. A lungo ho cercato di capire meglio, basandomi soprattutto su numeri ed autocritica. Per evidente limite mio non sono mai arrivato a capire a cosa si riferissero le critiche ricevute.

Osservando le cifre cardinali, ad esempio, si può constatare che i turisti che venivano in Trentino nel 2014 erano 5 milioni all’anno, nel 2019 erano aumentati fino a sei. E non poteva nemmeno trattarsi di un riferimento alla reintroduzione della tassa di soggiorno perché l’attuale governo l’ha addirittura aumentata. Non avrò mai nemmeno la soddisfazione di confrontare questi numeri con chi mi ha sostituito a causa di una tragedia planetaria. Il covid ha sconquassato qualsiasi equilibrio e le statistiche di oggi non sono minimamente paragonabili al passato.

Adesso invece, ci sono dei settori dove questo governo provinciale, i danni li ha fatti davvero. E col certificato! Come noto, è notizia di questi giorni che la Provincia sia stata bacchettata dal Tar riguardo al provvedimento che ha portato alla chiusura domenicale dei negozi. Questo fatto potrebbe aprire la strada alla richiesta di rimborso danni per un valore di qualche milione di euro da parte delle aziende obbligate alla chiusura forzata. E ne avrebbero tutte le ragioni.

Ma le scelte politiche prese da “faciloni” le avevano già concretamente manifestate. Nella scorsa stagione invernale i continui annunci di prossima apertura avevano provocato alcune false partenze sugli impianti da sci. L’inutile approntamento delle piste e delle maestranze è costato alle società cifre che mai si riusciranno a quantificare.

Non valgono meno delle perdite economiche, anche quelle in materia di Autonomia. Attraverso un utilizzo dissennato dello strumento normativo stiamo accumulando ricorso su ricorso, sconfitta su sconfitta su moltissimi argomenti. Le prove muscolari col governo, non è proprio tempo di farle. Anche perché arrivano in parallelo ad incomprensibili atti di sudditanza a logiche di partito nazionali che nulla hanno a che vedere con la politica e la cultura locale.

Appalti fermi, investimento in concertoni anziché in contrasto al caro energia e caro-vita, sono ulteriori constatazioni che non possono essere considerate danno in senso stretto. Sono piuttosto frutto di scelte politico populiste, comprensibili solo fino ad un certo punto.

Di certo, orientano l’opinione pubblica al giudizio sulla qualità dell’operato di questa giunta provinciale.

4 Febbraio 2022 0 Commenti
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Raddoppio SS 47: parte il percorso partecipativo.

Da Michele Dallapiccola 4 Febbraio 2022

La Valsugana si merita attenzione. Tanta. E questo significa che alla Valle la Provincia qualche finanziamento importante lo deve. 

Può trattarsi di un investimento da 60 milioni di € tutti in un adeguamento stradale? Parliamone. Per questo, vista l’apertura al pubblico, con la collega Paola Demagri, abbiamo voluto toccare con mano la qualità della serata di apertura del percorso partecipativo del progetto  di allargamento della statale della Valsugana tra Grigno e Castelnuovo.

Probabilmente la scelta di impostare il confronto su presupposti eccessivamente tecnici anziché politici ha pesato. Il dibattito che ne è seguito non è stato infatti molto partecipato. “Abbiamo preso un impegno con gli abitanti della zona”, questa in sintesi sembra essere il significato del discorso del Presidente della Giunta Provinciale. Quasi una sorta di impegno legato a promesse del passato. 

Eppure, il recente allargamento della retta di Ospedaletto ha parificato il tracciato locale a quello di molte altre Strade Statali del Trentino. Il gap che questo tratto subiva rispetto ad altri è stato pareggiato. In sala alcuni abitanti prospicienti ai recenti lavori hanno in effetti espresso note di soddisfazione.

Tra i pochi interventi, notevole invece la preoccupazione della proposta di sbocco della Valdastico a Rovereto sud. Il tracciato, si dice, finirebbe per risultare poco appetibile per chi dal nord est italiano vuole raggiungere il Brennero. Continuerebbe a transitare in Valsugana come del resto hanno sempre esternato i nostri timori.

I presupposti politici di un investimento in asfalto. E’ stato davvero valutato tutto?

Ciò che ha più colpito, a mio avviso, sono stati i presupposti politici paventati da questa Giunta come motivazione a realizzare un simile intervento. Per effettuare i controlli sul traffico pesante e la sicurezza stradale, non sono certo necessarie 4 corsie. Basta farli.

La cosa assurda è che questa politica sia arrivata a parlare di valorizzazione del territorio e delle sue pregevoli caratteristiche turistiche ed economiche. Una considerazione suggellata dal bell’intervento del Presidente di Acli Terra locale. “come si fa a dire che si tutela l’ambiente quando si propone il progetto di 22 km asfalto?”. Manca terreno agricolo, attività di bonifica non ne sono state fatte, anzi finora sono state cancellate quelle che erano state precedentemente finanziate. 

Un’ultima questione. Si presenta la strada come scelta bell’e fatta. Nessuna motivazione del perché si investono qui i promessi sessanta milioni di€ e non altrove o altrimenti. A questo punto lanciamo una provocazione.

Perché non investire sulle attività economiche e sulle micro imprese locali. 

Vi immaginate un nuovo PATTO TERRITORIALE, o un nuovo LEADER dotati di sessanta milioni di €? Quanti giovani, quante nuove attività a sviluppo del lavoro e della zona potrebbero aiutare? Si investa sul lavoro, si aiutino i giovani perché queste frasi non possono essere solo slogan, ci vogliono anche le risorse. 

A questo punto però alle varie preoccupazioni se ne aggiunge una ulteriore. Un progetto così grosso, può vedere la fine della legislatura senza che se ne sia fatto nulla. Il Gal invece, era già attiva e si poteva fissare fin da subito. Ad esempio. 

Il rischio che ad un anno dalle elezioni ci si trovi davanti ad una boutade elettorale è elevatissimo. 

4 Febbraio 2022 0 Commenti
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La capacità di adattamento al mondo del lavoro. Il nuovo must della società moderna.

Da Michele Dallapiccola 2 Febbraio 2022

Raccogliere le occasioni, adattarsi al mondo del lavoro mano a mano che queste si presentano è il nuovo modo di stare al passo di un mondo del lavoro in continua evoluzione. 

Il mito del posto fisso è morto, ucciso da questa società in continuo divenire. Così le ambizioni più alte vanno sempre e comunque perseguite. Devono anche essere il punto di arrivo di un percorso a tappe dove le tappe intermedie non possono essere considerate umilianti ma solo formative. 

A diventare grandi, (forse è ora di cominciare a dire vecchi), si dispensano consigli e racconti un po’ lontani. Così capita anche a me. Quando qualcuno all’inizio della sua carriera me lo chiede, non riesco ad emanciparmi dal vizio di raccontargli aneddoti che provino ad avere sapore di saggezza. Farà un po’ sorridere ma siccome a me è capitato così, racconto loro la mia storia.  

In gioventù lavoravo presso l’azienda familiare. Allevavamo ovini. Vivevo il lavoro del taglio sanitario delle unghie delle pecore come un fatto di routine. Imparai da bambino e mai mi sarei immaginato che sarebbe per me diventata un’azione che avrei praticato per centinaia di volte.

Successivamente, la professione veterinaria mi impose di dedicarmi alla podologia bovina. Si trattava di un ambito assai simile a quello dove mi ero formato da giovane, il piede ovino. Analoghe: l’anatomia, le patologie e infine anche le terapie, preventiva, medica e chirurgica. Così da principiante non disdegnai, usando qualche vecchio trucco di maniscalco, di dedicarmi alla cura delle unghie bovine. Nelle stalle era un lavoro che molti colleghi si rifiutavano di fare, per fretta o inesperienza. Non è sufficiente conoscere soltanto la parte teorica. Così, questo mio utilissimo gesto clinico mi portò ad incontrare la simpatia di molti allevatori. L’apprezzamento per questo umile aspetto li porto spesso a scegliermi come veterinario aziendale, la mia vera aspirazione.

Impara l’arte. 

E, aggiungo, non disdegnare lavori umili, poco remunerativi o poco consoni alle proprie aspirazioni iniziali. Nella generalità dei casi, l’impegno e il lavoro pagano quasi sempre. 

E questa considerazione vale in maniera talmente larga che talvolta mi trovo a ripeterlo anche a chi si affaccia ad un nuovo impegno che non c’entra nulla con l’esperienza personale. Professionale o politica che sia. 

Per sapere come vanno le cose in Trentino da pochi giorni è uscito il nuovo REPORT ISPAT del mercato del lavoro riferito al 2020. Al pulsante DOWNLOAD una sintesi.

SintesiCaratteristicheMercatoLavoroTrentino2020.1642062671-1Download
2 Febbraio 2022 0 Commenti
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L’amministrazione della Provincia Autonoma di Trento? Sempre più simile al resto d’Italia?

Da Michele Dallapiccola 1 Febbraio 2022

Quanta impressione fanno i titoloni sui giornali locali. 

Specialmente quando sui media si parla di alleanze partitiche omologhe a quelle del livello nazionale: “Salvini ha detto così, Fratelli d’Italia si comporterà cosà, la lega con Mattarella ha tradito…” 

Accanto al gran parlare riguardo agli accadimenti nella politica nazionale, anche in amministrazione locale accadono cose mai viste in passato. Nella Autonomissima Provincia di Trento, i Sindaci si trovano costretti a mettersi d’accordo su come aderire al sistema dei finanziamenti distribuiti dal PNRR nazionale. Finiscono per respirare aria romana, i nostri primi cittadini. Saranno i primi a dover sperimentare la triste realtà che vivono le Regioni a Statuto ordinario dove manca l’Autonomia e tutto passa dalla centralissima Capitale.

Il fumo negli occhi.

Ci prova Fugatti a gettarlo, verso l’opinione pubblica. Tra conferenze stampa del concertone e rinnovi di promesse d’opere pubblica quasi fossero quelle battesimali. 

Vien proprio da chiedersi che cosa ne penserebbe l’immenso Degasperi potesse tornare anche un giorno soltanto. Un giorno, vissuto ancora per guardare che cosa ce ne siamo fatti delle Regole di autogoverno che per primo lui contribuì a darci.

Cosa direbbe, ad esempio, nel vedere che hanno usato uno strumento nobile come l’Autonomia per provare a tener aperti i negozi la domenica. Cito questo fatto non a caso.

Proprio in questi giorni una sentenza ha dato torto alla Provincia costringendola a pagare per l’illegittimità di quella norma. Una sentenza che a catena, probabilmente aprirà la strada ad altri contenziosi. Finirà per mandare “sotto” la Provincia, costringendola a pagare e provocando migliaia di euro di danni ai trentini.

E in campo sanitario? A cosa è servita l’Autonomia? Cosa ce ne siamo fatti dell’Autonomia durante la pandemia? Come gestiamo autonomamente (fatto che ovviamente non avviene) il reddito di garanzia/cittadinanza come accade invece in Alto Adige?

Vedesse tutto questo il vecchio Grande Alcide, si arrabbierebbe tantissimo. A randellate, ci manderebbe tutti a lavorare insieme per formare una fortissima Alleanza tra movimenti locali. Quelli che non possono esimersi dall’avere relazione coi partiti nazionali – ci mancherebbe – ma che liberi di operare le scelte locali si unirebbero sotto le direttive delle persone competenti del luogo. Quelle persone che guardano soprattutto all’interesse dei trentini e della nostra Autonomia. Fin quando da Roma ce la lasceranno esercitare appieno.

PS, giusto per non dimenticare, QUI IL LINK di un pensiero al riguardo dei FDI.

1 Febbraio 2022 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
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