Michele Dallapiccola
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E’ arrivato il COLEOTTERO “SUCCHIONE”!

Da Michele Dallapiccola 12 Maggio 2020

Ecco ANTONOMO (anthonomus rubi). Chi è? Il nuovo nemico dei BERRIES, i piccoli frutti.

Nella foto: un esemplare, piccolo ma nocivo. Gli adulti misurano tra i 3 ed i 5 mm

Di nuovi flagelli biologici, nel 2020, non ne avremmo sentito il bisogno. Ma madre natura si sa, è generosa, e preferisce non farci mancare nulla. Diffuso in tutto l’emisfero boreale del vecchio continente, era atteso da tempo. Della sua grande famiglia, i CURCULIONIDI, i melicoltori conoscono l’A. Pomorum.

La presenza del coleottero è nota da tempo e segnalata da qualche anno. Si sta espandendo sempre più deponendo le uova nel bocciolo. Poi, recide parzialmente lo stelo del fiore affinché non si schiuda e protegga così lo sviluppo dei figli. Di fatto impedisce lo sviluppo dei frutti.

Per essere sconfitto, necessiterebbe della continua somministrazione di fitofarmaci che finirebbero poi sul frutto finale. La produzione diventerebbe incompatibile con la salubrità per l’uomo, al quale tocca perciò ingegnarsi.

La SOLUZIONE sembra arrivare da un mix di rimedi che si basa su tre parole:   – GIALLO – COLLA – FEROMONI -. L’accostamento cromatico e l’odore di femmina attirano i maschi sulle piastre gialle collose, salvando le coltivazioni da perdite incommensurabili.

E’ un mascalzone che sembra canzonare il contadino. Su ogni stelo lascia intatto almeno un frutto quasi sapesse contare o volesse conservare la pianta per i propri figli ma se vai ad osservarlo da vicino, si nasconde e se ti avvicini ancor di piu, zac! Tanatosi: si finge morto! E c’è chi afferma di averlo osservato e di essersi accorto che quando lo fai, ti guarda negli occhi da dietro gli steli, come gli scoiattoli dietro agli alberi!

Il mercato, le imprese agricole moderne sono veloci, si sono adattate e hanno trovato soluzioni commerciali diffondendo la conoscenza via web o nei grandi Hub di scambio di informazioni in fiere come Fruit-logistica. 

Non è che funzioni perché finora la politica, non ha ancora valutato di mettere in campo una burocrazia per i cartelli gialli? 

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DDL 55 ANTICRISI

Da Michele Dallapiccola 10 Maggio 2020

Presentato ordine del giorno per sostenere l’agricoltura.

Le risposte sono state, purtroppo, molto deludenti. Speriamo la giuinta possa fare tesoro dello stimolo. Nel corso dell’estate ci sarà un nuovo momento d’Aula in Consiglio, con l’occasione dell’Assestamento.

Ci auguriamo di trovare qualche risposta li, ripromettendoci di reiterare lo stimolo.

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Una crisi di inedita e straordinaria gravità

Da Michele Dallapiccola 9 Maggio 2020

Oggi le forze di opposizione, unite, hanno presentato un ordine del giorno di straordinario valore. Il relatore, il collega Ugo Rossi, ha raccontato la sintesi di lavoro frutto di esperienze consiliari, assessorili e parlamentari.

DEL PESANTE DOCUMENTO, TROVATE UN’AGILE SINTESI SUBITO QUI ALLA QUALE, SOTTO, SEGUE IL TESTO INTEGRALE.

Questa crisi, si manifesterà con violenza. La recessione economica provocherà tassi patologici di mortalità tra le imprese.

La perdita di PIL causerà una diminuzione di gettito erariale sul bilancio provinciale pari a 350 -, 400 – milioni€

Strategico, risulterà investire in sanità, sociale e lavori pubblici attraverso un PIANO ORGANICO DI INTERVENTI PUBBLICI. I fondi andranno prioritariamente recuperati da:

ADEGUAMENTO DEI RAPPORTI FINANZIARI CON LO STATO:
  • la Provincia a grandissime linee, versa allo stato circa 450 milioni€ all’anno. Si chiede di sospendere per due anni, il Ministro pare stia ragionando sul mediare a 150 milioni€ circa.
ACCESSO AD AIUTI EUROPEI
  • Progetto SURE per i lavoratori
  • Messa a disposizione di fondi BEI per le imprese
  • Utilizzo del MES per la sanità
  • RECOVERY FUND per i grandi investimenti.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELL’ORDINE DEL GIORNO

L’emergenza dovuta al “coronavirus” ha già determinato, accanto alle terribili conseguenze di salute pubblica, pesantissime ripercussioni sulla situazione sociale ed economica, che stanno assumendo dimensioni e caratteristiche inedite e straordinarie, anche nel nostro Trentino. 

La seconda crisi di questo secolo si presenta del resto, sia in Italia che in Europa, con caratteristiche ancora più devastanti della prima, esplosa in due fasi tra il 2008-2009 e il 2011-2012. Nel corso di quel quinquennio, l’Italia perse quasi il 10 per cento del pil. Il DEF approvato pochi giorni fa dal Governo prevede una caduta del prodotto di 8 punti nel solo 2020. 

Prevedibilmente violento sarà l’impatto della recessione economica sui livelli di mortalità delle imprese, di disoccupazione e di povertà, ai quali si dovrà far fronte facendo ricorso ad una finanza pubblica che a sua volta vedrà aggravarsi in modo drammatico la sua condizione di criticità. Nel DEF, il Governo prevede per quest’anno un indebitamento che varcherà la soglia del 7 per cento del pil e un debito che sfonderà il muro del 150 per cento del prodotto. Per far fronte al fermo dell’economia e ai problemi sociali che esso determina, il Governo propone di portare il deficit sopra il 10 e il debito al 157 per cento sul pil. 

Le previsioni sul Trentino sono, a differenza della crisi precedente, che aveva fatto registrare una migliore resilienza del nostro sistema economico e produttivo, ancora peggiori di quelle nazionali. Si tratta di un dato tutt’altro che inspiegabile, se solo si tiene conto di come sia proprio il settore turistico e più in generale quello dei servizi destinati alla vendita l’ambito più duramente e durevolmente colpito da questa crisi. 

La Giunta provinciale prevede una caduta del pil attorno al 13 per cento e un impatto sulle entrate della Provincia tra i 350 e i 400 milioni di euro. Al buco prodotto dal calo delle entrate deve necessariamente sommarsi l’esplosione di domanda di aiuti alle imprese e alle famiglie travolte dalla crisi, per non parlare del necessario aumento della spesa sanitaria e più in generale degli oneri derivanti dalle misure indispensabili per prevenire un nuovo diffondersi del virus. Una combinazione di fattori destinata a condurre la finanza provinciale in una condizione di inedita difficoltà. 

È prevedibile che gli effetti negativi della crisi sanitaria sul sistema economico- sociale si protrarranno nel tempo, per un periodo che potrebbe interessare tutta la durata della legislatura in corso e oltre. Il 19 marzo scorso il consiglio provinciale ha approvato un disegno di legge con primi provvedimenti urgenti a sostegno dell’economia e un ulteriore disegno di legge viene proposto oggi dalla Giunta provinciale all’esame del Consiglio. Si tratta di primi interventi che dovranno comunque e inevitabilmente venire integrati, come del resto dichiarato dalla stessa 

Giunta, da azioni successive di ben più potente creatività, incisività e portata finanziaria. 

Serviranno misure eccezionali, sia sul versante dell’aiuto alle famiglie e ai lavoratori (dipendenti e autonomi) che su quello del sostegno al sistema produttivo, senza dimenticare gli investimenti. Si tratterà di mettere a punto una strategia provinciale con interventi sia di breve che di medio periodo, che tenga conto di ogni possibilità normativa e finanziaria che deriverà dalle annunciate modifiche delle regole europee, e quindi nazionali, in tema di flessibilità dei bilanci pubblici e di ricorso al debito, nonché del pieno utilizzo, da parte della Provincia, di tutte le risorse potenzialmente disponibili a seguito dei provvedimenti assunti dall’Unione europea e dal Governo italiano. 

In questo contesto il compito della Provincia autonoma di Trento dovrà essere quello di valorizzare tali “opportunità”, esercitando al massimo livello possibile le speciali competenze della nostra autonomia e utilizzando quindi ogni strumento del nostro particolare sistema di “finanza pubblica” in un quadro di coerenza e integrazione con gli strumenti già previsti a livello nazionale ed europeo. 

Una risposta straordinaria, nel merito e nel metodo 

La portata eccezionale degli interventi che saranno richiesti alle istituzioni della nostra Autonomia, per far fronte agli effetti economici e sociali della crisi sanitaria, determina inevitabilmente la necessità di ridefinire le previsioni e le politiche di bilancio al fine di ridisegnare le priorità. Ciò che era prioritario nell’autunno del 2019 potrebbe non esserlo più oggi. La lettura del futuro fatta qualche mese fa non può certo coincidere con quella che dobbiamo fare oggi. Il bilancio di previsione per gli anni 2020/21/22, approvato a fine 2019, dovrà quindi essere profondamente modificato. 

Peraltro anche prima della crisi attuale il contesto economico e sociale era già a un livello di criticità che richiedeva un approccio critico di lungo respiro programmatico della politica eera chiaro anche prima della crisi da coronavirus. 

Non a caso, con due ordini del giorno, approvati nel corso del dibattito sulla manovra di bilancio 2020-22, il Consiglio aveva unanimemente impegnato la Giunta di dotarsi, sin dal DEFP 2020, di una strategia per la crescita, individuando un obiettivo programmatico più ambizioso di quello tendenziale, invece che allinearsi al mediocre dato nazionale, allontanando il Trentino dal resto del Norditalia e in particolare dalla Provincia di Bolzano; e di perseguire l’obiettivo di una crescita più dinamica, attraverso una più coraggiosa politica di investimenti, da finanziarsi anche attraverso un più ampio ricorso all’indebitamento. 

Gli effetti devastanti della crisi da coronavirus hanno sconvolto questo quadro politico e programmatico, conferendo alla necessità di sostenere il nostro sistema produttivo ed economico, in una prospettiva di ripresa della crescita e 

dell’occupazione, e di ricorrere all’indebitamento in funzione anticiclica, un carattere di drammatica urgenza. 

Rivedere radicalmente previsioni tendenziali e obiettivi programmatici è sempre, e in questo scenario ancora di più, un esercizio difficile e complicato che richiede anche, da parte di tutti, governo provinciale, forze politiche di maggioranza e di opposizione, categorie economiche e sociali, istituzioni locali, mondo della cultura, della formazione e della ricerca, fino ai cittadini come singoli e come associazioni, un supplemento di responsabilità e di sforzo positivo, per individuare e perseguire obiettivi comuni e condivisi. 

Serve quindi, per definire misure e azioni “eccezionali e straordinarie”, un metodo di lavoro anch’esso “eccezionale e straordinario”, che sappia coinvolgere e valorizzare il contributo e l’esperienza di ogni componente della comunità trentina. Un coinvolgimento allargato, non solo nella fase della lettura e definizione dei bisogni, ma da estendere al momento della messa punto delle risposte. 

Sono due i fattori chiave per applicare questo metodo eccezionale e straordinario. 

Prima di tutto la precisa volontà politica di operare in tal senso, mettendo da parte l’attenzione al consenso immediato che spesso condiziona le scelte politiche e amministrative, per alzare lo sguardo e concentrarsi sulla reale efficacia, nel tempo medio, dei provvedimenti, a prescindere dalla ricaduta degli stessi in termini di immagine o di vantaggio posizionale di questa o quella componente, sia essa di governo o di opposizione. 

Secondo fattore fondamentale, garantire totale trasparenza e leggibilità della situazione dell’economia, della società e della finanza pubblica provinciale. Conoscere bene i conti, le problematiche, le possibilità di azione, è un requisito fondamentale per fare proposte serie e fondate, per evitare di scrivere libri dei sogni e per formulare piani concreti a medio e lungo termine. 

Di fronte a questa emergenza e alle difficili fasi della ricostruzione e della transizione al “post Covid-19”, servono atteggiamenti di cooperazione politica, istituzionale e sociale. E serve una sede, una sorta di “cabina di regia”, nella quale questo patto di responsabilità oltre le ragioni di parte, pur nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse posizioni, possa esprimersi. Tale spirito pattizio dovrebbe caratterizzare non solo i rapporti interni con gli attori sociali ed economico-finanziari del Trentino, ma anche quelli con Bolzano ed Innsbruck. 

. Un Piano organico di interventi per il breve e il medio periodo 

È necessario dar vita ad un Piano organico di interventi per il breve e per il medio periodo, che sappia andare oltre la predisposizione di singoli interventi, privi di un quadro complessivo ,convincente e di una chiara indicazione di priorità. Il Piano non potrà che aggiornare la programmazione provinciale fino ad ora adottata e dovrà essere basato su una forte e diffusa convinzione di tutte le articolazioni della comunità. 

Dovrà inoltre ricercare un filo conduttore credibile tra interventi di emergenza, misure di sostegno immediato a famiglie e imprese e scenari innovativi per un nuovo modello di servizi e di sviluppo socio-economico del Trentino. 

Per esigenze di immediatezza, il Piano potrebbe avere una prima approvazione amministrativa da parte della Giunta, previo mandato consiliare, per poi tradursi in atti legislativi secondo gli strumenti di programmazione previsti. 

Al centro del Piano dovrà esserci l‘obiettivo di riavviare il motore dello sviluppo, scongiurando il rischio che questa crisi produca una voragine tra ultimi e penultimi da una parte e garantiti e privilegiati dall’altra, ancora più ampia e profonda di quella che c‘era prima. 

E‘ dunque necessario e urgente affiancarsi alle nostre imprese ed aiutarle a riprendere fiducia nel futuro, nelle relazioni con il mercato e nei livelli di cooperazione e condivisione di obbiettivi, che determinino la ripresa e la ripartenza nella direzione giusta. 

Ma ugualmente essenziale è aiutare le famiglie a sostenere l’impatto violento della crisi sul loro tenore di vita, con particolare riguardo a quelle fasce che già si trovavano all’interno o nei dintorni dell’area della povertà. Sarebbe un errore contrapporre imprese e famiglie, o lavoro autonomo e lavoro dipendente: ogni segmento dell’economia e della società trentina deve sentirsi ugualmente oggetto di attenzione, di aiuto e di stimolo da parte della politica e delle istituzioni. 

E’ evidente che stante gli elementi di contesto e conseguente natura eccezionale straordinarietà della risposte da mettere in campo è richiesto un approccio di presidio e al tempo stesso di innovazione della finanza pubblica provinciale. 

Si tratta di garantire e innovare nello stesso tempo. 

L’insieme di interventi che la crisi rende necessari richiede una manovra complessiva che dovrà superare in misura significativa il miliardo di euro. 

Una parte dovrà essere ricavata dalla riconfigurazione del bilancio della Provincia. 

Una parte dovrà essere ricavata dall’adeguamento dei rapporti finanziari con lo Stato in relazione all’eccezionale situazione di caduta dell’economia. 

Una parte dovrà essere recuperata dalle risorse che saranno destinate al Trentino dalle nuove linee di finanziamento agevolato allestite dall’Unione europea: programma Sure per i lavoratori, fondi Bei per le imprese, fondi Mes per la sanità, Recovery Fund per i grandi investimenti potrebbero valere per la nostra Provincia diverse centinaia di milioni di euro. 

Il Trentino dispone infine di un elevato merito di credito sui mercati finanziari: il suo rating è alto e la situazione debitoria è equilibrata, in netto calo (- 500 milioni) negli ultimi anni; è quindi possibile ed auspicabile che l’iniezione di liquidità necessaria per fronteggiare questa crisi passi anche attraverso un intervento integrativo della Provincia con l’assunzione di debito a medio lungo termine. A questo si aggiunge un ulteriore elemento che può essere sollecitato in questa fase: la notevole consistenza del risparmio privato trentino in particolare per quanto riguarda la liquidità sui conti correnti stimata in oltre 12, 5 miliardi. 

Con un’azione combinata su tutti questi fattori si potrebbe pensare di costituire un Fondo centrale trentino di garanzia al quale far attingere il sistema delle imprese, a cominciare da quelle che operano nei settori di maggiore difficoltà come il turismo e il commercio. Si può ipotizzare che il Fondo venga alimentato sia con emissione di titoli che con attivazione di fondi Bei. Si potrebbe immaginare anche una partecipazione al Fondo di banche ed altri istituti finanziari, visto il loro interesse a sostenere questa manovra straordinaria e ricercando e favorendo la partecipazione del “risparmio trentino”. 

Tutto cio’ premesso il Consiglio Provinciale impegna la Giunta a 

1 garantire la tenuta finanziaria del Bilancio della Provincia, a fronte della prevedibile caduta del gettito fiscale, quale fondamentale presupposto di qualunque programma di intervento a sostegno dell’economia e dei bisogni sociali; 

2 sottoporre a verifica di priorità le scelte di bilancio attuali sia di parte corrente che conto capitale; 

3 definire con il Governo forme di sospensione o di diversa utilizzazione delle quote annuali che la Provincia deve conferire allo Stato, a titolo di contributo al risanamento del debito pubblico in base agli Accordi sottoscritti. Evitare la ridiscussione del “Patto di Garanzia” al fine di scongiurare il rischio che vada a perdersi proprio l’elemento essenziale e decisivo di tale accordo: il divieto (sancito statutariamente e piu’ volte confermato dalla Corte Costituzionale) per lo Stato di determinare unilateralmente nuovi concorsi e aggravi a carico della Provincia in generale e, in particolare, il divieto di porre in essere “riserve all”erario” a favore dello Stato; 

4 definire con il Governo che la quota di maggior debito generato dalla manovra di indebitamento statale per fronteggiare l’emergenza Covid-19 sia esclusa dall’aggiornamento (previsto dal 2023) del contributo alla finanza pubblica nazionale di cui al Patto di Garanzia; 

5 definire con il Governo che tutte le risorse messe a disposizione dallo Stato per finanziarie le molteplici misure previste dalla decretazione d’urgenza, e da future norme nazionali, per fronteggiare e superare in via strutturale l’impatto dell’emergenza sanitaria, siano devolute anche alla Provincia; 

6 definire con il Governo modalità di utilizzo diretto delle risorse derivanti allo Stato dai vari strumenti di sostegno europei (Commissione, Consiglio europeo, BCE, BEI ecc.), risorse che defluiranno in parte sul sistema degli enti territoriali. 

7 definire con il Governo le devoluzioni da parte dello Stato di gettiti fiscali arretrati e degli oneri relativi alla delega di alcune funzioni riconosciuti come dovuti; 

8 definire con il governo nuove regole per consentire alle Provincia l’accensione di indebitamento superando gli attuali limiti derivanti dalla normativa nazionale. Ciò significa che lo Stato potrebbe assicurare uno spazio (copertura) di indebitamento (accordato allo Stato dalle recenti misure europee), uscendo dall’applicazione degli artt. 9 e 10 della legge rinforzata 243 del 2012; 

9 prevedere un progetto sostenibile di finanza straordinaria a debito (di fronte alla crisi del 2008/2009 la Provincia attivò risorse straordinarie per circa 1,3 Miliardi di euro); 

10 mobilitare tutte le risorse private e collettive del Trentino, anche attraverso la previsione di un prestito obbligazionario da collocare presso gli investitori operanti sul nostro territorio con l’impegno di questi ultimi a prevedere la possibilità per i trentini di sottoscrivere le obbligazioni. 

11 prepararsi ad utilizzare con efficienza e tempestività le risorse europee stanziate e in via di predisposizione per questa emergenza, potenziando le risorse umane a cio’ dedicate.

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DOVE FARAI LE VACANZE?

Da Michele Dallapiccola 8 Maggio 2020

Leggere queste risposte, per un operatore del turismo, risulta inquietante. Questi dati, i numeri del recente sondaggio della INDEX, indicano la misura della gravità della situazione.

La recessione del PIL si dimostrerà a partire dal livello globale fino ad ogni sua singola componente territoriale: Europa, Stato, Provincia.

Semplicisticamente, in Trentino, il 15% ca. del prodotto interno lordo è determinato dal turismo. Leggere che più della metà degli intervistati, nel 2020, non andrà in vacanza getta tutti in profonda prostrazione.

I dati allarmanti rispetto ai quali prevale lo scoramento riconducono alla sensazione di impotenza. Eppure, il turismo trentino è dotato di hardware e software potentissimi

Il parallelismo nella metafora informatica sono il nostro territorio e  il sistema della promozione. Come in ogni attività dell’uomo, le migliori prestazioni degli attrezzi si evidenziano con strumentazione specifica non certo universale.

E quale hardware ideale per combattere un virus col distanziamento se non quello di ampi spazi aperti di montagna. Nei luoghi della marginalità sostenibile, l’antropizzazione e l’infrastrutturazione si manifestano in maniera defilata: sono condizioni ideali.

Il software è rappresentato dal sistema della promozione. Azzoppato dalla refrattarietà del mercato ai propri stimoli, fatica non poco a spingere gli asset tradizionali. 

In questo contesto, il ruolo delle aziende di promozione locale risulterà tanto vincente, quanto più saprà animare i territori. Andranno valorizzate le peculiarità più in linea con le nuove esigenze di mercato.

Come coi passi di un montanaro: il lento incedere sulla montagna della crisi affiancherà a questo “nuovo turismo” la fiducia dei mercati per una situazione sanitaria riabilitata. Finalmente tutti i comparti che colorano il Turismo Trentino ritroveranno un proprio senso di esistere.i

Il che – sono fiducioso – avverrà molto presto, vaccino permettendo! 

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QUANTO CI MANCANO I TURISTI?

Da Michele Dallapiccola 7 Maggio 2020

Come amici e come ospiti: italiani, tedeschi, cechi, polacchi, olandesi, francesi, russi. Di quanti colori dipingono il Trentino ad ogni stagione?

Per averne una misura, sarebbe sufficiente recarsi in questi giorni (ordinanze permettendo) sulla Riviera del Trentino per antonomasia: l’Alto Garda.

Lo sblocco a livello nazionale sarà il primo ad arrivare e a mobilitare gli italiani sarà la loro voglia di evasione. Per il livello europeo, le cose sembrano invece rimanere complicate un po più a lungo. Come risolvere?

Dell’impellente esigenza di costruire rapporti internazionali a partire anche dal livello Provinciale ne avevamo parlato i giorni scorsi. L’occasione si riferiva alla necessità di istituire dei corridoi diplomatici per permettere la flusso di lavoratori stagionali agricoli nella nostra terra. 

Come tra Fugatti e Boccia per i problemi di bilancio, anche per gli assessori di Agricoltura e Turismo, sarebbe sufficiente guardare al nord e copiare. 

Anziché lamentarsi tenendo fisso lo sguardo Sud, sarebbero facilitati dal fatto che a Bolzano, le due cose, le fa un assessore da solo.

In attesa dei risultati.
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USCIRE DALLA CRISI: PIAGNISTEI o PRAGMATISMO?

Da Michele Dallapiccola 7 Maggio 2020

Due stili, due diversi atteggiamenti di governo per affrontare la crisi.

Se al precedente presidente è stata spesso attribuita locuplezia di pragmatismo, gli va innegabilmente riconosciuta anche una grande capacità manageriale ed una sanissima concretezza. Per contro, la crisi da COVID-19, ci ha permesso di provare sulla nostra pelle cosa significhi avere un Presidente eccessivamente emotivo, alla costante ricerca dell’empatia.

Le emozioni, specie se non accompagnate da pregresse esperienze di governo od amministrazione, conducono al rischio di cambiare idea in continuazione. Non di meno alterano la corretta percezione della coerenza nella direzione programmatoria od amministrativa. Nemmeno l’impellente necessità di recuperare risorse per fronteggiare questa crisi, pare abbia fino ad ora imposto alla giunta un’emancipazione da questo stato di cose.

Piagnucolare con il governo centrale non servirà a nulla – da sempre ha il “coltello dalla parte del manico” -. Anche gli stessi rappresentanti delle “forze cespuglio” di maggioranza dimostrano drammaticamente di ignorarlo. Si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte a persone arrivate lì, per caso, senza cognizione di causa.

A chi segue la politica, appartiene sicuramente ancora vivo e scioccante il ricordo del Decreto “Milleproroghe” di fine estate 2010. Berlusconi inaugurò una lunga stagione di trattenute finanziarie cui mai nessun governo nazionale successivo, di nessun colore, avrebbe cambiato corso. Le angherie finanziarie italiane contro alcune autonomie speciali continuarono fin quando con lo Stato, non si instaurò un regime di trattativa. L’”Accordo di Milano” del 2009 ma soprattutto il “Patto di garanzia” del 2014 furono decisivi. Si stabilizzò una situazione che stava diventando e diversamente sarebbe evoluta come non sostenibile.

Eppure sarebbe così semplice copiare dal tuo vicino di banco. C’è chi, tra le Autonomie Speciali, le trattative con Roma le tiene comunque in piedi ma nel frattempo ha deciso di assumere debito. In Trentino siamo dentro alle metafora dello studente che copia, ma dal compagno più scadente e sbagliando pure a copiare. E per intenderci meglio, dal banco a sud anziché quello a nord.

Noi le nostre proposte le abbiamo fatte, con convinzione e forza d’animo. Giudicheranno i Trentini la serietà e l’esperienza in base ai risultati conseguiti.

La mia sensazione è che chi uscirà da questa crisi, percepirà di averlo fatto soprattutto basandosi sulle proprie forze. Sono le stesse persone che saranno chiamate ad esprimersi nella prossima tornata autunnale delle elezioni comunali. Attendiamo curiosi questo autorevole giudizio sicuramente influenzato dall’operato della Lega al governo del Trentino

7 Maggio 2020 0 Commenti
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TEMPO DI RENDICONTI, TEMPO DI SFORZI ECCEZIONALI

Da Michele Dallapiccola 5 Maggio 2020

TEMPO DI RENDICONTI, TEMPO DI SFORZI ECCEZIONALI

Michele Dallapiccola – 05 Maggio 2020

Il gravoso compito del DDL 55 ANTICRISI, è quello di traghettare i Trentini fuori da questa tragica crisi: per questo nessun particolare non va trascurato. 
Se il rendiconto del Consiglio Provinciale mette a disposizione risorse di certo utili, ma troppo limitate da poter risultare incisive, può comunque rappresentare un importante aiuto che i CONSIGLIERI PROVINCIALI devono manifestare in questo momento così delicato.

Screenshot_20200505-103128_ChromeLa prossima vera partita però, si giocherà sulla messa a disposizione del Rendiconto della Provincia, approvato pochi giorni fa in Giunta Provinciale.

Misura dell’efficienza di una pubblica amministrazione, tradizionalmente, si rileva soddisfacente tanto più è limitato, quanto più è basso.

Invece quest’anno, a causa delle inefficienze della lega al governo del Trentino, potrebbe fare estremamente comodo l’ammontare di un avanzo di amministratore che a quanto trapela, pare presentarsi come molto importante. 

Attivare debito supplementare e applicare l’avanzo in misura il più completa possibile, permetterebbero al TRENTINO di dotarsi di quelle misure straordinarie che di fatto ancora scarseggiano. Le rigidità del Ministro Boccia, ai trentini interessano poco, specie se viene fatto loro sapere che di risorse comunque ce ne sarebbero anche in Provincia e attestando di fatto che le vere rigidità – in maniera poco incline a ritornare sulle proprie decisioni – è proprio la giunta a manifestarle!

Ma la notte, si sa, porta consiglio specie se prima di addormentarsi, arriva qualche suggerimento.

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LA GESTIONE DEI DANNI DA SELVATICI: AMMINISTRARE SIGNIFICA ASSUMERSI RESPONSABILITÀ’

Da Michele Dallapiccola 2 Maggio 2020
Noi sappiamo quanto sia difficile risolvere problemi, ma che differenza ci sia tra il gestire gazebo e amministrare una provincia, un pò alla volta lo stanno scoprendo – nostro malgrado – anche i leghisti.

In un rapporto col governo centrale più sano e in una disponibilità politica più proattiva, si sarebbero potute sviluppate soluzioni di controllo eccezionali e straordinarie. E se almeno si fosse tentato di farlo e lo si fosse comunicato, i territori avrebbero percepito la giunta più vicina e forbita della dovuta attenzione, probabilmente quella tanto sbandierata vicinanza leghista, avrebbe forse lenito il disagio degli abitanti della mia valle. Invece quei poveri contadini che si son lamentati dei danni da cinghiale, dall’assessora, se ne son sentite di tutti i colori. A quanto par di capire, l’umiltà non deve esser la sua principale dote anche se a sua discolpa, i cinghiali finora di meleti ne han devastati pochi. Nemmeno sono arrivate soluzioni da Comano o da Novaledo, da dove ricordo benissimo, un tempo arrivavano strali contro chi amministrava; ebbene, cronaca alla mano, oggi non è cambiato nulla se non l’incresciosa omertà di chi si è accorto della terribile differenza tra il dire e il fare.

Photo_1588401580544 (1)Conosciamo tutti i limiti d’azione di una minoranza e noi sappiamo che un’interrogazione, dal punto di vista operativo può fare ben poco. Un’umile scopo però lo raggiunge sicuramente: AIUTERÀ A FAR PARLARE ANCORA DEL PROBLEMA E A ROMPERE QUESTO MURO DI OMERTÀ CHE LA LEGA PROVA A FAR CALARE SUI PROBLEMI, NEL PROBABILE VANO TENTATIVO DI ACCANTONARLI. Di seguito il testo del nostro stimolo alla maggioranza leghista trentina.

LA PROVINCIA NON DIMENTICHI LA GESTIONE DEI GRANDI CARNIVORI E DEL CINGHIALE

Mentre sui media spopola la notizia della cattura dell’orso denominato M49, la vita dei nostri animali selvatici continua e per noi, la convivenza con loro.

Specialmente sui social in queste settimane di quarantena, sono rimbalzate immagini di selvatici che si sono riappropriati di luoghi tradizionalmente occupati dell’antropizzazione. Non di meno, non sono passate inosservate quelle riguardanti i cosiddetti selvatici “dannosi” ed i loro segni di passaggio sul territorio. Aldilà del merito, della simpatia o dell’antipatia, che questi animali suscitino nel grande pubblico, rimane comunque mistero del perché vi sia, da parte della maggioranza a trazione lega, un assordante silenzio intorno a questi temi.

E se è vero che l’emergenza Covid-19 ci ha dimostrato che vi sono problemi di portata ben più grave rispetto a questi argomenti – lo è altrettanto – che in passato questi argomenti abbiano ampiamente occupato le prime pagine dei tabloid locali. E’ nel segno di questo relativismo che la richiesta di dimissioni dell’allora presidente Rossi – per la gestione del problema orso – in un’intervista di Fugatti, ai tempi consigliere di minoranza, assume toni che sconfinano nel ridicolo. Come lo è – ri-ascoltare gli sproloqui dell’allora opposizione – odierna maggioranza in consiglio, che definiva i normali processi riproduttivi dei grandi carnivori come problema sfuggito di mano. Non è dato sapere se la lega abbia preso atto che vanno compresi come come tali, di sicuro però ha deciso – col probabile intento di nasconderli – di far calare sulla questione un desolante silenzio. 

Screenshot_20200502-064146_Drive-01Invece noi ne vogliamo parlare – eccome – partendo dai cinghiali. Con i cacciatori in lockdown, il controllo al cinghiale procede a rilento quando e dove non si sia addirittura fermato. Gravissimi, i danni denunciati ovunque ma cito Valsugana e Chiese come luoghi particolarmente colpiti. Qui, solo la nostra autonomia avrebbe potuto elaborare proposte di deroga al blocco sanitario per una gestione in aiuto ai forestali. E se di attività umana nel campo burocratico nulla si è potuto vedere – nel campo di mais o di pascolo – questa nociva specie si è presentata puntuale. Come ad ogni stagione della semina o della rispunta dei prati ha prodotto danni incalcolabili consegnandoli ad una preoccupante incuria.

E cosa vogliamo dire dei nuovi branchi di lupi? Il rapporto grandi Carnivori di Trento nel 2019 ne ha certificati 6 nuovi ulteriori che portano ad un totale di 13 i branchi pronti in Trentino ad attendere il nostro bestiame. Tra poche settimane, con buona pace del virus, le nostre vacche, pecore e manze se ne andranno in montagna. Ci chiediamo se le rassicurazioni relative all’esistenza di fondi straordinari per opere di prevenzione garantite dalla giunta, sia ancora effettiva.

IMG-20200429-WA0015Chiudono questa passerella gli orsi che, al netto di M49, dopo una breve tregua legata al loro letargo hanno ripreso le loro incursioni. Ne sanno qualcosa i gestori di alveari in Val di Non in questi giorni (di questi giorni un nuovo grave episodio a Mechel). E per loro, vien da chiedersi se gli impegnatissimi forestali pur limitati dalle disposizioni sanitarie, per gestire questa fase emergenziale siano comunque adeguatamente sostenuti da fondi e logistica di supporto straordinari.

Da quando è al governo, la miglior medicina che questa lega sembra aver trovato per rimediare a questi problemi è il non parlarne. Il che porta a far temere che l’assenza dal territorio di sessioni di gazebo con annessa raccolta firme o giri di microfono dai palchi di pizza, dalla Val di Non attraverso le Giudicarie fino alla Valsugana, in fondo, non sia dovuta solo al lockdown!

Tutto ciò premesso si interroga la giunta per chiedere

– come sia intenzione procedere nell’evoluzione della norma per il controllo della specie cinghiale

– quali, gli strumenti previsti per la prossima estate, e a che entità ammontino gli stanziamenti di bilancio, per opere di prevenzione dei danni da grandi carnivoriIMG_0224-01

2 Maggio 2020 0 Commenti
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TAGLI ALLE APT: “CUI PRODEST”? LA SOFFERENZA DELLA MONTAGNA TURISTICA MARGINALE SOSTENIBILE

Da Michele Dallapiccola 28 Aprile 2020
Un grande quadro di tagli e rimaneggiamenti al bilancio sembra caratterizzare la Manovra anti crisi della Provincia Autonoma di Trento specialmente se confrontata con quella della Provincia di Bolzano. Dentro a questo continuo taglia-incolla attende contezza il finanziamento delle APT che per avere certezze, tra annunci stampa e smentite via social, pare dovranno attendere ancora parecchio.

QUALE FUTURO PER LE APT?

All’orizzonte si staglia sempre più preoccupante, un’ipotesi di decurtazione dei loro finanziamenti tra il 30 ed il 50%. Per dare una dimensione del volume finanziario del quale si parla, la cifra è pari a circa la metà di quanto raccolto come tassa di soggiorno dagli albergatori nel 2019. Ci auguriamo che il pressing politico di questi giorni, stimoli la giunta provinciale a fornire il dato finanziario in maniera più tempestiva possibile e comunque in tempo utile a poter programmare le proprie attività di ripartenza. Peggiorata da un’incombente riforma che ora si affianca al tema delle risorse, la condizione di indeterminatezza, rappresenta il distillato di due anni rapporti dell’assessorato al Turismo con le APT. Solo quelle più strutturate, hanno potuto beneficiare di una relativa tranquillità, probabilmente forti di pregressa solidità finanziarie e forbite di rinnovate quanto faziose garanzie di esclusione da grossi stravolgimenti nella norma. A soffrirne di più, paradossalmente sono tre le APT “minori”, proprio quelle che ne avrebbero avuto più bisogno, dopo la stagione degli stati generali della montagna. Invece, quella formidabile occasione di rilancio ha fallito e trasformata in uno show, non ha saputo tutelare proprio quei territori, a parole, tanto cari alla lega.

NUOVI SCENARI PER NUOVI “TURISMI”

Parliamo della montagna turistica marginale e sostenibile, che come chiaro esempio è rappresentata dalle Valli del Leno ma, non di meno, da luoghi come la Catena del Lagorai, il Vanoi, il Baldo  o il meraviglioso Chiese, solo per citarne alcuni. Sono gli esclusi dai grandi circuiti di sviluppo urbanistico degli anni ‘70-’80 dove, si diceva, avessero perso il treno. Oggi assumono veste incantevole per loro natura, convivendo serenamente con il distanziamento sociale. E’ qui che si esprime il grandissimo fascino per le nuove forme di utenza turistica, dove la mancanza di infrastrutture pesanti, è invece punto di forza per la ripartenza turistica del post Covid19. Qui, si potrà progettare e programmare in modo reale, strutturale ed in forma partecipata con tutte le aziende che ci operano: agricoltura, ristorazione, ospitalità diffusa, artigianato e commercio in piena antitesi al manierismo delle crociere. La filiera economica della Montagna marginale può mettere a sistema persone, risorse ed identità, per offrire ai residenti ma soprattutto al turista, un contenitore di qualità, relazioni umane, storytelling, esperienzialità, sostenibilità del “paesaggio enogastronomico”. Parliamo di un turismo “sartoriale“ da cucire addosso alle richieste, dove la rete e’ importantissima; va potenziato affinchè si affianchi e diversificare l’offerta dei grandi circuiti del turismo internazionale che pure sono stati e continueranno ad essere la grande fortuna del Trentino. 

UN TERRITORIO UNITO PER UN RINNOVATO FUTURO

20191110_164155-01Ben si comprende quanto sia sostanziale l’aiuto delle Aziende di promozione locale che di concerto con il sistema delle Pro Loco, degli Ecomusei, degli Enti Locali, diventano formidabile strumento attivazione e di gestione di territorio con nuova vita proprio dentro a questo nuovo stimolo. Sono questi i motivi per i quali in più occasioni abbiamo rimarcato l’inopportunità di tagli al bilancio in luogo dell’assunzione di debito, con l’ulteriore indirizzo di valorizzare diversamente gli avanzi di una serie di Fondi riservati al turismo che quest’estate non verranno utilizzati. L’annullamento di eventi importanti che prevedono grandi assembramenti di persone, potrebbe lasciar spazio ad un piano preferenziale di rilancio delle attività all’aperto nei territori naturalistici di cui sopra, i quali, fatta di necessità virtù come la Cenerentola delle favole, potrebbero scollinare la loro mezzanotte.

LE (NON) RISPOSTE DELLA POLITICA

Ad oggi, solo una risposta: la moltiplicazione di passaggi burocratici commista ad una destituzione di responsabilità. Una sorta di giunta juke box, che agisce a gettone, laddove l’ascolto e dovuto e gradito, si sostituisce all’assunzione di responsabilità e proposta. Sia chiaro: la partecipazione ed i processi democratici sono il sale del nostro agire politico ed è bene che anche la lega se ne sia fatta carico. Certo, l’esagerazione non ne amplifica il valore tanto che vien da chiedersi quale aspetto di semplificazione assumano 15 tavoli di elaborazione intellettuale. Pare se lo sia chiesto pure l’assessore che con piglio sibillino, durante una conferenza stampa avrebbe dichiarato: “una cosa del genere in Italia non si è mai vista!” Gli crediamo!

28 Aprile 2020 0 Commenti
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RIFORMA TURISMO: L’APPELLO DELLE VALLATE

Da Michele Dallapiccola 28 Aprile 2020

Anche la proposta degli AUTONOMISTI chiede un supplemento di riflessione e a questa, sempre più fronti, richiamano l’assessore ad aderire.

DI SEGUITO, UNA SINTESI SCHEMATICA DELLE NOSTRE PROPOSTE

  • sì alla riforma

  • non in questa prima fase di emergenza: vanno prima ponderate le condizioni economiche e di contesto post Covid19

  • rimodulazione dei confini delle APT con una logica “bottom-up” dal basso. Siano i territori a proporre e non la Provincia a disporre

  • Agenzie territoriali organizzate per omogeneità di prodotto e non di ambito

28 Aprile 2020 0 Commenti
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