Michele Dallapiccola
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Michele Dallapiccola

Michele Dallapiccola

LA SANITA’ E LE POLITICHE SOCIALI: GESTIRE E NON RINCORRERE LE EMERGENZE DENTRO ALLA CRISI

Da Michele Dallapiccola 29 Marzo 2020

Seguire quotidianamente la conferenza stampa della giunta provinciale cercando contenuti di prospettiva è sempre stato difficile. E se tutte le amministrazioni pubbliche si stanno adoperando tra effetti ilari o asciuttezza nello stile, per comunicare lo stato della crisi, su come si presenti la conferenza stampa del Trentino lascio giudicare a voi. Per quanto mi riguarda faccio fatica a trovarci dei contenuti o elementi di novità, piuttosto molte giustificazioni alle proteste che dal giorno precedente a mezzo stampa si levano dalla popolazione, liquidate normalmente con un: “me lo dovevano dire prima”. Si ha come l’impressione di trovarsi di fronte ad una giunta a gettone, una sorta di juke box amministrativo dove inserire il gettone dei desideri anziché percepire responsabilità di proposta e di prospettiva. A giudicare dal tenore dei contenuti della sua parte di conferenza stampa, sembra che questo stile l’abbia fatto proprio anche l’assessora alla salute. E’ per questo motivo che avvertiamo la spinta continua ad effettuare proposte rese necessarie dalle lacune nel dibattito che i leghisti continuano a produrre. Tra le molte che abbiamo scritto in questi giorni, ne riporto una della competente collega Demagri che propone un’implementazione di sensibilità verso i pazienti cronici o lungodegenti, spesso anche anziani: sono infatti categorie rispetto alle quali riceviamo tutti numerose segnalazioni dal territorio. Di seguito il testo:

«SEGNANA SI RICORDI ANCHE DEI PAZIENTI CHE PRIMA DELL’EMERGENZA OCCUPAVANO I POSTI LETTO NELLE MEDICINE E NELLE GERIATRIE »
L’emergenza da Covid-19 in queste 3 settimane ha imposto una veloce riorganizzazione ospedaliera: chiusura del punto nascita, sospensione delle attività programmate e ambulatoriali, sospensione degli esami strumentali ad esclusione di RAO A e B,chiusura di reparti la cui attività è legata alla programmazione, trasformazione e apertura di unità operative di COVID UNIT. Ha previsto inoltre la rimodulazione dei percorsi interni: pulito e sporco in modo tale da non contaminare le zone NO COVID; l’allocazione del personale nelle aree in cui l’attività è dedicata alla gestione dei pazienti COVID, una vera rivoluzione.


Tale riorganizzazione ha però sortito un effetto non previsto cioè la riduzione degli accessi in ospedale di pazienti cronici, di pazienti affetti da patologie tipiche dell’età geriatrica. Le unità operative dedicate al trattamento di tali quadri clinici sono insolitamente vuote o semivuote quando fino ad un mese fa accadeva che per assenza di posti letto si ricorreva ai cosiddetti “appoggi”, cioè temporanei ricoveri dei pazienti in UUOO di altra specialità.


Preme quindi far presente all’Assessore Segnana che è tempo di chiedersi dove sono finiti questi pazienti perché lei è Assessore alla Salute di tutti e quindi riferimento anche per coloro che per paura di contagio, per timore di essere rimandati a casa dal Pronto Soccorso, per difficoltà dei Medici di medicina generale a raggiungere questi pazienti al proprio domicilio per paura di contagio reciproco stanno rimanendo a casa.
Sono convinta che oggi dentro le nostre case ci sono gravi scompensati, broncopatici dispnoici, pazienti diabetici instabili e ancora pazienti che non stanno bene per i quali non è stata fatta una diagnosi clinica.


Ma questi utenti, cara Assessora, pensa di lasciarli a casa nelle mani di badanti o familiari impotenti e non competenti alla gestione di nuovi sintomi? Pensa di lasciarli a casa in attesa che fuori tutto si sistemi ma per loro sarà troppo tardi? Pensa forse che prima questi pazienti avevano dei ricoveri inappropriati?


Con la stessa velocità con cui sono stati riorganizzati gli ospedali va riorganizzato il territorio. Con estrema urgenza sposti il suo focus d’attenzione dai numeri che ogni giorno legge ad essere propositiva con azioni nuove ed efficaci.


Pensi Assessora Segnana che per far fronte a questo problema sommerso basterebbe assegnare temporaneamente gli infermieri delle aree ospedaliere chiuse o semichiuse agli studi associati dei Medici di medicina generale o in collaborazione con i singoli medici, chiedere all’ufficio ricoveri l’elenco dei pazienti ricoverati nell’ultimo anno per patologia croniche o di area medica / geriatrica e chiamarli a casa per vedere come stanno, se hanno sintomi nuovi, se la patologia è variata, se stanno assumendo regolarmente la terapia, se hanno bisogno del nuovo piano terapeutico, chiedere come si sentono.


Medici, Pediatri di libera scelta e infermieri sono certa farebbero grandi cose accompagnati magari da qualche strumentazione utile alla gestione dei vari quadri clinici.
Assessore Segnana, una volta tanto, ascolti chi ne sa più di lei!
 
*
Demagri Paola
Consigliere Provinciale PATT”

29 Marzo 2020 0 Commenti
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TASSA DI SOGGIORNO AGLI ALBERGATORI E RIFORMA DEL TURISMO IN SOFFITTA

Da Michele Dallapiccola 28 Marzo 2020

Le ultime dichiarazioni rilasciate dell’assessorato al turismo, confermano la volontà di proseguire imperterriti con la riforma. 

L’intendimento appare oltremodo pericoloso visto il grave stato in cui versa un settore per il quale la macchina provinciale ha cominciato a muoversi nel tentativo di arginare i danni ma concretamente fino ad ora è stata solo debolmente implementata una moratoria sui mutui sulla falsariga di quanto in gran parte già previsto dallo stato.

 

E’ difficile stabilire chi tra  agricoltura, commercio, industria, artigianato, servizi soffra di più. Proporre semplicisticamente di movimentare enormi masse finanziarie per risolvere i danni della crisi, non è una proposta seria e credibile perché i fondi provinciali a disposizione, specialmente  in questo triste periodo, sono proprio come una coperta corta. Il sistema provinciale del turismo soffre di una particolarità in più: i capitoli di bilancio a disposizione del settore della promozione, sono infatti alimentati prevalentemente dall’imposta di soggiorno che purtroppo, in questo tragico 2020, è stata raccolta solo nei primi due mesi dell’anno.

Le previsioni a venire confermano che l’ulteriore gettito in corso d’anno si ridurrà ulteriormente generando un grave contraccolpo anche per il settore delle Aziende di Promozione turistica locale. 

Nonostante questo, accanto alla reazione estremamente professionale della macchina della promozione provinciale, anche gli operatori privati, o almeno quelli che hanno strutture sufficientemente forti per farlo, si stanno attrezzando per mantenere contatti con i clienti fidelizzati e per cercare di capire i trend della vacanza post crisi ecologica globale. Non tutti hanno strutture adeguate per organizzarsi. Spesso, il “fai da te” è il metodo più diffuso.

Ed ora la nostra proposta concreta: entro metà maggio gli operatori del settore turismo dovranno effettuare il primo dei versamenti quadrimestrali relativo alla tassa di soggiorno riscossa in questo inizio anno. Sarebbe ottima iniziativa che la provincia lasciasse nelle casse degli operatori del settore turismo l’intero ammontare di questa disponibilità e si sostituisse finanziando invia diretta e di pari cifra le APT.

Se i problemi del settore non si fermano qui è perché, come una spada di Damocle, sul comparto pesa la volontà dell’assessore di proseguire anche con la riforma.

A nostro avviso sarebbe estremamente opportuno un congelamento immediato delle proposte sul tavolo. Lo abbiamo ripetuto spesso in questo periodo e lo ripetiamo ancora perché l’assordante silenzio dal parte del dicastero di competenza sta cominciando ad assumere toni preoccupanti.

Non solo per noi consiglieri di opposizione o controllo come meglio si voglia dire

28 Marzo 2020 0 Commenti
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SALVINI ORDINA: VIA DALL’EUROPA! E POI?

Da Michele Dallapiccola 27 Marzo 2020

Non c’è ombra di dubbio che in questo periodo l’Europa è mancata. Prigioniera di egoismi nazionalistici e di machismo economico, a mio avviso in questa fase di crisi ha dato il peggio di sé da quando esiste.

Ma constatato questo, possiamo dire o meglio possiamo permetterci di dire che l’Europa è finita?

Se come dentro al peggiore degli incubi si avverasse questo come verrebbe gestita dai leghisti nostrani la partita della nuova PAC – solo per citare un esempio – ? Dove andrebbero a prendere i 500 milioni € che l’agricoltura trentina necessita e valorizza ogni quinquennio?

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Ma più in generale sarebbero tantissimi i settori a soffrire perchè la nostra è sempre più un economia di tipo circolare su base internazionale. Ce lo ricorda un’arcinota novella che spesso transita sui nostri social e che mi permetto di riportare qui sotto nel caso a qualcuno fosse sfuggita:


“Un giorno, in un villaggio in difficoltà dove quasi tutti vivono a credito arriva un turista. Ferma la macchina davanti all’unico albergo ed entra. Posa 100 euro sul bancone della reception e chiede di vedere le camere per sceglierne una. Il proprietario gli dice di scegliere quella che più gli aggrada. Appena il turista è sparito su per le scale, l’albergatore prende i 100 euro, corre dal macellaio e paga il debito che aveva con lui. Il macellaio va immediatamente presso l’allevatore di maiali al quale deve 100€ e regola il suo debito. L’allevatore, a sua volta, corre a pagare la sua fattura presso la cooperativa agricola che gli procura gli alimenti per gli animali. Il direttore della cooperativa si precipita all’albergo dove ospita ogni tanto dei tecnici dell’assistenza che vengono da fuori, per saldare il suo conto. L’albergatore posa il biglietto sul bancone della reception dove il turista lo aveva posato. Giusto in tempo per vedere il turista scendere le scale e annunciare che non ha trovato una camera di suo gusto, per cui riprende il suo biglietto da 100€ e se ne va.”

 


L’estrema semplificazione di questa storiella, ci aiuta a pensare alla condizione dell’Italia e degli altri Stati membri rispetto all’Europa. I primi sono rappresentati dagli abitanti del villaggio e l’Europa dal turista di passaggio. La banconota, nella banalità della storia, rappresenta quella liquidità che solo una forte organizzazione internazionale ci può offrire.

Una foto da uno dei miei innumerevoli viaggi di assessore a Bruxelles
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E’ per questo motivo che trovo assolutamente scellerate esternazioni come quelle di alcuni leader politici che in questi giorni stanno trasmettendo sentimenti antieuropeisti. Chi potrebbe offrire al sistema degli Stati membri o più egoisticamente all’Italia quella liquidità sufficiente a poter superare questa drammatica crisi? Ne sanno qualcosa i contadini che stanno aspettando la nuova PAC, con Salvini a dire che dall’Europa che ce ne vogliamo andare! Chiedano alla Giunta Trentina dove andrebbe, in quel caso, a prende i 500 milioni € che ogni legislatura l’agricoltura trentina valorizza con le sue aziende.

L’ortofrutta dei berries


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La viticoltura e la melicoltura

 

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La zootecnia cooperativa e privata.

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Per conto non mi stupiscono affatto le schermaglie di Conte o della Germania perchè sono notizie parziali di trattative di alto livello ma pur sempre trattative dove è normale insistere, minacciare, alzarsi, ritornare.

Ma sono i risultati che contano, quelli che si vedranno sul lungo periodo, ne sono sicuro.

27 Marzo 2020 0 Commenti
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PERCHÉ AL SETTORE LATTIERO-CASEARIO VA RISERVATA UN’ATTENZIONE PARTICOLARE?

Da Michele Dallapiccola 26 Marzo 2020

Se le tragiche notizie di questi giorni riguardano soprattutto le persone, non di meno ci preme rilevare quanto stiano soffrendo i vari comparti economici. In questa mia umile riflessione vorrei però portare l’attenzione su quello che sta vivendo in questo momento il settore lattiero caseario poiché è un settore particolarmente colpito dalla crisi già in questa primissima fase dell’epidemia. Questo accade principalmente a causa della modifica delle abitudini alimentari e soprattutto della chiusura dei pubblici esercizi che ne è stata il principale fattore negativo determinante.

Nel frattempo e in sordina, dentro alla tempesta sociale causata da questa epidemia, nel nuovo assetto organizzativo questa giunta leghista tra i vari interventi ha attivato un’Unità di Missione Speciale per la promozione dell’agroalimentare. In realtà, competenze e personale qualificato c’erano già ma la novità sta nel fatto che adesso il dipartimento di riferimento non è più quello del turismo ma quello dell’agricoltura con una dotazione finanziaria a bilancio che se non erro ammonta a 2 milioni di euro. Parte di questa somma potrebbe essere dirottata alla Trentino Marketing la sola giuridicamente in grado di occuparsi in via diretta di campagne promozionali anche molto importanti che gestite in via diretta da questa nostra società di sistema potrebbero esser messe a disposizione sia per la Cooperazione sia per le macro e micro attività private, sgravando il settore almeno di una parte di costi. I fondi potrebbero venir trasferiti anche in tempi brevi poiché il nuovo ufficio si trova in un momento in cui la programmazione del marchio Qualità Trentino e della promozione specifica non è ancora entrato nel vivo delle attività straordinarie e per gestire l’ordinarietà in questo particolare frangente non è certo necessario è una dotazione finanziaria così importante.

Noi lo abbiamo voluto comunicare anche durante la recente seduta di Consiglio Provinciale anche con un’interrogazione che trovate a questo link: https://www.consiglio.provincia.tn.it/attivita/atti-politici/Pages/atto.aspx?uid=1341030. Con nostro grande rammarico, dalla Giunta è pervenuto solamente un silenzioso dissenso.

Abbiamo deciso di segnalare il settore lattiero caseario tra molti poiché riteniamo questo strategico rispetto ad una moltitudine di altri fattori su scala provinciale. Se la zootecnia, coi suoi 120 milioni € di PLV, sul circa 1 miliardo di € complessivo del settore, può essere considerata la sorella più piccola dell’agroalimentare, non lo è certo per quanto riguarda la sua capacità di gestione del territorio poiché è in grado di garantire la coltivazione di un’area grande complessivamente ben quattro volte di più della SAU gestita da ortofrutta e viticoltura insieme. È questo il grande valore aggiunto alle nostre produzioni ed è per questo motivo che vanno fatti sforzi straordinari dentro a questa straordinaria crisi. 

Quando una stalla chiude è chiusa per sempre ed il territorio ne risentirà profondamente proprio in quell’ordinata alternanza di verde scuro dei boschi e di verde chiaro dei prati che produce quel benessere visivo ed interiore che fa apprezzare i nostri territori, ai nostri ospiti.

Ce lo ricordano queste belle pezzate rosse ben gestite ed in attesa del foraggio


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Come nota ulteriore pare che la Provincia, tra una conferenza stampa e l’altra, si stia apprestando a promuovere accordi intersettoriali; è molto importante che questa mediazione avvenga in tempi stretti poiché stiamo si rivolgerà a dei sistemi da sempre refrattari ad indirizzi politici che legittimamente si ancorano su ferree logiche di mercato che in questo momento sono saltate. Siamo convinti che questa la condizione favorevole pur nella tragedia sociale permetterà la ripresa di un dialogo in passato avviato ed interrotto a più riprese.

Nel frattempo, a livello nazionale, un’Ansa dell’ultima ora ci comunica che oggi in questa direzione si è compiuto un passo molto importante, segnalo, pur senza gli strumenti dell’AUTONOMIA e le condizioni sopra ricordate. Qui il link della notizia: http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/03/26/coop-congela-prezzi-per-18mila-prodotti_3460c972-daa6-4f32-8fa8-5f3a81820084.htmlScreenshot_20200326-144821_Chrome

26 Marzo 2020 0 Commenti
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IL “PROGETTONE” ACCORRA IN SOCCORSO ALL’AGRICOLTURA

Da Michele Dallapiccola 25 Marzo 2020

In questo drammatico momento abbiamo avuto occasione più volte di constatare, quanto importante si sia rivelato, tra i servizi essenziali – e se mai ce ne fosse stato bisogno – il sistema agroalimentare.

Dentro all’Italia anche il Trentino è un fortunato produttore agricolo perché con la sua estensione orografico-geografica abbraccia una vasta area offrendo una gamma di prodotti molto interessante e variegata. I dati sui consumi rivelano che frutta e verdura, pur nelle fluttuazioni determinate dal cambiamento delle abitudini, hanno tenuto bene. Le difficoltà comunque comunque non mancano, con i vari settori che hanno risentito in maniera non omogenea sia della difficoltà di personale operativo che del cambio dei gusti e dell’orientamento dei consumi. Sappiamo infatti che in questo momento il mercato è orientato sul consumo di mele, arance o kiwi, che fortunatamente sono già in magazzino, ma si preannuncia probabile, ad esempio, una crisi per le fragole con un raccolto che è già oltre i consumi.

E se da un lato i dati relativi al contagio sono incoraggianti, quelli relativi all’andamento dell’epidemia e alle misure necessarie per contenerla lo sono un po’ meno ed ora ci troviamo di fronte alla condizione di dover rispettare una quarantena che proseguirà ancora per lungo tempo. Le cose non sembrano andare meglio all’estero dove l’ondata di contagio è arrivata un po’ più tardi che da noi. In questo contesto è difficile pensare che rispetto a prima e a tempi brevi  le merci possano riprendere la libera circolazione e con loro soprattutto e a maggior ragione, le persone.

E’ in questo quadro si colloca la difficoltà di reperimento di manodopera agricola, condizione che potrebbe ripercuotersi negativamente proprio sul comparto relativo; semplificando, potremmo trovarci di fronte ad una crisi per ora latente con la concreta possibilità di andare incontro a carenza di prodotto ortofrutticolo perché non si trova personale che lo raccolga. Ipotesi remota, di fatto difficile da immaginare ora? Pensiamo ad esempio ad una quarantena e ad un blocco frontaliero di Polonia e Romania che si protragga fino al primo autunno e chiediamo un’opinione di possibili scenari in merito al comparto delle mele, allora!

La raccolta di alcune varietà di mela inizia in estateIMG_20180430_175317_435-01E’ qui che potrebbe collocarsi una nostra proposta relativa ad una rapida riconversione dell’impiego del sistema di sostegno al lavoro della Provincia. Esiste già ed è particolarmente apprezzabile lo sforzo dell’Agenzia del lavoro di ricollocare in questo settore alcuni richiedenti impiego. Purtroppo i numeri degli interessati hanno per ora dato però scarsa soddisfazione perché come abbiamo avuto già modo di osservare, le persone disponibili a questo tipo di attività, rispetto alle richieste anche solo ordinarie del settore, si trovano in una condizione di pietosa sproporzione negativa.

A questo punto, le squadre del Progettone, bloccate da questa quarantena, potrebbero – su base volontaria degli aderenti – dare propria disponibilità per effettuare lavori in agricoltura. Tra l’altro in questo settore, rispetto ad altre attività al coperto o al chiuso, risulta più agevole rispettare standard di sicurezza quali distanza, pulizia dell’area e scarsi contatti personali inferiori al metro di distanza.

Il progetto e la realizzazione di questa proposta amministrativa potrebbero avvenire attraverso il raccordo offerto dalle sigle sindacali agricole costruendo una compartecipazione finanziaria anche solo parziale da parte delle aziende agricole stesse ampliando il plafond di possibili aderenti. Le maglie della rete delle assunzioni nei vari interventi di sostegno al lavoro, in questi anni si sono rese più strette dalle difficoltà economiche della PAT e proprio attraverso la ipotetica compartecipazione provata potrebbero tornare almeno transitoriamente ad allargarsi.

Siamo consci che questa operazione potrebbe configurarsi quale vero e proprio aiuto economico alle imprese che andrebbe incontro ai limiti relativi che detta la normativa europea sugli aiuti di Stato. Siamo altresì convinti che in questo periodo Bruxelles possa trovarsi in una condizione “di manica larga” rispetto alle richieste delle amministrazioni locali e dunque risposte positive e tendenzialmente rapide di una deroga a questo regime, potrebbero in questa fase risultare più probabili oltre che rapide.

E’ per questo motivo  che abbiamo chiesto un impegno alla giunta affinché si attivi per sviluppare, dal punto di vista tecnico e giuridico, un progetto di fattibilità e successiva attivazione di questa proposta.

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LA VETERINARIA NON C’ENTRA CON LE MELE E LA PRELIBATA VERDURA DELLA VAL DI GRESTA

Da Michele Dallapiccola 24 Marzo 2020

Che la medicina veterinaria si occupi della salute degli animali, delle loro produzioni e delle malattie che da loro potrebbero esser trasmesse all’uomo è noto a tutti. Meno facile da capire è che cosa questo c’entri con la gestione di mele, vino o agricoltura in senso lato. Non ci  azzecca nemmeno con la regolamentazione o l’erogazione dei contributi che spettano agli allevatori: allevare non è curare.

Ma tant’è perchè il decreto a firma del Presidente della Provincia numero 3 del 13 marzo 2020 produce un rimpasto di deleghe esecutive e trasferisce all’assessora Zanotelli due competenze precedentemente assegnate a due membri diversi di Giunta: dall’assessore Failoni riceverà la promozione dei prodotti agricoli e dall’assessora Segnana, la veterinaria e la sicurezza alimentare.

Tralasciamo considerazioni generali che riguardano l’opportunità di adottare riassetti organizzativi pubblici in un momento così delicato e riconosciamo la piena legittimità giuridica e politica del provvedimento ma nonostante queste doverose premesse ravvisiamo delle considerazioni che agli scriventi preme far pervenire alla Giunta Provinciale.

Nel primo in caso infatti la promozione del comparto agroalimentare prevede che il “core” dell’operatività riguardi il settore agricolo da attuarsi però attraverso gli strumenti della promozione, potenti e sviluppati in diretta dipendenza dall’assessorato e relativo dipartimento del  turismo. L’impatto negativo della scelta è mitigato dall’aver incaricato la stessa persona che precedentemente rivestiva competenze di area proprio in seno al dipartimento turismo dal quale dunque ora proviene. Rimane il problema di fondo, cioè quello di frazionare i budget a disposizione tra strutture e articolare competenze su due diversi dipartimenti, rendendo meno agile l’operatività delle scelte e degli indirizzi politici. Da sempre infatti per la promozione di qualsivoglia prodotto in Trentino, lo strumento più potente a disposizione del sistema risulta la società Trentino Marketing che opera appunto in diretta dipendenza dell’assessorato al turismo. Temiamo che il rimpallo di competenze, con le necessarie successive riunioni di coordinamento per concordare l’operatività delle scelte, potrà rallentare l’efficienza di risposta e l’agilità di gestione. 

Nella foto, una presentazione di un prodotto innovativo in una campagna promozionale effettuata qualche anno fa.


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Questo disagio potrebbe riguardare anche le altre materie trasferite: la sanità veterinaria e la sicurezza alimentare. Queste attività sono infatti da sempre legate alla gestione della salute pubblica ed incardinate dunque sull’Azienda Sanitaria al punto che il personale presta servizio in diretta dipendenza dall’Azienda stessa. Da segnalare anche il fatto che alcuni animali, in particolare quelli da affetto, nel decreto soprannominato rimangono in delega all’assessore Segnana. Così per alcuni casi i veterinari dovranno rivolgersi all’assessorato alla salute, per altri l’assessorato all’agricoltura, complicando burocrazia e passaggi amministrativi. Riteniamo critico destrutturare un sistema di controllo sanitario con potenziali implicazioni zoonosiche e di gestione della sicurezza alimentare.

Nella foto deliziosi salumi, resi sicuri da un’attenta catena ispettiva veterinaria.


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Poiché parliamo di scelte che riguardano anche la salute umana, proprio in questo momento, appare particolarmente fuori luogo introdurre un coordinamento aggiuntivo tra agricoltura e sanità poiché se non è un passaggio che premia l’agilità delle scelte in senso generale, immaginiamoci nel caso di qualche momento critico biologico.

E’ per questo motivo che ho interrogato il Presidente della Giunta provinciale:

– per sapere quali sarebbero secondo il suo modo di vedere le analogie tra il gestire la pianificazione degli aiuti pubblici, la regolamentazione delle attività agricole e la tutela della salute degli animali, delle persone derivante da zoonosi e della sicurezza alimentare derivante dal controllo degli approvvigionamenti annonari? 

– se non ritenga sia il caso di riportare in capo all’assessorato alla salute la sanità veterinaria e la sicurezza alimentare o in subordine a dare pubblica evidenza di che cosa intenda fare per ridurre le problematiche connesse alle questioni sollevate in premessa?

Qui sotto lo screenshot della notizia apparsa oggi sul Trentino


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24 Marzo 2020 0 Commenti
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LE IMPRESE HANNO BISOGNO DI POTER GUARDARE OLTRE L’ORIZZONTE!

Da Michele Dallapiccola 23 Marzo 2020

La partita più importante ora è quella dedicata alla vita umana ma le imprese per la propria programmazione finanziaria devono poter disporre di un orizzonte oltre il quale guardare. Per potersi organizzare è importante per loro sapere subito se e quali risposte possano arrivare dalla politica.

È sempre antipatico il ruolo il consigliere di controllo, o di opposizione che dir si voglia, ma è necessario e importante per trattenere alta l’attenzione dell’Esecutivo anche sul comparto economico. Lo facciamo a maggior ragione perchè convinti che il dramma finanziario che si è concretizzato in questo periodo è almeno in parte dovuto anche alle non-scelte della giunta provinciale.

Fin dall’inizio del nostro attuale mandato, raccomandammo all’esecutivo provinciale di approfittarne dell’importante riduzione di debito pubblico che la Giunta Rossi aveva attuato nella scorsa legislatura. Il miliardo e 900 milioni€ ca. di indebitamento complessivo nel giro di 5 anni era stato ridotto a poco più di un miliardo e 200 milioni€ complessivi. Così le competenze maturate in materia di Bilancio provinciale dal nostro past-President Rossi, ci hanno permesso di circostanziare una proposta di indebitamento di oltre 100 milioni di euro credibile e sostenibile già a partire dalla scorsa Manovra di Bilancio di previsione. Una tal cifra non avrebbe minimamente scompaginato la finanza Provinciale ed avrebbe permesso all’Esecutivo di avere già a quel tempo un piccolo tesoretto da utilizzare per la ricostruzione dei danni da VAIA o per qualcos’altro. Purtroppo quel qualcos’altro è arrivato, drammaticamente enorme e pesante.

Con un atteggiamento politico simile all’ex Governatore Rossi, in maniera previdente già a partire dal corrente Bilancio di previsione, il vicino Alto Adige si è attrezzato per avere a disposizione un cosiddetto debito autorizzato non contratto. Il principio insomma è quello di autorizzare a priori la Giunta ad intervenire finanziando impegni ritenuti urgenti importanti in corso d’opera attraverso un debito controllato. Fugatti non lo ha voluto fare!

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Il risultato è che ora il Trentino è in affanno finanziario e dovrà rincorrere i danni con molte ipotesi che si sono sviluppate più sui Social che in Aula o in Commissione divulgando a mezzo stampa, invece, l’inconsistente volontà di dimostrare la propria efficienza quando i fatti parlano esattamente del contrario. Proprio come oggi sul Trentino:

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Ci auguriamo che i tecnici provinciali ci permettano in tempi brevi di disporre di una proposta finanziaria sostenibile che la giunta velocemente faccia propria e ancor più velocemente metta a disposizione del Consiglio provinciale per la sua discussione e successiva approvazione.

Altrimenti anche la convalescenza della società trentina rischia di esser peggiore della degenza stessa, alla faccia dell’Autonomia.

23 Marzo 2020 0 Commenti
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Proposte inadeguate per sostenere la crisi del settore turismo

Da Michele Dallapiccola 19 Marzo 2020

Nelle proposte per sostenere l’economia provinciale di parte di due membri dell’attuale governo a trazione leghista saltano all’occhio il silenzio di un assessore e un pericolosissimo emendamento al ddl 50 da parte di un consigliere.

Nel primo caso mi riferisco alla proposta di riforma del turismo che fino a pochi giorni fa correva impetuosa sull’agenda dell’indaffarato amministratore come provvedimento urgente per dare una mano al mondo del turismo. Da ben prima dell’aggravarsi della situazione, con un dramma che ha raggiunto livelli inimmaginabili, noi chiedevamo di rallentare l’iter di questa proposta, richiesta che la cronaca ha reso ancora più attuale. Tra i tanti settori in ginocchio e mi sento infatti di dire che uno tra i più colpiti sia proprio il settore del turismo che in questo momento non ha certo bisogno di ulteriori difficoltà da affrontare.

Siamo infatti convinti che passata questa crisi, sarebbe sicuramente più agevole riprendere con gli strumenti e le attrezzature istituzionali il cui funzionamento è noto e che da sempre ha dato ottimi risultati per ciascun elemento della filiera. E altrettanto evidente che il doversi cimentare anche con una riorganizzazione amministrativa comporterebbe nuovi attriti e sconosciute difficoltà. Come se non bastasse va evidenziato che dentro all’attuale proposta di riforma è celato uno sciagurato aumento della tassa di soggiorno come effetto di omologazione di questo tributo su base provinciale. La mancanza di omogeneità di cifra in provincia non è a nostro avviso una priorità e se come idea di fondo può avere un senso questo è immediatamente avallato da un’omologazione che a tutti gli effetti si presenta come al rialzo.

E se fino a pochi giorni fa la mia idea avrebbe considerato saggia la sospensione della norma ora credo sia proprio il caso invece di ritirarla definitivamente e di parlarne nella prossima legislatura. Credo siano ben altre le necessità che in questo momento manifesta il settore.

Anche la proposta del consigliere Cia scompagina non poco il nostro assetto dell’offerta turistica. Il proattivo infermiere prestato alla politica ha deciso di cimentarsi nella sua attività politica anche con le regole che governano il mercato immobiliare. Tra le altre cose c’è da evidenziare il corto circuito che con la sua proposta genera, rispetto alle indicazioni che provengono direttamente dal nostro presidente Fugatti. Cari non-trentini – pare trapelare il messaggio – venite da noi a costruire la seconda casa ma sappiate che se vi ammalerete, non avrete qui la garanzia totale di assistenza sanitaria. Al di là di questi paradossi e pur comprendendo le pressioni che il settore può aver esercitato sulla sua carica politica, pur considerando il grande affanno che affligge anche i costruttori, dobbiamo rilevare che questa loro condizione pure incontrando tutta la nostra comprensione e solidarietà si scontra con esigenze di ordine superiore. Le condizioni sono quelle che hanno portato le precedenti amministrazioni a contingentare la possibilità di realizzare seconde case.

Vediamole in dettaglio

La prima è sicuramente di natura urbanistica poiché molti centri di montagna, soprattutto a partire dagli anni settanta, sono stati letteralmente colonizzati con seconde abitazioni che a causa del mutare delle abitudini di villeggiatura delle persone si stanno anche trasformando, in qualche caso addirittura in veri e propri ecomostri.

La seconda è di natura sociale perché Il mercato immobiliare delle seconde case ha prodotto una lievitazione dei prezzi anche per i residenti cosicché nelle località turistiche di maggior pregio ci si è trovati nella paradossale condizione di non riuscire a garantire la possibilità alle nuove generazioni di potersi realizzare una residenza ad un costo accettabile.

La terza condizione ha risvolti ancora più ampi poiché ha prodotto gravi danni all’intero sistema turistico.

La percentuale di seconde case infatti ha imposto alla nostra offerta alberghiera di segnare il passo rispetto al vicino Alto Adige soffrendo di fatto di una involontaria concorrenza. Il mercato distorto delle seconde case autorizzato in minor misura in Alto Adige ha permesso a quella provincia di valorizzare la propria offerta turistica con il triplo dei nostri hotel trasmettendo un miglioramento della qualità complessiva percepita della propria offerta turistica e producendo un aumento della redditività per il singolo imprenditore.

Insomma sono altri gli aiuti che servono al settore ed è per questo che cogliamo positivamente l’impegno della giunta di ritornare entro breve con un’ulteriore serie di proposte perché le ricette messe sin qui in campo per il settore turistico in Trentino da questa maggioranza leghista ricalcano in linea generale quelle del governo implementandole in misura assai modesta; a maggior ragione riteniamo sostanziale dare seguito alle considerazioni che abbiamo sopra espresso.Screenshot_20200319-094302_Chrome

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L’INFLUENZA FA PAURA ALL’UOMO E AGLI ANIMALI, MA VACCINARSI È UN RIMEDIO?

Da Michele Dallapiccola 25 Febbraio 2020

Premesso che per questo virus ci vorrà almeno un anno per avere un vaccino utile, e comunque ci fosse servirebbe pro futuro, questa preoccupante epidemia ci offre l’occasione di riflettere sul senso dei vaccinazioni nelle varie affezioni influenzali, presenti per uomo e animali per altro raramente trasmissibili tra le due specie.

La CAROVANA per i cavallari – i mercanti di CAVALLI di un tempo – era un male oscuro ma conosciuto: nella stalla, presa la tosse il primo, si tirava dietro tutti gli altri.

E nel CANE? La TOSSE dei CANILI, un adenovirus molto contagioso, infastidisce in maniera molto diffusa i nostri piccoli amici.
Per le VACCHE poi, aprirti o cielo: animali dai polmoni delicati, vedono da sempre nelle affezioni polmonari, le più grandi fonti di preoccupazione con batteri e virus, HERPES e il BRSV in testa.

Una volta era difficile (gli antibiotici per rimediare almeno alle infezioni batteriche secondarie poco potevano), i cani specie da piccoli, i maiali e i polli morivano e i cavalli, bene che andasse, diventavano bolsi.

Si faceva fumo nelle stalle per utilizzare il potere antisettico di questa pratica, ma tutto era affidato alla sorte. O al cambio di stagione che portava gli animali all’aria aperta, resa finalmente salubre dal cambio di temperatura e umidità.

Con i virus, conviviamo da sempre e da sempre in zone del pianeta dove c’è molta commistione uomo/animale, il passaggio tra i polmoni dei due generi può permettere al virus di mutare e cominciare a trasmettersi sotto diversa forma. È questo il modo che questi microrganismi hanno di sfuggire almeno parzialmente al controllo degli anticorpi.

Così è accaduto al CORONAVIRUS e per tutte le epidemie che in questi ultimi decenni ci hanno tragicamente afflitto, SPAGNOLA, SARS e MERS in testa (le ultime due proprio da coronavirus).

Infine un aspetto interessante di questa tragedia: ci aiuta a comprendere che negli animali ma soprattutto nell’uomo si potrebbero verificare vere e proprie stragi se non si potesse disporre di vaccini almeno laddove disponibili.

Sappiamo che il tema è controverso, purtroppo a causa di qualche incidente terapeutico che va però osservato in numero inferiore ai potenziali danni da malattia. Sia sugli animali che soprattutto sull’uomo, applicato ai grandi numeri il presidio vaccinale funziona. Questo fatto va ricordato anche a quella politica che oggi parla di lotta serrata ai virus; la stessa che in campagna elettorale girava sostenendo che le vaccinazioni, quelle indicate delle istituzioni mediche, con lei al governo non sarebbero state obbligatorie.

Chissà come si comporterebbe oggi se fosse disponibile un vaccino da coronavirus

25 Febbraio 2020 0 Commenti
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CRESCE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA IN TRENTINO

Da Michele Dallapiccola 14 Febbraio 2020

Il rapporto annuale di APOT ed il referendum sul biodistretto hanno portato alla ribalta della cronaca di questo periodo un argomento molto controverso che diffusamente sconta molta diffidenza, scarsa conoscenza e al contempo moltissimo appeal sul grande pubblico. Consumare bio è sexy, affascinante, fa tendenza anche perché l’opinione pubblica che percepisce come pericolosa la chimica degli agrofarmaci, tende facilmente ad imboccare un tunnel mentale confondendo il biologico con il non trattato.

Va chiarito che indipendentemente dal metodo di coltivazione biologico o meno, le nostre latitudini, a causa del clima continentale umido e sempre più caldo e dunque adatto ai parassiti, impongono l’utilizzo di grandi quantità di agrofarmaci. Nel metodo di coltivazione biologico, semplificando, si utilizza la sola chimica naturale e non di sintesi – sempre di chimica si tratta -. Per contro, una terra così attenta alla qualità ha già messo in archivio da decenni il metodo convenzionale classico, derubricato in provincia a favore di un evoluto sistema di lotta integrata, rispetto al quale il Trentino è da anni all’avanguardia in Italia e in Europa. In parole povere questo metodo, tra tutti i migliori strumenti a disposizione, si prefigge di utilizzare il meno nocivo all’ambiente e a chi lo abita e si sottopone a costanti e continue analisi residuali.

Questa apparente apologia agli agrofarmaci che pure possiedono svariate controindicazioni ed effetti indesiderati mi porta anche ad affermare il biodistretto può essere un’opportunità soprattutto se spiegato e non imposto. Va compreso e promosso specie se da parte dei suoi sostenitori non vengono demonizzati i bravi agricoltori che fanno i salti mortali per applicare invece e con coscienza il metodo di lotta integrata citato sopra. 

Che biologico, sia, dunque! Per scelta e non per imposizione come la strada che scegliemmo noi nell’impostare la politica agricola dello scorso mandato. Fu il motivo a mio vedere per il quale durante il nostro mandato amministrativo le coltivazioni aumentarono, spinte dal mercato da una parte e dallo stimolo politico dall’altra. Non contrastammo i metodi convenzionali anzi ne favorimmo ricerca applicata ed evoluzione, ma nella libertà di scelta per tutti, a partire dai finanziamenti su nuove iniziative, favorimmo innanzitutto il metodo biologico notoriamente più costoso da praticarsi e dunque più bisognoso di sostentamento. Dare più punti nella graduatoria investimenti – misura 4.1.1. PSR – significava finanziarie per primo chi richiedesse di praticare il sistema biologico. Mercato in crescita, diffusione della cultura della sostenibilità e questa semplice regola, in pochi anni hanno praticamente raddoppiato le superfici del biologico.

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Ora la partita è in mano a questa amministrazione che finora si è espressa comunicando troppo poco su che cosa pensi e che ci permetta di capire quale sia la direzione politica che intenderanno intraprendere nella restante parte del mandato. Per ora rimane ancora troppo poco per permettere ai nostri coltivatori biologici sia con lotta integrata di capire quale sia il vero piano di sviluppo agricolo provinciale.

E se nello scorso mandato l’assessorato svolgeva anche compito di coordinamento oggi sembra venir meno quel sistema di regia unitaria relativo all’utilizzo degli agrofarmaci e all’indirizzo sul metodo di coltivazione e alla gestione delle emergenze in campo fitopatico. 

Senza ombra di dubbio sono molti gli attori che contribuiscono alla qualità di esercizio di queste competenze ma non esiste univoca convergenza dei molti centri verso un unico coordinamento. Assistenza tecnica dei consorzi, FEM, C3A, Università, Servizio agricoltura della Provincia, Servizio fitosanitario, Dipartimento che gestisca norme locali e indirizzi del Ministero, tecnici privati: una pletora di persone che richiederebbero un coordinamento politico-amministrativo severo che oggi sembra mancare. E così la comunicazione carente lascia spazio a pur lodevolissime forme di fede personale come la biodinamica o alternative piuttosto complicate da gestire come biologico o il sistema di lotta integrata, “integrato” anche da contributi di indirizzo di multipla provenienza. Talvolta bastano, talvolta si sovrappongono quando non finiscono per diventare carenti specie quando devono gestire emergenze come si sono rivelate in questi ultimi mesi la cimice e la drosophila. 

Proviamoci, si può migliorare.

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14 Febbraio 2020 0 Commenti
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