Michele Dallapiccola
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Comunicati Stampa

La Fondazione Mach e il CdA ancora incompleto.

Da Michele Dallapiccola 11 Gennaio 2022

E’ una tra le più quotate Istituzioni di Studio Agrario a livello nazionale. Criticata, invidiata, incompresa ma anche amata. La Fondazione ha davanti a sé un grande futuro, ma sembra quasi segnare il passo sotto le sue responsabilità.

Ma l‘assenza dei rappresentanti del mondo contadino dal consiglio di amministrazione, quanto incide in tutto questo? Può questa mancanza tenere sganciata la prestigiosa Fondazione dall’originario spirito che la contraddistinse fin dagli albori della sua origine? Non è passato inosservato che la nuova amministrazione provinciale ha ribaltato come un calzino la sua direzione. Purtroppo soltanto quella! E ciò è avvenuto a partire dal 2019, o se vogliamo 150 milioni di euro fa. 

150 milioni di euro! A dirla così fa proprio impressione vero? Eppure, tre esercizi finanziari messi insieme cubano questa cifra. Significa che sono questi i fondi spesi fino ad oggi.

Sono passati, insomma, più di 3 anni dall’insediamento del governo leghista, ma l’Amministrazione della FEM sta navigando ancora in modalità provvisoria.

Nel frattempo, notizie curiose arrivano anche dai media. Rumors di settore raccontano che le dimissioni di un bravo direttore di una grossa cooperativa agricola locale siano in qualche modo correlate a un suo eventuale intervento operativo in questa sede. A chiarire se, a quale titolo e con quale compito, sarà eventualmente l’amministrazione provinciale.  

Come andrà a finire?

Ora che la legislatura provinciale sta per terminare sembra difficile pensare a grandi colpi di scena. Il compito di nuove figure di vertice si presenta dunque assai ingrato prima ancora di essere mai partito. La responsabilità anche finanziaria è molto pesante. Alla fine del mandato i milioni investiti in ricerca, scuola, trasferimento tecnico, saranno stati 250. Sarebbe bello poter leggere in un’interfaccia digitale di facile consultazione quali saranno stati i principali risultati raggiunti. 

C’è stato un tempo in cui la conoscenza viaggiava essenzialmente offline. FEM conquistò il suo ruolo di preminenza nel panorama scientifico agricolo nazionale grazie ai suoi bravi ricercatori e all’intensa attività che comunque ancora continua, fuori dai riflettori dei media. Era il tempo delle pubblicazioni scientifiche su carta e su convegno.

Forse all’epoca dei social e della comunicazione digitale sarebbe bello rendere invece tutto molto più intellegibile ed accattivante anche per il grande pubblico.

In questi giorni, mi son preso la briga di consultare il sito della Fondazione, al di là delle news dell’attività ordinaria. Devo confessare che ho fatto fatica ad orientarmi dentro alle numerose informazioni contenute. Ovviamente penso che questo dipenda da un mio limite. Penso anche però di essere in buona compagnia. Per questo, voglio però segnalarlo. Ritengo che un ente così prestigioso, di così elevato valore culturale e dotato di una tale forza finanziaria, debba rendere disponibile tutto il suo sapere nella maniera più chiara possibile. Anche a quelli meno avvezzi a navigare nei meandri del mondo digitale quali sono le persone come me. 

11 Gennaio 2022 0 Commenti
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Sci a Bolbeno, Golf sul Garda? Bene! Finanziati usando due pesi e due misure? Meno bene.

Da Michele Dallapiccola 10 Gennaio 2022

Strana terra l’Alto Garda. Per anni ha dichiarato, quasi gridato, di sentirsi la gallina dalle uova d’oro del Trentino.

Che sia giusto o sbagliato saranno i numeri a dirlo. E con le cifre alla mano non servirà né gridare né discutere. A stabilirlo però non vuole essere questo scritto e men che meno la persona che lo sta stendendo. 

Di sicuro, per contrastare questo stato d’animo, di vero e inconfutabile c’è invece che nella scorsa legislatura, a seguito dell’istituzione della tassa soggiorno, decidemmo che questa sarebbe dovuta rimanere per l’intero importo, al territorio che l’avesse raccolta. Per la Busa, se non ricordo male, si parlava allora di una cifra intorno ai 3 milioni di euro all’anno. 

Da sempre mal digerita, questa tassa è stata parzialmente accettata solo grazie allo stretto utilizzo locale del suo gettito. Nessuno aveva chiesto cambiamenti di norma se non una ristretta cerchia dell’associazione di categoria più vicina a questa giunta provinciale. A cose fatte, l’ormai ex-APT, ha dovuto però “indorare” la pillola. Ha voluto presentare ai suoi soci l’aumento, imposto per legge, come una grande opportunità.

Addirittura, sempre a causa della stessa legge, ha dovuto chiedere un ulteriore sforzo economico straordinario ai suoi soci privati. In questo momento! Con tutta evidenza il Covid, alle amministrazioni coinvolte, non dimostra di aver colpito abbastanza.

Capisco che queste considerazioni, lasciano il tempo che trovano. Avverto però il bisogno di denunciare, qui, una profonda differenza di trattamento tra territori. Da anni l’Alto Garda sta pensando ad un proprio Campo da Golf. Considerare che sia il momento giusto per poterlo realizzare mi sembra buono. Potrebbe accogliere il periodo post Covid come una novità. Afflitta tuttavia da una curiosa modalità di finanziamento.  Pare infatti che oltre all’aiuto dei Comuni e dei privati, sia ammissibile qui un intervento anche del nuovo Ambito di promozione turistica Garda Dolomiti. Finanziato, badate bene, proprio dalla tassa di soggiorno e dai privati.

Ebbene cambiamo zona e vediamo un altro caso. Nelle Giudicarie, sull’ampliamento di un’infrastruttura pubblica, la Provincia ha deciso di operare interamente a proprio carico. Si consideri che l’opera in questione è indirettamente collegata ai maggiori comprensori sciistici della zona. Parliamo infatti del teorico vivaio dei futuri sciatori afferenti ai principali bacini sciistici di zona. Come avrete capito mi riferisco al MERAVIGLIOSO ESEMPIO di Bolbeno. Una realtà che va davvero presa come esempio per tutto il Trentino, sostenuta ed ammirata. E l’intervento che per questa si sta approntando è del tutto assolutamente legittimo.

Beffardo, che nei due casi la norma preveda due pesi e due misure.

A Bolbeno parliamo di una stazione sciistica di interesse minore e dunque la Provincia può intervenire in maniera integrale.

In Alto Garda invece, la riforma della legge sul turismo stabilisce che i privati debbano finanziare maggioritariamente gli ambiti. Oltre alle attività di sviluppo del prodotto turistico questi poi, possono partecipare alla realizzazione delle relative infrastrutture.

Se invece si fosse utilizzato lo stesso metro in entrambi i casi sarebbero successi alternativamente due fatti:

  • O sul Garda, la Provincia si sarebbe dovuta presentare coi milioni di euro. Invece, nel silenzio degli operatori e coi complimenti delle amministrazioni coinvolte, i privati sono stati chiamati ad arrangiarsi con l’eufemismo di definirla opportunità. 

  • oppure su Bolbeno. La Giunta Provinciale avrebbe dovuto offrire questa grande opportunità agli imprenditori dello sci della Rendena e della Val di Sole. I quali, coi milioni di euro alla mano, si sarebbero potuti finanziare l’opera. Del resto, la sua funzione è anche quella di “vivaio” per i futuri sciatori dei loro impianti.

Il parallelo che ho fatto è molto forte, lo so. So anche che le Giudicarie hanno bisogno e sapranno valorizzare al meglio l’impianto di Bolbeno e il Nuovo Campo da Golf sul Garda sarà sicuramente gettonatissimo. Potrebbero essere due impianti realizzati però con la logica dei due pesi e delle due misure su due opere comunque ugualmente strategiche.

Ecco, è questo che non trovo giusto.

10 Gennaio 2022 0 Commenti
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Gli strumenti del consigliere e i numeri di un impegno: un atto politico al giorno e un giro del mondo all’anno!

Da Michele Dallapiccola 2 Gennaio 2022

Per esercitare (bene) il mestiere del Consigliere provinciale/regionale, qualche attrezzo ci vuole. 

Posto che l’ufficio inteso come sede viene concesso in dotazione dalla Provincia, rimangono necessari un paio di strumenti che uno si deve portare da casa. 

Il primo è gratuito e si chiama buona volontà. Serve per leggere documentarsi e preparare gli atti politici.

Il secondo è un’automobile, mezzo con la quale muoversi in provincia ed essere presenti sul territorio. E’ una vera e propria moltitudine di persone quella che ogni giorno ci contatta. E’ davvero impensabile che possano tutti venire a trovarci a Trento in Sede Gruppi Consiliari. Lì infatti studiamo e ci prepariamo secondo quanto è proprio del nostro dovere.

Mozioni, interrogazioni, disegni di legge sono gli atti politici che ciascun consigliere ha la facoltà di predisporre. Nessuno è obbligato se non dai cittadini che lo hanno eletto a fare nulla. Si fa ciò che si sente il dovere di fare. Per quanto mi riguarda questo avviene in collaborazione con tutto il Gruppo Consiliare, ma particolarmente con la collega Paola Demagri. Ebbene, in questo primo triennio, abbiamo predisposto e depositato 580 atti politici.  Considerato che un anno lavorativo conta circa 200 giorni, significa che ne è praticamente stato depositato uno al giorno. A QUESTO LINK il collegamento con il sito istituzionale.

Quanto detto sopra si svolge essenzialmente negli orari di ufficio dove si lavora in maniera libera o partecipando alle commissioni, all’ufficio di presidenza o alle sedute di consiglio provinciale.

Lavoro in… mobilità!

Vi è poi la parte “territoriale” del lavoro dove ci muoviamo com’è giusto che sia, con la nostra autovettura. Ebbene, ieri mi sono preso la briga di fotografare il contachilometri della mia autovettura proprio nella giornata del suo terzo compleanno. Le restrizioni da Covid hanno parzialmente ridotto l’attività ma non hanno impedito all’infallibile strumento di segnalare che finora, considerando anche una singola autovettura, abbiamo percorso circa 116000 km. In pratica un giro del pianeta Terra all’anno. Da considerare inoltre che non sono compresi i chilometri che percorro da passeggero quando, in ecologica modalità di car pooling, salgo sulla vettura dei colleghi.  

Quella itinerante è senz’ombra di dubbio la parte più gradevole del nostro lavoro. Ti fa far tardi, sempre molto tardi ed è così per molte serate. E’ l’unico modo per registrare il polso della situazione. Con una certa rispondenza alla realtà. Lo permettono soprattutto le parole delle numerose persone che incontriamo ogni giorno e alle quali dobbiamo tutto il nostro impegno. 

2 Gennaio 2022 0 Commenti
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A quando le prossime elezioni provinciali? Già un altr’anno?

Da Michele Dallapiccola 1 Gennaio 2022

Sembrava così lunga, davanti, in quell’ottobre del ’18. Si era appena compiuto il “capolavoro” della lega, al governo del Trentino per i successivi cinque anni.

Invece, siamo già arrivati. L’anno prossimo sarà già quello elettorale. Nel 2018, fu il nostro litigioso centrosinistra provinciale, al termine del suo periodo di governo, a passare il testimone. Diviso, incerto fino all’ultimo, fece di tutto per spianare la strada alla lega. Del resto già da tempo il passaggio era favorito da condizioni di contesto. Anche il Trentino era ammaliato dalla voglia cambiamento che ai tempi, la formidabile capacità mediatica del Salvini nazionale sapeva promuovere. 

Così, la destra locale equipaggiata di alcuni “galoppini” di partito, di molte prime esperienze e un bagaglio di competenze pregresse diciamo non impressionanti, si apprestò a gestire il Trentino del cambiamento. 

Come sono andate le cose?

I politologi raccontano di analisi sociologiche condotte su popolazioni nel mezzo di una crisi. Ebbene in condizioni estreme, in maniera statisticamente misurabile, i loro governi, implementano la loro popolarità ed il loro gradimento medio. Il perchè non è difficile da immaginare. Le difficoltà aumentano l’indulgenza della popolazione verso governanti inchiodati al centro della tempesta. Anche per compassione. 

Per questa destra trentina sarebbe stato sufficiente star ferma e gestire soltanto i danni. “Incredibile dictu”, ha voluto metterci del suo, riuscendo a peggiorare le cose. Qualche esempio?

I rincari delle tariffe e dell’energia elettrica.

La partita viene gestita così male da venire respinta dal Consiglio delle Autonomie Locali per scarsità di confronto. Sulle discariche di rifiuti, riaperte a sorpresa, le polemiche vengono controllate con la tecnica dell’annuncio/ritiro. Ma è durante l’estate che questi novelli michelangeli dell’energia elettrica si sono dipinti la loro cappella sistina. Per una non meglio compresa caparbietà assessorile, è stata approvata una norma che qualora applicata potrebbe mettere nelle mani delle multinazionali le centraline elettriche che per ora alimentano anche i bilanci dei nostri Comuni.

Ma il Trentino non era famoso per le sue politiche ambientali? Turismo e immagine ne beneficiavano. 

Una volta. Perché oggi proprio il partito che da sotto ai gazebo banchettava a base di carne di orso, sta girando col fare di un agnellino a sostenere che la miglior cosa da attuare per gestire questi animali è… tenerseli! In cambio offrono catture alla pressappoco e bidoncini anti orso. Ah, sul lupo si glissa. La vecchia tecnica dell’incolpare qualcun altro va sempre bene.

Sanità al collasso in pieno Covid? Impossibile trovare medici generici? Risparmiamo! 

Con un ordine a quanto pare mai ritirato si è deciso fin da inizio legislatura di tagliare 120 milioni di euro. Come se non bastasse, sulla schiena della Sanità trentina è stata caricata una riforma che non aveva chiesto nessuno. L’effetto è portare confusione proprio nel momento della maggior confusione. Da Covid e carenze organiche.

Comunità di Valle. Dov’è finita la riforma istituzionale?

Tanto tuonò che piovve disse il partito che voleva demolire le Comunità di Valle. La lega partorirà il topolino che come massima botta di vita, toglierà le assemblee e lasciano tutto com’è. Non prima di aver fatto penare ben tre anni di commissari e di incertezze a tutti.  

Piano opere stradali da 180 milioni.  

In una Provincia che da decenni stanzia decine e decine di milioni in opere stradali, auto congratularsi di un Piano ereditato almeno per la metà, fa un po’ sorridere. Forse per la manifesta ingenuità che dimostra. Per la malizia elettorale direi proprio che c’è poco spazio. Le priorità le dà un programma di promesse praticamente scritto ed ereditato da ogni governo pregresso che sia passato da Piazza Dante dalla Seconda Guerra in poi.

Turismo al tempo del Covid?

Nessun problema! Affrontiamo la ripartenza salvando bombardini e zona bianca con gli ospedali pieni. Nel frattempo, si riforma completamente l’organizzazione di promozione territoriale, togliendosi pure lo sfizio di aumentare la tassa di soggiorno. 

L’agricoltura sembra l’unico settore in pace.

Le mele si vendono bene, il latte fa i suoi bilanci, il vino pure. Ma siamo proprio sicuri che non sia “il sole di Bertoldo dopo il quale arriva sempre la tempesta?”. La riduzione di valore della prossima nuova Pac e l’aumento dell’ incidenza dei costi delle materie prime e dell’energia sulla produzione, non fanno presagire nulla di buono.

Carenza di personale nel sistema dei lavoratori stagionali, sistema dell’accoglienza e cooperazione internazionale sono alcuni dei sistemi che sono stati fatti saltare. Anche avvalendosi di basisti interni. Non possono essere derubricati a solo problema nazionale.

In questo guazzabuglio, con le premesse considerate all’inizio di questo scritto, le cose inevitabili erano davvero poche.

Eppure, qualcosa ancora potrebbe far andare tutto storto. Mi riferisco alla disgraziata ipotesi che chi sta cercando di costruire un’alternativa di governo a questa destra leghista Trentina non riesca a centrare il proprio obiettivo.

Fortunatamente, grazie alle notizie sempre più attendibili di questo periodo riteniamo quest’ipotesi poco verosimile. Direi che a questo punto non c’è che da rimboccarsi le maniche.  

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Un altro blocco della società. Chi pagherebbe il conto?

Da Michele Dallapiccola 30 Dicembre 2021

Se avete paura che succedano fatti amministrativi che provochino un blocco della circolazione come è avvenuto nel 20 e nel 21, secondo la mia modestissima opinione, con ogni probabilità potete stare tranquilli. 

E’ vero, nessuno può prevedere il futuro. Io per primo. Ma mentre la scienza affina le sue conoscenze soprattutto riguardo all’efficacia del vaccino e ai meandri della contagiosità del virus, la società si adatta.

E i decreti si susseguono mediando tra i consigli dei medici e i bisogni della società.

E’ sempre più prevedibile immaginare che grazie agli effetti delle immunizzazioni, questa malattia verrà derubricata in una “semplice” influenza. Innanzitutto grazie ai vaccini e alla scienza medica. Secondariamente, a causa di quello che non potrà ancora distribuire la politica: nuovi ristori. Eh sì, perché secondo una terribile evidenza, il Covid ha indebitato tutto e tutti oltre misura.

Chi ha subito pesantemente la crisi?

Precisiamo un fatto: a livello privato ci sono delle categorie economiche che del periodo di crisi hanno beneficiato. Non parlo del settore dell’healthcare, dei disinfettanti e delle mascherine ma di alcuni altri comparti diversi. Non li nomino perchè non meritano il minimo sospetto di biasimo. Se c’era un bisogno, senza prescindere da cristiana etica, andava perseguito e colmato, anche a livello commerciale.

Purtroppo sono sempre troppe le categorie economiche finite invece letteralmente sul lastrico a causa della pandemia. Eppure, per quanto grave fosse la loro situazione c’è qualcuno che l’ha dovuta subire in maggior misura rispetto a tutti. Il sistema degli enti pubblici. Innanzitutto l’Europa attraverso l’erogazione del PNRR agli Stati membri. Poi questi stessi rispetto all’UE ed ulteriormente anche la Provincia Autonoma di Trento per conto proprio. 

Tutti hanno contratto debito. 

Ricorderà di certo ciascuno di noi, quanto allarmante fosse la situazione pre-covid a causa del tanto sbandierato debito pubblico italiano. E ricordiamo sicuramente tutti il malessere che qualche anno fa procuravano gli annunci dello spread superiore a 200 e più o le informazioni della smisurata crescita del debito italiano negli ultimi anni.

Non solo quella condizione non è mutata di una virgola in positivo, ma senza ombra di dubbio ha subito un peggioramento la cui quantificazione definitiva in negativo sarà chiara solo fra qualche anno.

Non è necessario essere un politologo o un sociologo per pensare che le considerazioni dei medici dovranno essere prese in considerazione dalla politica con estremo ottimismo. Edulcorate, forse, anche. So che è grave quello che sto dicendo ma sostanzialmente se ciò avverrà sarà perché con ogni probabilità saranno finite le possibilità pubbliche di ristorare un nuovo lockdown. Tutto rimarrà aperto e si effettueranno restrizioni mirate a singole categorie-caso. Novax per primi.

Così nessuno avrà imposto nulla alle categorie economiche e nessuno avrà la responsabilità di ripagare quanto perduto dalla crisi.

Tenga stretti i ristori chi ha avuto la grazia di prenderli. Si attrezzi per un futuro tempestoso chi ha il coraggio e la forza di farlo. Abbiamo subito gli effetti di una specie di guerra e quel poco di ottimismo che ci è rimasto lo dovremo utilizzare per pensare che dopo ogni guerra arriva un tempo di ricostruzione. Proviamo tutti insieme, umanamente, a puntare su quello.

30 Dicembre 2021 0 Commenti
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La politica degli annunci. Tra invidia e false promesse uno stile (di salvini) che non tanto si addice ai veri trentini.

Da Michele Dallapiccola 30 Dicembre 2021

L’apprendere dai media dell’erogazione di contributi pubblici assai sovente nel cittadino medio suscita poca comprensione o peggio disagio ed invidia 

“Cosa farei con 70 milioni di euro”, è la prima domanda che salta in mente. Mi riferisco ai ristori annunciati oggi a mezzo stampa messi a disposizione dallo Stato per il sistema impiantistico sciistico del Trentino. Ebbene, nessuno leggendo le cifre, si ferma a pensare cosa farebbe non tanto con un regalo da 70 milioni€ ma piuttosto con 80, 100 o forse più  milioni di spesa. L’avvocato della difesa, agli impiantisti non serve. Non ne hanno bisogno e non hanno certo chiesto a me di farlo. Dico soltanto che lo Stato ha pagato, lo ha fatto sulla base di numeri e cifre dedotte da un fatturato e da dei bilanci pregressi in chiaro x tutti. E i fondi sono a disposizione grazie ad una collaborazione tra uno Stato e quella stessa Europa che sono in tanti a disprezzare ma che quando porta cose utili dimenticano facilmente.

Le aperture promesse e i danni provocati

Il punto è che nel 2021 gli impianti sciistici le spese le hanno avute comunque. Ci sono state perché la stagione sembrava poter partire più e più volte. Non solo per le speranze di ognuno ma soprattutto perché qualcuno le aveva alimentate. In ben più di un’occasione. Al contrario che in Alto Adige, dove hanno comunicato le chiusure da subito ad esempio, qui in Trentino ricordiamo tutti molto bene come la giunta fin da questi giorni dello corso anno continuasse a confermare aperture. Gli annunci di “faciloni” hanno indotto molti a pensare che in quanto autorevole la fonte, fosse attendibile il risultato. 

La politica degli annunci

Ma è un po’ così, per tutta la giunta; dopo tre anni dovremmo averci fatto l’abitudine. Eppure il nostro carattere di trentini ostinatamente trascinato dai social mantiene ancora un po’ di coscienza critica. Così, quando leggiamo che in Trentino tutto è sano e funziona bene, prima lanciamo qualche gesto scaramantico e poi ci chiediamo se non si possano trovare altre maniere per salvare capra e cavoli.

La memoria corre al Salvini nazionale e alla sua giunta locale, quando un anno fa dallo Chalet Fiat, invitavano tutti in Trentino proprio alla vigilia della pandemia e del lockdown integrale.

/www.ildolomiti.it/cronaca/2021/failoni-venite-in-trentino-siamo-piu-zona-bianca-che-arancione-ma-non-e-cosi-ecco-perche-e-come-in-passato-certe-dichiarazioni-non-hanno-portato-bene

Non di meno, la vita social di annunci di questa giunta ci ha abituato a colpi di scena grandi o piccoli, tutti da vedere tutti da dimostrare. L’acquisto di Castel Valer, il concertone di Vasco (a pagamento di tutti i trentini), il problema dei grandi carnivori, le guardie mediche, la sanità tutta. E anche i milioni per asfaltare mezzo trentino dell’annunciato piano strade della PAT. Se si spulcia la delibera che lo vara, molte diciture riguardano solo la progettazione o un’ipotesi di fattibilità. Più della metà delle cose contenute sono ereditate. Comunque non partiranno prima di qualche anno e si cominceranno a pagare nel 2024 fin oltre il 2030. I trentini avrebbero sicuramente preferito maggior realismo e maggior prudenza con affermazioni magari meno roboanti e più attinenti alla realtà. La giunta provinciale ha tutto l’interesse del caso ad addolcire la realtà. Leggerla con occhi diversi fa comunque sempre bene.

A questo link un altro punto di vista.

Questo modo di operare sempre sulla scena mediatica, sempre a suon di scoop che di fatto sono solo una promessa, farà sicuramente piacere ai loro pur moltissimi fan di partito. Se vogliamo leggerla in chiave di kermesse elettorale farà loro sicuramente molto comodo. Certo, fornirà anche molto materiale ai loro avversari politici nella campagna elettorale del prossimo anno. E questo perché al netto dei tanti contributi che comunque vengono dallo stato, l’unica cosa che potrebbe vedere la luce è un concertone del quale si trascineranno noie e polemiche per un gran bel pezzo.

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Quali scenari per la politica provinciale del 2023?

Da Michele Dallapiccola 29 Dicembre 2021

Volge al termine un anno molto intenso. Afflitto dalla pandemia e dalle incertezze che questa ha inflitto alla società. E di conseguenza anche sulla politica per questo aggredita dallo stesso stato d’animo.

Sarà forse per questo motivo che tra i banchi del Consiglio Provinciale, si respira già aria di preoccupazione,

Bene che vada, senza paventare elezioni anticipate (che in Italia sono una rarità), tra un anno saremo già in piena campagna elettorale per le nazionali.

Ecco dunque alcune considerazioni. 

Il PD trentino appare quasi assopito. In effetti deve pensare a come riorganizzarsi. A ben vedere può permettersi di farlo. Il vento in poppa dei sondaggi nazionali lo mette sempre più saldamente al primo posto. C’è poi un centro moderato. È quello che rifugge la destra interpretata dalla lega. Sta nascendo un nuovo movimento: Campobase sarà presto realtà. 

Intanto, a destra dell’emiciclo la tranquillità non sembra di casa. 

Anzi. La scissione della destra a trazione leghista ha prodotto, per partenogenesi politica, la nascita in seno al Consiglio Provinciale del gruppo di Fratelli d’Italia. Voci sempre più insistenti danno questo assembramento come lanciato verso una candidatura indipendente con a capo una donna. Quasi a mimare la Meloni.

È in questo stato di cose che prendono corpo i rumors che danno l’attuale partito di maggioranza relativa alla ricerca del centro moderato. 

Dalle Giudicare alla Vallagarina, ben tre diversi Assessori dell’attuale giunta sono alla ricerca di candidati per una lista civica a sostegno della destra leghista per il 2023. Le testimonianze raccolte che convergono su queste ipotesi non stupiscono. Moltiplicare liste per moltiplicare i voti, del resto, è un vecchio gioco. 

 

 

L’ipotesi Civica del 2018


Basti ricordare le sei liste di Daldoss nel 2018 o addirittura le quattordici che Gios e Kaswalder raccontavano di avere nello stesso periodo. Come poi sia finita lo ricordiamo tutti. E a proposito degli Autonomisti di Destra? Da voci di corridoio raccontano che sarebbero sempre più pronti ad ospitare fassani in fuga. Anzi sempre da cinguettii piuttosto affidabili, pare che il Fiocco di Neve si scioglierebbe volentieri sulle Stelle Alpine. Qualora queste optassero per il salto di emiciclo. 

Fortunatamente, ci sono forti ancore che per ora trattengono saldamente il nostro partito nella rada dell’opposizione. La malsana (a mio modo di vedere) riunificazione degli autonomisti a destra non è (almeno per ora) nell’agenda del partito.

Come noto, le Stelle Alpine si stanno avviando al proprio Congresso. Innanzitutto per decidere il proprio Segretario e gli organi della propria organizzazione.

I nodi e le alleanze definitive si affronteranno presumibilmente in autunno quando le condizioni politiche sul tavolo saranno chiare. 

Non è infatti ininfluente quale alleanza sceglieranno i cugini dell’SVP. 

Da sempre ultra allergici al tricolore assai difficilmente potranno effettuare scelte diverse dal loro passato. A Trento nel loro Welsch Tirol, la lega molto probabilmente, potrebbe tentare di ammaliare gli Autonomisti comunque. L’offerta di un seggio sicuro per le nazionali ad un componente autonomista è un’ipotesi non peregrina.

Le considerazioni di cui sopra vanno intese come illazioni e rumors raccolti da chi come noi frequenta in prima linea la Buvette del Consiglio in Regione o i corridoi di piazza Dante. Ma è soprattutto nell’assidua frequentazione del territorio, a ritmo bisettimanale ormai da più di sei mesi, che ci viene offerto il polso della situazione.

Solo il tempo e le persone trasformeranno le ipotesi in realtà.

Di certo al Congresso non sarà ininfluente il pensiero di un Patt libero, sganciato da logiche nazionaliste, stataliste, moderno e legato alla propria terra. È proprio in questo prossimo anno che verranno effettuate valutazioni interne che lo porteranno a riflettere sul suo futuro. 

Non più all’opposizione ma utile e leale al Trentino. 

29 Dicembre 2021 0 Commenti
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Una scommessa che poteva andare peggio!

Da Michele Dallapiccola 28 Dicembre 2021

Fa tanto sorridere provare a rivivere i lavori di un tempo rivisti nella consapevolezza della velocita della società di oggi.

Gli strumenti, sono il miglior linguaggio per trasmettere questa differenza. Si arriva davvero ad interrogarsi profondamente senza quasi capire come fosse possibile fare in passato. 

Anche in agricoltura questo passaggio è straordinario. Se vogliamo, in particolare perché è soprattutto dal secondo dopoguerra che le cose sono cambiate radicalmente. Almeno in una prima fase la rivoluzione industriale infatti ha influito poco. Anzi, ci sono settori nei quali ad influire, fa fatica ancor oggi. Prendiamo ad esempio l’ovinicoltura praticata in pascolo vagante. 

La transumanza

Certo, alcune cose sono cambiate. E tanto. Ma ad essere impressionante è che me le ricordi io, che sono nato nel 1968. Ho avuto la possibilità e forse la fortuna di vedere davvero quel tipo di vita. Ad esempio non c’è più la “zaga”. Si trattava di un “letto” fatto di pelli di pecora per isolare dal terreno sotto, con le coperte e il telo tirato fin sopra la testa. Era trasportato a soma degli asini. Solo da pochi decenni è stato sostituito dai mezzi meccanici. 

Solo negli anni 80, arrivano qui i primi recinti elettrici. Fu un’innovazione favolosa perché a tenere in “aia” cioè riposo sostituì le guardie. Erano indispensabili nelle notti di tempesta e si tenevano a turno tra le due o tre persone che “paravano” cioè badavano il gregge. Infine anche la tosatura. Solo recentemente è stata meccanizzata anziché manuale. 

Una serie di progressi che in altri settori si sono accompagnati alla redditività. Sempre più migliorata. Pensiamo trentino al settore della mela, specie in alcune valli o della vite. 

In ovinicoltura le cose si sono involute.

In questo settore sembra quasi che il progresso si sia mosso come un gambero. Perché la cosa triste è che tutta la produzione di questo antico lavoro, essenzialmente lana e carne, per la clientela italiana e ancor peggio trentina, vale poco quando non addirittura nulla.

Ben vengano dunque comunità islamica locale e contributi europei. Eh sì, svelato l’arcano. Sono questi due fattori che sostengono un settore che al Trentino dona tanto. La pastorizia coltiva la montagna alta ed i terreni abbandonati. Gli operatori del settore turismo vendono poi questi luoghi “ingentiliti” da rovi e abbandono come paesaggi curati ai loro ospiti. 

Il senso della pastorizia è un po’ questo. E la poesia che trasmettono dal loro placido pascolare è reale. Quella sì, la modernizzazione e l’avanzare del tempo, non l’hanno minimamente scalfita. 

28 Dicembre 2021 0 Commenti
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La montagna e la vacanza sostenibile.

Da Michele Dallapiccola 26 Dicembre 2021

Si respira davvero sulla montagna innevata del Lagorai. 

Esattamente come consiglia il famoso claim dell’azienda di promozione del Trentino. 

Allora vien da pensare che un altro turismo è possibile. Oltre allo sci, oltre alla sacrosanta vacanza sulla neve è possibile vivere momenti di svago fuori dai circuiti dei grandi flussi di persone.

È pur vero che questo tipo di turismo movimenta masse ed economia limitate. Può però diventare un passaggio fondamentale.

Il Trentino turistico del domani ha bisogno di sostenibilità.

Ha bisogno di costruire la valorizzazione di un territorio che deve essere per sempre e per tutti. Per fare questo, va curata l’infrastrutturazione, leggera, la segnaletica, la promozione digitale. E poi andrebbe sostenuta la piccola impresa. Quella dei bistrò, dei piccoli punti di ristoro  delle micro aziende turistiche ed agricole. Esattamente come potrebbe fare un Patto territoriale in Valsugana, dirtottando lì i 60 milioni di euro attualmente vicolati allo scempio ambientale che è il previsto raddoppio della statale della SS47 a Ospedaletto.

Ma si sa, la larghezza di vedute di questa giunta rispetto ad un turismo montano ulteriore ed aggiuntivo a quello delle piste&funi, è una cosa lontana da venire.

26 Dicembre 2021 0 Commenti
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Investimento di animali selvatici. Una silente carneficina in attesa di tragedie?

Da Michele Dallapiccola 25 Dicembre 2021

Sempre più persone, anche in questi giorni, finiscono loro malgrado protagoniste di spiacevoli incidenti. Solo una serie fortuita di circostanze non hanno determinato tragiche conclusioni.

L’inverno e il gelo costringono gli abitanti dei nostri boschi ad abbassarsi di quota e a cercare cibo dove la neve è assente o dura poco. Ungulati, soprattutto cervi, sono quelli che più pericolosamente finiscono per schiantarsi davanti al muso dei veicoli. Ma poi caprioli, tassi cinghiali e soprattutto grandi carnivori. In questi giorni anche un paio di lupi in Vallagarina.

Da un punto di vista tecnico si potrebbero fare molte cose per la protezione attiva. La segnaletica ad utilizzo di alta tecnologia potrebbe dare grandi soddisfazioni ad un costo limitato. Le sperimentazioni partite pochi anni fa, da questo governo provinciale sono state mantenute in coma vegetativo. Nonostante le numerose sollecitazioni politiche.

La protezione passiva: gli indennizzi.

Non c’è indennizzo che paghi la salute delle persone. Per fortuna la cronaca non ha dovuto registrare conseguenze collaterali di tenore estremo. Almeno in tempi recenti.

A questo punto la riflessione si concentra sui danni agli autoveicoli che spesso per entità e gravità diventano un vero e proprio dramma per le famiglie. 

Per lungo tempo, la ricca Provincia di Trento ha mantenuto il privilegio di indennizzare i danni da selvatici ai propri concittadini. Già da qualche anno, esattamente come è successo in Provincia di Bolzano, questo tipo di indennizzo è diventato eccessivamente oneroso e dunque eliminato.

Dal punto di vista politico la giunta di allora fu pesantemente criticata. In parte a ragione. La vacuità delle critiche politiche di allora però, è stata certificata da un fatto di oggi. La lega di minoranza, non avrebbe mai voluto togliere questi incentivi. Quando è andata al potere diventando lega di governo, non solo non li ha reintrodotti, ma ha tolto addirittura anche quel poco che era rimasto. Il riferimento particolare è quello ai grandi carnivori.

A chi è stata distrutta l’automobile e ha rischiato la vita, delle schermaglie politiche interessa davvero poco. Va ricordato però che dal punto di vista assicurativo le forme di mini-kasko sono molto diffuse e hanno costi davvero contenuti. 

Vista la numerosità di persone che ancora non conoscono questa opportunità sarebbe estremamente interessante che la provincia si facesse parte attiva. Da un lato potrebbe stimolare le case assicurative a parlarne, dall’altro a promuovere la questione dal punto di vista pratico. Per ora lo abbiamo scritto qui.

Nei prossimi giorni, come operiamo solitamente per ogni nostra proposta, produrremo una specifica mozione per impegnare la giunta provinciale e muoversi in tal senso.


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25 Dicembre 2021 0 Commenti
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