Michele Dallapiccola
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Pensiero Autonomista

Il Giallo in Tour. Oltre 800, le presenze registrate agli incontri pubblici del Movimento più giallo che ci sia. 

Da Michele Dallapiccola 4 Febbraio 2023

Casa Autonomia.eu è partita l’8 novembre U.S. con la sua serata fondativa. Da lì, attivando numerosi incontri abbiamo sviluppato una serie di serate informative. I contenuti presentati più che di natura politica sono prevalentemente di tipo tecnico amministrativo. Come fin dal 2012, che forse alcuni ricorderanno, dove avviammo questo tipo di presentazioni insieme all’allora Assessore Rossi. Si trattava di una serie di serate dedicate all’Autonomia letta dal punto di vista pragmatico del bilancio provinciale. 

Proseguii gli incontri pubblici anche in veste di Assessore provinciale dove però presentavo dati relativi ai sistemi provinciali agricolo e turistico. 

Nei primi anni di questa legislatura infine, si era un po’ persa questa abitudine, frenata ad onor del vero dell’indisponibilità del nostro ex partito a promuovere questo tipo di attività. Del resto con la collega Paola Demagri, abbiamo sempre lavorato come consiglieri di opposizione contrastando le attività delle lega al governo del Trentino. E questo fatto alla dirigenza delle stelle alpine non è mai andato a genio. Oggi se ne comprendono finalmente le (tristi) ragioni benché ormai questa sia diventata una condizione che non ci riguarda più. 

Ci riguarda invece il fatto che alle nostre serate si fa sempre il pienone. Fino ad ora abbiamo praticamente sempre infilato il tutto esaurito. Serate a tema, come quelle sulla sanità, la gestione dei grandi carnivori, le mutazioni della nostra società. Oppure semplicemente quelle che trattano, di nuovo ed ancora una volta, della situazione demografica, sociale ed economica del Trentino. Certo, ne parliamo a grandissime linee, tuttavia con dati numerici e relative fonti. Contestualizziamo tutto con le macro cifre del bilancio provinciale di previsione 2023, per ragionare insieme sul senso di alcuni stanziamenti rispetto ad altri. 

Sono più di 800 le persone che abbiamo contattato fino ad oggi. Le prossime tappe? Sanzeno, (in collaborazione coi nostri amici di Campobase), Mori e Tione. Presto sarà la volta di Pergine e Castel Tesino.

E non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Portò bene nel 2013 dove, anche allora, il contatto con le tante persone incontrate ci accreditò sui trentini. Ci permise di dimostrare quello spessore amministrativo necessario per potersi proporre al governo della nostra Provincia. 

Con tutta l’umiltà del caso ci proveremo ancora. Uniti con l’Alleanza per l’Autonomia, forti dell’aiuto di tutti, ma soprattutto di chi si rifiuta di pensare di mettere il Trentino nelle mani di Fratelli d’Italia o ritiene possibile lasciar governare ancora il Trentino alla squadra di Salvini.

Noi ci siamo, la risposta del pubblico anche, tra breve arriverà anche l’ufficializzazione del nostro candidato Presidente. Manca soltanto quella, perché sulla composizione e sull’unità della squadra fortunatamente non c’è dubbio alcuno.

4 Febbraio 2023 0 Commenti
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L’analisi dei voti del PATT alla camera e al senato? Eccola servita! 

Da Michele Dallapiccola 26 Settembre 2022

Come è andata con i risultati elettorali? A chi fa il mio mestiere nelle giornate come queste, la domanda scorre sui display dei device come un parossismo. 

E tocca raccontare il buono che c’è in un riconoscibile responso alle urne. Nonostante l’opinione personale di alcuni di noi ci avrebbe portato a fare altro, alla fine ci siamo impegnati tutti affinché il PATT raccogliesse un buon risultato. E così è stato, almeno rispetto al passato e alle aspettative.

Perché sul piano pratico il voto agli autonomisti non poteva portare a nulla di concreto. E infatti cosi è stato, pura testimonianza.

Ma far parte di un partito significa questo. Accettare le decisioni della maggioranza e rispettarle. Almeno fin quando risultino accettabili. Diversamente ognuno è poi (giustamente) libero di prendere la propria strada, come già molte volte è successo in passato. E ancora succederà.

Tornando alle impressioni sul voto, un paio di considerazioni, anche forti, ci stanno tutte. 

Il rammarico più grande deriva dal constatare che se il centrosinistra fosse stato unito avrebbe potuto portare a Roma 3 senatori. Uno per ciascuno dei tre seggi, lo dicono i numeri dello scrutinio. Le divisioni, questa volta più per colpa del mio, che di altri partiti, hanno portato a questo. Tant’è. 

Nel frattempo al PATT non è rimasto che provare a capitalizzare un risultato che a ben vedere è arrivato. Peccato che è frutto dell’unione di due partiti. Progetto Trentino ha partecipato attivamente e si è visto tutto. Ottenendo risultati soprattutto dove c’era un nome importante a trainare.

Ora è chiaro, come e quanto fossero molto più graditi i nomi in gioco al Senato rispetto a quelli dei candidati alla Camera. 

In particolare, sul collegio senatoriale di Rovereto ha pesato molto la promozione del vicepresidente della giunta provinciale, così come nel Primiero, molto ha contribuito la presenza di promoter di spicco della compagine facente riferimento a PT. 

Il risultato è matematica. Alla Camera, i voti sono quasi gli stessi computati nel 2018 quando gli autonomisti erano da soli. Dunque si può dire che per quanto riguarda la sua quota parte, il PATT abbia perso. In alternativa si può pensare che l’alleanza di PT non abbia portato nulla. 15.500 voti a 16 mila circa.

Al Senato le cose sono andate un po’ meglio. Da 16 mila voti circa sono passati a 24 mila circa. Un aumento del 50 % dovuto sia alla presenza di un altro partito, che ad un diverso appeal, specie delle due valide candidate donne: Roberta Bergamo e Patrizia Pace. 

Ora, come già raccontato ieri, il Partito si trova di fronte ad una sua fase di dialogo interno dove dovrà decidere con chi proseguire il suo cammino in vista delle provinciali del 2023.

Già oggi nei corridoi di piazza Dante Fugatti veniva dato per “morto che cammina” da qualche esponente (un po’ troppo focoso a dire il vero) dei suoi Fratelli d’Italia. Effettivamente nella campagna elettorale di stampo leghista non son serviti a nulla nemmeno i milioni distribuiti o promessi.

Tra tutti cito un significativo esempio. Il dato dell’astensionismo più forte si è registrato in Val dei Mocheni dove uno speranzoso giudicariese contava di comprare i consensi coi “contribute“. Il nesso non c’è ma il sillogismo sì: 20 milioni di € attribuiti alla Valle incantata hanno visto la metà degli aventi diritto al voto, andare a spasso anziché alle urne.

Se davvero la lega si trovasse in una situazione così difficile come fu quella di Rossi nel 2018, vuoi proprio che sia il PATT a salvarne le parti? Sarebbe a dir poco kafkiano.

26 Settembre 2022 0 Commenti
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Autonomisti, stelle alpine: ottimo risultato! E adesso dove li portiamo i nostri voti?

Da Michele Dallapiccola 26 Settembre 2022

Oggi gli autonomisti hanno capitalizzato un ottimo risultato. Non c’è dubbio.

A questo punto, l’opzione principale da decidere è: come potremo valorizzare il capitale di tutti questi nostri voti? 

Politicamente parlando, le elezioni provinciali sono ormai alle porte. E se a livello nazionale ci sono poche alternative – la destra è sempre più destra – in Trentino tuttavia, si sta verificando una splendida anomalia. 

Campobase a  livello provinciale e il centrosinistra nel collegio di Bolzano hanno performato un ottimo risultato. 

In particolare il neoformato Campobase ha già eletto un proprio rappresentante in Parlamento (alla faccia di chi sostiene che non esiste). Ma ha onorevolmente mancato il secondo parlamentare a Rovereto. Per 200 voti. 

Così è accaduto che gli autonomisti con la loro neutralità, tutt’altro che svizzera, hanno contribuito a mandare a Roma due figure destroidi di oscuro peso. De Bertoldi e Biancofiore potevano benissimo venir sostituiti da figure ben più radicate e ben più autonomiste. Ma sul senno di poi inutile recriminare. 

Il significato di questo risultato è che i voti degli autonomisti alla destra non servono ma possono però far vincere il centro. 

Di qui in poi. 

A destra si preannunciano due scenari interessanti per chi ora siede all’opposizione. 

PRIMA OPZIONE: la destra di Fugatti si ripresenterà alle elezioni provinciali con degli equilibri fortemente cambiati rispetto all’inizio legislatura. E lui e la sua lega ne dovranno tenere conto. Se tutto rimane cosi, la coalizione conterrà Fratelli ditalia e assumerà un colore più nero che mai. Inavvicinabile dagli autonomisti. 

SECONDA OPZIONE: in alternativa Fugatti potrebbe in seguito rompere con FDI per mascherarsi da mite e provare ad assumere posizioni più centrali e moderate. Nel caso, si potrebbe verificare una situazione simile a quella in cui è incappato il centrosinistra nel 2018.

A questo punto quale miglior occasione per le forze attualmente all’opposizione in Provincia di provare a riprendersela in mano? 

Insegna Machiavelli, già alla fine del 1500, che le alleanze vanno codificate prima della battaglia. Aspettare il vincitore dopo l’esito infatti non servirà a nulla poiché di te non si fiderà ne il vinto né il vincitore.

QUI SOTTO: le prime avvisaglie di ammiccamento risalgono a più di un anno fa.

26 Settembre 2022 0 Commenti
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ALI’ FUGA’ E I QUARANTA MILIONI!

Da Michele Dallapiccola 23 Settembre 2022

Esilaranti analogie in una scoppiettante campagna elettorale.

Che la lega sia un partito dalle promesse facili è cosa risaputa. Non ha fatto eccezione la sua declinazione trentina. 

E’ dall’inizio della legislatura che gli annunci sovrastano di gran lunga in numero i fatti. Ma se durante gli scorsi quattro anni le cose han potuto scorrere comunque, in questa settimana pre voto, le questioni sono a dir poco straripate. Stampa e web ne darebbero da sole ampia conferma. Ma non accontentandomi, ho provato a proseguire googlando i termini “Fugatti – 40 – milioni”. In questa campagna elettorale era proprio la cifra quaranta a rimbalzare da più parti. 

Ne è uscito il surreale collage della foto di copertina. Specchio della classica narrazione leghista. Tra tutte, la menzione d’onore va allo studio commissionato dalla PAT sulle ricadute del concertone di Maggio scorso. Nella migliore delle considerazioni che ho sentito in questi giorni, i 44 milioni citati come ritorno, sono considerati dai più un’autentica buffonata.

Quanto consenso la lega raccoglierà da questa sua scoppiettante settimana che sta per concludersi, lo si saprà al più tardi già lunedì sera. A noi tutti, i passaggi sulla stampa di Fugà & co sono stati utili per capire come la lega potrà condurre la campagna elettorale del prossimo autunno. Se la giunta è stata capace di tali roboanti notizie per le poltrone dei suoi rappresentanti a Roma non osiamo immaginare quando, ad essere funzionali agli annunci, le poltrone in bilico saranno le loro. 

A quel punto però i soli annunci non basteranno più. Avendo basato la loro campagna essenzialmente sulla promessa di opere pubbliche, questo dozzinale esecutivo potrebbe veder volgere la fine della legislatura con uno zero di fatto accanto alla dicitura “appalti avviati”. E a quel punto, alle urne delle provinciali, gli elettori potrebbero arrivare con una propensione assai diversa.

Chi chiede fiducia verso una nuova rumorosa infornata di utili promesse elettorali, dopo 5 anni di governo dovrà pure presentare qualche fatto concreto. O no?

23 Settembre 2022 0 Commenti
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Via dal PATT, perchè mai? 

Da Michele Dallapiccola 13 Settembre 2022

Aderii al Partito Autonomista nel 2008. Avevo chiesto il permesso di candidare tra le sue fila perché era il movimento che più rispondeva al mio modo di intendere la politica. E almeno fino ad ora è stato così. Ieri però, il mio telefono ha squillato più del solito. Tante notifiche, qualche telefonata, moltissimo calore. Chiedevano lumi, incitavano a proseguire. A prescindere. Erano gli amici curiosi, incappati in una notizia offerta dalla stampa locale. Basata ve lo posso confermare, su congetture e testimonianze raccolte senza nessun confronto col sottoscritto. 

Intendiamoci l’articolo non mi ha minimamente turbato. La scorza l’ho maturata in un ventennio abbondante di carriera da amministratore pubblico. Dunque non mi sconvolge l’incappare nella lettura di un pensiero a me attribuito senza che io sia stato interpellato.  

Eppure qualche considerazione l’avrei fornita volentieri. Eccola qui. 

Dunque no, non ho nessuna intenzione di abbandonare il mio amato partito. Almeno fino a quando questo vorrà ospitarmi insieme al diligente completamento del processo democratico interno avviato col Congresso dello scorso aprile. 

Gli aspetti di incompatibilità ideologica si manifesterebbero soltanto se alla fine del percorso partitico partecipativo, il PATT decidesse di aderire a forze che compongono l’attuale maggioranza.

E’ anche il motivo per il quale, in questa tornata nazionale, considero assolutamente inopportuna un’alleanza con un partito, che è colonna portante della lega al governo del Trentino. Eppure la mia coerenza mi spinge comunque ad un chiaro indirizzo. 

Sosterrò e chiederò di sostenere il PATT, alleato con la SVP altoatesina. 

Sono convinto che dopo il 25 settembre, le due componenti autonomiste, una più identitaria, l’altra più progressita e sociale, sapranno trovare una sintesi. La scommessa è quella di riuscire a “incollare” le due anime del partito. L’impresa è particolarmente ardua perché andranno trattenute in un unico movimento politico, il maggior numero di persone possibile. 

Con un discrimine crudo. 

Da sempre in politica si parte da chi ha i voti. Rappresentano la misura del lavoro fatto. Sono altresì il metro di riconoscimento dei sostenitori. È grazie a loro che un partito vive. E qualche volta la politica si dimentica di ascoltarli.

13 Settembre 2022 0 Commenti
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Della politica trentina e delle sorprese che potrebbe incontrare dopo il 25 settembre. 

Da Michele Dallapiccola 12 Settembre 2022

Nell’Odissea della politica locale, affascinanti sirene (Lega) cercano di attirare a sé un Ulisse (PATT) sempre più ammaliato dal loro canto. Sarà per lui sufficiente, farsi legare all’albero maestro (della territorialità e della solidarietà) per resistere alle pulsioni del richiamo di queste mitologiche figure (il potere facile)?

Nel frattempo, vogliate gradire due considerazioni di contesto. Che in Trentino, tra Lega e Fratelli d’Italia non scorra buon sangue è cosa nota da tempo. 

Il nulla col quale sono state liquidate le richieste del Gruppo dei meloniani, nel corso dell’assestamento quest’estate in Consiglio provinciale, ne è la più recente riprova.

Eppure nei sondaggi FDI cresce, sempre di più. Ed adesso, sono in tanti a scommettere sul loro sorpasso rispetto alla Lega anche qui in Trentino. Così, sono sempre più numerosi i transfughi che dal Carroccio si spostano ancor più a destra. Trovano il coraggio di palesarsi, anche pubblicamente. 

Intanto, il resto della maggioranza provinciale cerca di preparare le contromisure. Roma permettendo. Perché il simbolo della Lega non appartiene a Fugatti. E dopo il 25 settembre è tutto da vedere cosa accadrà, anche nei rapporti formali tra i due schieramenti di destra, attualmente al governo in Trentino. Saranno Salvini e Meloni a decidere sulle loro teste?

In effetti, la prova l’hanno già data con la vicenda legata alla candidatura di Tonina dentro al PATT. Liquidata con una semplice telefonata a Salvini dalla Giorgia nazionale, direttamente sul palco di Pinzolo.

Ammesso e non concesso che Fugatti si possa svincolare da questo fardello, dovrebbe allora provare a recuperare dei voti tra i moderati. Questo potrebbe spiegare il suo sempre più evidente interesse nei confronti del PATT. Da qui alla regia di Progetto Trentino e dei Civici giudicariesi il passo è breve e i segnali sono tanti. L’occhiolino al PATT lo stanno strizzando pure gli Autonomisti di destra (quelli Popolari).

Saranno sufficienti tutte queste attenzioni a trattenere gli autonomisti nelle spire di un centrismo trentino più di facciata che di sostanza?

I giochi sono ancora tutti aperti. 

Gli autonomisti devono infatti ancora affrontare lo scoglio della democrazia e della condivisione della linea politica dentro al partito. Con una questione tutta da prendere in mano.

Gli iscritti dovranno innanzitutto rispondere alla domanda delle domande.

Dopo 25 anni di onorata alleanza in coalizione, è giunto il momento di cambiare sponda dell’emiciclo? E’ forse l’ora di navigare a destra sotto il comando di Fugatti o vanno riprese le fila di un dialogo con l’Alleanza Democratica per l’Autonomia? 

Questa seconda opzione potrebbe trovare stimolo nel potenziale divorzio tra le due forze a destra. La separazione di Lega da Fratelli d’Italia in vista delle provinciali del 2023 potrebbe aprire scenari assai interessati per un centrosinistra nuovamente unito nel segno dell’Autonomia del Trentino. Sganciato da logiche nazionali, legato più alla rappresentatività delle persone che lo sosterranno, motorizzato da un sistema di liste civiche vicine ai valori della solidarietà e della territorialità. 

Sarebbe forse il miglior modo per valorizzare lo spirito autonomo dei Trentini rispetto ad un panorama nazionale che pare consegnerà già in prima battuta la maggioranza dei seggi delle due Camere alla destra nazionale più convinta.


Se questi possono sembrare discorsi piuttosto lontani o poco rappresentativi dei possibili scenari futuri, pensiamo allora all’incedere del tempo.

Al 26 settembre, giorno della verità, mancano ormai soltanto un paio di settimane. Scarse.

12 Settembre 2022 0 Commenti
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Chi dobbiamo votare? Una campagna elettorale molto strana.

Da Michele Dallapiccola 11 Settembre 2022

Alle richieste di consigli sul voto sono piuttosto abituato. Un po’ perché “son del mestiere” un po’ perché nel giro delle conoscenze che abitualmente frequento è facile parlare di politica. 

Rispetto alle precedenti tornate, questa campagna elettorale fa davvero eccezione. 

Se ne parla pochissimo. Fa impressione il suo scarsissimo vigore. Tutto concentrato sui media e sul web, praticante assente dall’offline e dalla carta stampata.

La desolazione dei tabelloni elettorali vuoti in giro per i nostri paesi ne è una riprova.

E pure i sondaggi parlano chiaro. Ancora una volta, sarà la pancia dell’elettorato a scegliere quali persone mandare in Parlamento.  Quella grande massa di persone allibita, frustrate o già torteggiate da una politica alla quale non credono più. Attirata da una politica gridata che segue appieno gli stilemi dello show business, l’opinione pubblica premia il politico di turno. Sembra quasi volerlo mandare a farsi un giro su una navetta di un Roller Coaster, sballotandolo in tutte le direzioni dello spazio. Il tempo di un giro, due al massimo. 

Ve lo ricordate il 40% di un Renzi alle europee di qualche anno fa? Poi venne la volta di Grillo che si occupava di scatolette di tonno. Venne il tempo del Salvini e del suo naufragio al Papeete. 

Oggi invece ci apprestiamo a mandare in Parlamento una signora che dopo aver accarezzato tutti i toni più scuri dei colori della politica nazional-nazionalista, ora bardata di occhioni dolci e femminilissimi biondi capelli. Si appresta a cambiare pelle. E a farsi anche lei il suo giro di giostra.

Come si dice avanti il prossimo. Arriverà fra due anni, magari è già tra noi. Dovrà soltanto saper urlare meglio di quella Meloni che nel frattempo avrà già completato il suo normale ciclo di vita politica.

Nel mio peregrinare per i paesi del Trentino mi sono imbattuto nella piccola performance artistica raffigurata nella foto di Copertina. Tanto semplice quanto genuina. Straborda di sarcasmo e per questo ha immediatamente raccolto la mia curiosità. L’autore ne ha per tutti ma termina con un’apertura di grande speranza.

Se la prende con chi fa il politico di professione e salva sostanzialmente chi invece ha messo a disposizione la professione per la politica. In pratica, lo ho trovato un inno alla competenza, un chiaro grido di aiuto a chi con contenuti e materia grigia voglia mettersi a disposizione per salvare questa nostra Italia. 

Poi per l’autunno del prossimo anno arriverà il turno del Trentino.

11 Settembre 2022 0 Commenti
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Gestione autonoma di lupo e orso. Ci apprestiamo a trascorrere altri cinque anni senza sentirla nemmeno nominare?

Da Michele Dallapiccola 5 Settembre 2022

Non se n’è più sentito parlare. Anzi, quasi non fa più nemmeno notizia. Non per questo l’estate dei pastori trentini è stata meno drammatica di altre. Mi riferisco alla quantità di predazioni subìte.

E poi, sarà forse perché ci faccio particolarmente caso. La scorsa amministrazione provinciale però, doveva fare i conti con uno stuolo di leghisti arrabbiati. Erano una costante presenza alle riunioni divulgative che teneva la Giunta di allora. La consideravano incapace di risolvere il problema. Per questo intervenivano, urlavano sguaiati, incitavano la folla.

Oggi le condizioni dei pastori sono notevolmente peggiorate. Eppure nessun leghista protesta più, anche perché il loro compito oggi sarebbe quello di risolvere qualcosa.

Intanto è finita la legislatura nazionale, sta per finire quella provinciale e l’unica cosa uscita come proposta è stata quella di una onorevole lagarina. Voleva dotare i vigili urbani della pistoletta elettrica! Ogni tanto, fa bene ricordare la competenza di chi ci rappresenta a Roma.

Tra l’altro, ci avrete sicuramente fatto caso anche voi. La lega, oltre al riportare l’informazione al minimo, in questo momento di campagna elettorale per le nazionali, sembra quasi cercare il silenzio stampa. Avete forse sentito qualcuno dei candidati a parlarne?

Non una parola è uscita in queste ore riguardo alla gestione in autonomia dei grandi carnivori. Da nessun partito.

La parte peggiore la interpreta però la giunta provinciale perché siede dalla stessa parte dove candidano onorevoli e senatori uscenti. Hanno ottime chance di sedere per altri cinque anni a Roma. Ma così come per quelli appena trascorsi, ne passeranno altrettanti senza che nessuna delle persone che siedono in Parlamento oggi apra bocca a nome del Trentino.

Sembra quasi che nessuno di loro abbia chiaro e limpido cosa si potrebbe fare per arrivare a poter gestire i lupi in autonomia.

Autonomia. Tutti a proporsi di difenderla senza che nessuno spieghi per farne che cosa, Questo sopra potrebbe essere uno dei tanti esempi.

Per la cronaca dovremmo diventare un fulgido esempio di correttezza di gestione a livello nazionale. Per essere all’avanguardia nelle azioni a tutti i livelli di gestione e convivenza. Solo a quel punto potremmo pretendere di ottenere anche il controllo.Fin quando però, nelle azioni di base, saremo carenti, non vedo il minimo motivo per il quale un ministro dovrebbe dare al Trentino opportunità e fiducia in più. Specialmente se sul fronte della gestione siamo un passo indietro rispetto ad altre regioni a statuto ordinario.

5 Settembre 2022 0 Commenti
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Autonomisti VS Fratelli d’Italia. Volano stracci da campagna elettorale. Ma sotto queste tensioni potrebbe nascondersi qualcosa di più inquietante

Da Michele Dallapiccola 3 Settembre 2022

Lo so, lo so. Quelle che racconto qui sono notizie da addetti ai lavori. Ma in questo periodo della mia vita, di questo mi occupo e così lo voglio raccontare. 

Oggi commenteremo le continue accuse e recriminazioni che a vicenda si stanno lanciando autonomisti e meloniani.

A parlare, un appena riconfermato Obmann della SVP e il delegato regionale di Fratelli d’Italia. Che tra uno strale e l’altro non disdegna di tirare in mezzo anche il PATT. 

In questa sorta di soap opera in salsa politica c’è un fortissimo sospetto che aleggia. Sembra quasi di assistere a delle schermaglie di due contendenti amorosi: gli autonomisti da una parte e FDI dall’altra. Senza mai la necessità di parlarne apertamente, sembra quasi che entrambe le squadre si preoccupino di tenersi stretta la lega in ottica provinciali 2023. 

Agli Autonomisti in Trentino l’esperienza Blockfrei in solitaria permette, almeno per ora, di non dover affrontare argomenti spinosi. Blockfrei è una strada facile, non scontenta nessuno. Alle provinciali però non si potrà più sottrarsi al gioco delle alleanze. Per provare a vincere bisogna andare d’accordo con altre forze politiche.

Ecco perché, sia a Trento che a Bolzano, non è difficile pensare che per quell’occasione, i due partiti cugini autonomisti verranno corteggiati dalla lega di Salvini. 

A Bolzano basterebbe procedere (tecnicamente) come è già ora. A Trento invece l’alleanza PATT-LEGA, sarebbe una cosa mai vista prima. Fuori dagli schemi.

Vi racconto i pettegolezzi che ho raccolto.

Nei corridoi e nelle buvette dei palazzi in Piazza Dante, si mormora dell’esistenza di un sogno leghista trentino. Tra le figure e le persone che ne parlano, anche importanti rappresentanti di associazioni di categoria. Pare che l’intento di provare a costruire un grande centro moderato assieme alla lega Salvini Trentino sia il sogno di più d’una persona. 

Antagonisti a questo, coloro che considerano i seguaci locali di Salvini tutto tranne che moderati. Senza considerare qualche grave difetto di competenza che si riflette nei (non) risultati di governo

Provinciali 2023? Ancora tutto da decidere

Della consistenza di questi rumors, almeno formalmente e nei suoi organi di governo, il PATT non ne ha ancora parlato. Il fatto di aver imbarcato Progetto Trentino però, qualcosa suggerisce. Anzi, apertamente lo fa proprio il suo rappresentante alla conferenza Stampa di presentazione dei candidati. In una intervista televisiva ha chiaramente confermato che la collaborazione PATT-Progetto Trentino è da intendersi in una logica orientata alla Provinciali del 2023. E non è un mistero che il canuto coordinatore abbia da sempre, e a più riprese, dichiarato che dove va il suo movimento non può esserci il PD. 

A dirla tutta si era proprio capito. Non fosse stato fermato da una telefonata della Meloni, a causa di scaramucce tra aspiranti al seggio elettorale, tra le file del PATT si sarebbe seduto nientepopodimeno che il vice del governo leghista trentino. Intanto, fino al 25 settembre. Con l’idea di valutare anche successivamente, subito dopo. 

Io questa cosa la trovo assurda e inconcepibile ma a Fugatti, pare piaccia tanto, da sempre. E gli piacerebbe pure provare a lasciare da parte Fratelli d’Italia. Abbandonati i destroidi (perché la lega cos’è?) potrebbe provare a spacciare la lega come forza moderata. E formare il grande Centro insieme agli Autonomisti. Con l’aiuto di tanti cespugli civici: piccole liste composte da candidati minori con ciascuna il compito di fare eleggere il proprio capolista. A quel punto gli Autonomisti potrebbero pure ritrovarsi e riunirsi nell’avamposto a destra che costruì Kaswalder quattro anni orsono. 

Chissà cosa ne pensano i rappresentanti locali di Fratelli d’Italia di questa ipotesi. Chissà se a Salvini arriverà una nuova telefonata della Meloni che anche stavolta metterà tutti a cuccia. Chissà se tutti gli affezionati autonomisti (io no) saranno disposti a considerare la lega un partito moderato di centro e a lavorarci insieme. Chissà.

3 Settembre 2022 0 Commenti
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UNA SECONDA DOMANDA AI CANDIDATI: come intendono affrontare le nuove difficoltà del mondo del lavoro?

Da Michele Dallapiccola 31 Agosto 2022

Massimiliano Valerii è il direttore del Censis. L’Istituto nazionale che misura ed analizza la società italiana. Lo seguo sempre con estremo interesse perché ci offre la possibilità di formare delle opinioni sulle più spinose questioni sociali basandosi sulla lettura di tangibili dati. 

Considerazioni tutte utili per cercare di decifrare una campagna elettorale che si combatte a colpi di boutade ricche di “sparate a botta sicura”.

Tutti hanno la ricetta giusta!

Meglio una flat tax o una rimodulazione del cuneo fiscale? Fino a che punto siamo in grado di detassare il lavoro? Quanto incide su questo aspetto sociale, la voracità apparentemente sempre più ineludibile dello Stato? 

In campagna elettorale è facile sparare ricette.  Ma con un debito pubblico sempre più alle stelle e con una serie di interventi straordinari passati divenuti oggi sempre più strutturali, è difficile pensare che nel bilancio dello Stato si liberino risorse.  Quelle necessarie per effettuare le scoppiettanti riforme delle promesse elettorali.  Invece, dobbiamo prendere atto della “foto” delle condizioni nelle quali versa oggi il nostro Paese.

Le imprese cercano lavoro, la disoccupazione è al 10%, ma purtroppo queste non trovano disponibilità a lavorare per loro. Come se non bastasse, è esponenziale la crescita dei lavoratori che si licenziano per cambiare aria. Alla fuga dei cervelli si aggiunge quella della manovalanza. La denatalità galoppante rischia di avere effetti devastanti nel nostro paese. Questo accade perché in Italia manca una grande promessa di benessere. Quella che costruì l’Italia del boom economico del trentennio ’60-’80. Quella che per lungo tempo instillò fiducia nell’immaginario collettivo. 

Le prospettive di oggi invece sono scure. Il più recente DEF del Consiglio dei Ministri definisce una previsione di incremento del Pil nel 2022 del 3,1%, nel 2023 del 2,4, nel 2024 dell’1,8 e via a scendere. Torneremo all’Italia dello ZERO! 

Sono fatti che le stesse categorie economiche fanno fatica a spiegarsi. Prendiamo ad esempio l’appello di Federturismo. Al comparto mancano quasi 400 mila lavoratori. Non si trovano gli stagionali per nessuna mansione. Eppure come abbiamo detto in Italia i disoccupati sono oltre due milioni. Come si spiega questa cosa leggendo i dati sociali? Al censimento del 1951 i giovani under 35 erano il 57% oggi sono diventati il 33%.

L’altro dato importante è quello che riguarda le retribuzioni. Il costo della vita è aumentato esponenzialmente. Ma in Italia, unica tra i paesi occidentali, negli ultimi 30 gli stipendi non solo non sono cresciuti in linea al costo della vita ma si sono ridotti del meno 3%.  Nello stesso periodo in Germania questi sono aumentati del 33,7 e in Francia del 33,1%. In pratica è per questo che il lavoro è visto come un impegno a termine. Non dà nessuna promessa che lavorando di più o continuativamente potrò migliorare le mie condizioni di vita. Nel frattempo infatti, il costo della vita stessa continua ad aumentare

Il reddito di cittadinanza quanto influisce?

Ricordiamoci innanzitutto che la pandemia tra il ’20 e il ’21 ha determinato un milione di nuovi poveri in più rispetto al 2019.  Il problema è che il sussidio del reddito di cittadinanza, che dovrebbe diventare uno stimolo per cercare occupazione, presenta un differenziale con retribuzioni medie che praticamente non c’è. Perchè dovrei abbandonarlo per cercare lavoro?

Il calo dei consumi

Nonostante lo scorso anno ci sia stato un rimbalzo del PIL del 6,6% i consumi non hanno seguito la stessa curva. E questo perché le scarse prospettive di sviluppo unite alla preoccupazione fanno sì che a non spendere i soldi siano entrambe le categorie: sia quelli che li hanno, sia quelli che non li hanno. Di conseguenza i depositi bancari continuano ad aumentare.

Il calo della natalità.

Questa sfiducia collettiva colpisce anche la voglia di natalità che va di pari passo con un invecchiamento demografico. Evidentemente manca qualche ingranaggio al meccanismo di sostegno alla genitorialità e alla conciliazione famiglia lavoro così che spesso le donne devono scegliere tra i figli o la carriera. L’occupazione femminile della Svezia è al 81% quella della Germania è al 75%, quella dell’Italia è al 57%. E da noi, lo stipendio medio delle donne è di un quarto inferiore a quello medio degli uomini. 

In campagna elettorale c’è chi la fa semplice, chi grida e pure chi nicchia. Ma le soluzioni, chi andrà al governo dovrà pur trovarle. Con quale ricetta magica?

31 Agosto 2022 0 Commenti
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Michele Dallapiccola
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