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Nascondere il Rapporto Grandi Carnivori è contro l’AUTONOMIA

Da Michele Dallapiccola 30 Marzo 2021

Non è certo nascondendo l’unico brandello, ancora rimasto in Provincia, di questo stato di cose che si dimostra affidabilità. Anzi, si finisce per alimentare “fake news” esponendoci, ancora una volta, alla berlina peggio di come accadde con Daniza. Sviliti quei momenti drammatici, non si vuol fare tesoro del passato.

Dov’è finito il Rapporto Grandi Carnivori?

“Poco male!” dirà la maggior parte di voi che non ne sente la mancanza. Potreste avere ragione ma c’è qualcosa di sottile e pesante dietro a questo vuoto. Qualcosa di profondamente non autonomista. Nella Gestione dei Grandi Carnivori, la nostra terra, si è da sempre distinta per l’approccio tecnico-scientifico alla presenza dei Grandi Carnivori. Al netto del lustro e dei problemi che provocano al Trentino. Se i risultati hanno talora lasciato a desiderare, posso garantire che la nostra credibilità in campo scientifico nazionale e internazionale è sempre rimasta molto elevata. 

La forza di una gestione autonoma dei Grandi Carnivori.

Grazie alla collaborazione del Servizio foreste e fauna e degli esperti del Muse, la Comunità di settore ha sempre dato molto credito alla nostra esperienza e relativa letteratura scientifica prodotta. Lo ho potuto “toccare con mano” anche quando abbiamo partecipato a qualche conferenza internazionale, specialmente a Bruxelles. 

Sono i motivi fondanti sui quali pur con grande fatica, alla fine della scorsa legislatura arrivammo a costruire la legge 9/’18. E’ stato l’atto più alto prodotto dalla Provincia in questo campo per raggiungere la possibilità di gestire in Autonomia i Grandi Carnivori. Di fatto il primo grande scoglio, superato con non poche difficoltà.

Come vanno le cose oggi

A governare il Trentino, sono arrivati partiti con un approccio più politico-ideologico che tecnico-scientifico. A quel punto, se vogliamo ricordare cosa è successo negli ultimi 3 anni, chi più ne ha più ne metta. 

Abbiamo assistito increduli a ridicole operazioni di cattura rilascio “spontaneo”, ad una passiva gestione di orsi tra gabbie e provvedimenti impugnati in tribunale, fino ad assistere ai lupi, ignorati, lasciati a sé stessi a replicare, serenamente, allo stato brado.

Avremmo da disquisire tantissimo su cosa è stato fatto o cosa non va bene. Del resto, lo abbiamo detto molte volte attraverso specifici atti politici. Per questo consideriamo particolarmente grave non utilizzare con orgoglio il documento tecnico di sintesi per antonomasia. Il rapporto annuale Grandi Carnivori è la trasposizione, nero su bianco, di un intero anno di lavoro. E’ il certificato che in Trentino al di là della politica c’è comunque una componente scientifica che ce la sta mettendo tutta per fare le cose per bene. A QUESTO LINK LA PAGINA UFFICIALE DOVE TROVATE QUELLI PASSATI.

Quali sono i rischi a venire

Senza tasselli, importanti come questo, la nostra autonomia soffre. Ideologia e preconcetti si combattono con la tecnica, la professionalità e la serietà. Fatti, che imporrebbero allo Stato di avere maggiore considerazione di noi Trentini.

Non è certo nascondendo l’unico brandello, ancora rimasto in Provincia, di questo stato di cose che si dimostra affidabilità. Anzi, si finisce per favorire il dibattito sui media esponendoci, ancora una volta, alla berlina peggio di come accadde con Daniza. Sviliti quei momenti drammatici, non si vuol fare tesoro del passato. Dall’umano errare si è passati al diabolico perseverare, esponendoci al pubblico ludibrio. Anche in parlamento, dove è stata depositata una norma bipartisan per toglierci la gestione e passarla allo Stato. Altro che Autonomia! 

E’ la fine indegna di una brutta pagina scritta dai nostri governanti in Trentino. Una novella che non è riuscita a convincere nemmeno i loro colleghi politici a Roma!

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SUGGERIMENTI AMMINISTRATIVI PER UN MOMENTO POLITICO MOLTO DELICATO

Da Michele Dallapiccola 29 Marzo 2021

La scorsa settimana, dalla mia pagina digitale, sono stati lanciati alcuni argomenti di discussione. Il dibattito che ne è seguito ci ha spinto – insieme alla collega Paola Demagri – a trasformarli in una serie di atti politici. Uno è sostenuto anche dall’intero Gruppo Consiliare. Eccone una breve sintesi: 

Agricoltura

1 – POLITICA AGRICOLA PROVINCIALE: PERCORSO AD OSTACOLI PER CHI HA BISOGNO DEL PASCOLO.

Preoccupano alcune proposte della giunta di modifica al regolamento della PAC. Pare la Provincia stia trattando per aderire ad un piano nazionale di interventi (PNRR). Sono ammissibili a finanziamento il recupero di superfici di prato pascolo? Quanto ettari ha contribuito a recuperare finora la PAT nel suo primo triennio di mandato?

PERCORSO AD OSTACOLI PER CHI HA BISOGNO DEL PASCOLODownload

2 – L’AGRICOLTURA HA SETE

Pare che il MIPAAF, metta a disposizione un piano di investimenti al quale possano aderire progetti in campo irriguo anche dal Trentino. La PAT, ne ha parlato col Ministro? E coi CMF provinciali? Esiste una graduatoria di priorità individuata e con che tempistica si può pensare di avere delle risposte a tal proposito?

L’AGRICOLTURA HA SETEDownload

3 – FARM TO FORK 

Cambieranno le misure a premio, anche per intervento di nuovi fondi? FARM to FORK è un piano strategico che provocherà questo? Nel frattempo pare che l’assessorato abbia introdotto nella modifica di regolamento del PRS quanto riguarda il carico UBA/Ettaro rispetto alla situazione attuale da qui alla fine della programmazione P.V.. Ne chiediamo conto.

COSA PORTA IL FARM TO FORK AL TRENTINODownload

4 – AGRICOLTURA & RISTORI

L’atto politico sostenuto dall’intero Gruppo Consiliare Provinciale del PATT chiede che spazi possa pensare di trovare l’agricoltura trentina all’interno del prossimo decreto “RISTORI”

AGRICOLTURA E RISTORIDownload

Turismo

5 – LA GRANDE BUFALA DELLE ATA E DELLA TASSA DI SOGGIORNO

La norma da poco introdotta prevede che alle APT rimanga un dotazione finanziaria notevolmente ridotta rispetto quanto raccolto dalla tassa di soggiorno. Il surplus verrà invece gestito in maniera centralizzata. Ma non dalle ATA. Quale sarà la loro dotazione finanziaria annua ipotizzata per il prossimo 2022?

DOVE ANDRA’ A FINIRE LA TASSA DI SOGGIORNO?Download

6 – LA CUPA STAGIONE INVERNALE DEL TURISMO TRENTINO 

Il cambio di modalità di finanziamento spinge le APT a fare incetta di fondi privati. Ci chiediamo se non si ritenga di mettere in campo misure per limitare il fenomeno al fine di non mettere in imbarazzo gli operatori turistici privati che si dovrebbero impegnare a maggiori oneri proprio in un momento economico così delicato.

LE DIFFICOLTA’ DEGLI OPERATORI A CONTRIBUIRE ALLE APTDownload

Viabilità

7 – LA FAVOLA DELLA VALDASTICO.

Opera “chimera” della quale si è scritto tutto e il contrario di tutto ormai da cinquant’anni. La giunta ha intenzione di intentare una serie di riunioni pubbliche in Valsugana per parlarne?

QUANDO SI PARLERA’ DI VALDASTICO IN VALSUGANA?Download
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Tra poco ci siamo.

Da Michele Dallapiccola 27 Marzo 2021

Nella mia professione di veterinario, mi capitava spesso di occuparmi di clinica bovina o problemi con greggi, in zone isolate o di montagna.

Per questioni di costi e di logistica, mi trovavo ad affrontare patologie senza tutti gli elementi di diagnosi a disposizione. Allora, giorno per giorno affrontavo l’evolversi dei vari casi, programmando come sarei intervenuto nei momenti successivi in caso di fallimento della terapia adottata.  Di fronte a scenari imponderabili è necessario immaginare cosa si farà domani, secondo le varie ipotesi. Perchè racconto questo?

E’ ciò che andrebbe chiesto alla politica, specie trentina ora, di fronte alla crisi. Abbiamo visto tutti quanto i blocchi rendano angoscia alle persone. Ma per tutti, attendere, non sapere cosa potrà accadere nel caso di uno scenario o di un altro, è una condizione – comune a moltissime categorie – che rende tutto angosciante. E c’è da capirli. Come non esser solidali coi genitori che protestano in queste ore. E che dire del settore terziario? Dei commercianti o della ricettività?

La politica provinciale: che sensazioni trasmette?

Incontro sempre più spesso persone che mi riferiscono di non sentirsi affatto rassicurati dal Governo Trentino. A malapena giorno per giorno, si scopre cosa si potrà fare, domani. Un disegno fatto di piani A e piani B, non c è. La mia opinione è che questo accade perchè i problemi vengono affrontati uno alla volta. Senza un disegno complessivo.

Il “dono” delle scuole aperte

Così venerdì, la giunta provinciale ha deciso di fare un “dono” alle famiglie. In Consiglio provinciale è così che la maggioranza ha definito l’apertura delle scuole. Un “dono” che sente di aver fatto alle famiglie. Ma io dico che il dono, semmai, lo faranno il corpo docenti che se ne andrà a lavorare, i dipendenti del sistema dei trasporti pubblici che porterà i bimbi a scuola e le amministrazioni comunali che in queste ore stanno attrezzando tutto ciò che lunedì e martedì farà trovare un pò di sollievo a molte famiglie stremate dal lockdown. E saranno sempre queste categorie che allieteranno i bambini, reclusi in casa da giorni e lo avranno alcuni nonni e genitori. La politica ha semplicemente capito che tra qualche giorno Draghi avrebbe comunque aperto e con un abile colpo di populismo ha fatto organizzare a tutti in fretta e furia una cosa che rimane bellissima. Il sistema, anche se funziona a spot, si sa che piace a molti . Oggi l’abbonamento dell’autobus gratis agli anziani, domani un giro in bici a inaugurare 300 mt di ciclabile, dopodomani un giorno di respiro a dei poveri stremati genitori. Non sono, prese una per una cose più che positive? 

Eppure, sono convinto che il peggio stia passando.

Perchè arriveranno caldo e vaccini, le vacanze estive per i ragazzi e un po’ di pace per tutti. L’America, tronfia e vaccinata permetterà alle multinazionali di lasciare qualche dose in più anche alla povera vecchia cara Europa. Di conseguenza arriveranno anche le dosi per tutti noi trentini.

E’ un messaggio di speranza che voglio lanciare, perchè si avverte che la campagna vaccinale sta per accelerare.

Ecco, quello sarà il vero dono che attendono i trentini. E il merito, a quel punto, chi se lo prenderà?

Nella foto di copertina un po’ di amarcord. Un “nido” come tanti in Trentino. La grande professionalità del corpo docente ne determina una valenza straordinaria, per bambini e genitori. Cosa provata.

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Farm to Fork: parla come mangi

Da Michele Dallapiccola 25 Marzo 2021

Altrimenti succede come alla giunta provinciale trentina. Da tempo narra di una prospettiva positiva per l’agricoltura trentina grazie a questo piano di sviluppo europeo dove non meglio precisati finanziamenti porteranno alla nostra Provincia vantaggi inenarrabili. 

Farà bene prendersi il tempo di visionare la clip video allegata. La situazione della zootecnia europea presenta notevoli profili di similitudine alla condizione che manifesta il Trentino nonostante la sua rinomata condizione orografica. 

La nostra zootecnia, piegata dal prezzo del latte “europeizzato” e da modelli di sviluppo proposti dalla politica, ha cambiato volto specialmente negli ultimi 40. Ha assunto una piega che allo stato dell’arte appare irreversibile. Per questo le esternazioni della giunta provinciale sembrano particolarmente preoccupanti. Distaccate dalla realtà, proponenti modelli di sviluppo ormai assai difficilmente perseguibili. Peggio ancora se costrette da questa strategia di aiuto economico comunitario.

Quando sentiremo utilizzare questi termini inglesi che fan tanto belli (anche) i politici nelle interviste in “tivvù”, pensiamo ai nostri imprenditori agricoli. La giunta propone una bellissima strategia.

Peccato dovrà passare attraverso il loro portafoglio.

A seguire una sintesi di cosa è accaduto su LA STAMPA del 25 marzo 2021

Gli allevatori europei contro Bruxelles: “I troppi paradossi della Farm to Fork ci penalizzano”

L’appello: la strategia deve valorizzare il nostro modello che ha ridotto le emissioni e garantisce posti di lavoro, ridurre la produzione di carne nell’Ue significa importarla da paesi con stalle meno sostenibili

Gli allevatori europei contro Bruxelles: “I troppi paradossi della Farm to Fork ci penalizzano”

MAURIZIO TROPEANO PUBBLICATO IL 25 Marzo 2021  16:03

Ridurre la produzione di carne in Ue per importarla da paesi con zootecnia meno sostenibile. E’ uno dei «nove paradossi della strategia Farm to Fork» messi in evidenza dal settore zootecnico europeo che chiede alle istituzioni europee di utilizzare il Green Deal per «valorizzare i risultati raggiunti dagli allevamenti europei in termini di riduzione delle emissioni (il 7,2% del totale in Ue rispetto a una media mondiale del 14,5%), efficienza (superfici costanti negli ultimi 60 anni a fronte di una popolazione europea cresciuta di 125 milioni di individui) e integrazione sociale (posti di lavoro, tradizioni gastronomiche) del continente». Per Giuseppe Pulina «la sfida è nella ricerca, nell’innovazione, nella tecnologia, per garantire una produzione sufficiente a rispondere alla crescente domanda mondiale di cibo impiegando meno risorse».

Pulina è il presidente di Carni Sostenibili, l’organizzazione italiana che riunisce le associazioni che rappresentano i produttori di carni e salumi, che insieme a European Livestock Voice ha lanciato la protesta con una serie di video lanciati in Belgio, Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Polonia. Nei video appelli si sottolinea «la necessità di tutelare il settore per non essere nelle condizioni di dover importare da paesi extra europei, con evidenti contraccolpi all’economia e all’ambiente, considerando anche l’interconnessione della zootecnia con numerose filiere strategiche, alimentari e non (carne, latte, uova, pelletteria, cosmesi, biomedicale, fertilizzanti naturali, petfood, biogas e biocarburanti)». Serve anche una «garanzia sul benessere animale la cui normativa è tra le più all’avanguardia e complete al mondo» tenendo conto della «stretta relazione fra l’allevamento di bestiame e minor uso dei fertilizzanti chimici». E poi è necessario salvaguardare anche i posti di lavoro («ogni allevamento garantisce 7 posti di lavoro) e valorizzare carne e  salumi come «patrimonio gastronomico e culturale». Ma si guarda anche al futuro. «Nel 2050 circa il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane e solo una piccola percentuale del rimanente 30% si occuperà della produzione del cibo necessario per sfamare chi vive in città. È facile, quindi, intuire i rischi a cui andrebbe incontro l’Europa se calassero le rese dell’attività zootecnica e di quella agricola ad essa collegata». 

Qui a seguire l’elenco dei nove paradossi della Farm to Fork, che riporto come considerazioni di contesto con le quali mi trovo assolutamente d’accordo.

1 – Non si da adeguata considerazione al valore della carne come alimento per lo sviluppo dell’essere umano.

2 – L’uso del suolo: sono in molti a credere che gli allevamenti prendano il posto a colture e pratiche agricole. L’uso del suolo “è rimasto costante per le attività di allevamento negli ultimi 60 anni” mentre la popolazione europea è cresciuta di 125 milioni di individui.

3 – Ambiente. Spesso l’allevamento, soprattutto intensivo, viene considerato responsabile di un grande quantitativo di emissioni di CO2 nell’atmosfera, mentre in Europa rappresenta ancora il 7,2 per cento di emissioni di gas a effetto serra, meno della metà della media mondiale (14,5 per cento). Gran parte delle emissioni deriva dall’uso di combustibili fossili impiegati nel trasporto e nelle industrie.

4 – Aspetto economico. La strategia europea suggerisce un progressivo ridimensionamento del settore zootecnico in Europa e questo potrebbe costringere il Continente a importare sempre più carne dove ci sono regole sul clima meno stringenti ma senza contribuire nei fatti a una maggiore sostenibilità. 

5 – Problema dell’occupazione. Ogni allevamento garantisce posti di lavoro in aree rurali. Senza allevamenti e con il progressivo spopolamento delle aree si andrebbe incontro a nuove perdite occupazionali.

6 – Benessere animale. La normativa europea è attualmente tra le più all’avanguardia e dunque costringere a importare carne in Europa pone seri dubbi che il benessere animale venga tutelato allo stesso modo anche altrove.

7 – Riduzione dei Fertilizzanti. Tra gli obiettivi della Farm to Fork, la Commissione vuole ridurre del 20 per cento l’uso di fertilizzanti chimici, ma esiste una stretta correlazione tra fertilizzanti e l’allevamento di bestiame che consente l’impiego di concime naturale al posto di quello chimico. 

8 – Dimensione gastronomica e culturale della carne. Carne è anche cultura. Questa rischia di essere compromessa scoraggiando l’uso del prezioso alimento.

9 – Sicurezza e approvvigionamento alimentare per la popolazione mondiale in continua crescita. Stimata dalla FAO in aumento di 2 miliardi nei prossimi 30 anni, nel 2050 circa il 70 per cento della popolazione vivrà nelle aree urbane. Solo una piccola percentuale di popolazione si occuperà della produzione agricola, con il rischio del calo della resa delle attività zootecniche e di quella agricole, strettamente collegate.

Chiedo venia per aver forse tediato il lettore con argomenti forse troppo di nicchia. Va considerato però che in Trentino, la zootecnia gestisce anche il paesaggio. E’ un patrimonio a disposizione di ospiti e popolazione. E’ patrimonio di tutti i trentini, anche di quelli che di animali, non ne allevano.

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ZOOTECNIA! PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

Da Michele Dallapiccola 24 Marzo 2021

Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, annuncia che è stata incrementata la dotazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole istituito presso il Mipaaf. Non possiamo mancare di evidenziare come saranno pochissime le imprese agricole che potranno beneficiare delle misure di ristoro previste dal DL Sostegni. Non fosse soltanto per l’enfasi che ne sta dando la stampa di settore.

Il provvedimento, che stanzia circa 11 miliardi di euro per le attività più colpite dalla crisi legata all’emergenza pandemica, prevede parametri di accesso ai ristori che in termini di fatturato risultano essere fortemente penalizzanti per le imprese agricole in generale. Da questo riparto pare che all’agricoltura saranno riservate solo 450 milioni€.

E in Trentino?

Non è dato sapere quanto sarà coinvolto il Trentino da questo riparto. Di certo si svilupperanno comunque delle disparità. Questo accade principalmente perché l’ortofrutta e il vitivinicolo hanno subito dei danni limitati. Non sembra invece questa, la prospettiva riservata al mondo degli allevatori.

Indipendentemente da lockdown, zone colorate ed eventuali chiusure di sbocchi e canali commerciali di qualsivoglia natura, in zootecnia si devono comunque sostenere quotidianamente una serie di costi legati alle operazioni di lavorazione dei terreni e gestione del bestiame continuando a garantire il benessere animale attraverso una corretta alimentazione e diverse altre attività.

Le criticità del comparto

A fronte delle condizioni generali, mancano i ricavi dalla vendita di materia prima: il latte e i derivati. Il perché abbiamo già avuto occasione di ripeterlo in più occasioni. Mancano gli ospiti con il loro indotto nel comparto turistico, manca il consumo nei bar. Il settore lattiero-caseario sta vivendo un stagnazione davvero grave.

Anche i costi generali non tendono a mitigarsi. Non è dimenticato il pateracchio provinciale che la giunta ha combinato sulle aumentate difficolta burocratiche per ottenere il gasolio agricolo. Non viene certo agevolato dall’aumento dei costi dei carburanti ai quali stiamo andando incontro. A QUESTO LINK ALCUNE RIFLESSIONI GENERALI IN MERITO.

E cosa si può fare?

Sono state avviate trattative serrate con Patuanelli, per avere in cambio almeno un occhio di riguardo nella prossima PAC? Ci sono margini per permettere alla zootecnia trentina di aderire al sistema dei ristori statale?  Ed in subordine, si è pensato ad un rinforzo dei contributi settoriali o ad un irrobustimento delle campagne promozionali?

Ma soprattutto vien da chiedersi, quanto sta a cuore la zootecnia, a questa giunta provinciale?

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La favola della Valdastico.

Da Michele Dallapiccola 23 Marzo 2021

In quest’ultima sessione di Consiglio Provinciale, abbiamo richiamato la giunta provinciale: il quesito può sembrare modesto, poiché riguarda lo stato di avanzamento del cantiere sulla SS47 tra Agnedo e Ospedaletto.

Non deve stupire. La volta scorsa la maggioranza si è interrogata sul quando sulla stessa arteria, sarebbero state coperte le buche! Invece per i lavori del quesito, si è comunicato che termineranno il prossimo autunno. Ipse dixit.

Gli storici problemi viabilistici.

Per quanto mi riguarda, l’importanza della questione è legata alla gestione del traffico in Valsugana. Al riguardo, pare ci sia l’impegno della giunta entro 5 anni a completare il raddoppio della Valsugana pressappoco nello stesso tratto. Al netto della strampalata soluzione che davvero in pochi hanno capito, ora ci si chiede che effetti avrà sul traffico locale. L’onore al merito va ad una minoranza consiliare comunale se almeno al tavolo di discussione la soluzione definitiva ci è dovuta tornare.

Ma che la situazione continui a preoccupare i locali è testimoniato dal fatto che anche nei giorni scorsi abbiamo assistito a prese di posizione sulla stampa piuttosto decise. Ovviamente la critica si rivolge al passato, perché di innovativo o risolutivo da questa giunta a tre anni dall’insediamento non si è ancora visto nulla.

Che fine ha fatto il progetto della Valdastico

Alcuni amministratori (ed ex tali) intervenuti, parlando del passato, riferiscono di aver percepito scarso coinvolgimento in merito alle proposte progettuali che furono sul tavolo. Sono giustificati dal fatto che dagli amministratori provinciali attuali di proposte da discutere in effetti non ne esistono.

Tale stato di cose, ha permesso alla lega di sottrarsi al pubblico dibattito non solo a Caldonazzo, Levico o Tenna. Terminato il problema pandemia sarà davvero interessante poterci confrontare tutti in Valsugana con la giunta leghista. Grazie a schemi, power point e riunioni collettive nei vari comuni sarà molto utile apprendere gli effetti sul traffico Valsugana. La proposta di nuovo tracciato di Valdastico potrebbe convergere a sud di Rovereto. I numerosi momenti di confronto potranno rassicurarci che anche per la Vallarsa non si verificheranno i problemi di dissesto idrogeologico che tanto ci hanno preoccupato per il massiccio della Vigolana.

Per fortuna oggi, per valutare eventuali criticità tecniche non occorre avvalersi di soluzioni improvvisate, rivolgendosi, che ne so ad un cardiologo a caso tra i vari professionisti disponibili. Per sapere cosa può succedere tre o quattrocento metri sotto terra, ci sono geologi, sondaggi, prove tecniche che hanno lasciato alla preistoria della tecnica fatti drammatici come quelli occorsi a Loppio ormai qualche bel decennio fa.


Il merito degli amministratori locali.

Attraverso le loro preoccupazioni, hanno stimolato il dibattito locale e il richiamo alla responsabilità. Mi riferisco alla proposta di collegare la ormai precedente “soluzione Valdastico” con una bretellina sotto la Pineta di Caldonazzo. Può aver avuto senso gridare che la comunità l’avrebbe rifiutata. Nonostante si sarebbe dovuta concordare, non certo imporre, men che meno a sorpresa. 

I voli di fantasia che fanno male alla speranza delle persone

Ho considerato poco serio il lancio in voli pindarici, con proposte di fantasia senza aver provato a dare dimensione di fattibilità alle proprie idee. Da parte degli amministratori sia locali che provinciali, quando si parla di soluzioni definendole percorribili, ci vuole serietà. Parlare di tunnel stradali adatti al transito di una strada statale, costa tra i 50 e 100 milioni di euro al km. A titolo di esempio, a cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni duemila il tunnel di Martignano con i suoi “miseri”3 km costò infine più di 160 milioni di €. Il tunnel di Tenna, fatto partire da sotto Levico, quello sotto la Panarotta (per andar dove?) supererebbero di lunghezza i 10 km. Dunque parleremo di una cifra compresa tra i 500 milioni ed il miliardo di euro. Sono i fondi che avrà disposizione la PAT post covid per le prossime 3 o 4 legislature (sigh!)

E non ci si canzoni parlando del Recovery Fund! Fondi pochi e già ben impegnati: A QUESTO LINK UN BEL QUADRO DI SINTESI. Ed è scandaloso che vengano utilizzati per illudere tutti. Le opere ammesse sono già più che prenotate. Si tratta di progetti avviati così come previsto dallo Stato perché di interesse sovra provinciale. Infatti al Trentino arriverà ciò che serve ad attivare la circonvallazione ferroviaria di Trento come tratto del nuovo TAV tra Verona e Innsbruck.

E quanto nervoso mi fa sentire che quando non si sa cosa dire si inneggia alla funivia! Tra paesi distanti chilometri. Si parla di opere da quaranta, cinquanta milioni di euro come niente fosse. Mi chiedo se chi le propone sa di cosa sta vagamente parlando.

Un richiamo a tutti gli attori pubblici in Valsugana.

Solo con l’unità di intenti si uscirà da questa stagnazione di opere e di opportunità riservate ad altri territori. Finché a guidare le uscite pubbliche di alcuni amministratori sarà il narcisismo che riconosce se stesso specialmente se trova qualcuno da criticare, la Valle rimarrà disunita e tendenzialmente meno sviluppata di altre. Programmammo e progettammo, anche finanziando in parte, la circonvallazione di Trento , quelle stradali di Cles, Pinzolo e Nago-Torbole. l’allargamento in Bassa Valsugana per quel poco che si poteva.

Ecco perchè ora non è giusto accettare la Valdastico come qualcosa di realistico, come di qualcosa che accadrà. Ci stanno prendendo in giro da cinquant’anni con sta storia. Ho la triste impressione che sia diventato soltanto cibo da campagna elettorale, buono soltanto per raccogliere voti. E mentre gli amministratori locali si fanno belli a caricare il passato di colpe e sognare proposte di fantasia, la viabilità veneta procede la sua espansione.

Allora alla Valsugana oltre al raddoppio servono alcune cose subito: maggiore sicurezza, maggiore controllo velocità e sorpasso. E poi, ci vuole il coinvolgimento, come giustamente ricordavano qualche giorno fa alcuni sindaci a mezzo stampa. Riguardo alla paventata devastazione ambientale data da incomprensibili opere, la popolazione va guardata in faccia. Con un’interrogazione specifica, ne chiederemo conto.

Intanto a Tenna, anche già dalla prossima stagione, mentre si aspetta il Tunnel, sarebbe già buono vedere realizzata una passerella pedonale in legno a bordo lago. Sarebbe un’opera turistica comunale senza precedenti.

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CUPA LA STAGIONE INVERNALE DEL TURISMO TRENTINO

Da Michele Dallapiccola 22 Marzo 2021

Sul turismo Trentino si è chiusa la più cupa stagione invernale che memoria d’uomo ricordi. Lascia tanti morti e feriti quanto una guerra sul proprio terreno di battaglia.

Ma forse, per non dimenticare è utile provare a “buttar giù” le classiche due righe, quali fertile pungolo nei confronti del Governo Trentino. Forse aumenterà lo scoramento di qualcuno ma potrebbe far bene ricordare le azioni da loro fin qui intraprese per il comparto. 

Qualche esempio

Ve li ricordate gli annunci dell’apertura piste?

Arrivavano a cadenza mensile. Illusi gli addetti al settore, gli operatori e gli appassionati. Danni supplementari ai mancato incassi sono arrivati dalle provocate inutili predisposizioni all’apertura.

E i dati sul contagio?

Almeno in una prima fase, sono stati più interpretati che raccolti. Il coronavirus se ne è infischiato e ha continuato imperterrito la sua devastazione di vite umane.

Sui ristori alle categorie si è organizzata una strategia attendista.

La tecnica è stata quella di lamentarsi in continuazione col Governo centrale senza anticiparlo come invece ha fatto il vicino Alto Adige. Pare che nel frattempo arriveranno ristori, che sanno più di presa in giro che di reale provvedimento. Dei miei amici organizzati in una scuola di sci che fatturava 600 mila€ a stagione, mi hanno raccontato che probabilmente riceveranno settemila euro in tutto. Sono in venti!

Nonostante tutto, l’esecutivo ha proseguito con la sua riforma degli ambiti turistici.

Gli addetti ai lavori, pur estenuati dal periodo, sono stati costretti all’inutile sforzo di formare nuovi CDA, con liti tra territori, incertezza per gli operatori, incognite sul da farsi. Vabbè!

Aumenta la tassa di soggiorno

E’ la sorpresa che nel frattempo, al loro ritorno, i nostri ospiti troveranno ad attenderli in Trentino. I soldi versati, per la maggior parte però, d’ora in poi li gestirà la Provincia e non più le APT come avviene adesso.

Riorganizzazione della promozione centrale

Come se non bastasse, è stata costruita una pericolosissima aspettativa per la riorganizzazione della TN Marketing.

Trepidante è l’attesa di un suo nuovo CDA e della gestione delle nuove ATA. Per fortuna ora un dato positivo c’è: Confcommercio ha trovato la quadra per un nuovo assetto. Con rinnovato entusiasmo grazie al Presidente appena eletto, si potrà finalmente ripartire. Grande sarà lo slancio innovativo e di modernità, che ora permetterà di individuare le figure vertice di questi nuovi organi di sottogoverno del turismo Trentino: le ATA appunto. Qualche scommessa? Pare che i vertici delle associazioni di categoria stanno scaldando i motori.

Turismo lento, turismo alternativo. Ancora una chimera

L’inverno ce lo siamo perso ad aspettare. Eppure abbiamo letto “fiumi” di post da tutto il mondo che stimolano riflessioni e spinte ad organizzare un turismo alternativo. Nulla è stato organizzato. Per ora, (anche se conoscendo come lavora TN Marketing penso non manchi molto), nemmeno si vedono proposte per quando si potrà cautamente tornare a muoversi.

Su cosa avrà intenzione di puntare la Giunta provinciale per la prudente ripartenza del turismo trentino? Quali saranno i nuovi prodotti imposti da distanziamento e mascherine? Sono domande lecite come lo è quella ancora più ampia, quella che aspettiamo tutti. 

Grazie ai vaccini, quando potrà ripartire la nostra cara vecchia Italia? 

Scommetto che sarà tra le ultime del quadro europeo. Ovviamente avverrà quando il Covid ucciderà come l’influenza stagionale. Che oggi è letale per una persona ogni mille ammalate contro il Covid che per ora, lo è, per una o due ogni cento.

Solo allora gli ospedali torneranno a poter gestire la routine anziché rimandare tutto e dover gestire prevalentemente il Covid.

Sulla base dei calcoli elaborati con un modello matematico dal ricercatore Matteo Villa dell’Istituto per gli Studi di politica Internazionale (Ispi) in esclusiva per Dataroom, la data nella quale si può raggiungere una letalità del Covid, stimata senza vaccini all’1,15%, in linea con quella dell’influenza stagionale, che è dello 0,1%, si colloca intorno al 25 giugno. A queste percentuali si arriva attraverso studi internazionali (Nature, Imperial College London, European Journal of Epidemiology) che si basano sui test sierologici. Non arriveremo all’immunità di gregge, troppe incognite, troppi no Vax. Altra cosa invece è l’immunità di massa, cioè riuscire a proteggere l’80% della popolazione vaccinandola, traguardo a cui il commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo vuole arrivare entro il mese di settembre. Nel frattempo la convivenza con il virus diventerà meno dannosa perché il progredire delle vaccinazioni ne abbasserà la letalità.

Dal Corriere della Sera.

Segnali di ottimismo.

Proprio come quelli che vanno letti anche dentro a queste nostre critiche. Ci possiamo facilmente leggere anche gli stimoli che vogliamo rivolgere a questa Giunta. Appare infatti urgente:

  • definire il quadro provinciale dei ristori a complemento di quelli statali. Il prima possibile.
  • stressare il bilancio provinciale per assumerne la maggior quantità di debito contraibile
  • rimandare la riforma del turismo almeno di un altro paio d’anni
  • rimandare l’aumento della tassa di soggiorno a data da destinarsi
  • sviluppare prodotti turistici alternativi adatti al turismo lento e di prossimità, attagliati per la clientela italiana che sarà quella che prevalente retro  sosterrà i bilanci delle nostra aziende turistiche il prossimo biennio. 

Ah, dimenticavo un ultimo suggerimento: per la serenità di molti consiglierei di ridurre drasticamente annunci e conferenze stampa. Un pò come ha fatto Draghi rispetto al tanto criticato – quanto però imitato – Conte.

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L’AGRICOLTURA HA SETE

Da Michele Dallapiccola 21 Marzo 2021

Non solo di acqua ma di finanziamenti per nuovi impianti irrigui. Insieme alle eccellenze melicole, lo chiedono le zone emergenti della viticoltura specie quella di “ritorno”

L’esempio del Consorzio di Miglioramento Fondiario a Civezzano

In queste foto osserviamo il bell’esempio di alcuni siti recuperati a Civezzano. Fu, su iniziativa della lista Cives – che da allora amministra Civezzano – che vent’anni fa il CMF locale intraprese il percorso di realizzazione di un nuovo impianto irriguo nella zona di Seregnano.

Nonostante alcune persone che non capissero, nonostante le accese opposizioni, oggi possiamo beneficiare di un impianto che è già diventato insufficiente. Eppure ha permesso ottime azioni di recupero fondiario, con risultati economici ed ambientali davvero entusiasmanti. Complice anche il grandioso traino del Trentodoc. Un brand che, accompagnato anche da un minimo investimento pubblico, macina oggi record e soddisfazioni di profilo internazionale.

Le risposte della politica, assenti per tutta la Provincia

Ho citato questo umilissimo esempio perché  rappresenta il più convincente motivo a spingere la politica a  crederci di più. Troppo incerta l’azione della politica provinciale in campo agricolo, troppo sfumate le notizie che riguardino il rifinanzieranno della Misura PSR 433-irrigazione.

Un bell’esempio di zootecnia… alternativa

Il Trentino agricolo ha sete ed è necessario che il primo movens parta proprio dal sostegno di questi investimenti. Sono così fondamentali che la loro assenza costringe la remuneratività degli investimenti a rimanere un miraggio.

Che possa lo spirito positivo spingere la politica ad agire, che la voce degli agricoltori anche dei più piccoli, possa arrivare forte a chi governa dietro mille scusanti. Che in questo momento, più che navigare a vista piuttosto appare ancorato alla rada.

21 Marzo 2021 0 Commenti
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SPOSTAMENTI A DESTRA

Da Michele Dallapiccola 20 Marzo 2021

Gli immondi epiteti di una figura di vertice della lega hanno offuscato la cronaca e gli animi della politica trentina. Mi unisco anch’io al coro delle persone tristi ma non sono sorpreso.

Purtroppo la convivenza in consiglio, a queste scene ci ha drammaticamente abituati da un pezzo. Anche se non si dovrebbe farlo mai. L’aggravante è che questo fatto increscioso ha posto in ombra il resto della cronaca politica e invece va pesantemente commentato. Anche perchè, un po’ sotto traccia, non è certo sfuggito all’osservazione dei più attenti. 

Lo spostamento a destra della lega & i suoi cespugli. 

Penso che in principio l’operazione sia stata frutto di un movente tutt’altro che alto. Molto più semplicemente, un sillogismo convenientista. FdI è in ascesa in Italia. Prossimamente lo sarà anche a Trento. Aderire a FdI garantirà la rielezione al prossimo turno. Punto.

Ora la questione assume una dimensione completamente diversa. Perchè?

Perché denuda il pensiero politico della compagine leghista. Mette in piazza l’indole sociale del gruppo al governo del Trentino. Quella che noi moderati del Patt, da ormai più di tre anni, ci sgoliamo a denunciare. Il nazionalismo come elemento accettabile, l’anti solidarietà intesa come chiusura e guida delle proprie azioni di governo.

La pesante presa di posizione degli ordini religiosi

Riflettiamo su quanto pesante sia stata in tal senso la presa di posizione degli ordini religiosi di questi giorni, riguardo alla sconclusionata gestione leghista dell’accoglienza. Sono arrivati a disporre un documento unitario! QUI IL LINK COMPLETO

Preciso che detesto chi strumentalizza la religione a scopo politico. E’ un fatto intimo e ciascuno ha diritto a relazionarsi come crede alla propria spiritualità. Ma una cosa è giusto ricordarla. Nel suo Statuto, il Patt definisce la sua azione politica come ispirata alla dottrina sociale della chiesa. Può rimanere impassibile di fronte a questi atti di denuncia? Che in fondo si rivolgono alle azioni che ha compiuto proprio quella stessa lega la cui vera indole viene sempre più alla luce. Specialmente in queste ore.

In un partito di raccolta, convivono molte anime. 

Tra noi, c’è chi sente vicini anche i temi tipici del pensiero solidale: è la nostra ala sociale. E c’è chi è più determinato nelle questioni di principio, di meritocrazia, di bisogno di regole e di indirizzi precisi. La nostra ala identitaria. Ma nessuno di noi accetterebbe che lo Stato, prevarichi la Provincia, nessuno di noi accetterebbe di abdicare all’esercizio di quel grande privilegio di responsabilità che si chiama Autonomia. Come sta dimostrando in queste ore la maggioranza Trentina, abbracciando proprio le forze che nel loro DNA politico portano scritte queste storture

Ora, se qualcuno – io no – nel Patt ha ancora qualche dubbio sul dove posizionarsi politicamente, se manifesta possibilismo al pensiero di allearsi con una lega moderata, oggi ha capito che qui di moderato non c’è nulla.

Anche se qualche elemento di questa maggioranza, sornione, da qualche tempo sta cercando di manifestare simpatia e disponibilità verso qualcuno tra noi. 

Adesso il gioco è chiaro. 

Con una base che scricchiola, i salviniani trentini provano a rinforzarsi (anche) al centro. Anche perché qualche elemento che transumerà a destra dell’emiciclo, lo avranno ancora.

E’ un bene per noi. Ci apre gli occhi. Ci conferma che tutti i discorsi di moderazione e di posizionamento al centro che stiamo facendo in questi giorni sono giustissimi. Il Patt accoglie principi che fanno parte anche della cultura di destra ma non potrà mai tradire le sue origini alleandosi con degli statalisti.

20 Marzo 2021 0 Commenti
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La grande bufala delle ATA e della tassa di soggiorno

Da Michele Dallapiccola 19 Marzo 2021

Procede a testa bassa. E’ la riforma del settore turistico, sottesa tra mugugni, proteste sottaciute e complimenti in chat con tanto di emoticon di bottiglie stappate. Chi vince, chi perde. Chi annette, chi viene normalizzato.

Qualcuno però ha già cominciato a riflettere. Poco raccontate alla stampa, tengono banco tra gli addetti ai lavori le prime discussioni, quelle tra i territori, per i numeri, per i propri rappresentanti nei nuovi CDA. L’Alto Garda ne è un esempio.  Dovremo contare sulla capacità di mediazione locale, specie quella che tradizionalmente troviamo dentro ai nostri Comuni. Io su questo impasse resto fiducioso verso una pacifica soluzione.

Attenzione al non concentrarsi sul “chi”, ma badare piuttosto a “per fare cosa e con quanto”?

Eh si, perché il nucleo fondamentale della riforma è quello che prevede che le ex APT, ora chiamate Ambiti, amministreranno fondi composti al 51% da contributo privato.

Allora, proviamo ad immaginarci quanta voglia avranno gli operatori di spendere di più – visti i tempi – e investire privatamente nella loro APT. Ma i problemi non si fermano qui. Aggiungiamo che l’illuminata riforma, nel culmine delle difficoltà, cioè tra pochi mesi, aumenterà la tassa di soggiorno. D’imperio.

Come funzionava con la tassa prima della riforma?

A partire dalla sua genesi, nella precedente legislatura, avevamo optato per una formula innovativa. Per lenire il disagio creato agli imprenditori di doverla riscuotere dai loro ospiti, veniva lasciata ai territori che l’avevano raccolta, aumentata del 40% con fondi provinciali 

Qualche esempio

L’Alto Garda

Si è sempre sentito come la gallina dalle uova d’oro di Trento. Applicando il principio di autonomia dei territori, i proventi della tassa fecero finalmente schizzare i bilanci della locale APT a oltre 3 milioni di Euro.

E la Val di Fassa?

Ricordo un arrabbiatissimo Consiglio d’Amministrazione verso l’allora reggenza provinciale. Tant’è che rifiutò, a che mi risulta fino ad oggi, di aumentare di un solo centesimo l’antipatico contributo. Oggi tace? Accetterà l’aumento imposto da Trento? Lo dovrà chiedere ai propri ospiti. I turisti, al loro ritorno in val di Fassa dopo il Covid troveranno questa graditissima sorpresa. Sostenuta, si badi bene, anche dai rappresentanti politici provinciali locali. Sono gli i stessi che lanciavano strali, quando l’antipatica gabella pesava meno e rimaneva pure in valle.

Quindi sì, avete capito bene, ora una grandissima parte della tassa di soggiorno se la tratterrà Trento. 

E’ il fatto peggiore. Analizziamo insieme.

Partiamo da un punto fermo sul quale siamo d’accordo anche noi. Una riforma andava fatta, è stato un atto obbligato, lo abbiamo sempre detto anche noi. E chiunque avesse proseguito ad amministrare l’avrebbe dovuta prendere in mano. La lega a mio modo di vedere però si è resa responsabile di alcuni gravi errori. 

Dove si poteva fare meglio?

Innanzitutto, la Giunta ha sbagliato quando, silente, non ha sfruttato tutte le proroghe che Bruxelles avrebbe sicuramente concesso. Sull’agricoltura “qualcosina-ina” sul de minimis è stato fatto. Ma la storia ci racconta che nel turismo non si è neanche provato. Si sarebbe potuto continuare con il vecchio sistema, specie finanziario ancora per un po’. E in questo clima di incertezze, non sarebbe stato male.

La soluzione è stata quella di formare le ATA associazioni di area. L’idea degli imprenditori, richiesta alla giunta e il nostro ddl sono stati bellamente ignorati.

Non si è voluto provare ad unire facendo gestire il Trentino all’ente intermedio ATA, promuovendo prodotti turistici unitari quali ad esempio, la bici, l’enogastronomia, lo sci, la montagna. Ogni angolo farà il suo pezzetto, tutti faranno tutto e il problema dei doppioni e della competizione continuerà. Si è ascoltata la proposta di Unat, si è brutalmente proceduto a dividere il trenino in 4 pezzi.

Le Ata avranno il proprio apparato gestore e Trentino Marketing avrà un Consiglio di Amministrazione nuovo di zecca. Lo ha voluto quella stessa lega che ha sempre dato dei “caregari” agli altri partiti. Oggi, non contenti di occupare legittimamente tutte le poltrone che competono loro attraverso la Provincia, hanno pensato bene di inventarne di nuove!

Dai cassetti delle APT spariranno i ricavi della tassa, gestirà (quasi) tutto Trento 

Nessuno ne parla ma a quanto pare, le ATA gestiranno solo il 10% della tassa di soggiorno. A meno che la giunta non cambi idea. Dunque, in poche parole, e a conti fatti, se alle APT non rimarrà che il 49% di quello che riescono a sudarsi, raccogliendolo dai privati, alle ATA andrà ancora meno.

Ai tempi della grandeur del turismo Trentino, al massimo del suo splendore e dunque ante covid, tra il 2018 e il 2019 attraverso la tassa di soggiorno venivano raccolti circa 16 milioni e passa di euro all’anno. Il loro 10% vale un milione-e-sei. Ergo?

La lega, con l’ipocrito slogan che racconta del loro amore per le valli, ci fa il pieno di voti e si porta a Trento il raccolto della tassa di soggiorno degli operatori.

Lo metterà  in grandissima parte nelle mani del CDA della Trentini Marketing. Al di là di chi verrà nominato, dentro a questo bengodi di poltrone, pensate che bella scenetta di democrazia. 

Certo, la promozione sui grandi canali internazionali è fondamentale. Londra, Parigi, Berlino, Monaco, Praga, Varsavia. E sarà importante che continui ad andarci la nostra società di sistema. Ma ci voleva una legge per dirlo?

Una delle costanti Uscite del Trentino a presentarsi al Mercato Turistico internazionale
Qui, eravamo a Londra, come ogni primavera.

Se agli Ambiti rimarrà il compito di costruire il prodotto turistico, come dice la nuova norma, con che fondi si farà se i loro bilanci saranno così magri? Oggi infatti sta per succedere questo!

Ai territori, le briciole. 

Ora, a titolo di esempio, prendiamo un territorio come quello dell’Alto Garda. In epoca pre riforma, il suo bilancio, se non ricordo male, valeva oltre tre milioni€. Qualora i versamenti privati fossero in linea col passato, ora ammonterà a circa 1,2 milioni. A meno che i privati non si mettano a versare molte più quote associative. Visto il momento?

In tal modo, nell’ATA Garda Trentino rimarrà da gestire il misero 10 % di quello che gli operatori della Busa saranno faticosamente riusciti a raccogliersi. Se ne saranno accorti?

Attenzione! Sarà da dividere con Comano, Ledro, e tutti quelli che vorranno associarsi alla solita gallina dalle uova d’oro. Che ora dalla lega di Trento è stata di nuovo spiumata. 

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