Michele Dallapiccola
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Concertone vs Bonifiche agrarie 1-0. In Trentino più terreno per concerti che per contadini.

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2022

Non l’avessimo detto sarebbe stato poco credibile. Invece è dall’autunno 2018 che con una serie di atti politici lanciamo suggestioni e consigli all’indirizzo della lega.

Per questo tanto sfortunato quanto scalcinato governo provinciale, Vaia poteva essere un’ottima occasione per recuperare terreni abbandonati. Eppure così non è stato. Le misure per favorire la bonifica di terreni agricoli sono state praticamente disertate. Di conseguenza in questi anni, gli ettari di terreno strappato a bosco o abbandono sono stati davvero pochissimi. Essenzialmente a cura dei privati nonostante un’occasione che poteva essere davvero ghiotta. Ma il riverbero dei danni non si ferma al mancato recupero dei terreni. 

In estrema sintesi per permettere una comprensione più ampia di quello che stiamo raccontando, dobbiamo considerare che in questi giorni la Provincia sta trattando il valore della prossima propria quota parte di PAC. La discussione si tiene in sede romana, con la regia (fin troppo) del ministero.

Quei fondi, un vero e proprio tesoretto per i nostri contadini, si rendono necessari per pareggiare i maggiori costi che presenta l’agricoltura di montagna rispetto a quella di pianura. Per quanto riguarda il valore di queste misure a premio definite pagamenti diretti, si calcola un plafond sulla base delle superfici che presenta ogni Stato membro e di conseguenza Regione e Provincia autonoma.

Il principio è: più ettari dimostri di sfalciare o pascolare più premio ti verrà assegnato. Semplice no? L’anno di riferimento di calcolo è stato il 2021. 

Ebbene, per darvi una dimensione di come sono andate le cose pare che l’Alto Adige abbia presentato un superficie complessiva di circa 120 mila ettari. Il Trentino pare sia arrivato a presentarne a stento 70 mila. Il dato è approssimativo ed è legato al maggiore sviluppo della zootecnia in Sudtirol rispetto a qui.

Tuttavia, se tra il 2019 e il 2021, ci fossimo dati da fare, i terreni bonificati sarebbero stati ricompresi in questo calcolo. La Provincia ne avrebbe ricevuti i corrispondenti premi/ettaro fin quando l’Europa se lo potrà permettere, intanto, almeno fino al 2027. Insomma un’occasione sprecata che la giunta leghista ha colpevolmente trascurato. 

Si fosse impegnata per l’agricoltura a recuperare terreno come sta facendo ora coi 27 ettari del concertone, a quest’ora avremmo la provincia alpina agricola più verde del mondo. Nel match concertone-agricoltura per quanto incredibile la giunta provinciale ha scelto la compagnia cantante. 

5 Marzo 2022 0 Commento
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Benessere animale. Traguardo imprescindibile per la zootecnia 4.0

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2022

Ho iniziato il lavoro di veterinario con le vacche, nei primi anni 90. La zootecnia trentina aveva già cominciato a franare.

A partire dagli anni 80, l’abbandono delle valli, i piani mastite, la cultura dei boomers che preferiva altri lavori e l’incipiente globalizzazione avevano mietuto vittime tra le partite Iva zootecniche come il colera tra gli uomini. Eppure, fino alla fine dei primi anni duemila erano ancora tantissime quelle piccole stalle dove la percezione del benessere della vacca non esisteva. Nonostante produttivamente parlando, la vacca fosse poco sfruttata, quanto a spazio libertà di movimento e qualità di vita da riservarle si badava poco. Erano anni in cui la bovinicoltura procedeva con passi da gigante. A partire dalla genetica attraverso l’alimentazione fino alla gestione dell’animale. Tutto era spinto alla massima efficacia con lo sforzo più mirato.

Oggi le cose sono cambiate profondamente.

È risaputo che è solo la vacca che sta bene, quella che produce e vive più a lungo. Non per niente la stessa Politica Agricola Comunitaria premierà particolarmente chi saprà migliorare il benessere della propria mandria. Sarà il meccanismo degli Ecoschemi nei Pagamenti Diretti a stabilirlo. 

Certo, per farlo è necessario realizzare cuccette, lasciare libere le vacche, e gestire tutto con tecnologia, climatizzazione, controllo digitale degli animali ed analitico dell’alimentazione. In poche parole ci vogliono spazio ed investimenti, anche pesanti. Pensiamo solo ai passi da gigante nella gestione delle deiezioni attraverso il Biogas.

In tal modo, ad una marginalità bassa per sua natura si associano difficoltà logistiche e di contesto. Questo avviene perché per poter gestire strutture in grado di garantire felicità ai propri animali ci vogliono tanti, tantissimi soldi. Per garantire un volume d’affari adatto a permettere una marginalità accettabile ci vogliono i numeri.

Qual è la giusta dimensione di una stalla in Trentino: un atroce dilemma. 

Fino ad ora, fiumi di inchiostro hanno scritto che piccolo è bello e che piccolo fa buone cose: questo principio vale ancora? 

Possono prescindere le aziende zootecniche dal garantire ai nostri animali il massimo livello di benessere possibile con la libertà di movimento? 

Siamo in montagna e per fortuna sono già moltissime le realtà che riescono ad effettuare un periodo prolungato di pascolo e malga. E per le altre? Stabulazione libera dove possibile e tecnologia, sempre e comunque: ecco i punti cardinali. La stalla non è poesia ma è soprattutto professionalità. 

E per permettere alla zootecnia di sopravvivere, va individuata la giusta dimensione assieme alle più opportune modalità di valorizzazione della PAC.

Questo stato di cose porterà necessariamente ad avere una numerosità di capi diversa da zona a zona del Trentino. Ma non dimentichiamo una cosa: solo una dimensione aziendale consistente permette ai gestori di assumere dei dipendenti o viverci in più di una famiglia. Si tratta dell’unico modo per gravare i proprietari da qualche ora di lavoro.

Avere animali in molti, anzi ancora in troppi casi, significa impegno h24/gg 365! Inaccettabile se si vuole mantenere il passo.

La vita è una sola e di poterla vivere hanno diritto tutti.

5 Marzo 2022 0 Commento
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Agrivoltaico che passione. O è meglio dire: che bella opportunità?

Da Michele Dallapiccola 3 Marzo 2022

L’attuale crisi socio politica ha fatto saltare agli occhi di tutti quanto fragile possa essere il nostro sistema di produzione e approvvigionamento energetico.

Nemmeno una Provincia che produce all’incirca il 110% di quello che consuma, può ritenersi indenne dal problema.

Come sappiamo infatti, la nostra produzione è inquadrata dentro ad un mercato fatto di scambi nazionali ed internazionali. Sono dunque i motivi di natura contrattuale a condizionarci pesantemente. Non di meno, influiscono anche quelli preminentemente tecnici visto che accumulare energia elettrica è impossibile se non in limitatissima quantità. Ecco perché la produzione locale di energia elettrica, anche da impianti di prossimità o di minima dimensione, ha comunque un significato economico particolarmente importante. E se ulteriori derivazioni idroelettriche sono sempre più difficili da ipotizzare, sul sistema fotovoltaico si può pensare che ci siano ancora importanti margini di sviluppo.

Ne sanno qualcosa i contadini che in questi giorni hanno visto come manna dal cielo l’opportunità di usufruire di un cospicuo contributo nazionale. Dal PNRR, arriva la spinta a realizzare impianti fotovoltaici sulle coperture delle loro strutture agricole.

Il Piano prevede aiuti a copertura finanziaria completa (al 100%) anche per le strutture realizzate a suolo. Per questa fattispecie, il nostro paesaggio è troppo delicato per pensare a dei parchi agrivoltaici al suolo. Questa è la linea generale. Perchè a dire il vero si potrebbero forse individuare porzioni scoscese in zone termofile nascoste alla vista, da adibire come sedime per questo (limitato) nuovo sistema di impianti. Andrebbe effettuato un prudentissimo lavoro di ricognizione, soprattutto nelle valli marginali alle coltivazioni agricole.

Una proposta tutta trentina. Dal mondo dei berries.

Oltre a questa fattispecie di collocazione, tutta da discutere, tutta da costruire, ce n’è una già compromessa a livello agricolo. E’ quella relativa alle porzioni di terreno già coperto da serre per alcuni tipi di piccoli frutti. Non le fragole ma i mirtilli e i lamponi necessitano di una copertura parzialmente ombreggiante Ebbene si potrebbe pensare a una doppia valorizzazione di queste coperture autorizzando l’installazione di pannelli fotovoltaici. Coprirebbero parzialmente come già avviene in molte parti del mondo. Questi micro impianti a produzione limitata sono assai utili a soddisfare i bisogni aziendali o a generare piccole quantità di energia elettrica. In questo caso si agirebbe su coperture già presenti. C’è anche un vantaggio paesaggistico da sottolineare. Grazie all’aspetto dei pannelli fotovoltaici si porterebbero benefici al paesaggio poiché dal punto di vista cromatico le attuali coperture, spesso impattanti, si renderebbero un po’ meno evidenti.

Siamo consci che si tratta di un provvedimento di valore politico assai divisivo. Solo una discussione su larga scala, innanzitutto in sede politico partitica, potrebbe forse dipanare le ragioni di questa proposta. Perdonerete, il ruolo di consiglieri d’opposizione che è anche quello di elevare proposte, perchè no, coraggiose. Fino al limite della provocazione.

È addirittura Legambiente a lanciare proposte di mediazione, al fine di trovare un percorso che salvi territorio ed economia. A QUESTO LINK UN SUO PENSIERO.

Queste sopra sono proposte che a livello locale arrivano anche dai professionisti del settore. Riportano la testimonianza di una cospicua diffusione di questo tipo di impianti in Italia ma soprattutto all’estero. Qui da noi, l’installazione sui berries, richiederebbe normative specifiche. Andrebbero conformate attraverso l’agilità di esercizio amministrativo tipica di una Provincia Autonoma come è quella di Trento.

Sarà dunque nostra cura formalizzare questa considerazione trasformandola in un atto politico ufficiale

3 Marzo 2022 0 Commento
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Allevamento in ginocchio? Sarebbe così facile aiutarlo se solo si volesse

Da Michele Dallapiccola 2 Marzo 2022

Siamo tutti consapevoli che in questo tragico momento sono molti i settori economici a trovarsi in difficoltà. E se ampliamo l’orizzonte al contesto sociale, magari internazionale, possiamo senza dubbio affermare che al confronto, la situazione locale può sembrare quasi idilliaca. 

Al netto di queste doverose considerazioni trovo però accettabile parlare di uno specifico aiuto alla zootecnia. Dico questo perché nei suoi equilibri economico finanziari, quello del latte è da sempre un settore tanto fragile quanto strategico per la gestione del paesaggio trentino. Lo stesso che è poi sagacemente rivenduto da altri imprenditori sempre trentini, ovviamente a scopo turistico.

Detto ciò, seguendo sui media i proclami degli allevatori e le risposte (quali?) della giunta provinciale sembra che far qualcosa in fretta per questo settore sia così complicato come scalare l’Everest in solitaria senza ossigeno.

E non parlo di risultati come quelli che la lega prometteva nel campo della gestione di lupo e orso. Situazione, come possiamo constatare tutti, affrontata oggi – è proprio il caso di dirlo – con la coda tra le gambe, senza un nulla di fatto. Invece qui, qualcosa si potrebbe fare. E subito. 

Un suggerimento alla Federazione allevatori, ai singoli contadini e ai consorzi. 

Con una semplice variazione a bilancio (e una delibera di giunta a tempo zero) alle 7-800 aziende da latte ormai superstiti risulterebbe estremamente utile oltre che apprezzato un provvedimento che con la collega Demagri spingiamo da tempo a praticare.

Accelerando i passaggi necessari, si dovrebbe implementare il valore degli investimenti nella promozione di settore. La parte più facile e veloce da attuare riguarderebbe i cd. contributi settoriali e andrebbe a vantaggio dei consorzi del comparto lattiero caseario.

Non di meno andrebbe sostenuto il settore caseario privato che drena, non dimentichiamolo, circa un quinto del latte prodotto in Provincia. In questo caso andrebbe attivata un’energica azione promozionale attraverso la Trentino Marketing. Certo, parliamo di contributi soggetti a limitazione comunitaria e le Cooperative e qualche privato potrebbero già essere arrivati al limite ammesso. Ma si tratta di tecnicismi che col dovuto impegno si potrebbero gestire senza grosse difficoltà.

Peccato invece, che il tempo per gli allevatori la giunta lo investa a dire che sta facendo meglio di quelli di prima. In realtà, non solo senza dire cosa vuol fare veramente ma purtroppo, senza nemmeno farlo.

2 Marzo 2022 0 Commento
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L’A31 in Vallagarina? Sempre più certa l’impressione che non la “valdasticheremo” mai!

Da Michele Dallapiccola 1 Marzo 2022

Questa settimana, in Terza Commissione provinciale, la giunta ha presentato i dati relativi al progetto di realizzazione della Valdastico con sbocco a Rovereto sud.

Quello esposto, è stato un report di previsione tecnico economica. I numeri presentati da Fugatti potrebbero indurre ad uno stato di sincero entusiasmo. 

Soldi lavoro e prosperità per tutti?

A ben vedere si staglia una primissima, tombale considerazione: perché la realizzazione del teorico sbocco in prossimità del casello A22 di Trento sud non dovrebbe portare altrettanto paventato benessere?

Ma la sostanza del ragionamento va oltre. A chi deve servire l’opera e per quale motivo? Il vero nodo intorno al quale si deve fissare l’interesse della politica è la riduzione del traffico. E la popolazione attualmente più esposta a questo tipo di disagio è la Valsugana. E’ l’unico vero motivo che può spingere la PAT a dir di sì a quest’opera. Non di meno, l’impegno per la Valle dell’Adige deve spingere sul passaggio gomma-rotaia nella modalità più rapida possibile. Solo così si potrà arrivare a decomprimere l’A22 dal traffico pesante in maniera significativa. 

Quali sono le differenze tra il progetto “Rossi” e quello “Fugatti”?

Sostanzialmente due: 

  • nel primo caso si sarebbe trattato di una superstrada gratuita che avrebbe collegato Piovene Rocchette al casello autostradale di Trento Sud.
  • nel secondo si parla di tratto autostradale, a pagamento dunque con sbocco a Rovereto e paventata vignetta per i mezzi pesanti in SS47. 

Ebbene, a parte la teorica difficile praticabilità della proposta che fa dell’idea qualcosa di ameno, facciamo il solito esempio del camionista che passa da Bassano. Parliamo di chiunque, da tutto il nord est veneto, friulano e giuliano, debba transitare in direzione Brennero. Secondo voi proseguirà, fino a Piovene Rocchette per prendere l’autostrada a pagamento fino a Rovereto sud e solo da lì guadagnare Trento? Poco verosimile. Pagherà allora la vignetta per la SS47? Bufala tutta da verificare soprattutto alla luce di normative europee che impongono possibilità di pedaggio solo dove ci siano strade alternative gratuite. E accanto alla SS 47 in Valsugana Corre tutta la Vecchia statale. Auguri ai bei borghi della Valsugana. Auguri Borgo, Roncegno, Novaledo, Levico! 

Ovviamente questa sparata della giunta sta talmente poco in piedi che anche questa mia considerazione di risulta, appare iperbolica. 

In ogni caso, possono essere presentati tutti gli studi che si vogliono. Bassano, Trento e Rovereto Sud si trovano ai vertici di un triangolo. Due sono i lati che si devono percorrere se la Valdastico arriva a Rovereto Sud e se di lì bisogna poi raggiungere Trento. A pagamento per giunta. Il tratto Bassano-Trento cioè l’attuale SS47, rappresenta invece un singolo lato. Senza contare che la Valsugana rimarrebbe (per legge) gratuita, quale sceglierebbero secondo voi gli artigiani e gli industriali dell’autotrasporto?

Avete presente quanti camion passano dalla Fricca o dal Tonale per risparmiare qualche chilometro di strada e di pedaggio? 

Alla fine su questa vicenda tragicomica  rimarrà un’unica certezza. L’opera più promessa del mondo, si parla di Pirubi dagli anni ’70, rimarrà la più grande bufala sulla carta che si sia mai vista. C’era forse qualche speranza portando avanti quel piccolo passo fatto nel recente passato della Provincia. Ora, con la lega, la partita è andata a monte.

Lunedì, in Commissione, i giocatori della lega sembravano proprio buttare all’aria tavolo e carte. Ma in fondo, sta per finire la legislatura e magari la cosa è pure voluta.

1 Marzo 2022 0 Commento
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Ci sono scelte politiche dietro le undici Case della Salute? (di Paola Demagri)

Da Michele Dallapiccola 28 Febbraio 2022

𝙎𝙞 𝙫𝙚𝙙𝙤𝙣𝙤 𝙣𝙪𝙢𝙚𝙧𝙞 𝙚 𝙥𝙤𝙘𝙤 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙤. Una domanda quanto mai lecita quella di 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹’𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝗿 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝟭𝟭 𝗖𝗮𝘀𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗧𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼.

Lo sprono arriva dallo Stato attraverso i fondi del PNRR e in particolare attraverso la missione 6 che prevede la progettazione delle cosiddette Case della Salute, un’opportunità che il Trentino non può farsi scappare sia perché lo Stato ne offre le potenzialità economiche sia perché il SSP ha necessità di essere rimodellato dal punto di vista dei servizi territoriali.

𝗜𝗻 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗵𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗶 𝗱𝗮 𝗶𝗻𝘀𝗲𝗿𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗯𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲. Ad oggi purtroppo abbiamo solo visto dichiarazioni che di settimana in settimana si susseguono per narrare, come una storia lunga 11 settimane, quali comuni trentini avranno su un proprio sito la possibilità di riqualificare un vecchio edificio oppure la costruzione di uno nuovo. L’unica offerta informativa fatta oggi dall’Assessorato alla salute alla popolazione trentina è rappresentata da alcuni importanti numeri ma che non sono esaustivi a farci conoscere quali servizi verranno aggregati nella casa della Salute e quali saranno i modelli organizzativi attraverso i quali garantire salute ai trentini.

𝗘 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗻𝗼𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗶 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗽𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗶𝗹 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝘁𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗶𝗮 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗲 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼. Lo Stato attraverso il PNRR ha messo a disposizione 15 milioni per la casa della Salute, e ha dato l’indicazione di far sorgere 12 strutture che per volontà politica locale si sono ridotte ad 11 cercando di distribuirle equamente nei principali comuni del Trentino. Il conteggio prosegue: un mq di ambulatorio vale €1700 e presso i Comuni candidati si cercano edifici da 700/800 mq 15.000.000 mln / 11 = 1.363.636 /1700 € = 802 mq

Ec𝗰𝗼 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝘂𝗮𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗶 𝗼𝗳𝗳𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶 𝗲 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶. Che non ci sia un programma politico è evidente e lampante determinato da alcuni fattori:

  • non farsi scappare i 15 mln offerti dalla Stato
  • chiudere la progettazione delle Case della Salute entro il 2026
  • l’importante è annunciare e fare un bel titolone
  • l’attuale riorganizzazione dell’APSS non declina le funzioni delle Case della Salute
  • si perde tempo ad ascoltare i portatori di interesse.

Ben vengano le 11 Case della Salute che speriamo strada facendo prendano forma non solo dal punto di vista cantieristico, ma anche sostanziale di merito.

28 Febbraio 2022 0 Commento
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Guerra in Ucraina, la resistenza di un popolo. Sembra irreale ma nel 2022 c’è ancora chi deve combattere per il proprio Paese.

Da Michele Dallapiccola 27 Febbraio 2022

Non è ancora chiuso il sipario sulla tragedia della pandemia che ad adombrare il nostro futuro già si stagliano nuove nubi dense di preoccupazione.

Sono quelle della guerra in Ucraina ovviamente, portatrici di tragedia come mai avremmo potuto immaginare.  

Sembra incredibile che uno Stato così civilizzato, con una storia così densa di sofferenze e sviluppo possa comportarsi così. Quella Russia della Piazza Rossa, dell’Hermitage di San Pietroburgo, quella che tanto ha contribuito alla storia dell’Europa, possa esser responsabile di tutto questo. 

Nemmeno il più qualificato pool di esperti di geografia, storia contemporanea, politica e relazioni internazionali, poteva prevederlo. E nemmeno come o quando finirà o con che conseguenze. Le news, le notizie si sormontano. Gli speciali di approfondimento sui media non si contano più ma tra tutte una mi ha davvero colpito.

Ieri la stampa locale ha riportato la vicenda di un ragazzo ucraino che lavora nel Primiero. Appartiene ad una famiglia di emigrati, dunque persone speciali. Lo dico perché secondo il mio pensiero, chi fugge, chi sale su un barcone od oltrepassa montagne o deserti per cercare lavoro e fortuna in altre Nazioni è dotato di grandissimo coraggio. Può esser spinto dalla disperazione, non c’è dubbio ma dimostra soprattutto forza d’animo. E merita stima. Ma il 24enne del quale parliamo mostra pure una marcia in più. E’ partito volontariamente alla volta del suo paese per servirlo. Ho percorso per un attimo i turbamenti d’animo che ci affliggerebbero qualora toccasse a ciascuno di noi la stessa sorte. Alla fine penso che nessuno di noi esiterebbe un solo secondo. L’amore verso la propria terra sia qualcosa di viscerale, inespugnabile. Tuttavia è giusto riflettere che in questo momento, come tutti voi che state leggendo, il nostro giudizio lo diamo da accomodati dietro ad uno schermo e ad una tastiera. Molto più facile a dirsi che a farsi insomma. Non ci resta che attendere tifare e partecipare a qualche raccolta fondi in aiuto alle popolazioni colpite.

Poteva essere una guerra lampo, una sconfitta scontata per loro o un vittoria facile per Putin. Ed invece qualcosa sta andando per il verso imprevisto. La riflessione va fatta, soprattutto alla luce dell’esempio che ci hanno dato i tanti ucraini che in questo momento stanno resistendo. E anche noi, in questi giorni, ci sentiamo tutti un po’ Ucraini.

27 Febbraio 2022 0 Commento
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VITICOLTURA CHE PASSIONE.

Da Michele Dallapiccola 26 Febbraio 2022

Nell’unica provincia che rima con vino, come non essere d’accordo?

Ma quale significato diamo al secondo sostantivo del titolo? Da un lato, come tutte le attività umane legate al settore primario, non si può che intenderne il significato più intimo, quello sentimentale. Chi ha intenzione di lavorare la terra per soldi anziché per amore è meglio che cambi strada. Questo va detto subito. Ma con la lega al governo del Trentino ci siamo regalati anche un significato in più, quello legato alla sofferenza. 

Casus belli, manco a dirlo è uno dei classici tra i problemi mal gestiti dalla politica locale e che affliggono i  viticoltori in questo frangente storico: la flavescenza dorata.

Intanto va dato atto alla giunta che uno spiraglio di ragionevolezza c’è stato. La recente delibera di approvazione di un bando a parziale ristoro della drammatica situazione qualcosa aiuta. Certo fa sorridere se la si legge prendendola in considerazione alla luce delle risposte della giunta alle nostre interrogazioni di due anni fa secondo cui non  servivano interventi economici, si poteva aspettare, il problema era sotto controllo. Nell’esposizione verbale del problema in Consiglio provinciale si parlava di “massima attenzione, massima vicinanza al mondo viticolo”. Insomma i soliti cliché verbali della lega per provare a tenere tutti buoni.

Presto o tardi, tutti i nodi vengono al pettine. 

E a quello dell’obbligo di mettere in campo qualcosa di concreto la giunta non poteva sfuggire. Peccato che tutto sia stato fatto senza entrare nel  cronico il bisogno di coordinamento di azioni e relazione tra chi si occupa della galassia vino. Cito tra tutte, ad esempio, le discrepanze sul metodo di monitoraggio che utilizzano FEM e Consorzio vini. E’ emerso chiaramente come esempio alla 14° giornata della Vite e del Vino promossa proprio dalla MACH. E’ pur vero che le criticità del comparto sono ben altre, ma non si può certo dire che la lega non perda occasione per farle venire a galla tutte. Doveva essere il governo della “task force vino”. Un Fugatti appena insediato prometteva fuochi pirotecnici ma i risultati eccezionali si sono sentiti come un petardo. 

Intanto, per fortuna, accanto a tutta questa polvere sotto al tappeto, l’impresa cooperativa sta portando a casa ottimi risultati. Facendo da sé.

26 Febbraio 2022 0 Commento
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Metroland, punti nascita e altre retromarce.

Da Michele Dallapiccola 25 Febbraio 2022

Che La lega non fosse un campione di coerenza ce ne eravamo accorti da un pezzo.

Ma se qualcuno tendesse a dimenticarlo, ci pensa la giunta provinciale a ravvivarne memoria. Le critiche alla gestione della Sanità sono senz’altro le più evidenti. Tra queste le promesse di riapertura dei punti nascita: Arco tra tutti.  Ricorderemo la faciloneria con la quale veniva liquidata la possibilità di gestire lupi e orsi, finita tutta dentro a una gabbia corazzata al Casteller. Nel frattempo, il web non perdona. Basta googlare un po’ per trovare un’intensa prosopopea leghista contraria a tutto e al contrario di tutto.

A QUESTO LINK L’ARTICOLO DI ALLORA.

Ora, in Provincia, è in dirittura d’arrivo la riforma alle Comunità di Valle. In realtà sarà un piccolo lifting, nulla di stravolgente. È strano, dunque per un partito che prometteva di abolirle. Strade, funivie, tunnel ovunque. Quello del Peller, ad esempio è la tipica fandonia da gazebo archiviata con la coda tra le gambe. 

Eppure, cronaca e storia recente, tutte scolpite a suon di bit, sui server di chissadove nel web, tengono viva la memoria. Ci ricordano il Fugatti di lotta e il Fugatti di governo.

Ieri è toccato al treno Rovereto-Riva. Non sono però i 500 milioni di euro, di ipotesi preventive, a spaventare. Sono cifre necessarie se si vuol parlare di progetti di respiro, di visione del domani. Non è nemmeno detto che vedranno la luce, ma è giusto prenderli in considerazione. Ecco, se vogliamo, forse un po’ meno di enfasi e di teatralità nel presentare questa cosa io ce l’avrei messa. Ma si sa, la sobrietà non è tra le principali doti del Carroccio, nemmeno nella sua declinazione locale. 

La cosa simpatica qui la troviamo come un messaggio in bottiglia spiaggiato dopo una tempesta. Anche in questo caso ce la restituisce il web. Basta digitare “lega contraria Metroland” ed ecco comparire le prove. Si tratta di un Fugatti d’antan, che in molti ricorderanno benissimo. E’ intento a criticare molte cose tra cui il progetto dell’allora giunta Dellai. 

Beh, dopo l’elettrificazione della Valsugana e i ragionamenti intorno alla “Vaca Nonesa”, l’ipotesi presentata ieri altro non è che la riproposizione di uno dei quattro rami di Metroland. Del resto ad illustrare l’interessante progetto, Fugatti – stavolta senza scherno – si è portato gli stessi tecnici che criticava allora come “scagnozzi dell’odiato concorrente politico”. Oggi, professionali, diligenti, preparati come unanimemente riconosciuto, a servizio di un parte politica allora contraria oggi, alleata. 

Magari, un piccolo atto, non dico di scusa ma di chiarimento di circostanza da parte della lega ci sarebbe stato proprio bene. Ma dubito che mai arriverà: a giudicare da come ha glissato sulla smentita sulla loro convinzione che il lupo Slauz è frutto delle favolette dei forestali! 

25 Febbraio 2022 0 Commento
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Ucraina: dramma davanti al quale si rimane senza parole.

Da Michele Dallapiccola 24 Febbraio 2022

Ci sentiamo tutti piccoli e inutili di fronte a questa nuova, assurda tragedia planetaria.

Perché di questo si tratta. Dopo il Covid, dopo la crisi sopra tutto ed in ogni caso non  ci voleva. E mi sento così piccolo e ridicolo a parlarne anch’io.

Non proseguirò lungamente con questo scritto. Finirebbe per diventare un esercizio di retorica. Nemmeno trovo giusto scopiazzare news dalla cronaca dei tabloid. Non sono sufficientemente esperto io e sono fin troppo chiari ed espliciti quelli. Ritengo giusto esprimere però un pensiero coerente col messaggio che qui a seguire voglio lanciare.

Non si può stare zitti.

Non è possibile e non è giusto. Ma se ciascuno di noi è una piccola goccia nel mare dell’opinione pubblica è giusto allora, che come tale, faccia la sua parte. Come ogni minuscola particella d’acqua, ognuno di noi può contribuire a determinare una corrente. Come in questa metafora di pensiero.

Più alta sarà la voce di ciascuno più i governi saranno rinfrancati nell’esercizio delle loro scelte.

24 Febbraio 2022 0 Commento
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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