Michele Dallapiccola
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La Provincia prosegue col metodo del “divide et impera”. Questa volta è toccato alle api

Da Michele Dallapiccola 16 Febbraio 2022

Poteva passare sotto tono lo strappo della politica con un ambito zootecnico piuttosto circoscritto ma non per questo poco importante: l’Apicoltura. 

Che fosse un mondo col quale non è facile individuare un punto di convergenza lo posso testimoniare per la mia diretta esperienza.

E me ne assumo le giuste responsabilità di ex amministratore. Toccai con mano nella veste di assessore, quanto fosse policomposito e variegato, nella sua sostanza, il comparto del quale stiamo parlando.

Formato da professionisti ed hobbisti portatori di esigenze diverse, ha sempre fatto fatica a farsi capire fino in fondo dalla politica.

Il protocollo firmato l’altro giorno (QUI IL LINK DELLA NOTIZIA) tra Provincia ed imprese, sembrava quasi la quadratura del cerchio. Sembrava. Era invece un tentativo di mascherare un accordo bilaterale basando la narrazione su un equivoco di fondo. L’Associazione apicoltori trentini rappresenta una realtà legata prevalentemente al capoluogo e dintorni rispetto alla loro Federazione ben più rappresentativa dell’intero territorio provinciale. I soggetti coinvolti, avrebbero potuto fare uno sforzo di coinvolgimento in più, soprattutto perchè, le rimostranze arrivano da un gruppo di persone stimate e preparate. Avrebbe forse potuto fare qualcosa la giunta provinciale. Ma anche stavolta l’acuto nel coro non si è proprio sentito. Peccato. E peccato anche che ad andarci di mezzo è il mondo dei frutticoltori che delle api hanno un vitale bisogno. 

Ancora una volta la dimostrazione che i (pur benvenuti) contributi per riparare ai danni da stagione avversa a nulla servono se non adeguatamente accompagnati da un opportuno lavoro di intelligence politica. Ciò del quale hanno bisogno i settori in crisi è unità e collaborazione. Fatti che si possono verificare solo con un’intensa attività di mediazione e collaborazione con le imprese.

In videoconferenza o per decreto a cose fatte, sarà difficile riuscire a rimediare.

Attraverso un’interrogazione, chiederemo alla giunta provinciale quali saranno le iniziative che intenderà intraprendere al fine di coinvolgere anche la Federazione delle associazioni apistiche nelle prossime decisioni od iniziative che riguardino il settore.

16 Febbraio 2022 0 Commenti
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Venti milioni di Euro in Val dei Mocheni: che bello! Ma che tristezza i sessanta di asfalto in Valsugana!

Da Michele Dallapiccola 14 Febbraio 2022

A questa giunta provinciale non abbiamo mai risparmiato le critiche. L’onestà intellettuale che ci guida ci impone anche di complimentarci quando le iniziative sono condivisibili.

Ed investire sullo sviluppo territoriale di per sé è positivo. Ma non ad ogni costo.

La piena regia nelle mani dei Mocheni

La dignità della Valle passa solo ed esclusivamente dalle mani degli imprenditori locali, dei suoi abitanti e dunque delle Amministrazioni comunali. Sono loro che sapranno dare il giusto taglio di sostenibilità alle infrastrutture da realizzarsi. 

Perché se c’è un valore che la valle ha ancora a disposizione è proprio quello relativo alla pace e alla tranquillità e all’assenza di un infrastrutturazione che altri luoghi hanno dovuto subire. 

I soldi possono portare anche il pericolo di speculazioni esterne alla località che potrebbero rompere equilibri ambientali ma soprattutto sociali. La Valle incantata non si compra col denaro e nemmeno con le ingerenze (anche politiche) di natura esterna. Chi conosce gli abitanti sa che sarebbero sempre rifiutate.

In quest’ottica, e soltanto in questa, ad una prima lettura del progetto si può provare soddisfazione. La generalità degli asset e delle iniziative finanziabili porta ad essere d’accordo.

Un ulteriore pensiero positivo è rivolto ai Primi Cittadini. Insigniti di questo importante risultato, potranno far ripartire attività ferme da anni per una serie complessa di ragioni.

Penso a quanto saranno contenti il Sindaco di Sant’Orsola per l’Albergo delle Terme o il Sindaco di Palù del Fersina che potrà finalmente veder incentivata anche la complicatissima ripartenza dell’attività ricettiva al Passo del Redebus. 

La nota dolente di questo pensiero.

Qui in questa Valle si è pensato di intervenire incentivando lo sviluppo territoriale. Percorsi, trekking, strutture, lavoro per le nuove generazioni insomma. E’ lo Stato che finanzia e lo Stato impone regole, a mio vedere, intelligenti.

Nella valle vicina, la Valsugana, la Provincia di milioni ne mette a disposizione il triplo, ben sessanta. Con un approccio a dir poco “barbarico” e una soluzione costruttiva che sembra presa “dopo cena”, pare abbia bell’e deciso di investire tutti questi fondi in uno stradone. Ben ventidue devastanti chilometri di asfalto, come dice la giunta, per valorizzare ambiente e favorire i collegamenti con il Veneto. Non ci siamo!

Nel confronto STATO – PROVINCIA nelle proposte di sviluppo locale un triste: 1 a 0, ci sta proprio tutto.

PS: piccolo appunto sugli aspetti legati alla proposta di sviluppo zootecnico.

Chi ha predisposto questo elenco di idee non deve eccellere particolarmente dal punto di vista dell’esperienza in questo campo applicata all’ambito locale. Parlare infatti di promozione dell’allevamento ovi-caprino tradizionale collegato al maso qui in valle denota scarsa conoscenza della realtà. 

Innanzitutto ovini e caprini sono allevati in modalità completamente diverse. 

Gli ovini stanziali sono pochissimi. La maggior parte di questi vive invece in transumanza. E’ una modalità che notoriamente non richiede strutture di stabulazione.

Per quanto riguarda i caprini la remuneratività è legata a grandi numeri e a strutture che sono assolutamente incompatibili con la portanza territoriale di quel tipo di animali. In più il latte caprino è da sempre afflitto da un profonda crisi sistemica che sconsiglia vivamente chiunque di intraprendere questo tipo di iniziativa ex novo. 

I pochi ettari di prato pascolo ancora disponibili sono tutti valorizzati dalle alcune vacche da latte ancora presenti. E anche pensare a nuova bovinicoltura in Valle sarà sempre più difficile. La nuova zootecnia si presenterà dunque forse più come corollario di attività diversificata rispetto a quella principale che non come azienda insediata ex novo. 

14 Febbraio 2022 0 Commenti
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Aiuto: dateci un motivo per uscire!

Da Michele Dallapiccola 13 Febbraio 2022

Ci avete fatto caso anche voi come dopo questa pandemia, sia per tutti un po’ più faticoso uscire di casa?

Premetto, assolutamente convinto, che il lockdown per quanto drammatico e costoso per l’economia, sia stato davvero provvidenziale. Ha assunto il ruolo di primo muro alzato verso il coronavirus. Fin quando non è arrivato il vaccino, il distanziamento sociale ha dato una mano a proteggerci.

A quel punto, volenti o nolenti, dal chiuso delle nostre abitazioni, abbiamo scoperto le tele riunioni, le call, il telelavoro; che la carta serve sempre meno e che il cellulare è un attrezzo sempre più indispensabile.

Il Covid non c’è dubbio, ha segnato un’era.

Ciò che accadeva prima non è la stessa cosa di ciò che accadrà, d’ora in poi: nel dopo. Le conseguenze articolate di questa pandemia oscillano con un riverbero continuo anche sull’economia. Fattori che si intersecano con crisi geopolitiche e meteorologiche interplanetarie hanno influito sui prezzi in maniera inaspettata, anche a causa dei sussulti dei consumi provocati dal Covid. Materie prime, carburante, bollette impazzite.

In mezzo a questo multicomposito marasma economico ci siamo noi, con le nostre abitudini. Abbiamo smesso di uscire ed improvvisamente ci siamo accorti che tutto sommato a casa, la sera malaccio non si sta. A quelle delle persone che mancano all’appello, aggiungiamo chi effettivamente ha ancora molta paura del virus.

Una piccola percentuale la aggiungo anche a causa dei novax. In nome di un aberrante mix di credo e fandonie si sono preclusi la possibilità di frequentare la società civile. Ma in fondo, a giudicare dal tenore dei loro discorsi, non se ne sente la mancanza.

Indipendentemente dallo specifico motivo resta il fatto che sono molte le persone che escono meno di casa. Mancano all’appello alle riunioni serali e di giorno, nei bar, nei negozi, nei consumi.

Eppure, sono convinto che quella voglia di vedersi, di frequentarsi tornerà quando il virus se ne sarà definitivamente andato. Ci vorranno ancora almeno un paio di stagioni. Senza riuscire comunque a spazzar via la tristezza lasciata dalle persone che si è portato via da noi.

Ci consegnerà però una sola vera consapevolezza: quella della fragilità dell’essere umano e del fatto che questo è ben lontano dal possedere il dominio sulla natura.

L’invincibile uomo occidentale capitalista e antropocentrico, questo insegnamento è forse davvero l’unica cosa buona che si è portato via da questa tragedia planetaria. Speriamo finita.

13 Febbraio 2022 0 Commenti
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Il concerto si farà e sarà un successo. Con cinque buoni motivi per essere arrabbiati. 

Da Michele Dallapiccola 11 Febbraio 2022

La felicità dei 37 mila trentini e 5mila altoatesini che hanno acquistato il biglietto si contrappone ad un gran numero di persone che non capiscono.

Dello stato d’animo dei restanti 500 mila abitanti qualche supposizione, infatti, possiamo anche farcela. A 400mila, verosimilmente importerà poco o nulla ma ci sono 100mila abitanti, quelli della città, che nella settimana del concerto, quanto a traffico e disagi, vedranno i sorci verdi. Per quattro buoni grossi motivi.

1 -Lo spreco di terreno o risorse che si impegneranno a spargere 27 ettari di legante.

Eppure non sarebbe stato difficile, provare ad immaginarlo prima. Ogni contadino o persona che solo minimamente se ne intende di campagna avrebbe riferito che a partire a così pochi mesi di distanza non è possibile trasformare 27 ettari di incolto in 27 ettari di prato stabile e radicato. I momenti di frizione con l’opinione pubblica, nascono da questi sopra e da tanti ulteriori fattori. 

2 -La disparità di comportamento tra l’Ente pubblico verso il concerto rispetto ai suoi concittadini.

Pensate a quanta burocrazia, deve investire un privato qualsiasi nel movimento terra. Per la caratterizzazione delle terre e rocce da scavo o per i permessi a lavorare intorno a corsi d’acqua, per un trentino qualsiasi possono essere necessari mesi per non dire anni. Qui invece, la Provincia bypassa tutto come se non bastasse utilizzando la protezione civile.

3 -L’enorme utilizzo di denaro pubblico in un momento di estrema crisi.

Senza contare che le stesse somme si sarebbero potute utilizzare con calma per promuovere comunque il turismo. Anziché in un solo mega evento della durata di un fine settimana si sarebbero potuti organizzare una serie di eventi di minore portata ma molto più numerosi, distribuiti nel corso di diversi fine settimana. Avrebbero portato le stesse persone ma più diluite nel tempo e dunque con un maggior ritorno per il territorio che le avrebbe ospitate. Insomma il rischio che per il turismo il ritorno economico assomigli più ad un fuoco di paglia che un bell’impianto di riscaldamento è elevato

4 -Il contratto l’artista.

Qui la Provincia proprio non pare essersi distinta per capacità di trattativa. Sembra quasi piuttosto che abbia “calato le braghe” di fronte a richieste assolutamente incomprensibili. Quando vedremo sfrecciare il cantante con l’elicottero del 118 – Pronto Soccorso, (come da contratto) avanti indietro da una valle turistica (dove risiede magari qualche figura politica di riferimento della lega locale) allora il pasticcio sarà davvero compiuto. 

5 – I rischi di un ammassamento così enorme di persone.

Mai testato prima in provincia in un tempo così breve, mai in un luogo così particolare. La prudenza e la diligenza di comportamento regneranno sovrane, la paura si dissiperà solo a concerto finito.

In conclusione

L’idea di un concerto per la Provincia Autonoma di Trento non è né una novità né una trovata geniale alla quale nessuno aveva mai pensato prima. Semplicemente gli amministratori del passato avevano valutato che nel bilancio dell’iniziativa i costi e i disagi superavano i benefici. Soltanto questo abbiamo voluto far notare al Presidente Fugatti in Consiglio. Dalle sue dichiarazioni di risposta pare invece si sia sentito quasi offeso. Le nostre, in effetti sono state considerazioni a tratti anche molto dure. Tuttavia, sarà bene che la lega prenda atto che ciò che noi diciamo in consiglio è frutto di quanto quotidianamente raccogliamo dai cittadini arrabbiati. Non capiscono il senso di un evento così impattante e costoso preparato tra l’altro con tale e tanta fretta da dover essere gestito dalla Protezione Civile. Come le disgrazie.

11 Febbraio 2022 0 Commenti
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Il Trentino: sempre più terra promessa? A giudicare dagli impegni presi per gli impianti a fune sembrerebbe di sì. 

Da Michele Dallapiccola 10 Febbraio 2022

Un paio di condizioni non prettamente collegate tra loro, stanno spingendo l’entusiasmo amministrativo della Provincia a lanciarsi verso nuovi interessanti impegni rivolti ai trentini.

A dare alla testa di chi governa, con ogni probabilità, sono state le ingenti disponibilità economiche determinate dal PNRR. Spingono questo governo provinciale ad assumersi impegni economici assolutamente incongruenti alle vere disponibilità. 

La seconda condizione che favorisce promesse ed impegni è senz’altro l’atteggiamento politico che la lega ha deciso di mantenere nei confronti dei propri elettori. Rifacendosi ad un proprio stile, confermato a più riprese dal Presidente Fugatti, si pregia di essere il partito dei sì. Alternativa di governo a quello che fino ad ora è stato invece, a detta loro, il partito dei no. 

Ebbene, se in passato qualche importante diniego c’è stato, si è sicuramente verificato a causa del realismo e della prudenza che ha da sempre contraddistinto la precedente maggioranza provinciale.

Una volta al governo invece, il centrodestra trentino si è subito lasciato trasportare dall’entusiasmo positivo su moltissimi progetti. 

Oggi, il focus di questo ragionamento può riguardare l’atteggiamento mantenuto sulla pianificazione di nuovi impianti a fune. Ai molti i progetti prospettati, sognati e qualche volta pure già progettati anche nel recente passato, la lega non ha mai detto no.

Ogni località ha diritto a coltivare il proprio sogno. 

E’ a dir poco necessario, specie per alcuni progetti che tra l’altro sono più realistici di altri. Penso alla funivia tra Trento ed il Bondone rispetto ad altri che lo sono poco, per non dire per niente. Pensiamo al collegamento Riva Ledro, ad esempio. Eppure, il partito dei sì, li ha promessi tutti. A tutti.

Uno studio di fattibilità non si nega a nessuno. 

Il problema si sviluppa quando si impegnano risorse generando illusioni o peggio ancora scontri: Lo vediamo nelle località dove le opere a fune in discussione generano condizioni di scontro sociale. Non c’è territorio o comunità di Valle dove non sia stato promesso un collegamento funiviario dal costo milionario. Da finanziarsi con le risorse del PNRR. 

Sommando la lunghezza delle funi promesse, una volta realizzate, in funivia si raggiungerebbe tranquillamente Verona. E i fondi necessari a costruire tutto arriverebbero a collocarsi inesorabilmente tra i 200 e i 300 milioni di €uro. Ad esser buoni. Un po’ fuori scala rispetto alle disponibilità, non trovate?

Vien proprio da pensare, dovendosi trovare nei panni di un amministratore locale, che se un membro della giunta arrivasse a garantire il finanziamento di un nuovo impianto a fune sul proprio territorio comunale, ecco, un po ‘di domande me le porrei. Anche se amministra il partito del sì. Ai concertoni.

10 Febbraio 2022 0 Commenti
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Il Lupo al Muse: Life Wolfalps EU prova ad aiutare la società.

Da Michele Dallapiccola 10 Febbraio 2022

Temevo un taglio animalista ambientalista. C’è stato piuttosto un confronto responsabile ed equilibrato. Un argomento così delicato lo richiedeva.

Il messaggio di fondo si è compreso dal senso (assai articolato) della serata. Sarà difficile aspettarsi soluzioni ai patimenti degli allevatori attraverso drastici provvedimenti amministrativi. Troppe, le spinte contrarie dal livello politico europeo e nazionale.

Ma se rifarsi agli abbattimenti diventa poco probabile, pensare invece di veder moltiplicata l’informazione e la formazione risulta sostanziale. Con l’attesa per un momento in cui le protezioni per greggi e mandrie si possano dire davvero tali, sempre troppo lunga. Penso a supplementi di asset da protezione. Riapri, recinti, protezioni che utilizzino l’high tech. E poi guardiania, a supporto ed aiuto ai pastori. Perchè la politica tergiversa tanto? Questo interrogativo il convegno non l’ha affrontato.

Eppure, a mio avviso, chi ha il compito istituzionale di tutelare il lupo, chi ama il lupo, tutte queste persone non possono pretendere che a far la guardia al lupo ci debba stare il pastore da solo. A lui il compito di custodire le armenti, alle istituzioni quello di badare alla specie lupo. 

Tra tutte le frasi forse la più interessante è di Luca Giunti, autore di un recente interessantissimo testo:

“Non possiamo pensare di tutelare il lupo se non riusciamo a spiegare a chi lo ama come si sente il pastore e quali problemi deve gestire a causa della convivenza.”

La strada, insomma, si presenta ancora lunga ed accidentata.

10 Febbraio 2022 0 Commenti
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Non servono cose complicate per stare bene in Trentino. La sostenibilità al servizio del turista.

Da Michele Dallapiccola 8 Febbraio 2022

La semplicità dell’offerta turistica territoriale, è forse il miglior corollario al concetto che definisce la sostenibilità: per sempre e per tutti.

Eppure, la traduzione pratica di questo abusatissimo termine, pare non trovare luogo negli impegni di questa giunta provinciale. Sembra infatti così improprio questo sostantivo, pronunciato dentro alla presentazione di un pur valido Piano turismo Trentino 2022 2024.

Un Piano che l’assessore, sui propri social, arriva a marchiare col suo nome e cognome, riprodotto a guisa di brand. Oltre al tentare di far proprio un prodotto intellettuale altrui, prova a richiamare l’attenzione sul suo nome utilizzando l’immagine di una freccia. A destra. Con ogni probabilità è forse la parte più genuina del messaggio di questo tentativo di logo. Indica infatti una direzione che, quando è politica, di sostenibile non ha proprio nulla. 

Provate infatti ad osservare i progetti amministrativi di questa giunta, immaginando di poterli riprodurre e mantenere per sempre e per tutti?

Il concerto di Vasco Rossi? Quante altre volte potremo portare in Trentino 100mila persone, ancora? Saremo la Provincia dei concertoni? Lo stadio del Ghiaccio di Pinè? Entro quando costruiremo e quanto sapremo sfruttare impianti da 180 milioni di euro? Valdastico a Rovereto Sud e Raddoppio della SS 47. Quanto è sostenibile l’asfalto? Solo dove serve davvero al Trentino.

E poi, promesse di impianti a fune ovunque. E’ sostenibile promettere questo tipo di infrastruttura ad ogni territorio che ne faccia richiesta?

Comprese le beffe di un impianto sotto i 600 mt. Che per altro sta funzionando davvero bene; è un’ottima palestra per lo sci. Ma perché allora non coinvolgere finanziariamente quelle stesse società impiantistiche delle quali questi potenziali clienti in erba sono qui, utenti?

Sul resto del Piano poco altro da dire. Soprattutto perché è un compito svolto bene. Da dieci e lode come da anni avviene in Trentino. Al netto del fatto che i concetti cardine qui espressi sanno assai poco di novità. Ultima nota da segnalare, la proliferazione di livelli decisionali istituzionalizzati che sostituiscono il politico nell’asse di comando. Un tempo avveniva in via diretta tra politica e società di sistema. Non servivano cose complicate per stare bene, nemmeno in amministrazione.

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L’insostenibile leggerezza dei numeri. Della Valdastico.

Da Michele Dallapiccola 7 Febbraio 2022

Prova a darli la Giunta provinciale, quei numeri.

Dovrebbero essere quelli dirompenti; quelli che da soli codificano il valore di una scelta.

Come fa il segno clinico per una diagnosi. Si dice patognomonico. Quando da solo basta a portare il medico a dire che è presente la tal malattia. Qui con questi numeri (sul dato di calo del traffico) si esce sulla stampa e si posta pure sui propri social.

Valdastico come la vuole la lega? 6500 veicoli in meno al giorno?

Ma se sono oltre 45 mila i veicoli rilevati all’entrata est della galleria dei “Crozi I” in direzione Trento?Invece, quelli rilevati alla stazione di Grigno sono meno di un terzo.

Ecco perchè uno slogan apparentemente efficace, fatto di una sola cifra, crolla sotto il dramma della sua superficialità.

La Valdastico è necessaria. Ma a servizio della Valsugana!

Rispetto ai reali bisogni dei distretti di Levico e Pergine, i numeri del miglioramento della proposta del Carroccio locale sono troppo bassi. Va infatti rilevato che la soluzione “fugatti” inviterebbe comunque il traffico pesante proveniente da Bassano a prendere la Valsugana. Innanzitutto perché questa, per legge deve rimanere gratuita.

E poi, con l’ipotesi di connessione a Rovereto sud, tutti i veicoli pesanti diretti al Brennero continuerebbero a salire per questa arteria. Oltre ad essere la via più breve, eviterebbe loro il pedaggio di un tratto di A22.

Una situazione insomma dove tutto il nord est continuerebbero a transitare qui. Fatto che invece non accadrebbe se si portasse avanti il progetto di bretella come pensata fino a pochi anni fa: Sperstrada gratuita da Piovene Rocchette con lo sbocco a Trento sud. 

Nel frattempo nel disegno leghista si allargherebbe anche la SS47. Così, con sessanta milioni di euro investiti in asfalto per i camion dal veneto anziché in sviluppo locale, la scorrevolezza per chi sale dal nord est italiano sarebbe garantita. Non sorprende se a fare questo ragionamento è un partito di sistema nazionale. Quello della lega italiana, trentina, veneta. Peccato che tutte queste manfrine ci porteranno alla fine della legislatura senza nulla di fatto. La lega alla Valsugana avrà fatto buttare via 5 anni. Un tempo in cui si poteva proseguire con l’ipotesi che finora era arrivata al maggior grado di concretezza.

Un danno come questo il collegio elettorale più salviniano del Trentino non se lo meritava.

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Le malghe trentine. Un tempo fonte di sostentamento estivo. Oggi fonte di finanziamento per l’azienda.

Da Michele Dallapiccola 6 Febbraio 2022

A patto che duri l’aiuto della Comunità Europea

Sta per completarsi il quadro della PAC soprattutto per quanto riguarda il primo pilastro. Cominciano a delinearsi anche alcune notizie tecniche.

La stampa specializzata nazionale continua a tenere aggiornati gli addetti al settore. A QUESTO LINK UN RECENTE ARTICOLO. Invece a livello trentino tutto è ancora particolarmente coperto. Delle trattative si sa poco e di come andranno a finire le cose per noi, non è ancora trapelato nulla.

Alcune non sono buone. Pare ad esempio che il premio base e il greening verranno conteggiati insieme perdendo a sempre a quanto pare, parte del loro valore.

Si potrà recuperare attraverso l’adesione al supplemento dato da uno dei cinque Ecoschemi. La buona notizia è che continuerà il meccanismo di convergenza. Partito nel 2014, è un sistema che permette al Trentino di recuperare il suo handicap storico di valore dei propri titoli rispetto a quelli nazionali.

Ci auguriamo che questo governo Provinciale abbia la forza di far sentire la propria voce nella trattativa romana. Sono accordi che vanno presi con gli altri Assessori all’agricoltura d’Italia. È necessaria forza d’animo e presenza costante e continua, tutte caratteristiche che il Trentino sembra aver collocato più nella realizzazione del concerto di Vasco Rossi che in questa importante fonte di finanziamento per il nostro sistema zootecnico.

Istituzioni millenarie come le nostre stazioni di alpeggio trovano nei finanziamenti della Comunità Europea la possibilità di continuare a vivere. Questa trattativa avviene una volta ogni sette anni e sarebbe davvero un peccato rendersi conto solo quando è troppo tardi che non è stata affrontata con la dovuta attenzione.

6 Febbraio 2022 0 Commenti
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A quando il Piano Lupo nazionale? Chi lo approva?

Da Michele Dallapiccola 5 Febbraio 2022

Mi permetto di raccontare come funziona. Ebbi anch’io infatti, l’opportunità di prendere parte a genesi e trattative di una delle tante versioni fino ad ora partorite.

L’ultimo documento che prevedeva un’ipotesi di abbattimento, l’Italia tentò di approvarla nel 2017. 

A que tempi, il lupo era già presente in Trentino da 5 anni eppure la situazione per gli allevatori si presentava già molto difficile. A QUESTO LINK POTETE LEGGERE UN’ANSA DEL PERIODO

In quella occasione, la proposta sul tavolo era quella di gestire la presenza del carnivoro esattamente come da anni già faceva il Trentino. Le attività di prevenzione e informazione sarebbero state integrate anche dalla possibilità di abbattere il 5% della popolazione censita.

Ovviamente non se ne fece nulla. A QUESTO LINK TROVATE COME ANDO’ A FINIRE. Dopo alcune sedute di discussione in sede romana, il piano venne bocciato. 

Perché tornare sull’argomento? 

Avverto parole di profonda demagogia e leggerezza nella Giunta provinciale quando riferisce di aver messo tutto nelle mani del Ministro Cingolani. Racconta che tutto dipende da lui ed ora sta attendendo risposta. Per carità, per lasciare traccia dell’impegno presto ci può stare. lo feci anch’io. QUI IL COMUNICATO DELL’EPOCA

Ma un “Piano lupo” che possa avere speranza di poter passare non può generarsi direttamente dentro al Gabinetto di un Ministro. Nessuno si prenderebbe mai la responsabilità unilaterale di assumere un provvedimento così controverso. Qualora accadesse, sarebbe una mossa davvero sorprendente.

Cosa deve succedere davvero, allora?

Un documento di questa portata, deve venire elaborato da ISPRA e Ministero competente. Va poi concordato con la Conferenza Politiche Agricole (quella degli Assessori all’Agricoltura e alle Foreste ) e con la Conferenza Stato Regioni (l’assemblea dei Presidenti di Regione e Province Autonome). Il tutto procede sotto la Regia del Ministro in persona. Nel frattempo, tutti questi soggetti sono sottoposti alla devastante gogna mediatica che solo l’Italia è capace di mettere in campo quando si parla di questi argomenti. 

Ecco perchè, Fugatti che va a Roma a parlare al Ministero portandosi l’assessora in videoconferenza, ad esser buoni nei giudizi, sembra un filino… superficiale. Appena un po’.

5 Febbraio 2022 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
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