Michele Dallapiccola
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LE PECORE DANNO FASTIDIO? PUO’ ESSERE, DICA LA PROVINCIA DOVE DEVONO PASSARE.

Da Michele Dallapiccola 20 Gennaio 2022

Un Sindaco preoccupato a mezzo stampa ha dichiarato la sua difficoltà a gestire il passaggio delle greggi attraverso il suo comune. 

Tra gli addetti ai lavori, a modo suo la notizia ha fatto scalpore. Qualche precisazione penso tuttavia sia giusto farla. 

Nonostante il grande affetto che io provo per questa professione e per chi la pratica devo innanzitutto spezzare una lancia in favore del primo cittadino. Nel muoversi con un gregge, sulla pubblica via, effettivamente la prudenza è d’uopo. E quando manca i risultati sono questi. 

Non va tuttavia dimenticato che la condizione nella quale si possono essere trovati questi allevatori transumanti appartiene a uno stato di cose sempre più diffuso. Il pascolo vagante da fastidio, le pecore puzzano, sporcano e soprattutto pascolano (anche) su terreni privati. Va precisato che questo avviene prevalentemente solo in una parte dell’anno. Il resto delle loro stagioni i pastori lo passano a gestire e a mantenere liberi dall’abbandono terreni marginali e soprattutto di alta quota. Pensateci, sono i terreni a disposizione del Trentino turistico. Tenuti puliti ed in ordine non trovate anche voi che a qualcuno fanno proprio comodo? 

Non per questo è giusto dire ai pastori che possono transitare ovunque. Ci sta. Ma d’altro canto dovrebbe essere compito della Provincia mettere i comuni nelle condizioni di indicare dove e come sia consentibile invece il passaggio dei pastori. 

Per questo con la collega Paola Demagri avevamo voluto depositare un apposito Disegno di Legge che la lega al governo del Trentino non ha ancora voluto prendere in mano. 

Eppure, la Provincia è quella che più ha in mano le leve economiche per convincere quel pastore distratto o maleducato a comportarsi bene. Per tutti gli altri, per la maggioranza di professionisti che si comportano bene ed onestamente, ma anche per tutti i sindaci amici dei pastori è giusto che la Provincia si attivi ed individui al più presto una soluzione mediata per tutti.

La Tecnica dello struzzo come si sta cercando di fare con la questione lupo, non basta più. 

A seguire la relazione illustrativa delle proposta di legge depositata.

DISEGNO DI LEGGE 103/XVI dd 4-giugno-2021: LEGGE PROVINCIALE SULLA DISCIPLINA E VALORIZZAZIONE DELLE VIE DELLA TRANSUMANZA E DEI SENTIERI ARMENTIZI. 

L’Unesco ha dichiarato la Transumanza Patrimonio dell’Umanità. Inoltre, è recente notizia quella di un patto tra Regioni Italiane per valorizzare ciò che probabilmente rappresenta l’aspetto più atavico e nobile dell’agricoltura. Anello di congiunzione tra le popolazioni di cacciatori raccoglitori del paleolitico e i successivi insediamenti agricoli produttivi. Dopo aver vissuto in tribù alla perenne ricerca di prede, l’uomo cacciatore nostro progenitore fu in principio pastore. Almeno 10 mila anni fa. Oggi in Trentino e più in generale nel Vecchio Continente questa pratica esprime la presenza di quell’arcaico lavoro attraverso un suo recupero da parte dei giovani. Nuove generazioni, antico sapere e respiro di libertà. Così raccontano i veri protagonisti quando riferiscono dei motivi che li hanno portati ad una professione a dir poco singolare. Riteniamo sia innanzitutto un dovere culturale tentare di agevolare questo recupero. Senza contare che vi sono ampi margini di espressione di questo prodotto anche a valenza turistica. 

Questo breve ma efficace disegno di legge si propone di stimolare Giunta provinciale ed opinione pubblica, a prenderne atto. A seguire una breve descrizione prosaica dell’articolato 

Articolo 1 La Provincia riconosce, sostiene e promuove la transumanza come patrimonio storico e culturale del Trentino 

Articolo 2 La Provincia, in collaborazione con gli enti locali e tutte le istituzioni che siano in grado di contribuire ad effettuare una ricognizione formale e codificate dei luoghi della transumanza 

Articolo 3 La Provincia individua e localizza formalmente questi luoghi. La funzione, che ha principalmente valore storico naturalistico, si estrinseca attraverso attività turistico ricreative. Non di meno è rivolta a che esercita la pastorizia, il pascolo vagante e l’allevamento in transumanza

Articolo 4 E’ prevista l’approvazione di un piano locale di valorizzazione dei sentieri armentizi denominato Vie della transumanza del Trentino. Il piano prevede le aree da destinare ad infrastrutture tecniche o a servizio della comunità. Non trascura gli interventi di riqualificazione e recupero ambientale. E’ prevista apposita segnaletica, promozione e tutela della cultura della transumanza A tali propositi vengono stabiliti appositi finanziamenti. 

Articolo 5 Rimane a Carico dei Comuni, come norma vigente prevede, la competenza in materia di igiene pubblica e polizia urbana La giunta provinciale assicura la corretta informazione ai comuni interessati al transito 

Articolo 6 Si propone l’abrogazione di un precedente tentativo di semplificazione in materia. Risultato all’atto pratico di difficile attuazione. 

Articolo 7 Per attuare le iniziative previste da questo disegno di legge si prevede uno stanziamento di 300mila€ all’anno per i prossimi tre anni.

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Ancora il lupo: il solito argomento che scotta.

Da Michele Dallapiccola 19 Gennaio 2022

Questo ancestrale carnivoro vive così come lo conosciamo da almeno un milione di anni.

Dalle Alpi però, scompare un secolo fa, sterminato per mano dell’uomo. Si salva in Europa, a macchia di leopardo. Dentro a piccoli nuclei comincia a riprodursi e a moltiplicarsi, protetto da leggi europee e nazionali come un umano, a partire dagli anni ‘70. Nel 2015 l’assemblea degli Assessori alle foreste d’Italia, tenta di far passare il “Piano lupo” nazionale. Viene bocciato. Eppure la ragione di prelievo sarebbe stata del solo 5%. Per dare un paragone, la Francia ai tempi ne stava prelevando il 10%. Ma questa è un’altra storia. 

A quel punto, persa ogni speranza nazionale, il Trentino si concentrò sugli strumenti che poteva permettergli l’Autonomia. Nel 2018 riuscimmo a far approvare una legge provinciale che in accordo con Governo nazionale ed Ispra avrebbe potuto permettere una strada trentina. Avrebbe. Perché quella legge oggi è ancora lì, inevasa. E chi allora da minoranza ne invocava l’adozione, oggi al governo del Trentino, col dovere di attuarla, la lascia esanime in un cassetto. 

Sappiamo che il passaggio che ne autorizzi un regolamento d’attuazione passa da un accordo con Ministero e Ispra. Ma sappiamo anche che sparare – anche solo a livello locale – sarebbe solo un blando palliativo. Al posto di ogni lupo ammazzato ne arriverebbe un altro. E questo perchè mai e poi mai si potrebbe pensare di sterminare il lupo come il tempo che fu. Non lo permetterebbe l’Europa che colpirebbe chi sgarra a suon di sanzioni milionarie. La cultura animalista e ambientalista in sede comunitaria, piaccia o no, è preponderante. E non si discute.  

Eppure ci sono attività che potrebbero mitigare l’impatto della presenza di questo carnivoro sulle popolazioni locali. Ma nel frattempo le uniche azioni che passa il convento/giunta provinciale sono le riunioni del Comitato Sicurezza. Con tanto di comunicati stampa che ci ricordano che la colpa è di Roma!

Per questo motivo i trentini non capiscono. Perché i trentini, o almeno quella parte di loro che ha votato lega, lo ha fatto per vederli governare e provare a risolvere i problemi. Mica per sentirsi raccontare di chi è la colpa se le cose vanno male. 

E questo è forse l’insuccesso dell’amministrazione leghista più eclatante. La presenza del lupo sembra proprio qualcosa di problematico perché lasciato a se stesso anziché gestito. 

Nel frattempo, aumentano i conflitti sociali e le divisioni tra chi vede il lupo come un elemento naturale e chi invece ne ha paura o peggio ancora ne deve subire la dannosa esperienza. 

Perché non si attiva una massiccia campagna di informazione e prevenzione? Perché non si aumentano i servizi di guardiania, i cartelli informativi, le riunioni sul territorio, i monitoraggi di questi animali? Fa paura, metterci la faccia forse?

 

Vanoi: 7 lupi, ripresi insieme. Una rarità.


Chiusi nel palazzo, trincerati dietro alle telecamere, assenti dalle riunioni pubbliche (col covid che ne fornisce un’ottima scusa) lasciano il caso a governare le cose. E queste, come insegna la fisica, lasciate a se stesse tendono all’entropia.

Foto di copertina: uno dei primi avvistamenti di lupo sul Calisio ormai 6 anni fa. 

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Concertone vs Agricoltura. La sfida impossibile tra il “panem et circenses” di oggi e la visione del Trentino di domani.

Da Michele Dallapiccola 18 Gennaio 2022

Nell’area di San Vincenzo di Mattarello prima dell’idea del concertone, non è vero che non c’era niente.

Almeno questo affermava un comunicato stampa della giunta provinciale di qualche giorno fa. Ma chiusa nel palazzo, probabilmente, non s’era accorta che invece c’era campagna. E tanta: 27 ettari, di ottimo terreno coltivabile. E dunque, considerando che in Trentino l’azienda agricola media ha un’estensione di 1,7 ha, significa che lì, se ne sarebbero potute insediare almeno 15 di nuove. Così, mentre c’è una parte di Trentino che omaggia l’agricoltura eroica che ruba terreno al bosco con le unghie, qui nella piana dell’Adige si fanno i concerti. Alla faccia di teoriche quindici nuove attività di impresa che avrebbero potuto dare lavoro ad altrettante famiglie e relativi dipendenti. 

Potenzialmente, un’azienda agricola è per sempre e per tutto il Trentino. Un concertone, no! Ed è questa la vera differenza tra sostenibilità ed effetti speciali. 

Ovviamente di queste forme di disaccordo politico, il bel concerto di Vasco Rossi non ha nessuna responsabilità. Anzi, sarà una bellissima opportunità per le persone che apprezzano questo straordinario artista. Sarà una grande emozione poter assistere qui a Trento. E sarà stato un bel successo per i manager dell’artista aver portato a casa un contratto simile. 

Ma il Trentino, i trentini, ne sentivano davvero il bisogno? Messi sul tavolo i milioni di € necessari per realizzare questo costoso evento, sarebbe stato qui che la maggioranza della popolazione li avrebbe voluti spendere?

Un investimento di questo tenore (qualche imprecisato milione di €, per ora) può avere significato se fa parte di un disegno complessivo. Chiedo dunque a questa maggioranza se è sua intenzione trasformare la Citta di Trento in una località famosa per i grandi concerti. Cioè dobbiamo considerare ufficialmente aperto il futuro al bel canto in Trentino?

Ammesso e non concesso che il concerto si possa tenere, non c’è dubbio che il ritorno economico ci sarà. Con quali sviluppi futuri? Ciò che vogliamo far osservare noi è che se fondi riservati al grande evento fossero stati canalizzati verso start-up agricole, probabilmente il ritorno ci sarebbe stato comunque. Diverso, minore, diluito nel tempo ma comunque importante. Sicuramente più consono alla zona e ai principi di sostenibilità. 

L’attività agricola di 15 nuove aziende, tanto per dirne una, avrebbe potuto rappresentare un investimento che fa la differenza tra la ricerca del colpo di scena a qualsiasi costo e il desiderio di programmare lo sviluppo di un territorio.

Probabilmente la Giunta provinciale, affamata di consenso, confonde i numeri delle prevendite dei biglietti con potenziali elettori alle prossime votazioni. Ma 120mila potenziali entusiasti spettatori possono essere considerati altrettanti potenziali elettori riconoscenti? Forse la lega ha pensato così. Sarà per questo che prendere in considerazione l’ipotesi di accontentare 15 nuove aziende agricole, la fa un po’ sorridere?

18 Gennaio 2022 0 Commenti
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Slittino in Panarotta. Qualcosa di più di una semplice attrazione.

Da Michele Dallapiccola 17 Gennaio 2022

Non è stata una discesa in slittino qualsiasi, quella mia di domenica in Panarotta.

Pensate, la stavo aspettando da vent’anni e qui mi permetto di raccontare perché. Nell’anno 2001, in qualità di Sindaco azionista di Società, venni contattato dal compianto Cav. Angeli, da sempre riconosciuto patron morale della stazione sciistica dell’Alpe di Pergine. Ancora una volta, come i miei predecessori, venivo chiamato a rifinanziare la locale società sciistica, cronicamente in perdita.

Accettai, in cambio dell’impegno ad un cambio di passo. La stazionicina avrebbe dovuto realizzare ulteriori attività per bambini e ragazzi, tra le quali una pista da slittino.

Ai tempi avevo avuto l’occasione di osservare che in Alto Adige era già presente una diffusa rete di piste a loro riservate. Avevo dunque maturato il sogno di vedere qualcosa di simile anche dalle nostre parti. Lo vedevo estremamente interessante, specie per una piccola stazione come quella nostra. Un sito attrezzato, adatto alle famiglie, in grado di affiancare allo sci il maggior numero di attività alternative sulla neve. Di tracciati del genere in Trentino non ce n’erano e non ce ne sarebbero stati ancora per molti anni. E ancora oggi nonostante le richieste, per contare le piste presenti, non servono le dita di un’intera mano.

Dovetti arrivare al 2017 per vedere quantomeno finanziato quel mio pensiero di gioventù. Lo feci da assessore provinciale dentro al tentativo di costruire un quadro di riassetto finanziario della Società. Avrebbe dovuto permetterle di proseguire serena coi lavori.

La diversificazione dell’offerta: una ricetta anticrisi.

Oggi, grazie alle amministrazioni comunali coinvolte, a quasi 5 anni dal suo finanziamento, la pista è finalmente attiva. Nel frattempo, l’attuale amministrazione provinciale, non ha potuto interrompere il percorso virtuoso avviato già da qualche anno. Risolti i cronici problemi di innevamento, anche in Alta Valsugana il potenziale bacino di utenza di 50mila persone, potrà contare fin da inizio stagione sull’apertura certa delle piste. Ma non solo: un luogo per famiglie dove passare in allegria e divertimento le domeniche d’inverno. Tra l’altro, va segnalato che il valore della località non si colloca soltanto nella parte infrastrutturata. 

Da qui si apre una vera e propria porta sulla catena del Lagorai. Escursioni sulla neve o nel verde, anche facili da fare, immersi in una natura meravigliosa accompagnati da panorami mozzafiato.

È proprio questo il valore per tutto il Trentino e per tutta la sua impresa turistica. Attraverso la sua natura e i suoi paesaggi, sa offrire enormi opportunità, specialmente a quegli operatori economici che le sanno cogliere.

17 Gennaio 2022 0 Commenti
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ALTRO GUAIO PER GLI ALLEVATORI: LA “DIRETTIVA NITRATI”. E STAVOLTA C’ENTRA LA PROVINCIA.

Da Michele Dallapiccola 15 Gennaio 2022

In questa scorsa settimana ha suscitato molto scalpore l’allarme lanciato dagli allevatori riguardo alle difficoltà del settore.

La loro denuncia pubblica si è focalizzata essenzialmente all’aumento dei costi delle materie prime. Purtroppo si tratta di misfatti che non dipendono direttamente dalla Provincia autonoma di Trento e sui quali eventualmente il governo provinciale e l’autonomia possono agire in maniera indiretta. Ci sarebbero tuttavia molte contromisure che si potrebbero mettere in atto per mantenere il prezzo del latte su livelli accettabili. E noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Sono molti infatti gli ulteriori suggerimenti rispetto alle poche cose che la Provincia ha dichiarato d’aver messo in campo a favore del settore. 

Ad esempio, viene parossisticamente citato che l’indennità compensativa è stata portata al 100% della sua copertura. La mossa vale un milione di €. Come se i problemi si potessero sistemare con queste piccole mance e con un così assente impegno. 

Su ben altro, specie nella commercializzazione e su ulteriori premi si potrebbe agire, almeno fino a giugno, fino a quando, per ora, pare verrà mantenuta la deroga al precedente de minimis. 

Un nuovo pericolo all’orizzonte della zootecnia.

Nessuno finora l’ha citata. Eppure è incredibile. La peggiore delle tegole che potrebbero arrivare ora sulla testa dei nostri allevatori la sta per lanciare proprio la Provincia stessa. Qualora non venisse affrontata senza il pragmatismo necessario, sarebbe una vera e propria rovina per le attività di allevamento. Stiamo parlando dell’adeguamento trentino delle regole dello spandimento dei reflui zootecnici alla direttiva nitrati europea. 

Non è difficile pensare che molti di noi almeno una volta nella vita non siano stati interessati da uno spiacevole episodio diretto o raccontato di mala gestione delle deiezioni da stalla. Questo può succedere perché disonesti o scorretti ce ne sono in ogni categoria.

Ma ciò non giustifica le penalizzazioni -gravi – per un’intera categoria. Riflettiamoci un attimo, proviamo a stabilire la dimensione del problema attraverso un confronto. 

 

La tecnologia sempre più avanzata di spandimento


Osserviamo un esempio. 

Vicino a noi abbiamo un territorio assai simile al nostro: l’Alto Adige. Non si può certo dire che la zootecnia, lassù, sia gestita male. O che il marketing sul latte sia portato avanti con la stessa forza di qui. Apposta cito, con un certa ammirazione, il caso Mila per i latticini tutti e le latterie di Vipiteno per lo Yogurt. Ebbene, lassù ci sono circa 120mila vacche, da noi, 45mila. Le loro vacche pascolano circa 120mila ettari, le nostre 90mila. A prato e a mais, i cugini a nord, coltivano 45mila ettari, noi circa 20mila. Avete inteso? li avete fatti due conti? 

Rispetto al Trentino, in Alto Adige c’è solo il 50% di superficie coltivata in più ma il territorio ospita tranquillamente il 300% di animali in più. E a questo punto vi chiedo, vi sembra inquinato il Sudtirolo? 

Questo semplice esempio dimostra che da noi più che di restrizioni ci sarebbe bisogno di espansione. Così forse i 20mila ettari coltivati a vite e mela potrebbero usare soltanto letame trentino. Invece oggi il paradosso di avere poche vacche comporta che importiamo letame dal Veneto quando peggio non costringiamo i nostri frutticoltori a comprare concime chimico per i nostri terreni coltivati. 

 

L’ottima soluzione degli impianti di biogas


E all’assessora alla zootecnia e a quell’assessore all’ambiente (che degli allevatori è stato dipendente una vita) una domanda va fatta: è forse questo il momento di attivare nuove restrizioni ed ulteriori divieti per le stalle? E a tutto il resto della Giunta, quella dei concertoni, gli allevatori dovrebbero ricordare ancora che di problemi ne hanno più che a sufficienza. Di nuove restrizioni ed orpelli amministrativi, rispetto a quelli che già presenti, non ce n’è davvero bisogno.

15 Gennaio 2022 0 Commenti
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La giunta provinciale rompa i propri indugi e permetta alla FEM di spiccare il volo!

Da Michele Dallapiccola 14 Gennaio 2022

Le considerazioni di qualche giorno fa, insieme alla collega Demagri, ci hanno portato ad interrogare la giunta sulle sue reali intenzioni di azione a supporto del prestigioso istituto.

Fondazione Edmund Mach: fermi a 150 milioni di € fa?

Quale Fondazione di ricerca della Provincia Autonoma di Trento unica nel suo genere in Italia, è riconosciuta a livello nazionale e internazionale per la qualità delle sue attività nell’ambito della ricerca, formazione secondaria superiore, di laurea e post laurea oltre che per la sperimentazione, consulenza e servizi per il comparto agricolo, agroalimentare e ambientale. Tra le attività annovera anche una azienda agricola sperimentale e produttiva di dimensioni significative per l’ordinarietà provinciale con 120 ettari coltivati, le cui produzioni viti enologiche sono un fiore all’occhiello dell’enologia provinciale.

Dal 2019, primo anno di insediamento e di governo a trazione leghista, dell’attuale maggioranza politica provinciale, presso la Fondazione è stata avviata una rivoluzione sia a livello dei vertici di governo nei ruoli di indirizzo e rappresentanza, Presidente e Consiglio di Amministrazione sia a livello amministrativo: Direttore Generale, Dirigenti, Responsabili di Dipartimento.

Si tratta di una rivoluzione che, a quanto pare, ha interessato i singoli nominativi. Sembra infatti non si sia verificata anche una conseguente sostanziale revisione dell’articolazione organizzativa della Fondazione, men che meno una nuova elaborazione e/o aggiornamento dei documenti programmatici e di strategia per la FEM.

Problemi di organizzazione

E’ di palese evidenza come oggi FEM versi ancora in piena provvisorietà, al limite della legittimità giuridica costitutiva del proprio Consiglio di Amministrazione, nominato a 5 componenti anziché a 8, totalmente privo di rappresentanti dei settori agricolo, zootecnico, agroalimentare e ambientale, locali, espressione statutaria delle associazioni di categoria e della cooperazione.

Consiglio di Amministrazione incompleto e Presidente in carica che governano una Fondazione, con in organico circa 700 unità di personale e un bilancio complessivo di circa 50 milioni di euro annui, di cui circa 40 milioni derivanti da trasferimenti, diretti e indiretti, della PAT, cercando di interpretare la mission, senza alcun documento programmatico aggiornato e/o neocostituito di riferimento.

Continue modifiche organizzative ai regolamenti di funzionamento della FEM, che oltre che limitare la trasparenza degli atti, spostano attività e connesse responsabilità dal Direttore Generale ai collaboratori con necessità di elevare quattro al rango di Dirigente (avviso pubblico di selezione in atto). Tanto da figurare una futura articolazione della Fondazione con sette Dirigenti e un Dirigente Generale a fronte dei tre Dirigenti e un Dirigente Generale presenti dal 2015 al 2019, con conseguente incremento significativo degli oneri per il personale.

Riduzione dei contenuti

Nell’ultimo triennio si sono solo susseguiti nel contesto istituzionale provinciale, nazionale ed europeo alcune piccole-grandi novità: Agenda 2030 e strategia di sviluppo sostenibile, nuovi indirizzi della politica agricola europea (Green Deal), PNRR etc. Tanto che in assenza di riferimenti non risulta un azzardo dire che siamo in una fase in cui la guida della FEM avviene con rotta a vista!

Se si consulta il sito Internet che per una Fondazione di Ricerca in particolare dovrebbe essere una vetrina delle referenze e attività in corso, in molte finestre risulta fermo al 2019. Cito quelle importanti e di frontiera come le attività di trasferimento tecnologico, valorizzazione della proprietà intellettuale, produzione scientifica, capacità di fundraising.

Assenti le pubblicazioni dei consueti rapporti di attività annuale degli ultimi tre anni, ad eccezione del Centro di Trasferimento tecnologico.

Dall’esame dei provvedimenti di competenza degli Organi di governo, reperibili sempre sul sito internet, si rileva che il Piano degli investimenti immobiliari da attuare attraverso la Patrimonio del Trentino procede molto a rilento. E’ pressoché fermo per le opere principali programmate e finanziate dal 2018, come la palazzina per la chimica; al palo anche l’ adeguamento strutturale ed energetico del complesso scolastico.

Attività di collaborazione con le altre realtà di ricerca locali FBK e UNITN, fortemente rallentate. Rapporti tra la Fondazione e l’Università di Trento per il Centro Agricoltura, Alimenti, Ambiente – C3A incagliati su aspetti tecnico-finanziari. Incarichi di rappresentanza della Fondazione nelle società partecipate assegnati a persone prive di rappresentanza legale per la stessa, con il risultato prossimo conseguente di ridurre la tempestività ed efficacia d’azione operativa.

La necessità di conoscere i perchè di queste considerazioni

Oggi quindi , dopo tre anni di “nuovo corso” con “nuovi fiduciari” nei ruoli chiave pare naturale, logico, ma oltremodo doveroso come Amministratori provinciali chieder conto dei primi risultati ottenuti. Da una disamina dei documenti consultabili nella sezione Amministrazione trasparente gli obiettivi raggiunti risultano in netta flessione a causa di una significativa contrazione delle attività in generale della Fondazione.

Dalla diminuzione dei contratti di service, di ricerca su bandi competitivi, di ricerca applicata, alla limitata capacità di reperire risorse finanziarie aggiuntive rispetto all’accordo di programma (finanziamento PAT), alle limite collaborazioni sinergiche con le altre realtà di ricerca locali, al lento completamento dei progetti di ricerca (es. Environment Food & Health – EFH ) e degli investimenti per la ricerca (infrastruttura di ricerca Fruitomics) con riduzioni importanti delle performance del comparto ricerca sia nel consuntivo 2020 che al 30 settembre 2021.

In funzione di queste premesse abbiamo formalmente interrogato la Giunta per sapere:

  • se è intenzione degli Organi di Governo della FEM sviluppare un documento di visione e programmatico, oltre alla generica carta di Rovereto, che individui le linee guida strategiche principali da perseguire con la mission per la Fondazione alla luce delle evoluzioni normative intercorse ed improntate allo sviluppo sostenibile delle Comunità e della attività agricola?
  • quante risorse ha introitato nell’ultimo triennio la FEM a seguito della valorizzazione, anche attraverso HIT, della proprietà intellettuale generata, portfolio brevetti (es. progetto Chardonnay +) ?
  • numero e valore dei progetti di ricerca su bandi competitivi nazionali, europei e internazionali che la FEM ha vinto nell’ultimo triennio?
  • l’andamento nell’ultimo quinquennio, in termini percentuali e valori assoluti, della capacità di autofinanziamento della Fondazione?
  • le intenzioni per il rinnovo delle convenzioni di consulenza agricola in scadenza al 31/12/2021 con il mondo agricolo locale: frutticolo, viticolo, zootecnico?
  • I tempi di esecuzione del piano di investimenti immobiliari da parte di Patrimonio del Trentino, concordato e approvato nel 2018? 
  • lo stato di aggiornamento della convenzione FEM/UniTN per il funzionamento del Centro Agricoltura, Alimenti, Ambiente?

L’interrogazione, che richiede risposta scritta, è firmata da Michele Dallapiccola e Paola Demagri.

14 Gennaio 2022 0 Commenti
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Difficoltà del settore allevamento da latte? Chi governa il Trentino non può certo dire che non era stato avvisato.

Da Michele Dallapiccola 13 Gennaio 2022

Il comparto della produzione latte ha da sempre sofferto grandi difficoltà.

Alti e bassi ai quali i poveri allevatori non potranno mai fare l’abitudine. E’ un settore dalla delicatezza cristallina questo, lo abbiamo ripetuto più e più volte. Strategico per il Trentino di domani, specialmente turistico.

Non per niente nella scorsa legislatura ci dedicammo con grandissimo impegno ai nostri allevatori con iniziative locali e nazionali che iniziarono già con la stesura della PAC di allora, programmazione per altro ancora in corso. 

Già nel 2015 iniziammo la trattativa per il premio “accoppiato latte” conclusasi poi l’anno successivo.

A QUESTO LINK L’ARTICOLO DI ALLORA.

Implementare le iniziative di marketing inventate di nuove.

Ecco allora che nel 2016 arriva “latte in festa”

QUI L’ARTICOLO DI APERTURA DEL TEMPO.

La manifestazione si presenta come un grandissimo successo al punto che nel 2017 chiede immediatamente di espandersi.

QUI L’EVOLUZIONE POSITIVA DELLA MANIFESTAZIONE NEL 2017.

Con il subentro del nuovo governo provinciale, l’interesse a sostenere il settore sembra raffreddarsi quasi fin da subito. Come gruppo di opposizione avvertimmo la gravità della situazione fin da subito. Attraverso i numerosi atti politici lanciammo molti suggerimenti. La strada per questo ora è più che tracciata, basta seguirla ed eventualmente espanderla.

Qui sotto un comunicato del 2019 che racconta come era già tutto previsto. Con la sintesi dei punti dove si potrebbe meglio intervenire.

QUI LE PRIME PROPOSTE DA FORZA DI MINORANZA.

Gli allevatori chiedono aiuto certo. Una piccola mancia, a questo punto però, servirà a togliere qualche lamentela dalla luce dei media ma non certo un’intera categoria da forti difficoltà strutturali. 

Alla fine del 2021 il settore è ancora nelle stesse condizioni. Gli atti politici da parte nostra si sono susseguiti ma le azioni a sostegno della zootecnia si sono purtroppo rarefatte. 

QUI IL RACCONTO DELLE DIFFICOLTA’ DELLA PROVINCIA ALLE PRESE CON LE MAGAGNE DEL SETTORE – PARTE 1°

E qui la successiva – PARTE 2°

Tanta la carne al fuoco, tante le parole spese, ci si augura sempre per qualcosa e per qualcuno.

13 Gennaio 2022 0 Commenti
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Al lavoro e alle imprese: con la prima ondata ristori, con la seconda rincari!

Da Michele Dallapiccola 12 Gennaio 2022

Tegole sempre più pesanti rischiano di cadere sulla testa delle imprese. Anche locali.

Questo inizio d’anno staglia all’orizzonte sempre più definita la prospettiva di un’annata economica dai toni piuttosto oscuri. Possono sembrare banalità queste mie ma un primo ascolto, è sempre più chiaro e nitido il grido di allarme delle associazioni di categoria. 

Ad esempio, oggi gli allevatori terranno una conferenza stampa che con ogni probabilità avrà lo scopo di rimarcare le loro difficoltà. 

Il peggioramento delle condizioni economiche generali deriva dall’aumento dei costi di energia e materie prime, è arcinoto. E’ un fatto che rischia di vanificare il tentativo di compensare i danni della pandemia avvenuto attraverso il meccanismo dei ristori e dei finanziamenti del PNRR. 

In realtà la cosa stupisce poco se letta alla luce di una riflessione più istintuale che fattuale. 

Tutta la capacità di reazione finanziaria dell’Europa e del nostro Stato, si è basata sugli iniziali 700 miliardi stanziati dalla Comunità europea sommati ad una minoritaria quota di ulteriore debito italiano. A questo si sono aggiunti anche i debiti provinciali che ha contratto e contrarrà la lega al governo del Trentino. 

Chi ripagherà tutti questi soldi presi in prestito? 

E’ senza dubbio la domanda che tutti noi ci siamo posti più e più volte. E la risposta è facile: tutti noi. Il solo dubbio che rimane è: quando e come?

Con tutta probabilità sarà il mercato stesso a regolarsi da solo. lo fa e lo ha sempre fatto in maniera reattiva e giustificabile mescolata a chi ne approfitta delle condizioni generali di contesto di crisi. 

Prendete il caso degli incentivi in campo edile e del contestuale aumento dei costi per le malcapitate imprese soprattutto a causa di quelli delle materie prime. Alla fine i vantaggi messi in campo dallo Stato sono finiti tutti lì. Ed ora che dire dell’aumento del costo dell’energia? Bollette salatissime che alla cieca, senza pietà, colpiscono privati ed imprese. Quei ristori, in qualche caso molto consistenti, hanno solo apparentemente aiutato le nostre aziende. Sono stati la mano che dà. Peccato che subito dopo sia arrivata la mano che prende, quella dei rincari.  

Con la tensione sui bilanci pubblici così elevata, sarà difficile pensare a nuovi pesanti interventi in campo compensativo. Allora, forse più che ad una stagione di appalti, (senz’altro utili), dì shopping immobiliare e di concerti (meno urgenti), andranno ripensati gli impegni da inserire nel prossimo assestamento di bilancio della PAT.

Sarà indispensabile pensare di ridurre la tassazione provinciale e comunale nel massimo grado possibile. E’ un’azione che porta meno visibilità politica rispetto ad una promessa di un’opera o di un concertone, ma di certo aiuterebbe la società in maniera più completa e trasversale.

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La Fondazione Mach e il CdA ancora incompleto.

Da Michele Dallapiccola 11 Gennaio 2022

E’ una tra le più quotate Istituzioni di Studio Agrario a livello nazionale. Criticata, invidiata, incompresa ma anche amata. La Fondazione ha davanti a sé un grande futuro, ma sembra quasi segnare il passo sotto le sue responsabilità.

Ma l‘assenza dei rappresentanti del mondo contadino dal consiglio di amministrazione, quanto incide in tutto questo? Può questa mancanza tenere sganciata la prestigiosa Fondazione dall’originario spirito che la contraddistinse fin dagli albori della sua origine? Non è passato inosservato che la nuova amministrazione provinciale ha ribaltato come un calzino la sua direzione. Purtroppo soltanto quella! E ciò è avvenuto a partire dal 2019, o se vogliamo 150 milioni di euro fa. 

150 milioni di euro! A dirla così fa proprio impressione vero? Eppure, tre esercizi finanziari messi insieme cubano questa cifra. Significa che sono questi i fondi spesi fino ad oggi.

Sono passati, insomma, più di 3 anni dall’insediamento del governo leghista, ma l’Amministrazione della FEM sta navigando ancora in modalità provvisoria.

Nel frattempo, notizie curiose arrivano anche dai media. Rumors di settore raccontano che le dimissioni di un bravo direttore di una grossa cooperativa agricola locale siano in qualche modo correlate a un suo eventuale intervento operativo in questa sede. A chiarire se, a quale titolo e con quale compito, sarà eventualmente l’amministrazione provinciale.  

Come andrà a finire?

Ora che la legislatura provinciale sta per terminare sembra difficile pensare a grandi colpi di scena. Il compito di nuove figure di vertice si presenta dunque assai ingrato prima ancora di essere mai partito. La responsabilità anche finanziaria è molto pesante. Alla fine del mandato i milioni investiti in ricerca, scuola, trasferimento tecnico, saranno stati 250. Sarebbe bello poter leggere in un’interfaccia digitale di facile consultazione quali saranno stati i principali risultati raggiunti. 

C’è stato un tempo in cui la conoscenza viaggiava essenzialmente offline. FEM conquistò il suo ruolo di preminenza nel panorama scientifico agricolo nazionale grazie ai suoi bravi ricercatori e all’intensa attività che comunque ancora continua, fuori dai riflettori dei media. Era il tempo delle pubblicazioni scientifiche su carta e su convegno.

Forse all’epoca dei social e della comunicazione digitale sarebbe bello rendere invece tutto molto più intellegibile ed accattivante anche per il grande pubblico.

In questi giorni, mi son preso la briga di consultare il sito della Fondazione, al di là delle news dell’attività ordinaria. Devo confessare che ho fatto fatica ad orientarmi dentro alle numerose informazioni contenute. Ovviamente penso che questo dipenda da un mio limite. Penso anche però di essere in buona compagnia. Per questo, voglio però segnalarlo. Ritengo che un ente così prestigioso, di così elevato valore culturale e dotato di una tale forza finanziaria, debba rendere disponibile tutto il suo sapere nella maniera più chiara possibile. Anche a quelli meno avvezzi a navigare nei meandri del mondo digitale quali sono le persone come me. 

11 Gennaio 2022 0 Commenti
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Sci a Bolbeno, Golf sul Garda? Bene! Finanziati usando due pesi e due misure? Meno bene.

Da Michele Dallapiccola 10 Gennaio 2022

Strana terra l’Alto Garda. Per anni ha dichiarato, quasi gridato, di sentirsi la gallina dalle uova d’oro del Trentino.

Che sia giusto o sbagliato saranno i numeri a dirlo. E con le cifre alla mano non servirà né gridare né discutere. A stabilirlo però non vuole essere questo scritto e men che meno la persona che lo sta stendendo. 

Di sicuro, per contrastare questo stato d’animo, di vero e inconfutabile c’è invece che nella scorsa legislatura, a seguito dell’istituzione della tassa soggiorno, decidemmo che questa sarebbe dovuta rimanere per l’intero importo, al territorio che l’avesse raccolta. Per la Busa, se non ricordo male, si parlava allora di una cifra intorno ai 3 milioni di euro all’anno. 

Da sempre mal digerita, questa tassa è stata parzialmente accettata solo grazie allo stretto utilizzo locale del suo gettito. Nessuno aveva chiesto cambiamenti di norma se non una ristretta cerchia dell’associazione di categoria più vicina a questa giunta provinciale. A cose fatte, l’ormai ex-APT, ha dovuto però “indorare” la pillola. Ha voluto presentare ai suoi soci l’aumento, imposto per legge, come una grande opportunità.

Addirittura, sempre a causa della stessa legge, ha dovuto chiedere un ulteriore sforzo economico straordinario ai suoi soci privati. In questo momento! Con tutta evidenza il Covid, alle amministrazioni coinvolte, non dimostra di aver colpito abbastanza.

Capisco che queste considerazioni, lasciano il tempo che trovano. Avverto però il bisogno di denunciare, qui, una profonda differenza di trattamento tra territori. Da anni l’Alto Garda sta pensando ad un proprio Campo da Golf. Considerare che sia il momento giusto per poterlo realizzare mi sembra buono. Potrebbe accogliere il periodo post Covid come una novità. Afflitta tuttavia da una curiosa modalità di finanziamento.  Pare infatti che oltre all’aiuto dei Comuni e dei privati, sia ammissibile qui un intervento anche del nuovo Ambito di promozione turistica Garda Dolomiti. Finanziato, badate bene, proprio dalla tassa di soggiorno e dai privati.

Ebbene cambiamo zona e vediamo un altro caso. Nelle Giudicarie, sull’ampliamento di un’infrastruttura pubblica, la Provincia ha deciso di operare interamente a proprio carico. Si consideri che l’opera in questione è indirettamente collegata ai maggiori comprensori sciistici della zona. Parliamo infatti del teorico vivaio dei futuri sciatori afferenti ai principali bacini sciistici di zona. Come avrete capito mi riferisco al MERAVIGLIOSO ESEMPIO di Bolbeno. Una realtà che va davvero presa come esempio per tutto il Trentino, sostenuta ed ammirata. E l’intervento che per questa si sta approntando è del tutto assolutamente legittimo.

Beffardo, che nei due casi la norma preveda due pesi e due misure.

A Bolbeno parliamo di una stazione sciistica di interesse minore e dunque la Provincia può intervenire in maniera integrale.

In Alto Garda invece, la riforma della legge sul turismo stabilisce che i privati debbano finanziare maggioritariamente gli ambiti. Oltre alle attività di sviluppo del prodotto turistico questi poi, possono partecipare alla realizzazione delle relative infrastrutture.

Se invece si fosse utilizzato lo stesso metro in entrambi i casi sarebbero successi alternativamente due fatti:

  • O sul Garda, la Provincia si sarebbe dovuta presentare coi milioni di euro. Invece, nel silenzio degli operatori e coi complimenti delle amministrazioni coinvolte, i privati sono stati chiamati ad arrangiarsi con l’eufemismo di definirla opportunità. 

  • oppure su Bolbeno. La Giunta Provinciale avrebbe dovuto offrire questa grande opportunità agli imprenditori dello sci della Rendena e della Val di Sole. I quali, coi milioni di euro alla mano, si sarebbero potuti finanziare l’opera. Del resto, la sua funzione è anche quella di “vivaio” per i futuri sciatori dei loro impianti.

Il parallelo che ho fatto è molto forte, lo so. So anche che le Giudicarie hanno bisogno e sapranno valorizzare al meglio l’impianto di Bolbeno e il Nuovo Campo da Golf sul Garda sarà sicuramente gettonatissimo. Potrebbero essere due impianti realizzati però con la logica dei due pesi e delle due misure su due opere comunque ugualmente strategiche.

Ecco, è questo che non trovo giusto.

10 Gennaio 2022 0 Commenti
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