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Raddoppio della SS47 Valsugana. Sembra uno scherzo.

Da Michele Dallapiccola 5 Marzo 2021

La modalità di raddoppio della SS47 tra Ospedaletto e Castel Ivano, secondo il progetto che porta avanti la lega trentina sembra uno scherzo da primo di aprile.

Invece piano piano, sotto la guida (per modo di dire) dei salviniani locali, la Provincia procede. Chi vi sta parlando non ha compiti di governo né provinciali né comunali. E’ bene precisarlo. Come ci tengo a dire che la decisione che prenderanno i Comuni interessati andrà accettata. E’ altrettanto vero però, che anch’io vivo in Valsugana e sento moltissime persone che la pensano come me. 

Nei Comuni, tutti d’accordo?

Per ora, dalle maggioranze delle amministrazioni comunali, dalle giunte e dai signori sindaci interessati, non sembrano levarsi – almeno pubblicamente – particolari apostrofi di criticità. E questo potrebbe bastare non fosse che queste persone hanno un’enorme responsabilità nei confronti delle proprie comunità e dei propri figli. E sono loro che prima o poi dovranno rispondere di quello che a mio modo di vedere (lo ripeto) è preannunciato come uno scempio progettuale. 

Il punto di intersezione ovest dei due realizzandi tratti stradali

Si chiedeva sicurezza. Ci si aspettava il raddoppio con guardrail centrale come c’è in ogni luogo del Trentino. Allora hanno studiato, studiato e poi studiato ancora. Flussi, costi, pericolosità, consumo del suolo. Finendo per dimostrare quello che volevano loro.

E hanno “partorito” il progetto presentato in questi giorni: due strade a doppio senso! Ma chi le hai mai viste da qualche parte? 

E la Valdastico? Che fine ha fatto?

E che dire della Valdastico? Un po’ di traffico lo avrebbe portato via, no? Invece, il cavallo di battaglia dei gazebisti per antonomasia pare abbia fatto una brutta fine. Per questa che assomiglia più ad una chimera che a ad un’arteria stradale si parla ora di una nuova idea. Intanto recentemente è arrivata una bruttissima sconfitta legale. Ora appare tanto lontana a venire quanto sconclusionata nella nuova visione del tracciato sponsorizzato da Fugatti.

Per il resto purtroppo chiacchiere, tante chiacchiere. Compreso il finanziamento anche di questa opera che per ora rimane solo sulla carta. 

Le mancanze della lega.

Di certo per ora, c’è solo che la lega, alla zona, ha tolto. Ha cancellato il finanziamento della bonifica di Villa Agnedo. E per asfaltare le buche della Statale, in Consiglio, i Consiglieri leghisti si son messi a farsi le interrogazioni tra loro. 

Una volta per la Gestione Strade, per i suoi bravi operatori e per la manutenzione ordinaria non occorreva che i fondi li chiedesse la politica. Avevano autonomia operativa e cuore per lavorare in coscienza. Oggi anche le normali buche invernali sono diventate palco politico per amministratori che diversamente non sanno cos’altro dire.

Peccato che a forza di parlare di asfalto si finisce per progettare di metterne anche dove non serve.

5 Marzo 2021 0 Commenti
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LE MALGHE TRENTINE AI NOSTRI ALLEVATORI

Da Michele Dallapiccola 4 Marzo 2021

Sono stati molti gli Enti Locali che in questi giorni hanno predisposto nuovi bandi di gara per l’assegnazione dei propri pascoli di malga. Ed è una vera soddisfazione constatare come queste Amministrazioni abbiano cercato di gestire un delicato momento. Un passaggio basilare per arrivare ad assegnare nel maggior grado possibile le malghe del Trentino ai nostri allevatori

Già dal 2015 la Provincia invitò i comuni a fare proprio, per l’assegnazione delle malghe, un nuovo disciplinare tecnico-economico per l’affitto delle malghe di proprietà pubblica. Lo fece dotandosi di un “BANDO-TIPO” attraverso una delibera che presentai alla Giunta Provinciale di allora (per i curiosi la n. 731 del 6 maggio 2015).

Alle Amministrazioni proprietarie vennero finalmente fornite indicazioni chiare riguardanti le modalità di affidamento degli alpeggi e delle strutture di malga. Con la raccomandazione, laddove gradito e percorribile di ricorrere preferenzialmente alla trattativa diretta.

Il provvedimento arrivò dopo un percorso condiviso che coinvolse il Consiglio delle Autonomie Locali, i sindacati agricoli e le strutture provinciali. 

La Giunta provinciale approvò lo schema-tipo di disciplinare tecnico-economico, la documentazione necessaria per la consegna e la riconsegna dei pascoli e relative infrastrutture, le linee guida per disciplinare le modalità di affidamento delle superfici a pascolo e delle relative strutture di malga, nonché i criteri relativi ai requisiti e agli elementi di valutazione dell’offerta. 

Ottime opportunità per la zootecnia trentina.

Già dal 2016 è dunque possibile per i comuni trentini, utilizzare questo nuovo disciplinare tecnico-economico. Come ogni prassi, specie se impegnativa, trovò nelle sue prime applicazioni  qualche sindaco poco attento a questo aspetto di filiera corta. Qualche bando finì per privilegiare esclusivamente aspetti economici permettendo l’assegnazione di alcuni pascoli estivi ad aziende non trentine.

Oggi, e per come si è visto in queste settimane, l’assegnazione secondo il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, si traduce in condizioni più favorevoli per i nostri allevatori. Per le malghe, infatti, accanto al criterio economico saranno richiesti anche requisiti di qualità, quali la disponibilità a lavorare il pascolo. Sarà molto importante anche l’esperienza vantata nella lavorazione dei formaggi tradizionali locali e la monticazione di bestiame autoctono. 

Un passaggio importante che ha cercato di “restituire” la gran parte delle malghe, agli allevatori trentini.

Scrivo questo affinché non cali l’attenzione su questo tema. Che gli amministratori ed amministrativi impegnati in queste selezioni, non calino l’attenzione per preservare un settore sempre più delicato

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SMALTIMENTO ANIMALI MORTI IN ZOOTECNIA.

Da Michele Dallapiccola 4 Marzo 2021

SMALTIMENTO ANIMALI MORTI IN ZOOTECNIA.

Michele Dallapiccola – 04 Marzo 2021

Tempi bui quelli che gli allevatori rischiano di incontrare nel corso della prossima PAC.

Nel frattempo la giunta cerca di destreggiarsi, tra generosità dichiarata e riduzione delle risorse realizzata.


Attenzione! Il video contiene immagini forti. Visione riservata agli addetti ai lavori

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CRISI TURISMO. NON E’ SEMPRE E SOLO COLPA DI ROMA

Da Michele Dallapiccola 1 Marzo 2021

Anche il Trentino, Autonomo, può dir la sua. Specie nei momenti di emergenza. Nel 2017 ad esempio, una gelata straordinaria gettò nella disperazione il comparto melicolo trenino e insieme a questo, i suoi lavoratori agricoli. 

La Giunta di allora, stanziò ingenti risorse straordinarie per il valore di alcuni milioni di euro. A QUESTO LINK LA RELAZIONE DI CHE COSA AVVENNE E COME AFFRONTAMMO IL CASO, ALLORA.

Oggi la situazione si ripresenta. I lavoratori stagionali e le imprese di contesto e contorno all’accoglienza turistica son in ginocchio. E la dimensione del fenomeno presenta purtroppo dimensioni ancora più devastanti. 

Della questione se ne starà sicuramente occupando la giunta provinciale. Il problema è che fino ad ora misure concrete non se ne sono viste e le comunicazioni fino a qui pervenute, si sono limitate a trasformarsi in un elenco di colpe del governo Romano.

Eppure gli indennizzi al settore produrrebbero riflessi a valere anche sul futuro. E’ così difficile per un bravo albergatore individuare altrettanto bravi. collaboratori. Vanno premiati aiutati e deve fare tutto il possibile per tenerli legati al luogo, all’azienda che li ha formati. Siano essi italiani che stranieri

Cosa si sta facendo in Provincia

È una battaglia che i sindacati hanno combattuto, fin qui inascoltati, già da subito. E’ una battaglia che non può e non deve avere colore politico. E’ una battaglia per la tutela delle persone che lavorano e vivono in Trentino; un fatto sociale, una certezza che la politica deve garantire. 

Tornando al parallelo del 2017 in agricoltura, i rapporti di allora vennero gestiti coinvolgendo le imprese private e l’Ente Bilaterale di settore. Anche oggi, per il comparto turistico, la partita potrebbe venir giocata come allora.

Si potrebbe pensare insomma a uno strumento che rinforzi la nostra autonomia creando di fatto quelle sinergie pubblico-privato che sono le più utili in questi casi.

Per questo, la Provincia potrebbe ripagare l’impegno degli operatori – per il loro impegno nel raccoglierla – a destinare quota parte dell’entrata della tassa di soggiorno quale contributo simbolico da mantenere anche in fase post Covid. Tanto per citare un paio di proposte quali spunti di riflessione strategica.

Son questi i motivi che ci hanno portato ad interrogare la giunta per sapere quali siano i provvedimenti a tal proposito in fieri, con particolare riferimento a quelli relativi alla protezione salariale dei lavoratori stagionali del turismo.

1 Marzo 2021 0 Commenti
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UN PO’ DI CHIAREZZA

Da Michele Dallapiccola 26 Febbraio 2021

Ugo Rossi non fa più parte del PATT. È una decisione presa in totale autonomia (e non poteva essere diversamente) quella di proseguire il suo percorso amministrativo fuori dal nostro partito.

Ma quanto fiato hanno sprecato oggi, soprattutto gli ex autonomisti? E a che scandalo hanno gridato quelli che fino ad ora non avevano avuto il coraggio di esternare la propria opinione? Un po’ ingenuamente scoprendo quei loro pensieri che fino ad ora non avevano avuto il coraggio di esternare? Non valgono nemmeno i numerosi postulati che sono comparsi nelle varie chat autonomist-oidi, figlie di una storia per varie ragioni già da tempo franata fuori dal partito. 

Il partito autonomista e il suo processo democratico sempre in corso

Invece il PATT dibatte in un percorso alla luce del sole, estremamente chiaro per tutti. Che poi, in seno al partito sia in atto un processo di ragionamento sul dove si collocheranno i paletti rispetto potenziali alleanze per le prossime provinciali, è cosa nota. Va ricordato, che fino ad oggi gli organi di partito hanno detto no a coalizioni che contemplino populismo, sovranismo e pericolosissime derive nazionaliste.

Il caso delle recenti elezioni comunali

Anche la recente tornata di elezioni comunali ha dato ampia indicazione su quale sia la compagine più confacente al nostro attuale modo di amministrare. E’ stato infatti uno solo il comune dove si è sostanziata una collaborazione con i rappresentanti locali della lega. Lì però, a ben vedere, la vicenda è nata proprio come proposta locale più che vera e propria alleanza ideologica. In quel comune infatti, nella stessa giunta governano persone ex PD, ex UPT, membri del Patt e della lega. Insomma una sorta di “governissimo” locale di nazional ispirazione. Il che è più che valido per progetti amministrativi comunali, ma resta tutto da verificare per una sua eventuale esportazione sul piano provinciale.

Ora, sono opportune alcune precisazioni

Ugo Rossi per me è uno stimato amico e sempre tale rimarrà. Il percorso politico che ha deciso di intraprendere è frutto di un suo ragionamento politico personale. Parte da un suo desiderio di affrontare e costruire una nuova esperienza politica. Pur su binari paralleli, sono convinto che potremo continuare a ragionare politicamente insieme. Da me non può che arrivargli il più alto augurio per una buona riuscita

Io non ho nessuna intenzione di lasciare quello che sento il mio partito.

Gli riserverò lealtà e collaborazione fin quando questo, avrà piacere di riceverla. Allorquando il PATT decidesse che questo rapporto deve cessare, in buon ordine io mi ritirerò e mi dedicherò nuovamente alla mia amata professione di medico veterinario. 

Non smetterò certo di combattere per tenere lontani i valori dell’autonomia dallo statalismo e nazionalismo rispettando la necessità che il dibattito democratico e trasparente avvenga nelle sezioni, in seno al parlamentino e dentro al prossimo congresso del PATT.

E’ a questi luoghi che va la mia lealtà. Alle persone che li compongono riserverò sempre la mia prima collaborazione.

26 Febbraio 2021 0 Commenti
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TURISMO: ANCORA CATTIVE NOTIZIE

Da Michele Dallapiccola 23 Febbraio 2021

Nel pieno della propria crisi, il settore del turismo non può investire tempo e risorse a riformare se stesso! Lo abbiamo detto molte volte in Consiglio, anche con atti formali rivolti alla giunta.

Riva, Ledro e Comano. Che confusione. E pensare che nell’idea originale il comparto si sarebbe voluto ancora più ampio!

La loro risposta è sempre stata quella di presentare la modifica di assetto delle APT come una grande opportunità. Lo sarà, ne siamo convinti anche noi, ma solo quando le acque della crisi saranno un pò più tranquille e sul settore tornerà il sereno.

Tanto per ricordare…

Oggi il comparto segna un rosso assai profondo. Reso ancora più amaro dal ricordo del quinquennio passato quando in Trentino gli arrivi turistici aumentarono da 5 a quasi 6 milioni di persone. Che arrivarono a pernottare in Trentino per 32 milioni di notti! Sembra una favola, vero?

Eppure, è il lascito più significativo di quello che da alcuni membri di questa maggioranza è stato più volte definito la peggior giunta col peggior assessorato al turismo della storia. Che di danni ne avrebbe combinati a sufficienza. In teoria. Ora invece, i danni ci sono davvero e a procurarli ci ha pensato il Covid.

I fattori della crisi. Non solo virosi.

Sul settore, il caos regna sovrano. La cosa più preoccupante è che i vaccini sono messi a disposizione a rilento e somministrati in preda ad una grandissima confusione.

Forse, trasmettendo maggiore preoccupazione, i comportamenti sociali sarebbero stati più attenti?

I dati, ormai è palese, sono stati curvati al limite delle possibilità per presentare una situazione che ha finito per dimostrarsi poco comprensibile. Anche se a dirlo erano dei gufi. Nonostante tutto, l’ineffabile giunta non demorde.

La crisi azzanna i lavoratori dal basso. Al punto da spingere i sindacati a chiedere al Presidente della Provincia il commissariamento degli assessorati al lavoro per intervenire velocemente. Anche il Patt ha segnalato specifiche fragilità nel settore che altrove in Italia sono già state prese in carico. A QUESTO LINK AD ESEMPIO UNA DELLE PIU’ RECENTI PROPOSTE PER LE PROFESSIONI DELLA NEVE

Gli annunci della politica dentro all’infodemia

Eppure, ancora una volta, l’aspetto che sembra più premere al caparbio esecutivo di oggi è quello degli annunci. Aver comunicato per ben 5 volte l’apertura degli impianti a fune, ha spinto il comparto a buttar via un sacco di soldi per effettuare approntamenti di piste che non sono serviti a nessuno. Ora, non paga, la giunta inizia a “stalkerare” i laghi ed il periodo pasquale.

Un pò più di prudenza non guasterebbe

Qualche proposta

Bene farebbe invece, a concentrarsi su misure di ristoro locali. Magari piccole ma più rapide da attivare se si utilizzano le prerogative dell’autonomia.

Velocizzare le vaccinazioni, e non illudere nessuno su eventuali aperture del commercio o date di termine della crisi.

Andrebbe piuttosto rassicurato il comparto sospendendo l’efficacia di provvedimenti che coinvolgano gli asset locali della promozione, come gli effetti di questa strampalata legge sul turismo.

Aumenta la tassa di soggiorno?

E anche se non c’era bisogno di cattive notizie  è forse bene ricordare a chi avesse voluto psicologicamente rimuoverlo che – ebbene sì – la tassa di soggiorno aumenterà. Appena si può aprire. 

Vien da chiederselo, eh? Sarà stato questo il cambiamento che si aspettavano i trentini che li hanno votati?

23 Febbraio 2021 0 Commenti
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L’acqua: un diritto per la società, una necessità per le imprese

Da Michele Dallapiccola 22 Febbraio 2021

Che l’acqua debba rimanere un bene comune non lo certifica soltanto il “forum italiano dei movimenti per l’acqua”. E’ un sentire comune, assai chiaro anche a una terra che valorizza l’acqua in modo trasversale e completo che pochi come il Trentino sanno fare.

Utilizzo civile, agricolo, da parte del settore secondario, idroelettrico senza dimenticare pesca e itticoltura: questi sono i principali utilizzi per i quali è sostanziale trovare un equilibrato punto di valorizzazione. Fatto che solo la politica può garantire. Lo sa l’Europa che cerca un ruolo di garante attraverso la norma sui Deflussi Minimi Vitali. Lo sa il sistema politico amministrativo trentino che per l’acqua legifera. 

Diga di Bissina in Val Daone

Anche l’agricoltura – suo malgrado – rispetta queste norme. Nonostante le mille difficoltà. Tra tutte, la peggiore è l’onerosità di dover realizzare impianti che privilegino il risparmio idrico e l’utilizzo responsabile della risorsa. Per questo le zone di montagna, al fine di poter coprire costi di produzione molto più elevati rispetto alla pianura, sono pesantemente sostenute da contributi pubblici.

Ogni tanto, un piccolo scossone, fa bene!

Cara acqua, benedetta acqua.

Per venire in aiuto al settore, nel recente passato si è utilizzata la legge speciale di sostegno all’agricoltura la numero 4 del 2003 ma soprattutto una misura del PSR la 4.3.3 che prevede adeguati margini di finanziamento. Che la fame d’acqua in campo agricolo sia un problema atavico è noto a tutti. Più in alcune valli rispetto ad altre. La fortunata espansione melicola della Val di Non ne è un chiaro esempio. Anche altrove ci sono importanti necessità dovute soprattutto a uno sviluppo in campo agricolo che non è avvenuto con gli stessi tempi: in Valsugana, ad esempio.

Uno scorcio della bella Val di Non

Il quadro delle provvidenze necessarie specie se rapportato alle necessità è drammatico. Una luce arriva da importanti interventi finanziari comunitari supplementari. Pare che si possa sperare che la nuova Politica Agricola Comunitaria ‘21-’28 non calerà rispetto al passato. Complici le risorse anticrisi che l’Europa ha stanziato anche per il settore primario. Non certo l’impegno del governo provinciale.

Ancor più interessante sarà per il Trentino l’opportunità di utilizzare una piccola parte di queste risorse grazie al cosiddetto “trascinamento”. Prima ancora che sia stato definito il quadro finanziario definitivo, si potranno dunque opzionare fondi futuri da utilizzarsi prima della reale partenza della nuova PAC ipotizzata nel 2023.

Sappiamo che – come unico sforzo (?) – la politica trentina sta modificando il regolamento. Lo fa per provare a spiegare dove sta il “cambiamento”, slogan a lor tanto caro. Di fatto riattiverà alcune misure dell’attuale PSR, piuttosto interessanti, ancorché leggermente modificate. In particolare quella relativa agli “investimenti in agricoltura” e al “premio insediamento giovani”.

Non abbiamo invece informazioni relative al fatto che la lega trentina abbia chiesto di anticipare risorse anche per la misura relativa agli investimenti in ambito irriguo.

Nel frattempo, al settore si propone di ragionare su progetti di sistema collocare soltanto in un futuro anteriore. Molto anteriore.

Tante promesse. Qualche speranza?

Insomma, vengono promosse opportunità di finanziamento future ascrivibili all’utilizzo dei Fondi stanziati per il Recovery Fund, fatto come ben sappiamo di difficile attuazione. Benché la giunta provinciale abbia promesso di finanziare una lenzuolata di progetti (come li ha definiti lo stimatissimo presidente di Confindustria dott Manzana) sappiamo in realtà l’unico a venir finanziato sarà l’interramento con raddoppio della ferrovia del Brennero. Ben venga questa manna per lo sviluppo il controllo del traffico e la riduzione dell’inquinamento. Di come sarà gestita invece la partita DMV, nulla è ancora dato sapere.

Speriamo che tutto questo fumo non serva a giustificare mancanze rispetto alle quali la lega trentina, della quale abbiamo parlato anche sopra, non sembra in grado almeno momentaneamente, di offrire risposte.

Nella foto di copertina il lago delle Piazze sull’utilizzo delle cui acque si è da poco riaccesa una mai spenta battaglia tra Cembra ed il Pinetano. Chissà come la gestirà la politica.

22 Febbraio 2021 0 Commenti
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La montagna in solitaria.

Da Michele Dallapiccola 21 Febbraio 2021

Sapete cosa vi dico? La montagna, senza le persone che la frequentano è tanto triste quanto affascinante. Il dramma dettato dalla pandemia ci ha imposto di vivere momenti che fino ad ora erano stati rappresentati soltanto nei film di fantascienza. E dell’horror.

Eppure i luoghi impervi delle nostre vallate, quelli che si raggiungono soltanto a piedi per intenderci, hanno mantenuto un loro grandissimo fascino. Anche se svuotati dai provvedimenti delle ordinanze sanitarie.

Ultimamente mi è capitato di inoltrarmi nel Lagorai vestito dal bianco candore dell’inverno. Vivere certi luoghi incantati e selvaggi come quelli lassù ci ricorda ancora una volta che esistono meravigliosi prodotti turistici anche invernali che possono benissimo coesistere in un territorio turistico specializzato e focalizzato per la propria stagione invernale sullo sci alpino. Che pure rimane la nostra fortuna e la nostra “industria”. Che ha salvato la montagna dallo spopolamento e dell’abbandono. 

Un altro turismo

Il Trentino è grande e ci offre la possibilità di presentarci con due volti a due pubblici completamente diversi. Nel primo caso, quello più infrastrutturato che piace tanto a chi adora la compagnia, il divertimento, la folla, la socialità. Poi c’è un pubblico più risicato – certo – ma potenzialmente interessante al quale piace il silenzio, la solitudine, il potere respirare un’aria che punge la gola fino a farti quasi tossire. Senza sentire nessuno intorno.

Cosa ci serve?

Per questo pubblico, non abbiamo ancora codificato, se non sporadicamente, modelli di valorizzazione del prodotto. Si dovrebbero cominciare a strutturare località di arroccamento alla base della montagna. Nei paesi dove è facile arrivare e poi lasciarci la macchina.

Per la catena del Lagorai, ad esempio, all’uopo andrebbero benissimo località come la Val dei Mocheni, il Pinetano, tutta la Valsugana, il Tesino ed il Vanoi. Non sono località particolarmente performanti dal punto di vista del Pil locale e delle opportunità di lavoro. Sono luoghi incantevoli però, dove si potrebbe proseguire nella valorizzazione del patrimonio immobiliare desueto. La proposta è di utilizzarlo sempre più come base da offrire a chi cerca questi luoghi, questi nuovi prodotti.

Quello digitale, a complemento, è un sistema formidabile di ricerca di teorici clienti. Filtra con minuzia chirurgica la platea di potenziali interessati su base praticamente planetaria. Non si può pensare ad una recettività di massa. I numeri non potrebbero essere che limitati ma ripeto, si insedierebbero in zone dove basta davvero poco a fare la differenza.

Ha ragione il movimento “Giù le mani dal Lagorai” ad esser preoccupato per l’eccessiva antropizzazione di questa zona. Fa bene a ricordarci il concetto di limite e di sostenibilità che devono essere le preoccupazioni anche di chi governa.

Niente di nuovo, insomma!

Esatto! Ciò del quale ho già parlato, in Trentino è già ampiamente presente. Pensando soltanto ad esempio alla bellissima rete delle “Vacanze in Baita” tanto per citare un’esempio virtuoso. Siamo tutt’altro che all’anno zero. Le considerazioni di cui sopra andrebbero lette piuttosto come uno stimolo a migliorare, a diventare un esempio virtuoso nel mercato turistico alpino.

L’aiuto del governo provinciale sarebbe decisivo. Invece, questa Giunta specie nel turismo invernale manifesta una visione piuttosto monocorde. Sembra guardare gran poco più in là delle cabinovie davanti a casa. Se avesse investito metà del tempo speso ad annunciare impraticabili aperture degli impianti, ad organizzare invece qualche formula di turismo alternativo forse, dico forse, qualche barlume di speranza in più, ancora aleggerebbe tra i pubblici esercenti.

Ma un’altra montagna è possibile! Non destinata a produrre grandi numeri ma a presentarsi come alternativa e complemento sicuramente si. Anche e specie in epoca Covid e ci auguriamo prima possibile, post Covid

21 Febbraio 2021 0 Commenti
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Calerà l’inverno sulla transumanza?

Da Michele Dallapiccola 20 Febbraio 2021

Dove vadano a finire quelle nuvole bianche che d’estate pascolano le nostre montagne ve lo sarete chiesto spesso anche voi. Quest’inverno più di altri. Come spesso in passato, in Trentino, quest’anno la neve ha coperto tutto per molte lunghissime settimane. Ma ai transumanti è importato poco. 

Da secoli, loro trascorrono l’inverno “in Italia”. Nel gergo, nella nostra parlata, è la traccia del fatto che per centinaia di anni si è partiti dal Tirolo per svernare in un altro… Stato! Ma al colore di questa nota culturale, sul futuro di questo lavoro, per i pastori si staglia il grigio di numerosi gravi grattacapi.

Le (tante) difficoltà del settore

Innanzitutto, ci sono Amministrazioni locali sempre più refrattarie al libero passaggio delle greggi. Vincoli, ordinanze (qualche volta illegittime) burocrazia e timori infondati, sono un vero e proprio percorso ad ostacoli per pecore steso tra il Trentino e il mare.

Nemmeno nell’assegnazione delle malghe, gli Enti locali tengono conto della scarsa remuneratività del lavoro. A fronte di spese sempre più alte per mantenere il gregge in movimento, la PAC, la politica europea dei Titoli, costituisce ormai pressoché l’unica fonte di entrata di queste particolarissime forme di impresa agricola. Per non parlare del consumo locale di carne ovina. Negli anni si è via via pressoché azzerato. L’unico mercato al quale rivolgersi oggi è rimasto quello del rispettabilissimo mondo islamico. E quanto fondamentale sia diventato questo sbocco commerciale, lo può certificare qualsiasi pastore. 

Tra le spese, anche la gestione dei grandi carnivori rimane praticamente a carico dei pastori. Pur finanziariamente aiutati, almeno in minima parte nei danni e nella prevenzione, devono infatti sobbarcarsi tutti i sempre più gravi oneri di guardiania. Il tutto, a fronte ad una popolazione di orsi ma soprattutto di lupi in forte, fortissima espansione.

Un pò di assistenza tecnica

Intanto l’attuale giunta procede la discussione della nuova PAC senza aver raccolto la benché minima indicazione specifica da parte dei rappresentanti del settore.

E’ un lavoro poco conosciuto e ancor meno capito, specie dalla politica.

Eppure, le occasioni di incontro con questo mondo ci sarebbero. Ad esempio la festa della transumanza a Pieve Tesino. La ideammo come prodotto turistico nato anche per valorizzare la specialità di una comunità alla quale la pastorizia nella storia ha dato tanto. In collaborazione con la Promozione turistica locale, si tiene ogni anno ormai da un lustro. Si sono discussi dei piccoli convegni e serviti conviti ai quali i leghisti hanno partecipato sempre molto assiduamente. Hanno conversato hanno ascoltato, hanno inveito contro chi governava protestato contro i grandi carnivori. Tra loro ho incrociato spesso anche i membri dell’attuale giunta e maggioranza. Ebbene fino ad ora non solo non è mai stato preso un provvedimento a favore ma nemmeno si è sentita spendere una parola a favore del settore. Rapporti UBA/ettaro e giornate di monticazione obbligatoria non possono non tenere conto della specificità del sistema di alpeggio delle greggi rispetto alle mandrie. Certo se tra loro c’è chi è convinto che in Trentino si tengano pecore per farci formaggio, abbiamo detto tutto.

La bellissima iniziativa della mostra autunnale, fermata per ora dalle Blue tongue

Sconsolato, a sto punto sono arrivato a pensare che gli ovicaprini per chi governa oggi in Provincia, siano solo un elemento di addobbo delle feste campestri.  E per la transumanza trentina, i prossimi inverni potrebbero tingersi di nuove e ben più grigie difficoltà che quelle causate semplicemente dal freddo.

20 Febbraio 2021 0 Commenti
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IN CHE MANI E’ FINITA L’AUTONOMIA?

Da Michele Dallapiccola 19 Febbraio 2021

Invero, durante questa prima metà mandato il governo Provinciale ha dovuto affrontare situazioni di crisi senza soluzione di continuo. Prima Vaia, poi i problemi di gestione dei grandi carnivori e ora la tragica crisi da Covid. Ma avrebbe avuto gli strumenti per gestire meglio questo tragico stato di cose?

E’ dal 1948 che la Provincia di Trento è dotata di un proprio Statuto di Autonomia. Da allora ogni governo che si è succeduto ha cercato di sviluppare, nel massimo grado possibile, le prerogative che questo prezioso codice gli permetteva. Senza scomodare risultati storici come l’approvazione del Pacchetto del 1972, ogni volta che lo Stato ha attribuito al Trentino ulteriori competenze ci siamo sentiti più responsabili ma soprattutto maggiormente in grado di garantire un futuro sereno alla nostra terra.

Cosa è successo all’Autonomia trentina?

Ci si sarebbe aspettato che a fronte di situazioni di crisi così eclatanti come quelle dello scorso biennio lo strumento dell’Autonomia sarebbe stato decisivo. 

Invece dall”abecedario” dei leghisti al governo del Trentino i termini “autonomia” ed “autogoverno” sembrano quasi scomparsi. Come fossero stati scritti con l’inchiostro simpatico. Invece, nei comunicati della giunta provinciale, sono una costante i richiami al Governo centrale, a Roma, allo Stato. Fugatti incontra Salvini, la Provincia aspetta Garavaglia. Attendiamo Roma per i ristori. Si annuncia l’apertura delle piste (la quinta da parte del “rendenero” rappresentare fino ad ora, credo) sempre che Roma lo permetta!

E che dire del governo nemico che ci impedisce di agire sulla gestione degli orsi e dei lupi. Ma ci rendiamo conto che abbiamo finito per farci governare dalla Bardot? Cioè i nerboruti leghisti, quelli che sotto ai gazebo invitavano a mangiarselo, l’orso, dopo averli rinchiusi perchè incapaci di gestirli (come non fanno nemmeno per lupi e cinghiali) si fanno umiliare da una pur rispettabilissima Fondazione francese? Cosa c’entra con l’Autonomia e col Governo del Trentino questa cosa?

E sui dati della pandemia? Come sarà andata davvero? Come mai ora, ci troviamo in una situazione così grave? Abbiamo sempre comunicato tutto correttamente?

Chi non ha seguito almeno con un po’ di perplessità qualcuno dei titoli dell’elenco di sopra?  Forse alcuni sono passati un pò in sordina ma contengono tutti una minima comune, madornale colpa.

Perchè abbiamo l’impressione di brancolare nel buio?

A mio modo di vedere, perchè c’è una pesante incapacità da parte di questa giunta provinciale di emanciparsi dal proprio ruolo partitico assumendo invece l’incarico di amministratori responsabili. Che valorizzino nel massimo grado possibile le prerogative che l’Autonomia ci offre. Da quando la lega ha abbandonato i gazebo per dedicarsi al governo della Provincia, il nostro Statuto non è mai stato così disatteso e soprattutto male utilizzato.

I registri della trattativa e degli accordi col Governo sembrano saltati. E i rapporti tenuti in ombra durante il periodo giallo-verde, tornano alla luce solo ora che qualche ministro della Lega ha potuto assumere incarichi di governo. E’ il sistema non regge. Il Trentino potrà riappropriarsi della propria autorevolezza di governo solo attraverso proposte amministrative serie indipendenti dalla corrente partitica che governa lo stato. Saranno difficili da attuare, tutte da concordare, ma se originali ed autonome, più credibili e dunque più ascoltate. 

Così non fosse, l’omologazione alle regioni a statuto ordinario sarà un passo assai semplice per uno qualsiasi dei prossimi governi nazionali. 

POST SCRIPTUM:

L’Alto Adige è tutelato da accordi di natura internazionale legati soprattutto alla questione etnica, a noi, che questo scudo manca tutto. Finiranno per rimanerci solo le competenze e il rischio di doverle coprire in toto finirebbe per esaurire il nostro bilancio ad esclusiva copertura delle spese correnti. Le politiche di sviluppo dipenderebbero interamente dallo Stato. A quel punto avremo buttato oltre 70 anni di lavoro dei Trentini letteralmente al vento. Quello del cambiamento.

19 Febbraio 2021 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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