Michele Dallapiccola
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LA PROVINCIA NON SA PIÙ CHE PESCI, OPS… ORSI PIGLIARE?

Da Michele Dallapiccola 27 Agosto 2020

Poche persone meglio di noi possono comprendere cosa stia provando l’esecutivo provinciale in queste ore. Vivemmo, altrettanto grosse difficoltà politiche, quando si verificarono i primi contatti cruenti dell’orso con l’uomo già a partire dal 2014

Se dunque a questa Giunta va tutta la nostra solidarietà umana non può parimenti aggiungersi il sostegno politico. 

A mio avviso sta cercando di gestire il problema dell’interazione dell’orso con l’uomo in maniera eccessivamente populista e poco scientifico/amministrativa. Nel frattempo, almeno in questo momento, sta completamente ignorando il problema lupo. 

Ma torniamo al problema orso dove si tamponano falle solo dopo che sono accaduti gli incidenti. Agli annunci tanto roboanti quanto complicati da realizzare, spesso ritrattati, si sostituisce la smentita quando non il dimenticatoio. Volete un esempio? Avete più sentito parlare di abbattimento per JJ4 o M49? Barattato per un non meglio precisato studio scientifico che – chissà quando – produrrà uno studio dal quale emergerà che in Trentino di orsi e di lupi ce ne staranno ancora parecchi? Il rischio è concreto.

Intanto, alcuni plantigradi incombono sui centri abitati. E se è un fatto che succede da sempre, non ritengo giusto dovercisi abituare. Per evitare tali disagi, le soluzioni devono risultare più ampie e complessive della semplice cattura e reclusione dell’incauto plantigrado di turno. Rimosso il quale, tra l’altro, per territorialità di specie si creerà immediatamente il posto per un suo sostituto.

Dunque? Piani di gestione concordati col Ministro, sviluppo ed evoluzione del PACOBACE:

  • sono questi i provvedimenti seri riguardo ai quali valutare la praticabilità in luogo delle catture random che riveleranno drammaticamente come l’ennesimo buco nell’acqua. Gli atti di un Presidente all’apparenza un pò disorientato, nutro il timore, saranno invece impugnati. E’ un fatto inevitabile perché ci sono molte più persone sensibili al benessere dell’orso di quelle che hanno paura di vederlo fuori da casa. Ne sa qualcosa chi amministra o ha amministrato trovandosi alle prese con persone dalle esigenze ed opinioni diametralmente opposte. Si è costantemente alla prese con questo eterno rebus.

La ricetta? Non è una sola. Ci si deve preparare e studiare anziché affidarsi al populismo o alle telecamere in luogo dei gazebo. Invece?

“Ci avevano detto che l’orso non attacca l’uomo”: dichiara la lega alla “Tivvù”. Peccato che non sia mai stata affermata una simile sciocchezza da nessuno, anzi. Erano gli stessi leghisti a canzonare il sottoscritto quando invitavo a fare rumore frequentando i boschi fino ad utilizzare dispositivi sonori proprio per non incorrere in pericolosi incroci. 

A non attaccare l’uomo, piuttosto è il lupo. Eppure si cerca di ottenere comunque il permesso di sparargli per ragioni di pubblica incolumità. Falso postulato, poiché da 150 anni a questa parte pare che il lupo non abbia mai aggredito uomo. E’ inutile insistere su questa strada. Se si vorrà ottenere qualcosa, si dovrà procedere con l’adozione di un piano lupo sulla scorta di quanto già proposto dall’ex Ministro Galletti, da noi votato in commissione politiche agricole nazionali e che potrebbe trovare base giuridica in Trentino nella nostra legge 9/’18.

Piccola parentesi sul lupo

Chiudiamo infine il discorso sull’orso, che pur in condizioni particolari l’uomo, lo attacca, eccome!

Si ha come l’impressione che il disegno sia quello di ammassarli in un recinto per obbligare il ministro a portarseli via. Ma siccome non si può pensare che sia possibile risolvere problemi così complicati a “colpi di clava” il disegno non funzionerà.

Ammesso e non concesso che la collezione di orsi in gabbia di Fugatti, divenga realtà!

Qualcuno impugnerà questo striminzito ottuso provvedimento. E il ministro pure colpevolmente assente, non si spenderà certo per aiutarci. Noi saremo ancora una volta lasciati sempre più soli a risolvere un problema con i governi nazionale e peggio provinciale che non sapranno davvero più che pesci…ops, che orsi pigliare.

PS: nella foto di copertina è ritratta DJ3, l’orsa reclusa da anni al Casteller. Dopo quella di M57, prossimamente potrebbe ricevere ancora molta, molta compagnia.

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GESTIONE ORSO: PIÙ IMPEGNO MAGGIORE TRASPARENZA.

Da Michele Dallapiccola 25 Agosto 2020

Alla gestione dell’orso a trazione leghista manca qualche pezzo. L’esperienza anche drammatica dello scorso mandato ci ha insegnato molto. Ma l’attuale esecutivo sembra ignorare gli strumenti e i suggerimenti che insistentemente mettiamo a loro disposizione.

Più prevenzione

Oltre che di M49, sono mesi sentiamo parlare anche di M57 e delle sue scorribande nei centri abitati della Paganella. Eppure al povero, malcapitato ragazzo, aggredito qualche sera fa proprio lassù, non erano state fornite informazioni dei rischi che stava correndo. Evidentemente, non era stato reso sufficientemente consapevole del pericolo di vagare di notte in silenzio.

Da mesi, non si contano nemmeno più, le foto sui social e sui media che ritraggono lo stesso orso sull’Altipiano della Paganella

Incontri mirati – per le forze dell’ordine – campagne informative e divulgative – per tutti – apposizione supplementare di cartelli, aumento della vigilanza forestale avrebbero certo aiutato. Invece, per prendere una decisione si è aspettato che succedesse un incidente.

Ci dispiace tantissimo per questa cara persona ed è davvero un grande sollievo apprendere delle sue dimissioni dal nosocomio.

Nel frattempo, prego il lettore di rivalutare il mio “senno di poi” alla luce delle nostre numerosissime pregresse interrogazioni e mozioni. 

Se dagli sbagli si impara, come è capitato a noi, chi governa ora, invece, sembra ignorare ogni stimolo e procede a vista. E dunque lanciamo un nuovo richiamo alla prevenzione, ancora una volta prima che accada qualche nuovo incidente.

Una nuova gestione

Ragioniamo di M49: se catturato sarà destinato al Casteller? Perchè se accadrà questo i posti alla “galera degli orsi” si esauriranno.

A quel punto la questione non potrà risolversi realizzando nuovi recinti dentro a parchi faunistici. E’ un modello che attinge alla “grandeur” imperialista anglosassone vecchio di secoli. Si finirebbe col mostrare ai nostri concittadini, ai turisti e con loro a tutto il mondo, il fallimento della gestione di una montagna dove vivono uomo ed animali.

Le belve feroci, le fiere perigliose, piegate dalla forza dell’uomo dentro al ferro delle sbarre! Può esser questo un futuro??? E pensare che in Val Rendena esiste l’idea amministrativa di procedere in tal senso!

Mentre Fugatti (a suo modesto avviso) parla di 30 orsi di troppo, costruiranno 30 gabbie?

Abominio etico ed iperbole politica a parte, una soluzione va intrapresa.

Tra queste specie l’equilibrio, responsabile, scientifico e politicamente coraggioso è uno solo: il controllo delle specie, che ne preservi un sacrosanto, riguardoso e ragionato sviluppo. Partendo – e fermandosi – ai soli esemplari particolarmente dannosi o pericolosi ai sensi dell’ufficialissimo PACOBACE.

Un pensiero di giudizio

La lega al governo del Trentino finora ha fatto poco o nulla in questo senso. Si è limitata a dare la colpa a Roma, ora che non può più darla a noi. Eppure, si era fatta eleggere per governare promettendo che avrebbe risolto ogni problema.

In una recente intervista anche il Presidente degli allevatori del Primiero, (Consigliere della Federazione Provinciale) sottolinea educatamente le colpe della lega trentina

Ricordiamo che la Provincia possiede attrezzi amministrativi fortissimi: l’Autonomia, il PACOBACE e la legge n.ro 9/’18. Che vengano attuate! 

Chi governa, ha l’obbligo di trattare col governo, esattamente come iniziammo a fare noi. 

Per quanto tempo ancora ai trentini basterà la solidarietà e sentirsi dire di chi è la colpa?

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SOLUZIONI AL POSTO DEL SILENZIO.

Da Michele Dallapiccola 22 Agosto 2020

“Grande vicinanza, massima attenzione”

Alla nausea i leghisti Provinciali ripetono questo slogan. Quando chiedi loro in modo diretto cosa hanno intenzione di fare rispetto ad un qualsiasi specifico problema.

Così è stato per la gestione dei Grandi Carnivori. Dai banchi dell’opposizione non parlarono mai di situazione complicata.

Oggi invece questo è l’incipit di ogni loro intervista.

Raccoglievano firme i leghisti di un tempo, manifestavano sul posto, senza mai proporre soluzioni se non semplicistiche o populiste.

Dai banchi di governo, proseguono il trend. Con qualche piccola differenza. Le conferenze stampa hanno preso il posto dei gazebo. E’ rimasto in piedi lo sport preferito: dare la colpa a qualcun altro, in questo caso Roma e relativo Ministro. Assenti nuove proposte, ridotta al minimo la presenza sui territori a fianco degli allevatori. Siamo sicuri a causa del COVID?

Ne ho vista poca di attività di campo in questi due anni, se non a distribuire bronzine alle mostre. Gli incontri pubblici poi, si sono tenuti solo grazie a qualche Comune ed in generale si è cercato di parlarne poco, il meno possibile.

Nemmeno ieri, sopra i 2000 metri nel Lagorai, dai pastori ormai obbligati “custodi” di lupi anziché delle proprie pecore, ho appreso che non si è presentato nessuno. Nemmeno stavolta.

Eppure i pastori avrebbero molto da raccontare, specie a chi amministra. Sono imprenditori veri la cui professionalità e preparazione non chiede di sparare. Ma di vivere in pace.

Chi ha voluto il lupo se lo custodisca, dicono. Chi ha il compito di preservarne la diffusione lo tenga lontano dalle persone. A questo punto si ribalterebbe la prospettiva. La Provincia, con proprio personale, propria attrezzatura propri cani, assisterebbe alla gestione di mandrie e greggi.

Con disponibilità anche estemporanee, stagionali, si potrebbero attivare servizi di guardiania. Anche perchè, sembra che ora l’atteggiamento del lupo, stia cambiando.

E’ una cosa nuova, la preoccupazione di questi giorni e si sta facendo pesantemente consistente.

Perchè i lupi, affamati, hanno cambiato strategia. Attaccano di giorno, anche con i pastori in mezzo al gregge.

Sarà pur vero che non c’è pericolo, scrivono gli esperti e lo certifica la letteratura. A viverla sulla propria pelle sembra però solo una questione di tempo.

Ed è una persona forte, a tratti possente il mio amico, ma ve lo garantisco; mentre me lo racconta gli si rizzano i peli delle braccia e gli occhi gli diventano lucidi.

Intanto si fa sera.

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I PROBLEMI NON VANNO IN VACANZA

Da Michele Dallapiccola 17 Agosto 2020

Da ragazzi abbiamo imparato la lezione. I compiti d’estate lì dovevi fare subito perché se aspettavi troppo, alla fine toccava fare tutto insieme. E di solito veniva male.

Così vale anche per le noie in politica: dalle più piccole alle più grosse. Nelle immagini che seguiranno sotto, parleremo di due significativi scivoloni, non ancora finiti male solo perchè ancora tristemente in fieri!

La foto è incredibile! Sembra canzonare gli agricoltori questa drosophila che si abbevera sul bordo del bocchettone di un atomizzatore. In quel momento si sta utilizzando il Decis, un farmaco che servirebbe (?) per combatterla.

Benché in FEM sia finalmente partita la sperimentazione per la Ganapsis, non si può non evidenziare tutto il tempo perso. Abbiamo inseguito per anni la deroga al Decreto 357 che ci permettesse di importare il suo parassitoide. Grazie ad un nostro duro, lungo lavoro politico, da qualche tempo abbiamo ottenuto l’autorizzazione. Peccato che finora sia stata utilizzata innanzitutto per il Trissolcus della Cimice.

Questa è una manza sul Lagorai. O meglio, era una bella manza, sbranata da M49. 

Se la fuga dell’astuto plantigrado può esser considerata una tragica fatalità, non lo sono i danni che provoca. Si tratta di un animale seguito a vista, con mezzi tecnologici, dannoso per antonomasia.

Per questo il territorio va e può esser reso edotto ed informato palmo a palmo della sua presenza.

Almeno fin quando la politica non avrà la bontà di rivelarci cosa ha intenzione di fare. Finora si è dedicata a dare la colpa a Roma. Ci è riuscita bene. Meno bene a comunicare quali idee avesse portato al tavolo delle trattative col Ministro. Che del resto, ha messo nel sacco i nostri incerti rappresentanti politici, proponendo una commissione che stabilisca scientificamente il numero massimo di orsi (e speriamo lupi) presenti sul territorio.

Non so quando questa commissione si formerà, men che meno quando terminerà. Però, sono convinto che il numero tollerabile di carnivori sentenziato sarà superiore – e di molto – a quelli attualmente presenti sul nostro territorio. E a quel punto, cosa faremo?

Non sarebbe stato meglio proporre un piano di gestione su modello di quello in avanzato stato di approvazione concordato con il precedente Ministro Galletti?

Non andavano in vacanza i leghisti quando, dall’opposizione giocavano facile a farsi selfie e a raccoglier firme sotto ai gazebo.

Invece ora in queste settimane ferragostane, sotto le serre dei piccoli frutti o in alta montagna vicino agli allevatori che scappano dai carnivori, mi raccontano, non si è visto nessuno di loro.

Nel frattempo, i compiti cominciati tardi e male, vanno avanti a rilento.

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NEL LAGORAI, LA MONTAGNA DEI LUPI

Da Michele Dallapiccola 15 Agosto 2020

Solo chi in montagna ci vive davvero può raccontare cosa significhi dover cambiare la propria vita a causa del lupo. Anche sul Lagorai i pastori stanno vivendo un momento difficile.

Cambiano le condizioni di vita, cambia il modo di seguire il bestiame. E cosi da serena, quale è stata negli ultimi due secoli la vita in montagna, ora i pastori si trovano a dove fare i conti con terribili orpelli lavorativi.

Con poche foto, il quadro appare subito chiaro, anche a chi non abbia esperienza del settore:

Recinti, alti, pesanti e portati in quota con gli asini…
…cani da pastore e da guardiania…
…e lo sfinimento di dover stare sempre in mezzo al gregge.
E purtroppo non basta. La pecora vecchia, la prima che si incammina, la più esperta. Non procede come al solito, sembra quasi avere paura. Lei sa perchè. Ricorda cosa ha visto il giorno prima, una cosa che la sua padrona è riuscita a filmare.
video di Federica Stroppa

Di fronte a questo stato di cose, c’è chi impreca, chi minaccia, chi grida, chi non capisce. 

Da uno di loro io però ho potuto ascoltare anche un “signor” ragionamento, una considerazione nuova fatta di cuore e di buon senso. Un pensiero giusto, nei confronti di tutti gli animali.

“Non sta a me dire se il lupo serve o meno. Se hanno fatto delle leggi per proteggerlo e permetterne la diffusione, un motivo ci sarà ed io non voglio contraddire nessuno. Ciò che dico è che non può essere mio compito custodirlo. In altre parole, chi lo ha voluto ci deve anche badare.”

Cit. Un pastore transumante.

Un progetto di modifica dell’ecosistema non può partire monco. Come è stato per l’orso, dove non si è stabilito un numero massimo ma solo di gestione di un sistema in crescita, così ora è per il lupo. La politica non può stabilire “che lupo sia!” e che a gestirlo ci pensino poi i contadini.

Questo pensiero io lo condivido.

Per anni ho ritenuto che le opere di protezione potessero aiutare o almeno mitigare il disagio. Temo però che i contadini da soli non ce la possano fare. Credo che l’ente pubblico debba essere davvero al loro fianco. Non bastano selfie col ministro, gazebo e attestazioni di solidarietà da salotto o da palco&microfono .

MALGHESI e PASTORI esasperati, opinione pubblica naturalista che non comprende; POLITICA che cammina “sulle uova” e incolpa Roma della propria INERZIA.

Costruire un PIANO provinciale di GESTIONE è fondamentale. Ci vorrà tanto tempo e dunque su alcuni livelli, è il caso di agire ora. MOLTE le COSE che SI POTREBBERO FARE per venire incontro ai disagio degli allevatori. Se si vuol costruire un equilibrio socio-ambientale.

I grandi carnivori vanno tutelati in onore della biodiversità e della qualità ambientale. Parimenti, va tutelata la zootecnia, specie di montagna. E quest’attività di protezione non può essere abdicata dall’ente pubblico, né i contadini in azione sussidiaria, vi si possono sostituire. Di cose da fare ne hanno già fin troppe. 

Si implementi la sorveglianza,

si coinvolga personale volontario ausiliario stagionale,

si sperimentino nuovi sistemi tecnologici, collari GPS, sorveglianza radio, satellitare, trasponder,

si sviluppino nuove formule di sorveglianza a difesa delle produzioni.

Ma si inventi qualcosa di nuovo e mai pensato prima. E si riprendano le sperimentazioni interrotte due anni fa.

Investire, investire, investire! Per quanto costoso, mai avrà il valore della biodiversità che la presenza dei grandi carnivori certifica. 

Lo garantisce una montagna coltivata, vissuta ed abitata dai nostri amici contadini.

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IN MONTAGNA: VITA MERAVIGLIOSA PER GLI ANIMALI

Da Michele Dallapiccola 14 Agosto 2020

Luoghi stupendi, animali felici e tanta gioia per il cuore e per l’animo di chi li visita.

Oggi non parlerò volutamente degli aspetti relativi alla coesistenza della zootecnia di montagna con i grandi carnivori. Su questo aspetto tornerò in un prossimo post. Vorrei piuttosto riflettere relativamente alla loro convivenza con l’uomo.

Abbiamo ripetuto più volte che la malga non è uno zoo.

E tuttavia, è il luogo più schietto e genuino dove poter incontrare gli animali.

L’approccio giusto: si parte da dietro il recinto.

Quando andiamo in una qualsiasi malga, dobbiamo ricordarci che stiamo entrando in casa altrui. Dunque dobbiamo rispettare le indicazioni che danno i proprietari e i gestori prestando attenzione soprattutto ai cani da guardiania

Attenzione anche alle mamme! Le vacche col vitello piccolo appresso, possono caricare ma anche le pecore seppur raramente, pur di salvare il proprio agnello possono assumere comportamenti imprevedibili. I cavalli e gli asini possono calciare e mordere. Anche i maiali hanno denti aguzzi. Per non incorrere in spiacevoli incidenti un minimo comune denominatore che ripeto: chiedere al gestore.

Al netto di queste importanti raccomandazioni, tutto il resto è godimento!

Questa condizione si sposa meravigliosamente bene con l’incontaminato Lagorai. 

Affascina osservare questo spettacolo vivente, non trovate? Potrebbe benissimo diventare un nuovo prodotto turistico specie se opportunamente spiegato, ragionato e regimato.

Peccato che la politica di indirizzo locale appaia particolarmente legata a pochi modelli di sviluppo. Eppure, per fare nuovo turismo non sono necessari solo investimenti infrastrutturali pesanti.

Fondamentali, ci mancherebbe, ma un’ottima integrazione tra l’agricoltura e turismo potrebbe promuovere l’atavica curiosità dell’uomo verso il mondo animale. E colmare, perché no, qualche imbarazzante gap nozionistico.

Estremamente interessante osservare il comportamento degli animali. Nel gregge ad esempio, preso spesso come esempio negativo sociale, c’è molto ordine e rispetto. Se il sentiero è stretto, nessuna spinge. Si attende il proprio turno, con calma.
Questo è il risultato. Centinaia di pecore, una in fila all’altra senza accalcarsi salgono con calma verso i verdi pascoli delle cime. Significativo, vero?

Quanti bambini che vengono a visitare le nostre malghe, conoscono la differenza tra una capra e una pecora? Da dove viene il latte? E la carne? E il formaggio?

Quante meravigliose opportunità inesplorate dalla relazione col nostro territorio.

Noi, avevamo avviato questo percorso ma la sensazione che viviamo ora è che questo stimolo, la politica lo abbia interrotto. Forse, anche perché, è necessario possedere pregresse sensibilità, verso questo mondo. 

Probabilmente questo accade perchè sono sensazioni difficilmente comprensibili o trasferibili, se non già vissute. Forse è per questo che non sono promosse nella misurata e giusta maniera.

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HO TROVATO L’ORSO.

Da Michele Dallapiccola 9 Agosto 2020
Una sua ennesima malefatta e l’ispezione di un caso pratico di gestione di mandrie in alta quota in presenza di orso, mi hanno spinto a realizzare questo piccolo reportage sotto forma di foto-racconto.
Vi troverete le motivazioni che ci spingono a criticare la lega. Le loro carenze anche nel campo della gestione dei grandi carnivori sono sempre più manifeste.

UNA PICCOLA AVVENTURA PER ENTRARE AL CUORE DEL PROBLEMA

Veniamo ai fatti: qualche sera fa, in Val Genova è avvenuta una predazione su un asino da parte di un orso.

 Tutto normale, diranno molti di voi. Quella è proprio la valle degli orsi in Trentino e, ad esser vergognosi, devono essere quegli allevatori che non hanno custodito a sufficienza lo sfortunato equide!

Potreste avere ragione. 

Non fosse che è il caso di capire e di vedere dove lavorano questi famigerati custodi degli animali in montagna. Non han chiesto loro la compagnia dei Grandi Carnivori e se il sistema pubblico li ha protetti e voluti è giusto che si assuma anche gli oneri di custodia delle produzioni zootecniche.

Ma perchè, non è già così? 

Non proprio, siamo andati in questo posto dove un imprenditore privato, molto serenamente per altro, si è sostituito ad alcune carenze del pubblico.

Io aggiungo: ingiustamente.

La critica che muoviamo al sistema è che gli strumenti di protezione da danni da orso e da lupo, non sono a disposizione degli zootecnici ad libitum. Talvolta ci sono liste d’attesa per recinti mobili e per i ripari. Per quelli permanenti, più garantisti per le mandrie e le greggi, non c’è un pesante programma di realizzazione. Almeno non nel prossimo futuro. Anche i ripari elitrasportabili in quota sono in numero inferiore alle domande. Si ricorre all’affitto, si recuperano box-office dai cantieri edili ma si rifiuta l’idea che sarebbe arrivato il momento di realizzarne in materiale ligneo.

L’esempio di come potrebbe essere un riparo permanente in legno

Eppure è passata Vaia e la lega ha promesso chissà quali utilizzi. Anche con ordini del giorno di una sprovveduta consigliera leghista che in aula inneggia all’utilizzo del legname per costruire altoparlanti per smartphone. Intanto, in quota, a chi riceve l’assegnazione, la Provincia porta il poliuretano. Insomma, come state leggendo c’è molto materiale sul quale riflettere. 

VENIAMO AL MIO PICCOLO VIAGGIO

PARTENZA, CON SORPRESA!

 La giornata parte fortunata perché poco dopo le cascate del Nardis un orso dalla taglia apparentemente giovane, ci sta aspettando sul ciglio della strada. Rallentiamo la macchina, per non spaventarlo, aspettando che si sposti.

Potrebbe pesare circa 80-100 kg, ed è già stato precedentemente catturato poiché reca un auricolare rosso. Si sposta di pochi metri tra i cespugli, e attende il nostro passaggio.

Al riparo nella nostra vettura abbassiamo i finestrini e lo fotografiamo mentre ansimante si sposta di pochi metri nella boscaglia per riprendere fiato. Evidentemente lo ha appena perso dopo una qualche corsa dietro chissà cosa.

La gioia dell’incontro si mescola subito al cruccio, al pensiero che potrebbe benissimo essere questo l’esemplare responsabile delle malefatte della sera precedente.

UN BREVE VIDEO DEL SORPRENDENTE INCONTRO

SALITA, CHE FATICA!

Terminate le foto di rito guadagnamo il parcheggio per la vettura e lasciamo il fondovalle. A piedi dopo un paio d’ore di ripida salita e di un’energica sudata raggiungiamo il limite della vegetazione.

Qui, è facile capire cosa significhi gestire la montagna ad alta quota con bestiame non da latte, utilizzando piuttosto equidi, giovani bovini ed ovini.

E’ in questi luoghi che si respira la difficoltà della protezione del bestiame e si impara quanto siano estremamente necessari molto più che utili, i presidi da difesa.

Una piccola sosta per verificare lo stato di salute

COME SI GESTISCE UN PASCOLO D’ALTA QUOTA?

Con la presenza costante e professionale di un pastore. E con qualche presidio di protezione specifico per la difesa da grandi carnivori, tanto imprescindibile quanto necessario. Tanto che qualche azienda agricola non ha potuto attendere i tempi della politica e ha dovuto attrezzarsi in proprio. Eppure, di recinti, cani e contributi per la remunerazione dei pastori dovrebbero aver diritto proprio tutti.

Ogni Malga che ne faccia richiesta dovrebbe avere il diritto di ricevere recinzioni e riparo per il pastore adeguati.

I recinti servono anche per gestire al meglio il pascolo. Un po di erba alla volta, si pascola meglio tutto.

L’uso dei recinti elettrici, opportunamente elettrificati assieme all’aiuto dato dai cani sono importanti che rimane fondamentale è la presenza del pastore. Oltre ad adeguata contribuzione per la loro retribuzione, a queste persone andrebbe data la dignità di un riparo.

RIPARI IN QUOTA

In molti luoghi le strutture storiche si sono deteriorate o non ci son mai state. La qualità di vita dei pastori di qualche secolo fa era piuttosto scadente e spesso venivano lasciati dormire sotto ai sassi

Un box. In questo caso di proprietà privata.

Come abbiamo anticipato, la Provincia, possiede ripari elitrasportabili in quota.

In questo caso il malgaro ha dovuto arrangiarsi provvedendo in proprio all’acquisto e al trasporto in quota di questo riparo.

Come potete constatare la qualità edilizia lascia a desiderare. Se ne potrebbe disquisire ma questa persona si trova nel pieno diritto di ignorare la cosa visto che anche la stessa Provincia distribuisce box uguali identici a questo.

Sono strutture che vanno ancorate saldamente a terra con cavi di acciaio perché le intemperie li potrebbero sfondare o far volare lontano.

E pensare che Vaia ci ha offerto la possibilità di poterne realizzare di tradizionali in legno di eccezionale aspetto urbanistico paesaggistico. Potrebbero essere fissati permanentemente al suolo. Nelle stagioni diverse dall’estate, potrebbero diventare dei bivacchi per alimentare il trekking e il turismo d’alta montagna. Le “vie dell’orso” potrebbe essere il suo nome. Si tratta di un prodotto che potrebbe diventare anche turistico. E’ estremamente interessante e sempre più innovativo per i nostri visitatori. 

LE INCERTEZZE DELLA LEGA

Ma si mi si permetta la critica, la provincia in questa fase di governo leghista in Trentino, preferisce lasciare il legname in pasto al bostrico. Per quanto riguarda l’aspetto turistico, anziché cercare di sviluppare nuovi prodotti vive nel perenne cruccio derivante dalla conta del numero delle APT.

Non ci siamo! La montagna va vissuta ed abitata proprio come sanno fare i contadini. Solo così saprà raccontare il meglio anche agli ospiti degli albergatori a valle.

La gestione dei grandi carnivori, l’aiuto ai malghesi, lo stimolo alla vita in montagna sono ingranaggi di un meccanismo di grande valore. Fanno girare l’economia circolare tra fondovalle ed alta quota. Da un lato si alimenta la gestione dei pascoli dall’altra la qualità del nostro paesaggio.

Forse per la stanchezza di questa giornata estremamente interessante e formativa, ora mi lascerò andare a qualche affermazione un po forte.

Mi sento di dire che è molto più facile per chi governa oggi cercare bagni di folla tra selfie al mercato che provare ad entrare nei problemi con impegno e competenza. E per provare a risolverli, al netto del perfezionamento di complesse normative basterebbero davvero pochi soldini in più.

Attraverso questa umile relazione penso abbiate capito anche voi ora, che cosa volevo dire. E per gli allevatori, convivenza e attesa di complicatissimi quanto necessari piani di gestione sarebbero molto, molto più lievi.

9 Agosto 2020 0 Commenti
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PERCHÉ LE PERSONE CERCANO LO SCONTRO?

Da Michele Dallapiccola 9 Agosto 2020

Sarà capitato anche a voi di essere oggetto di frasi denigratorie. Con o senza motivo si incorre nell’odio del proprio interlocutore.

Di solito chi lo fa, soffre della carenza di argomentazioni da apportare al dialogo. Annaspando nella difficoltà dialettica finisce col provare a sminuire l’avversario. Credo sia una specie di forma di autoconservazione di fronte all’incapacità di saper reagire. Pare sia stato Sigmund Freud a spiegare con le sue teorie che l’evoluzione del Super-Io nella società moderna impone di usare le parole rispetto alle armi. Dunque, se rabbia e frustrazione provocano reazione, così le persone iraconde o poco mediate transano facilmente dalle armi fisiche di un tempo, a quelle verbali di oggi. 

Anche l‘invidia gioca un forte ruolo specie quando si avverte come superiore il proprio avversario. Come il leone nella savana, si ruggisce, per mostrare agli astanti la propria forza. Anche i pregiudizi razziali culturali e politici alimentano l’odio. E’ un fenomeno che grazie al filtro del web trova la sua massima espressione proprio in quel mondo virtuale. Lì le persone riescono incredibilmente a mostrare il peggio di sé. Anzi, alcuni movimenti politici ne attingono a piene mani. Su questi stati d’animo hanno costruito la propria fortuna creandone motivi di interesse e raccogliendo fior di seguaci.

Non da ultimo, e alla base di tutto, ritengo che il minimo comun denominatore della rabbia dell’invidia e del percepirsi sotto attacco, sia proprio la mancanza di autostima. Gli insoddisfatti della propria vita arrivano a tentare ogni strada pur di prevalere sul prossimo. Se poi questa condizione è associata scarsa competenza o preparazione, il mix esplosivo è garantito.

Non ripasserò “L’arte di ottenere ragione” di Arthur Schopenhauer – testo che per altro consiglio – per cercare di gestire quello che da qualche mese mi capita in Consiglio Provinciale. Mi limiterò a raccontarlo, qui di seguito. 

Ad esser franco ed onesto devo anticipare che il mio ruolo di Consigliere di opposizione mi porta spesso ad intervenire  in maniera irruenta, financo caustica e dissacrante nei confronti di questa maggioranza leghista. E’ una mia colpa, me la riconosco, anche se il ruolo che rivesto me lo permetterebbe. Come mi impone anche l’esposizione di critiche, oltre che di proposte. 

Tuttavia dopo averle esposte, veniamo spesso apostrofati come frustrati per aver perso il posto. Voglio esser sincero: è vero e mi dispiace. Anche se si tratta più di una forma di rammarico. Non solo non abbiamo la possibilità di gestire il Trentino secondo una nostra umile visione ma dobbiamo vedere la nostra Provincia in mano a persone delle quali abbiamo pochissima stima. Chi, riuscirebbe a pensare diversamente al posto nostro?

Da questa giunta a trazione leghista, non arrivano risposte. Di più: si percepisce una sorta di ordine di scuderia di rimanere in silenzio. Quanto a lungo li avete sentiti parlare ad esempio, di grandi carnivori? Eppure, scorrendo indietro nelle loro pagine Facebook fino a due anni fa, erano una costante post corredati di considerazioni e fotografie degne di un grande esperto e appassionato di natura. A modo loro, ovviamente.

Sovente intervengono piuttosto alcuni consiglieri di maggioranza. Quattro in particolare. Non lasciano passare Consiglio senza aver parlato – male – di me. Denigrano senza argomentazioni quando non direttamente offese, basate su presupposti percepiti, dettati dall’emotività.

Mi apostrofano, ad esempio come colui che ha distrutto il turismo in Trentino. Eppure, non è dello stesso parere il nostro Istituto di statistica ISPAT che ha certificato come migliori annate turistiche di sempre, le ultime 5, quelle tra il 14 e il 19.

Fonte rapporto Turismo ISPAT

Ci accusano di aver sperperato fondi pubblici ripopolando il Trentino di orsi con il Progetto Life Ursus. A parte il fatto che di ripopolare il Trentino di orsi in via di estinzione se ne parla dagli anni 60, va precisato che tutto è partito nel 1997. I Fondi “Life” inoltre, sono contributi comunitari dedicati a specifici progetti.

E di contributi comunitari e nazionali, abbiamo fatto incetta aiutando pesantemente i nostri agricoltori. Anzi, Bruxelles ha prorogato la PAC 2014-2020 tanto che la lega potrà utilizzarla per governare l’agricoltura trentina ancora per due o tre anni.

Abbiamo ottenuto 450 milioni di €, 100 milioni in più rispetto alla precedente PAC trattata (?) dalla precedente Giunta.

Resoconto di cronaca su un quotidiano di inizio 2005

Ora che con questo scritto ho denunciato la cosa, cercherò di intervenire meno. Per non urtare sensibilità delicate. 

Purtroppo, anche in Trentino, le beghe intestine al nostro centro-sinistra da una parte e il grande successo mediatico di Salvini, dall’altra, hanno permesso a persone di scarsissima esperienza di trovarsi a gestire qualcosa di più grande di loro. 

E’ questo, lo stato d’animo che probabilmente ha causato il senso di inadeguatezza e la caduta di autostima che muovono Consiglieri leghisti a replicare attraverso offese ed insulti

Non credo sia il caso di farne loro una colpa ma mi sembrava opportuno stendere qui un ragionamento organico. Aiuta a chiarirsi le idee e ad informare chi mi segue, del mio punto di vista.

9 Agosto 2020 0 Commenti
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AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA

Da Michele Dallapiccola 8 Agosto 2020

Lottizzato il sistema della promozione turismo! La recente riforma del turismo targata lega potrebbe contenere una polpetta avvelenata particolare nociva alla democrazia e agli equilibri del sistema economico turistico trentino. 

Cerchiamo insieme di capire il perché di questo rischio

Ne ho voluto parlare anche sull’Adige del 6 agosto 2020

Sono stati molti e bi-partisan, i consiglieri che nei giorni scorsi si son spellati le mani a furia di complimentarsi per aver trovato una mediazione sulla composizione delle Apt. Questo ha distolto in modo grave l’attenzione del dibattito politico su un punto problematico centrale dai più ignorato: la norma ha costruito un consiglio di amministrazione a capo della Trentino Marketing.

Ce n’era bisogno? Appare subito un difetto: il rapporto tra assessorato e sistema della promozione viene disintermediato, rallentando tempi delle decisioni, dilatati dalla burocrazia.

In secondo ma ben più importante luogo, preoccupa la natura di questo nuovo consiglio di amministrazione. Di nomina politica? O meglio, partitica? Ne aveva bisogno il turismo?

Non finisce qui.

Perchè la lega ha insistito per istituire le associazioni di ambito territoriale ATA? Avranno un presidente, se sarà nominato dal nuovo CDA della Trentino Marketing  il cerchio si potrebbe chiudere. Se vogliamo proseguire con le preoccupazioni immaginiamo ora anche un ulteriore scenario. Poniamo che un’associazione di categoria molto vicina alla lega e ben dotata finanziariamente decida di affrontare una scalata  a questo sistema.

Fa nominare propri rappresentanti dentro al nuovo CDA della Trentino Marketing.

Questi a loro volta nominano propri uomini di fiducia come presidenti delle neonate ATA.

A questo punto, potrebbe risultare estremamente agevole per loro conoscere bene i problemi di natura finanziaria che le varie APT potrebbero incontrare a raggiungere il 51% di finanziato privato richiesto dalla norma di cui sopra. La dotazione finanziaria dell’associazione del nostro esempio immaginario, potrebbe intervenire in un momento difficile, conquistando anche solo con pochi fondi, un posto di rilievo nel CDA delle varie APT.

L’associazione del nostro esempio immaginario verrebbe ad avere un pesante controllo sui 50 (CINQUANTA!) milioni di € che ogni anno il Trentino investe per promuovere il turismo Trentino.

Mi sembrava giusto segnalarlo prima che avvenga e come secondo me, avverrà.

8 Agosto 2020 0 Commenti
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IL CONSIGLIO DEVE DISCUTERE UNA LEGGE PRIMA DI SAPERE COSA HA IN TESTA LA GIUNTA: ECCO LA LEGA!

Da Michele Dallapiccola 5 Agosto 2020

Da un quotidiano, stamattina apprendiamo finalmente cosa passa nella testa della giunta provinciale riguardo alla riforma del turismo.

Il politico dai 70 incontri sul territorio ha parlato! Con la stampa mentre il Consiglio sta discutendo da ieri pomeriggio del suo disegno di legge. (Nel fotomontaggio sopra lo screenshot con la data)

Poca la possibilità di dialogo con la giunta, scarsissimo il confronto (come ci dicono anche ai 70 incontri). Anzi, la fretta di portare comunque in aula la legge ha prodotto che oggi ne stiamo discutendo praticamente una bozza.

Stamattina chiederemo una sospensione e relativo incontro con l’assessore. Così finalmente, il 71°, lo farà con quelli che dovrebbero approvare o migliorare il testo.

Stesso metodo usato da FUGATTI.
Ha provato a bypassare la discussione in consiglio col PARCHEGGIO di 350 milioni€
. Intanto il Trentino sta soffrendo per la crisi da Covid.

“Non è mai successo prima” suole ripetere l’assessore quando pensa di aver fatto qualcosa di nuovo. Di solito son cose che non conosceva ma ieri ha reso vera questa frase!

🔴POST SCRIPTUM: a nostra informazione, siamo ad estate inoltrata e le APT non sanno ancora nulla della propria quota di finanziamento.

5 Agosto 2020 0 Commenti
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