Michele Dallapiccola
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Gestione autonoma di lupo e orso. Ci apprestiamo a trascorrere altri cinque anni senza sentirla nemmeno nominare?

Da Michele Dallapiccola 5 Settembre 2022

Non se n’è più sentito parlare. Anzi, quasi non fa più nemmeno notizia. Non per questo l’estate dei pastori trentini è stata meno drammatica di altre. Mi riferisco alla quantità di predazioni subìte.

E poi, sarà forse perché ci faccio particolarmente caso. La scorsa amministrazione provinciale però, doveva fare i conti con uno stuolo di leghisti arrabbiati. Erano una costante presenza alle riunioni divulgative che teneva la Giunta di allora. La consideravano incapace di risolvere il problema. Per questo intervenivano, urlavano sguaiati, incitavano la folla.

Oggi le condizioni dei pastori sono notevolmente peggiorate. Eppure nessun leghista protesta più, anche perché il loro compito oggi sarebbe quello di risolvere qualcosa.

Intanto è finita la legislatura nazionale, sta per finire quella provinciale e l’unica cosa uscita come proposta è stata quella di una onorevole lagarina. Voleva dotare i vigili urbani della pistoletta elettrica! Ogni tanto, fa bene ricordare la competenza di chi ci rappresenta a Roma.

Tra l’altro, ci avrete sicuramente fatto caso anche voi. La lega, oltre al riportare l’informazione al minimo, in questo momento di campagna elettorale per le nazionali, sembra quasi cercare il silenzio stampa. Avete forse sentito qualcuno dei candidati a parlarne?

Non una parola è uscita in queste ore riguardo alla gestione in autonomia dei grandi carnivori. Da nessun partito.

La parte peggiore la interpreta però la giunta provinciale perché siede dalla stessa parte dove candidano onorevoli e senatori uscenti. Hanno ottime chance di sedere per altri cinque anni a Roma. Ma così come per quelli appena trascorsi, ne passeranno altrettanti senza che nessuna delle persone che siedono in Parlamento oggi apra bocca a nome del Trentino.

Sembra quasi che nessuno di loro abbia chiaro e limpido cosa si potrebbe fare per arrivare a poter gestire i lupi in autonomia.

Autonomia. Tutti a proporsi di difenderla senza che nessuno spieghi per farne che cosa, Questo sopra potrebbe essere uno dei tanti esempi.

Per la cronaca dovremmo diventare un fulgido esempio di correttezza di gestione a livello nazionale. Per essere all’avanguardia nelle azioni a tutti i livelli di gestione e convivenza. Solo a quel punto potremmo pretendere di ottenere anche il controllo.Fin quando però, nelle azioni di base, saremo carenti, non vedo il minimo motivo per il quale un ministro dovrebbe dare al Trentino opportunità e fiducia in più. Specialmente se sul fronte della gestione siamo un passo indietro rispetto ad altre regioni a statuto ordinario.

5 Settembre 2022 0 Commenti
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CARO ENERGIA. LA GERMANIA CERCA DI CORRERE PIU’ FORTE DELLA CRISI MENTRE L’ITALIA SI APPRESTA AL SUO ENNESIMO SALTO NEL VUOTO.

Da Michele Dallapiccola 4 Settembre 2022

Insieme all’Italia, la Germania è uno tra i paesi più colpiti dal caro energia. Eppure la coalizione guidata da Scholz non si è persa d’animo. Pur in calo di popolarità, lavora al riparo da cadute di governo e da turbolenze da campagna elettorale. 

Recentemente ha dunque varato  un piano di aiuti del valore di circa 65 miliardi di euro per aiutare milioni di famiglie a far fronte all’impennata dei prezzi dell’elettricità,

Le condizioni economiche del contesto europeo sono gravi ovunque. Si fa fatica però a non cercare il confronto tra il grande carrozzone italiano e l’efficientismo tedesco.  

Mentre qui in Italia ci arrovelliamo in battaglie politiche sul si o no a nuovi rigassificatori, a nord delle Alpi si pensa a prolungare la vita delle centrali nucleari e a carbone.

E si badi bene: tutto questo accade in un Paese comunque all’avanguardia rispetto al panorama mondiale per produzione di  elettricità dai sistemi eolico e solare. 

Arriva quasi al 30% mettendo in ridicolo il misero 16% dell’Italia. Non è nemmeno il primo, questo pacchetto aiuti. Già 10 mesi orsono ne era stato stanziato uno precedente, dal valore di oltre 30 miliardi di euro. Tanto per farci un’idea di dove agiranno i tedeschi, citiamo un paio di misure. La più interessante riguarda sicuramente il calmiere sul prezzo dell’elettricità: ne sarà fissato uno ridotto per i consumi finali di elettricità fino a una certa soglia. Oltre ad erogazione di bonus una tantum e sui trasporti come in Italia. 

L’importanza dell’Unione Europea.

Così come furono individuate  le modalità di reperire i 700 miliardi del Recovery Fund, ora è più che mai necessario sperare nel prossimo Governo.

Sarà in grado di mettere in campo e a breve, un pacchetto di misure che permetta di contrastare il caro prezzi di gas e petrolio? Avranno le misure, la stessa forza finanziaria che venne in campo nella crisi da pandemia.  Dopo i danni causati dal Big One biologico nessuno mai avrebbe potuto prevedere una seconda ondata di crisi finanziaria dalle proporzioni così pesanti. 

Eppure, mentre l’Italia cerca di consolarsi col Decreto “aiuti bis” di un Draghi sempre più prossimo al suo congedo, ci apprestiamo ad affrontare una tornata elettorale che ha già il sapore di un salto nel vuoto.

Con un pò di buio intorno.

4 Settembre 2022 0 Commenti
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Autonomisti VS Fratelli d’Italia. Volano stracci da campagna elettorale. Ma sotto queste tensioni potrebbe nascondersi qualcosa di più inquietante

Da Michele Dallapiccola 3 Settembre 2022

Lo so, lo so. Quelle che racconto qui sono notizie da addetti ai lavori. Ma in questo periodo della mia vita, di questo mi occupo e così lo voglio raccontare. 

Oggi commenteremo le continue accuse e recriminazioni che a vicenda si stanno lanciando autonomisti e meloniani.

A parlare, un appena riconfermato Obmann della SVP e il delegato regionale di Fratelli d’Italia. Che tra uno strale e l’altro non disdegna di tirare in mezzo anche il PATT. 

In questa sorta di soap opera in salsa politica c’è un fortissimo sospetto che aleggia. Sembra quasi di assistere a delle schermaglie di due contendenti amorosi: gli autonomisti da una parte e FDI dall’altra. Senza mai la necessità di parlarne apertamente, sembra quasi che entrambe le squadre si preoccupino di tenersi stretta la lega in ottica provinciali 2023. 

Agli Autonomisti in Trentino l’esperienza Blockfrei in solitaria permette, almeno per ora, di non dover affrontare argomenti spinosi. Blockfrei è una strada facile, non scontenta nessuno. Alle provinciali però non si potrà più sottrarsi al gioco delle alleanze. Per provare a vincere bisogna andare d’accordo con altre forze politiche.

Ecco perché, sia a Trento che a Bolzano, non è difficile pensare che per quell’occasione, i due partiti cugini autonomisti verranno corteggiati dalla lega di Salvini. 

A Bolzano basterebbe procedere (tecnicamente) come è già ora. A Trento invece l’alleanza PATT-LEGA, sarebbe una cosa mai vista prima. Fuori dagli schemi.

Vi racconto i pettegolezzi che ho raccolto.

Nei corridoi e nelle buvette dei palazzi in Piazza Dante, si mormora dell’esistenza di un sogno leghista trentino. Tra le figure e le persone che ne parlano, anche importanti rappresentanti di associazioni di categoria. Pare che l’intento di provare a costruire un grande centro moderato assieme alla lega Salvini Trentino sia il sogno di più d’una persona. 

Antagonisti a questo, coloro che considerano i seguaci locali di Salvini tutto tranne che moderati. Senza considerare qualche grave difetto di competenza che si riflette nei (non) risultati di governo

Provinciali 2023? Ancora tutto da decidere

Della consistenza di questi rumors, almeno formalmente e nei suoi organi di governo, il PATT non ne ha ancora parlato. Il fatto di aver imbarcato Progetto Trentino però, qualcosa suggerisce. Anzi, apertamente lo fa proprio il suo rappresentante alla conferenza Stampa di presentazione dei candidati. In una intervista televisiva ha chiaramente confermato che la collaborazione PATT-Progetto Trentino è da intendersi in una logica orientata alla Provinciali del 2023. E non è un mistero che il canuto coordinatore abbia da sempre, e a più riprese, dichiarato che dove va il suo movimento non può esserci il PD. 

A dirla tutta si era proprio capito. Non fosse stato fermato da una telefonata della Meloni, a causa di scaramucce tra aspiranti al seggio elettorale, tra le file del PATT si sarebbe seduto nientepopodimeno che il vice del governo leghista trentino. Intanto, fino al 25 settembre. Con l’idea di valutare anche successivamente, subito dopo. 

Io questa cosa la trovo assurda e inconcepibile ma a Fugatti, pare piaccia tanto, da sempre. E gli piacerebbe pure provare a lasciare da parte Fratelli d’Italia. Abbandonati i destroidi (perché la lega cos’è?) potrebbe provare a spacciare la lega come forza moderata. E formare il grande Centro insieme agli Autonomisti. Con l’aiuto di tanti cespugli civici: piccole liste composte da candidati minori con ciascuna il compito di fare eleggere il proprio capolista. A quel punto gli Autonomisti potrebbero pure ritrovarsi e riunirsi nell’avamposto a destra che costruì Kaswalder quattro anni orsono. 

Chissà cosa ne pensano i rappresentanti locali di Fratelli d’Italia di questa ipotesi. Chissà se a Salvini arriverà una nuova telefonata della Meloni che anche stavolta metterà tutti a cuccia. Chissà se tutti gli affezionati autonomisti (io no) saranno disposti a considerare la lega un partito moderato di centro e a lavorarci insieme. Chissà.

3 Settembre 2022 0 Commenti
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Dai confini di uno Stato globalizzato, connesso ed in surriscaldamento continuo entra di tutto. E a difenderci ci sono solo la preparazione e l’intelligenza, non certo gli slogan. 

Da Michele Dallapiccola 2 Settembre 2022

Il virus del Nilo occidentale è meglio noto con la denominazione inglese West Nile virus Prende il nome dal luogo della sua scoperta in Uganda nel 1937. Da allora è riconosciuto come responsabile di una serie di epidemie praticamente in tutto il mondo. Colpisce in particolare i cavalli oltre ad una vasta serie di rettili, uccelli, mammiferi e dunque anche gli esseri umani

Le zanzare sono il primo vettore, ma anche gli uccelli in particolare i passeriformi, punti dalle zanzare, trasportano il virus anche da molto lontano.

Dal 2008 il Ministero della Salute emana un piano di sorveglianza straordinaria per individuare ogni minimo accenno di singolo focolaio epidemico. Purtroppo non esiste un trattamento che permette di eradicare l’infezione.

Se è pur vero che la prognosi è generalmente favorevole, è altrettanto vero che affrontare una meningite o un’encefalite da WNVirus non è certo una passeggiata. Nei cavalli esiste la vaccinazione, per l’uomo purtroppo no. Per l’uomo dunque, la prevenzione si limita alla corretta difesa dalle punture di zanzara e al tenere monitorati eventuali sintomi di malessere per chi vive nelle zone dove l’infezione è endemica.

Ne parlo perché è di queste ore la notizia che in una sola settimana in Veneto i casi nell’uomo sono passati da 227 a 283. 

Non avevamo bisogno di cattive notizie, men che meno di nuovi virus dei quali avere paura; lo so. Da una parte però questa notizia ci stimola a prestare particolare attenzione alla prevenzione da punture di zanzara. Soprattutto qualora ci rechiamo nelle zone sud est del Veneto. 

La riflessione che accompagna questo breve scritto riguarda un clima che cambia ed un mondo sempre più connesso. Nuove malattie e nuove contaminazioni devono determinare persone sempre più attente ed informate. 

E questo vale a maggior ragione per chi abbia la pretesa di governare un territorio provinciale o statale. La complessità di problemi che ci affliggono manifesta una vastità sconfinata.

Per questo, a giudicare da cosa entra nel nostro territorio in maniera incontrollata, magari di microscopico come il WNVirus forse quello dell’arrivo dei profughi e di altri vecchi cavalli di battaglia della politica di protesta diventa relativo. Perché si tratta semplicemente e soltanto di uno dei tanti grattacapi da gestire. Con cultura, preparazione tecnica, giuridica, relazioni politiche nazionali ed internazionali ma soprattutto con cuore e cervello. Dove presenti. 

2 Settembre 2022 0 Commenti
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Le belle opere della Provincia di Trento?

Da Michele Dallapiccola 1 Settembre 2022

Sulla cronaca locale, in questi giorni, rimbalzano le notizie un paio di belle opere pubbliche; di quelle con la O maiuscola. L’ovale del ghiaccio destinato alle prossime Olimpiadi invernali 2026 e la funivia da Trento al Bondone. QUI LA NOTIZIA

Si tratta di due straordinarie opportunità per i territori che le stanno aspettando, di quelle che fanno sognare generazioni intere. Piene di aspetti assolutamente positivi. 

E a dire il vero, di questa ventata di novità, le due località interessate ne avrebbero estremo bisogno. Sia il Bondone che Pinè sono entrambe località afflitte da qualche difficoltà. Lo sviluppo turistico economico partito dal boom degli anni sessanta non è poi più riuscito a trovare una formula per rimanere a tutto tondo al passo coi tempi. Così, le due località abitate, pur graziose, ben amministrate e di manifesto pregio ambientale, non sono parimenti riuscite ad ammodernare la propria capacità di offerta turistica. 

L’altra cosa in comune a queste due destinazioni turistiche sta nella testa di questa giunta provinciale. Pare che questo Esecutivo immagini che per ravvivare queste due località sia necessario uno spaventoso viavai di persone. Coi pattini, in Pinè, non si a fare cosa, in Bondone.  

Ma la notizia incredibile è girata ieri. La giunta ha annunciato in conferenza stampa di aver individuato il “busillis” dell’opera. Certo sì, sarà necessario trovare gli investitori privati che ci mettano una vagonata di milioni ma tutto andrà liscio.

A patto che in Bondone in funivia ci vadano più di 900 mila passeggeri all’anno.

A tenere la conferenza stampa, questa giunta forse ha invitato l’assessore meno dotato dal punto di vista delle abilità matematiche. Così non fosse stato, mentre si parlava di questi numeri, si sarebbe forse accorto che 910 mila diviso 365 giorni produce un risultato di circa 2500.

2500 dovrebbero essere le persone che prendono la funivia che va in Bondone, ogni giorno che il buon Dio donasse a questa Terra e al Trentino,

Questa mia, potrà forse essere tacciata come frase troppo intrisa di pessimismo e miscredenza. Di certo da un’amministrazione seria avrei preferito affermazioni esternate quantomeno con maggiore prudenza. 

Perché oltre alla legislatura, in Provincia sono finiti anche i soldi disponibili. E le sole promesse, come risultato di un’intera legislatura non basteranno di sicuro.

1 Settembre 2022 0 Commenti
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UNA SECONDA DOMANDA AI CANDIDATI: come intendono affrontare le nuove difficoltà del mondo del lavoro?

Da Michele Dallapiccola 31 Agosto 2022

Massimiliano Valerii è il direttore del Censis. L’Istituto nazionale che misura ed analizza la società italiana. Lo seguo sempre con estremo interesse perché ci offre la possibilità di formare delle opinioni sulle più spinose questioni sociali basandosi sulla lettura di tangibili dati. 

Considerazioni tutte utili per cercare di decifrare una campagna elettorale che si combatte a colpi di boutade ricche di “sparate a botta sicura”.

Tutti hanno la ricetta giusta!

Meglio una flat tax o una rimodulazione del cuneo fiscale? Fino a che punto siamo in grado di detassare il lavoro? Quanto incide su questo aspetto sociale, la voracità apparentemente sempre più ineludibile dello Stato? 

In campagna elettorale è facile sparare ricette.  Ma con un debito pubblico sempre più alle stelle e con una serie di interventi straordinari passati divenuti oggi sempre più strutturali, è difficile pensare che nel bilancio dello Stato si liberino risorse.  Quelle necessarie per effettuare le scoppiettanti riforme delle promesse elettorali.  Invece, dobbiamo prendere atto della “foto” delle condizioni nelle quali versa oggi il nostro Paese.

Le imprese cercano lavoro, la disoccupazione è al 10%, ma purtroppo queste non trovano disponibilità a lavorare per loro. Come se non bastasse, è esponenziale la crescita dei lavoratori che si licenziano per cambiare aria. Alla fuga dei cervelli si aggiunge quella della manovalanza. La denatalità galoppante rischia di avere effetti devastanti nel nostro paese. Questo accade perché in Italia manca una grande promessa di benessere. Quella che costruì l’Italia del boom economico del trentennio ’60-’80. Quella che per lungo tempo instillò fiducia nell’immaginario collettivo. 

Le prospettive di oggi invece sono scure. Il più recente DEF del Consiglio dei Ministri definisce una previsione di incremento del Pil nel 2022 del 3,1%, nel 2023 del 2,4, nel 2024 dell’1,8 e via a scendere. Torneremo all’Italia dello ZERO! 

Sono fatti che le stesse categorie economiche fanno fatica a spiegarsi. Prendiamo ad esempio l’appello di Federturismo. Al comparto mancano quasi 400 mila lavoratori. Non si trovano gli stagionali per nessuna mansione. Eppure come abbiamo detto in Italia i disoccupati sono oltre due milioni. Come si spiega questa cosa leggendo i dati sociali? Al censimento del 1951 i giovani under 35 erano il 57% oggi sono diventati il 33%.

L’altro dato importante è quello che riguarda le retribuzioni. Il costo della vita è aumentato esponenzialmente. Ma in Italia, unica tra i paesi occidentali, negli ultimi 30 gli stipendi non solo non sono cresciuti in linea al costo della vita ma si sono ridotti del meno 3%.  Nello stesso periodo in Germania questi sono aumentati del 33,7 e in Francia del 33,1%. In pratica è per questo che il lavoro è visto come un impegno a termine. Non dà nessuna promessa che lavorando di più o continuativamente potrò migliorare le mie condizioni di vita. Nel frattempo infatti, il costo della vita stessa continua ad aumentare

Il reddito di cittadinanza quanto influisce?

Ricordiamoci innanzitutto che la pandemia tra il ’20 e il ’21 ha determinato un milione di nuovi poveri in più rispetto al 2019.  Il problema è che il sussidio del reddito di cittadinanza, che dovrebbe diventare uno stimolo per cercare occupazione, presenta un differenziale con retribuzioni medie che praticamente non c’è. Perchè dovrei abbandonarlo per cercare lavoro?

Il calo dei consumi

Nonostante lo scorso anno ci sia stato un rimbalzo del PIL del 6,6% i consumi non hanno seguito la stessa curva. E questo perché le scarse prospettive di sviluppo unite alla preoccupazione fanno sì che a non spendere i soldi siano entrambe le categorie: sia quelli che li hanno, sia quelli che non li hanno. Di conseguenza i depositi bancari continuano ad aumentare.

Il calo della natalità.

Questa sfiducia collettiva colpisce anche la voglia di natalità che va di pari passo con un invecchiamento demografico. Evidentemente manca qualche ingranaggio al meccanismo di sostegno alla genitorialità e alla conciliazione famiglia lavoro così che spesso le donne devono scegliere tra i figli o la carriera. L’occupazione femminile della Svezia è al 81% quella della Germania è al 75%, quella dell’Italia è al 57%. E da noi, lo stipendio medio delle donne è di un quarto inferiore a quello medio degli uomini. 

In campagna elettorale c’è chi la fa semplice, chi grida e pure chi nicchia. Ma le soluzioni, chi andrà al governo dovrà pur trovarle. Con quale ricetta magica?

31 Agosto 2022 0 Commenti
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UNA DOMANDA AI CANDIDATI: che ricetta proponete per contrastare la crisi energetica?

Da Michele Dallapiccola 30 Agosto 2022

L’emergenza energetica che stiamo sperimentando tutti sulla nostra pelle, sta entrando nel pieno del dibattito politico in vista delle prossime elezioni nazionali.

Sono 32 i Paesi del mondo che utilizzano quella nucleare tra le proprie fonti di energia. Secondo la IEA, l’agenzia internazionale per l’energia, un contributo significativo alla riduzione delle emissioni deriva anche da questo comparto.  Sono fuori scenario le fonti fossili mentre un ruolo centrale lo fanno sicuramente le energie rinnovabili. Questo anche perché le economie avanzate stanno sempre più abbandonando l’ipotesi di rifarsi all’energia prodotta dall’atomo. Benché questa contribuisca ad abbattere 1.500 tonnellate di emissioni e 180 miliardi di metri cubi di gas.

Quindi bisogna decidere che fare: sì o no al nucleare? Tergiversare costa, perché scarica il fardello sui due cavalli da traino del mix futuro, solare ed eolico.

Nemmeno è possibile pensare a una facile implementazione del sistema idroelettrico. Pensiamo ad esempio a quale dazio ha pagato in tal senso la nostra provincia soprattutto nel dopoguerra. Con la beffa di contratti e concessioni ineludibili che oggi riversano i propri proventi sul nostro territorio solo in piccola parte. 

Nel frattempo ritornano i cavalli di battaglia delle più belle campagne elettorali. 

Sì o no alle trivelle per cercare nuove fonti di gas? Sì o no a nuovi siti dove depositare eventuali scorie nucleari in caso di riapertura delle centrali? Sì o no? Anzi sì a patto che sia una cosa davvero pulita, verde, ecologica, sostenibile, a costo zero, impatto zero e gratuita per i cittadini?

Bella vero quest’ultima soluzione, vero?  Se fate caso alla sintassi della frase però manca la concretezza del soggetto perché nella realtà di fatto questo soggetto non esiste. Tutto ha un prezzo e un compromesso da pagare.

Di certo, la stretta dipendenza dal gas russo ci ha fatto capire quanto fragile sia la nostra autosufficienza energetica e di conseguenza il nostro sistema economico. Ci ha anche dimostrato quanto noi, si sia lontani dal saturare le nostre esigenze energetiche in proprio o con fonti alternative sostenibili. 

Soluzioni subito?

Ciò che spaventa è il fatto che la crisi è qui ed ora e qualsiasi soluzione per poterla tamponare presenta un orizzonte temporale di entrata in funzione poco compatibile con i soldi ancora presenti nel salvadanaio delle nostre famiglie. Prendete i rigassificatori ad esempio, forse l’opera più veloce da realizzare. 

Nel frattempo dunque non ci resta che sperare nella nostra vecchia cara Europa. La stessa che mettendo d’accordo tanti Stati ha messo in campo le risorse straordinarie che si sono riversate anche in Italia attraverso il PNRR. L’accordo da individuare al quale mi riferisco ovviamente è quello relativo al tetto al prezzo del gas. Ma anche questo comporterà qualche tempo per arrivare a determinare i suoi effetti. Proseguendo dunque nelle soluzioni al ribasso si arriva all’ultima possibile, la più deplorevole ma anche la più immediata

Per ora nessun partito parla di razionamenti, comprensibile durante la campagna elettorale: ma è anche vero che questa potrebbe essere  l’unica opzione che il prossimo governo  potrebbe trovarsi costretto ad attuare qualora la crisi dovesse repentinamente aggravarsi.

Quali saranno le ricette da mettere in campo? Con che tempistica? Rispettando quali principi? Queste domande le metto lì, come suggerimento da porre ai candidati alle prossime elezioni nazionali.

30 Agosto 2022 0 Commenti
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Crisi della zootecnia. È inutile piangere sul latte versato. 

Da Michele Dallapiccola 29 Agosto 2022

Alle scelte politiche di questa maggioranza, questo detto popolare “ci azzecca” perfettamente. A giudicare dagli atti fin qui adottati sembra quasi che questa Giunta abbia deciso di rincorrere il settore zootecnico in una spirale al ribasso.

E questa rincorsa è partita col botto già fin dal suo esordio. Approfittando di un errore amministrativo che sarebbe stato facilmente rimediabile ha rimosso e destinato altrove un contributo provinciale stanziato dalla giunta precedente. Sarebbe stato destinato alla realizzazione di un Cogeneratore al servizio della più grossa cooperativa provinciale di settore. 

Più in generale, questo Esecutivo ha fin da subito ridotto tutto il programma di promozione, a partire dai contributi settoriali (incentivi provinciali diretti alle cooperative agricole). Non di meno hanno subito decurtazioni anche tutte le attività di Marketing in capo alla Società di Sistema. Campagne, attività innovative, manifestazioni sul territorio. A tal proposito, il ridimensionamento più pesante, lo ha subito proprio il sistema di eventi dal titolo “Latte in festa”.

Insomma a venir alterato a tutto tondo è stato il rapporto delle aziende col mondo della pubblicità. L’intensa relazione tra queste e il mondo del marketing avrebbe invece potuto dare ampio slancio ad una serie di attività di promozione e perchè no, di diversificazione. Nuovi prodotti, studi di nuovi segmenti di mercato avrebbero potuto orientare gli interventi finanziari della PAC a sostegno degli nuove iniziative. Quanto è sostenibile il nostro latte? Tanto dico io. E allora, si sarebbe potuta valorizzare questa condizione per trasmettere al  consumatore, (locale o turista quale esso sia) questo tipo di valore intrinseco del prodotto.  

Perché è pur vero che alla fine sono arrivati gli interventi emergenziali. Ma in tempi oltremodo tardivi. Quando i buoi sono scappati dalla stalla da un pezzo, per dirla con un altro detto popolare in sintonia con l’argomento di questo scritto. Non ha certo favorito la separazione delle competenze (?) di turismo e agricoltura in capo a due diversi assessori. Si dice che il Cane di due padroni morì di fame. Qui forse sarà la vacca a far le spese di due membri dell’esecutivo che delle cose non fatte si danno la colpa uno con l’altro. 

Insomma, che il settore stesse andando verso una crisi senza precedenti lo si percepiva già da un paio d’anni. La stessa pandemia, attraverso il lockdown aveva provocato il segnare del passo, specie del latte alimentare. 

Intervenire coi tempi corretti, permettere alle cooperative di mettere da parte un po’ di riserva, avrebbe offerto a tutti gli associati un po ‘di carburante in più per scollinare i tempi della crisi. 

Oggi leggiamo di ipotesi di sospensione della produzione del formaggio da parte di alcuni piccoli caseifici locali. Col latte SPOT a più 66 cent/litro c’è effettivamente da pensarci. 

A sto punto vadano pure a farsi friggere tipicità e tradizioni. Vezzena, Puzzone, Casoletti Vari. Tutti omologati all’Europa, ai prezzi di borsa e alle a logiche di pianura. Vendendo latte in botti di acciaio destinati a chissà dove. 

Il paradosso è che la giunta provinciale adesso i soldi li ha. Solo che sono tenuti da parte in un cassetto, buoni per i contributi da promettere nella campagna elettorale del prossimo 2023. Tanto lo hanno capito tutti ormai che gli allevatori sono pochi e che i loro voti pesano poco. 

Ma che paesaggio, che immagine anche turistica offriremo ai nostri figli con un Trentino vittima di una politica che uccide le stalle attraverso questa lenta agonia? 

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Dal ghiaccio un monito alla consapevolezza della nostra fragilità

Da Michele Dallapiccola 28 Agosto 2022

Di questa complicata estate 2022 ricordemo tante cose poco piacevoli e alcune pure tragiche. La più evidente è il prosieguo della guerra in Ucraina col suo carico di morti e le conseguenze economiche sulla nostra società. Pur essendo queste ultime fatti negativi di secondo piano rispetto alla vita delle persone.

Ricordemo le malattie nuove, quelle arrivate dopo la pandemia. Dal vaiolo delle scimmie, alle malattie trasmesse da zecche e zanzare.

E poi ricorderemo il caldo, la siccità e tutte le conseguenze del cambiamento climatico. La più evidente, alla ribalta per la tragedia della Marmolada, quella relativa allo scioglimento dei ghiacciai.

Ieri ho avuto la possibilità di ritornare in Presena. Impressionante. Fiumi d’acqua e laghetti da scioglimento segnalavano ovunque il decadimento della massa glaciale. Un dato tra tutti quello della sua quota: 3 metri più bassa dello scorso anno. Nonostante i teli geotessili.

Impressiona assistere a questi fenomeni. Ma dal vivo fa bene. Provoca lo stimolo alla consapevolezza del sapere cosa ci sta davvero succedendo. Del cosa fare, del come ciascuno di noi può reagire, sono stati spesi fiumi di inchiostro e migliaia di pagine digitali.

Leggiamole, cerchiamole e informiamoci. Per rimanere consapevoli. Cerchiamo di tenere alta la coscienza ecologica collettiva. Tornare indietro non è più possibile.

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La campagna elettorale entra nel vivo. E già si pensa alle discussioni post voto.

Da Michele Dallapiccola 28 Agosto 2022

Stanno già partendo le prime indicazioni di voto nazionale. I risultati si preannunciano preoccupanti soprattutto per la nostra autonomia. E per questo attesi con trepidazione. Ma riusciranno a offrire chiara indicazione su cosa potrà succedere alle provinciali del 2023? Staremo a vedere. Intanto, fino a domenica scorsa di indizi se n’erano visti gran pochi.

Su scheda e panorama politico c’è comunque una gran confusione, benché l’esistenza di due grossi schieramenti contrapposti sia piuttosto evidente.

Da un lato la destra, sempre più marcatamente a destra. È sostenuta dai sondaggi che vedono il partito della Giorgia nazionale sempre più forte e sempre più centrale, anche qui, in Provincia.

Dall’altra parte il centrosinistra. Che, questa volta in Trentino, ha ricostruito un’interessante anomalia. Qui infatti, la coalizione ricomprende il cd. terzo polo nazionale.

“In medio” della scheda elettorale, dove nella proverbiale locuzione sta la virtus, si sono invece collocati una serie di partitini che si apprestano alla loro corsa in solitaria per varie ragioni.

Lì, si colloca anche il Patt. Come dicevamo in apertura, pronto ad una corsa trentina in solitaria a sostegno dell’SVP. Questo almeno quello che era successo fino a venerdì scorso. Poi, il beffardo destino ed una proattiva dirigenza di partito, si son trovati ad offrire, a cronaca e tesserati, la presenza in listbva del vicepresidente della PAT. Candidato in un collegio senatoriale.

La candidatura è durata meno di 24h, immediatamente vicariata comunque da una collega dello stesso partito. Ora, ci sono due condizioni che a mio modesto avviso non lasciano sperare nulla di positivo per il futuro del nostro partito.

La prima riguarda il fatto increscioso che in qualità di consiglieri provinciali abbiamo ragionevole certezza di poter considerare come vero. Il divieto alla candidatura del più alto rappresentante di Progetto Trentino in seno al Patt è stato imposto al telefono, da un veto della Meloni a Salvini.

Avere questo tipo di problemi per noi autonomisti è un fatto inconcepibile. Oltretutto, se già in fase di candidatura arrivano divieti, cosa potrebbe accadere durante la fase di governo?

La seconda questione riguarda le precise esternazioni delle quali i rappresentanti di Progetto Trentino non fanno certo mistero. Potremmo ritrovarci alleati con un partitino il cui presidente afferma che, per le provinciali del 2023, potrà prendere in considerazione alleanze con chiunque tranne che col il Pd. Sa quasi di strada imposta e tracciata.

Fortunatamente, sul cosa fare dopo il 25 settembre il Patt non si è ancora trovato a discuterne. Sono due e contrapposte le posizioni divergenti su un’ipotesi di alleanza post voto nazionale.

Una parte di Autonomisti parrebbe pensare ad un centro sganciato dalla sinistra e alleato con civici vari e una lega che abbia la forza di staccarsi da Fratelli d’Italia. Questa almeno l’ipotesi che sembra emergere dai rari e superficali momenti di confronto che il partito si è voluto regalare. Senza contare che questo fatto è tutto legato a dinamiche nazionali.

Dall’altra c’è chi vede anche nella lega locale il partito statalista quale di fatto è. Popolato oltretutto da abili politici da gazebo più che da competenti amministratori. Da rifuggire ad ogni costo. Io, non da solo, mi trovo qui.

Queste due posizioni si stanno sempre più radicalizzando senza che la dirigenza del partito sia fino ad ora stata in grado o abbia voluto provare a trovare una mediazione. Ammesso e non concesso che ci sia.

Insomma si preannuncia un autunno politicamente molto caldo noi Autonomisti trentini. Ma intanto concentriamoci sul voto del 25 settembre

Rigorosamente alla Stella Alpina.

28 Agosto 2022 0 Commenti
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