Michele Dallapiccola
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Michele Dallapiccola

Michele Dallapiccola

Dall’incontro con Massimiliano Valerii (Dir. Censis) qualche interessante suggestione anche in ambito sanitario. Dal livello nazionale a quello provinciale. 

Da Michele Dallapiccola 3 Giugno 2022

Come più comunemente avviene nel mondo, anche l’Italia sta vivendo un’epoca strana. Soprattutto in relazione al credo di alcuni nostri connazionali. Secondo il recente rapporto CENSIS, infatti, per circa tre milioni di italiani (il 5,9%) il Covid non esiste, e per altri 6 milioni (10,9%), il vaccino è inutile. 

Ma la spia che fa capire come ormai siamo votati allo sciamanesimo è che ancora oggi, nel secondo millennio, il 5,8% della popolazione italiana è convinto che la Terra sia piatta. 

Fine? No, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna e per quasi 12 milioni di persone il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone.

In questo quadro, e a maggior ragione, l’amministrazione della cosa pubblica trova la necessità di dover offrire risposte precise e convincenti. Ed è la loro assenza che più porta l’uomo ad affidarsi al soprannaturale. E che cosa sono le risposte se non l’effetto di una corretta amministrazione attraverso l’erogazione di servizi appropriati al livello di domanda?

Prendete un servizio pubblico col quale dobbiamo prima o poi confrontarci tutti: quello sanitario. Arrivo a dire che la sua qualità offre la misura della qualità di un’amministrazione in tutto il suo insieme. E mai come avvenuto recentemente abbiamo potuto toccare con mano cosa significhi confrontarsi con una sanità che funziona o meno. Senza contare che sulla base di questo stato di cose abbiamo giudicato e continuiamo a giudicare l’amministrazione pubblica che la guida. A tal scopo ci vengono in aiuto i numeri offerti dall’ultimo prestigioso Rapporto Censis. 

Cosa serve per avere una sanità migliore?

  • Per il 96,6% interlocutori precisi sul territorio (strutture, operatori, ecc.)
  • Per il 95,7% semplificare l’accesso alle cure
  • Per il 50,9% più medici
  • Per il 46,7% tecnologie e attrezzature diagnostiche per le cure più moderne
  • Per il 39,6% più posti letto negli ospedali
  • Per il 34,0% potenziare l’assistenza domiciliare digitale (teleconsulto, teleassistenza,

Accanto ai numeri una considerazione di prospettiva. 

In un progetto di gestione sanitaria che si rispetti, la figura del medico di medicina generale emerge come una figura di rinnovata centralità e di garante. In un’ottica futura il messaggio forte che il Rapporto evidenzia è la sfida che abbiamo di fronte dovuta agli scenari demografici. La popolazione anziana sarà sempre più consistente, con un maggior numero di persone non autosufficienti, con malattie croniche e che hanno bisogno di un monitoraggio costante. Per queste ragioni, dobbiamo immaginare una sanità diversa da quella del passato, la dobbiamo immaginare come un ecosistema di soggetti, di cui ognuno dà il suo contributo per le diverse responsabilità e con le diverse competenze. Il loro coordinamento, specie in una terra di montagna risulterà strategico.

Il quadro trentino

In questo quadro l’attuale percorso di riforma sanitaria provinciale offre prospettive a dir poco incomprensibili. La schizofrenia delle promesse da campagna elettorale ha lasciato il posto alla cruda realtà. Le noie del comparto, ad onor del vero assai diffuse anche sul profilo nazionale, hanno forse potuto staccare qualche acuto in più proprio a livello locale. Questo perché il confronto col passato è impietoso. E l’Autonomia sembra finita in soffitta.

Il ricorso ad ampi brani di privatizzazione sembra la strada maestra che questa giunta ha imboccato. Preoccupa, perché il Trentino non ci era  abituato. I nostri concittadini pagano per avere dei servizi e li pretendono. A piena ragione.

Fino a quanto riuscirà ad alzare l’asticella della sopportazione questo centrodestra locale?  

3 Giugno 2022 0 Commenti
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La solennità e il valore della Banda Sociale di una comunità. Nulla di scontato.

Da Michele Dallapiccola 2 Giugno 2022

C’era il pubblico delle grandi occasioni ieri sera a Civezzano. 

La Banda Sociale ha tenuto il suo concerto di Primavera in occasione della Festa della Repubblica. 

Nelle nostre comunità è così. Ciascuna e ciascuno di noi è affezionato al proprio corpo bandistico. 

E ve n’è ben donde. Sono tantissime le persone che nella loro vita in via diretta o indiretta hanno partecipato a queste realtà sociali e culturali. Come è capitato ai miei figli ad esempio. 

Esperienza multitasking

Al di là del piacere del vivere ed esercitarsi con la musica, la vita nella banda offre tante prerogative. Partecipare attivamente alla vita di una Banda stimola numerose attitudini. Innanzitutto al rispetto delle regole. Le esercitazioni, la partecipazione alle manifestazioni, richiedono impegno e costanza. In secondo ordine offre un richiamo alla socialità e alla collaborazione. 

Altro aspetto fortemente qualificante è lo stimolo intellettuale che impongono lo studio e la capacità di suonare. Sappiamo perfettamente che l’elasticità della mente trasla le sue competenze anche ad altri campi dell’operare umano.

Ieri sera ha aperto la “bandina” composta dai junior della brigata.

Il concerto è partito con la Marcia del Minatore, il pezzo ufficiale di apertura della Banda di Civezzano. Le divise portano gli stilemi dell’attività mineraria dei Canopi. I minatori bavaresi popolarono Civezzano nel medioevo alla ricerca e all’estrazione dell’argento sul Monte Calisio. Anche detto Argentario, giustappunto.

L’esibizione è proseguita con una serie di brani dedicati agli anni 70 e 80. Belli i pezzi suonati, bravi i bandisti. Modernità e tradizione fuse in un bello spettacolo.

Oggi per diletto. In tutte le altre occasioni di vita della comunità per solennità e valore aggiunto alla vita delle nostre comunità. Siamo in Trentino.

2 Giugno 2022 0 Commenti
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E venne il giorno delle Comunità di Valle.

Da Michele Dallapiccola 1 Giugno 2022

Che la lega di governo manifesti posizioni diverse da quelle che aveva la lega di opposizione è qualcosa che non dovrebbe sorprendere più.

Invece, attraverso la proposta di riforma delle Comunità di Valle, qualche nuova considerazione il centrodestra trentino riesce proprio ancora a strapparla. Ieri in commissione, il Consiglio delle Autonomie, (Assemblea dei  sindaci della Provincia), ha stroncato i capisaldi di questa mini riforma.  Certo, il loro portavoce dava l’idea, come è per lui usuale, di metterci tutta la cordialità e la diplomazia possibile a dirle le cose. Con fermezza si impegnava a cercare di non incrinare quella percezione di posizione filogovernativa che ha sempre voluto trasmettere. 

Invece, i sindaci non sono certo andati per il sottile. Soprattutto nei colloqui off-line o dietro alle quinte che dir si voglia, i commenti sono stati impietosi. Doveva essere una riforma epocale invece si è assestata sulla modifica di pochi punti; contestati infine anche quelli.

Tradotto in termini pratici significa che la maggioranza trentina a trazione Salvini, finisce col dire che le Comunità di valle servono eccome. Anzi, vanno benissimo così. Giusto con un piccolo lifting per semplificare la composizione delle assemblee. Detto tra noi questo punto ci voleva proprio. Da ex sindaco non posso che trovarmi d’accordo. Ciò che è incredibile però è aver sottoposto il Trentino a 3 anni di commissario in attesa del questo mini provvedimento. Ai cittadini non cambierà nulla (e per fortuna) se tutto ciò che viene messo in campo consiste nel cambiare i componenti dell’assemblea. 

Con ogni probabilità ciò è avvenuto per un motivo ben preciso. Per lungo tempo il Centrodestra trenino ha accarezzato l’idea di proporre un ribaltone. Una volta al governo ha dovuto suo malgrado prendere atto di qualcosa che prima evidentemente non conosceva bene. Il ruolo delle Comunità di valle per le periferie trentine è fondamentale.

A questo punto ha provato a proporre l’adesione alle Comunità di valle, da parte dei comuni, in forma facoltativa. Proprio come è avvenuto per le gestioni associate o le fusioni tra Comuni. 

Fortunatamente sono stati gli stessi sindaci a fermare questo abominevole pensiero. In un epoca di contrazione delle risorse è soltanto nella collaborazione tra Comuni che si può trovare il modo di continuare ad amministrare con qualità. 

Nel 2000 i Comuni in Trentino erano 223 dopo più di vent’anni di riforme e di fusioni più o meno gradite, oggi sono 166. Il paragone con l’Alto Adige rimane ancora impietoso lì le municipalità sono 116. 

Premetto che non sono un amministratore innamorato delle fusioni o delle gestioni associate in forma obbligata. C’è da osservare però che finora sono state l’unica strada che ha permesso di garantire servizi anche in un quadro obbligato di risorse in calo. Ciò è dipeso dagli obblighi della Provincia autonoma di Trento di contrarre le risorse ai sensi della spending review nazionale. E ancora oggi le cose non stanno affatto andando meglio.

L’attuale apparente disponibilità finanziaria fa leva essenzialmente sui fondi del PNRR. Essenzialmente sono finanziamenti a specifica destinazione (opere pubbliche). Invece, la parte corrente del bilancio provinciale si trova in una condizione di stress davvero pesante. Prova ne è che nonostante le numerose promesse i problemi di personale che ancora moltissimi comuni lamentano non sono stati affatto risolti nemmeno da questa amministrazione provinciale a trazione leghista. Che dopo aver promesso di finanziare l’impossibile pare non sia riuscita a trovare il pulsante di accensione della macchina da stampa delle banconote.

1 Giugno 2022 0 Commenti
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La (necessaria) globalizzazione porta i suoi pericoli. Ma chi ci potrà realmente difendere?

Da Michele Dallapiccola 31 Maggio 2022

Non abbiamo ancora finito di riporre le mascherine e le preoccupazioni per la pandemia (non ancora definitivamente chiusa) che le notizie di malattie dal nome più o meno terrificante tengono nuovamente banco in tivvù!

Che razza di mondo ci circonda?

Prendi la peste suina africana del maiale. Circoscritta da anni in Sardegna sta cominciando a fare capolino tra i cinghiali che appestano l’Urbe eterna. Non passa all’uomo ma è contagiosissima tra i suidi. Evidentemente qualcuno non ha rispettato le regole e ha portato un materiale contaminato dall’isola al continente contravvenendo le regole. A QUESTO LINK il Ministero della Salute spiega tutto per bene.

Diverso il caso del vaiolo delle scimmie, altro inquietante elemento di preoccupazione (quantomeno per chi lo sente tale).

Molto meno contagioso e causato da un virus parente del più noto vaiolo umano. Contrariamente a quello che si sarebbe indotti a pensare dal nome, pare sia veicolato prevalentemente da piccoli roditori. La sua diffusione ha smesso di venire ostacolata da quando nel 1980 è avvenuta nella popolazione mondiale la cessazione dalla vaccinazione contro il vaiolo. Noi boomers ne portiamo una cicatrice ricordo in alto sul braccio. Presenta già numerosi farmaci già approvati ed efficaci per il suo trattamento e prevenzione. A chi volesse approfondire un po’ di più consiglio questo link. E’ il Ministero della Salute ad averlo attivato. Si tratta di una pagina dedicata ricchissima di tutte le informazioni del caso.

Pandemia, crisi economica e guerra hanno alzato nuovi confini. 

La globalizzazione, il “must” dei primi vent’anni del nuovo millennio sembra non girare più come prima. Lo abbiamo visto con l’embargo verso est, arma che usiamo per convincere Putin a terminare il massacro. Abbiamo constatato che la chiusura dei confini è stata la prima arma contro il Corona. Eppure le persone si devono muovere. Per quanto la geopolitica sovverta le cose è un fenomeno inevitabile. E appena si riaprono i confini emergono nuove preoccupazioni. Un po’, lo è il vaiolo delle scimmie; lì, come un monito. 

Quanto al fatto che i confini debbano rimanere aperti, lo capiamo ce lo dicono da soli. Ce lo chiede il Trentino che di persone che varcano il suo confine ci campa. 

Ciò che comunica questo nuovo fatto di cronaca però è che non dobbiamo dare nulla per scontato. Ciò che è successo in questi due anni non va minimizzato. Soprattutto per saper gestire i problemi che ancora varcheranno i nostri confini. Non soltanto biologici. Ma piuttosto anche di natura politica economica e sociale. 

Orwell, ce lo ha insegnato. La logica di Napoleon al comando, portò la Fattoria degli animali alla rovina.

Benvenuti dunque nel vero nuovo millennio. Un tempo in cui non sarà più il caso di lasciar governare “chi è come me”. Finito il tempo del vaffa day, del “prima gli …” sembra proprio che sia arrivato il momento di provare a dare in mano le cose a chi saprà far valere qualche competenza in più. In maniera onesta, a servizio e a protezione di chi lo ha votato.

31 Maggio 2022 0 Commenti
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Una serata a parlare dell’argomento Grandi carnivori a Civezzano?

Da Michele Dallapiccola 30 Maggio 2022

Chi l’avrebbe mai detto che ce ne sarebbe stato bisogno? Eppure è così, la diffusione del lupo diventerà capillare anche sul nostro territorio comunale.

Un lupo nei dintorni di Civezzano. La foto ha già 5 anni.

Come fanno le tessere di un puzzle, i branchi di questo animale si stanno incastrando in maniera metodica e senza sovrapporsi. Avviene nell’intero arco alpino e di conseguenza anche in tutto il Trentino. Sappiamo infatti che a causa della loro attitudine di animali territoriali, i lupi strutturati in branchi occupano senza sovrapporsi precise aree di territorio della dimensione di circa 150 – 200 km quadrati. La presenza inizialmente sporadica, via via sempre più insistente, può rappresentare una brutta nuova per chi ne abbia paura. Paradossalmente questa stessa è anche la parte meno brutta della notizia. Dove già stabilmente presenti i lupi non aumentano di numero e le cose non possono peggiorare. Ci pensano i vari individui del branco a tener lontani i lupi estranei dalla zona che è stata scelta come loro tenuta di caccia. 

Sono tantissime le domande che le persone si pongono riguardo a questo stato di cose. Il lupo è pericoloso? Devo forse tenere per la mia salute o quella dei miei familiari? Andando nel bosco possono succedere cose brutte? C’è una legge che mi tutela? C’è una legge che tutela piuttosto l’animale?

A questi e a tanti altri interrogativi cercheremo di rispondere domani sera alle 20:30 presso la sala della biblioteca di Civezzano.

In questo caso è organizzata dall’amministrazione comunale ma ricalca il format delle numerose altre serate che abbiamo tenuto nell’intero circuito provinciale. Sempre molto partecipate e contornate di un dibattito acceso e consapevole, ma mai polemico o aggressivo. Vi aspettiamo numerosi

30 Maggio 2022 0 Commenti
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Gestione fauna selvatica PAT. Una mancanza che macchia la qualità ambientale e l’onore del Trentino.

Da Michele Dallapiccola 29 Maggio 2022

Da sempre percepivamo il Trentino come Provincia dove gestione e qualità ambientale sono un merito indiscusso a livello internazionale. Eppure per la Giunta provinciale, tra i tanti, quello degli animali selvatici feriti non è più un problema. Vien da chiedersi se la memoria popolare, quella alimentata dai media, conservi almeno un sopito ricordo anche delle molte altre azioni a detrimento di Fauna e Ambiente. Del resto sono fatti che da soli, fanno poca notizia. Nel loro insieme però tratteggiano una situazione drammatica. Ecco alcuni esempi. 

  • E’ stato abrogato il comitato faunistico.
  • E’ stata sospesa l’attività di recupero della fauna selvatica ferita al Casteller.
  • Preclusa pure la possibilità di attivare un piccolo centro alternativo di recupero di selvatici a Cavedago, basato tutto sul volontariato.
  • Chiuso il centro per il recupero dell’avifauna. 
  • E mettiamola pure sul mucchio ecco a voi due ulteriori malefatte d’”area”: si è provocata la morte di qualche milione di avannotti a causa dell’incapacità di gestire amministrativamente il problema del rilascio della trota fario. Riguardo alle protezioni da danni di grandi carnivori rispetto al 2018 si sono ridotti gli investimenti.

Insomma, le iniziative a spregio e a danno della fauna selvatica ferita, promosse da questa giunta provinciale non si contano più. E adesso pare che se un ungulato o qualsiasi altro animale ferito sono reperiti, sono abbandonati a se stessi (nella migliore delle ipotesi). 

Poi per contro, come massima forma di contraddizione, questa giunta populista proibisce di tenere i cani alla catena. Del resto è un argomento mediaticamente molto più appagante. Come al solito però il diavolo fa le pentole senza coperchi. Così, al grido di “cani liberi!” si finisce per creare un autentico rompicapo. Si dovrà trovare il modo di gestire i cani in modo che possano rimanere liberi. Parliamo di un essere vivente, che per quanto mite e domestico, è pur sempre un animale. Dunque è irresponsabile delle proprie azioni, preda del proprio istinto e dotato da madre natura di senso territoriale, appartenenza ad un branco e, qualora ve lo foste dimenticato, anche di quattro robusti denti canini. 

Rispetto alle difficoltà la tecnica della maggioranza è sempre quella di insabbiare. Non parlarne, non dire, non comunicare. Come è avvenuto con l’episodio dell’orso dagli arti spezzati in un recente incidente stradale, recentemente trasferito al Casteller. È vivo? E morto? È stato operato?

A noi preme saperlo. Esattamente come ci farebbe piacere capire cosa passi nella testa della giunta provinciale riguardo agli animali feriti, potenzialmente in pericolo di vita, tuttavia curabili.

Che indirizzo è dato alle forze dell’ordine ai corpi volontari dei vigili del fuoco, alla polizia locale e ai veterinari? E’ impensabile pretendere di risolvere tutto con una botta sulla testa o con l’abbandono nel bosco dell’animale ferito. Specie per una provincia che vuole caratterizzarsi ai massimi livelli per capacità di gestione e qualità ambientale.

Apprese queste notizie, nei panni dell’assessore al turismo sarei colto da sgomento. E a ragione! Chi ha in mano il dicastero all’ospitalità non può vendere fuffa. O non sapere nulla di questi fatti. Non a caso Fauna e Turismo erano in capo allo stesso assessore. In questa legislatura le politiche ambientali non sono state al centro del dibattito politico amministrativo. E nemmeno con la zootecnia, che cura la montagna abitata, mi sembra che le cose vadano tanto meglio. Abbiamo motivo di ritenere che i problemi denunciati qui sopra siano diretta conseguenza di come è gestito il servizio faunistico. Siamo proprio sicuri che certo tipi di clientela, appresi questi punti di demerito, verrebbe comunque a visitare il Trentino? E’ forse per questi motivi che la PAT ne sta cercano di diversa? Curare l’ospitalità del mordi e fuggi dei concertoni – a pensarci bene – potrebbe essere una strategia.

29 Maggio 2022 0 Commenti
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RIFLESSIONE DELLA DOMENICA: tu vai in bici ed io ti pago.

Da Michele Dallapiccola 28 Maggio 2022

Nel blog di Formiche c’è questa riflessione. Pur datata, racconta di un provvedimento francese che nel 2015 incentivava chi va in bici. Lo ho trovato curioso perché con simpatia cita in metafora la Coppa Cobram. Ve la ricordate? Era quella ridicola gara ciclistica raccontata nei film di Fantozzi. Una biciclettata da fare a tutti i costi in onore – mi par di ricordare – dal Visconte Cobram.

In Trentino, questa farsa cinematografica è talmente realistica che trova trasposizione nella realtà. E’ quella della politica trentina che tra un concerto e l’altro non si fa mancare il bagno di folla tra le ali dei tifosi accorsi ad assistere al passaggio dei pedali rosa.

Del resto lo stile di questa politica di governo è così, non c’è niente da fare. Dovrei capirlo e farmene una ragione ma non ne sono capace. Forse perché il mio pensiero va agli esempi che ho davanti. Le persone serie, i politici impegnati insomma, partecipano alle manifestazioni sì, ma con il rispetto dell’istituzione che rappresentano e dunque nella giusta misura. Non cercano la scena, non cercano il bagno di folla approfittando dell’attenzione di chi è lì in quel momento.

Che poi, se una persona ha deciso di assiste ad una manifestazione, è li per gli atleti e lo spettacolo. Non per dialogare col politico. Che alla manifestazione normalmente non aggiunge nulla. Anzi ne approfitta della luce altrui, del risultato dell’atleta del momento, della fama del big dell’occasione, per farne momento di lustro proprio.

Il metodo è conosciuto.

E quello di Salvini nazionale. Feste, sagre, panini. Infine spiaggia, moto d’acqua e da ultimo Papeete per tutti. Uno stile mai osservato in chi invece considera il lavoro del politico una cosa seria. 

Prendete la giunta provinciale di Bolzano con Kompatscher in testa ad esempio. O lo stesso Draghi – piaccia o meno -. Ha immediatamente assunto uno stile diverso dal suo social-predecessore Conte.

Non dico di praticare l’austerità, ma per coltivare il contatto col pubblico ci vuole intelligenza e pazienza. Altrimenti si finisce per mettere in piedi iniziative farsa. Prendete i martedì del presidente ad esempio. Chi ci è andato, sta ancora aspettando la risposta. Del resto, come è possibile ricevere chiunque e comunque senza filtro e con l’usciere che ogni tre minuti bussa alla porta per far entrare il successivo? 

I nodi vengono al pettine.

La legislatura ha iniziato il suo conto alla rovescia. Manca poco più di un anno alle urne e già si possono scrivere i primi bilanci. Magari nel frattempo arriverà pure un altro concerto ma il mantra più sentito nel corso della legislatura, non varrà più. “E’ colpa di quelli di prima” è il motto tuonato da questa maggioranza.

Ma dopo cinque anni qualche azione amministrativa concreta la si dovrà pur vedere? Le promesse di opere pubbliche mirabolanti non basteranno più a catturare consensi. I milioni citati come noccioline, tutti messi a bilancio in annualità dal 2024 al 2030epassa, faranno sempre meno notizia.

Mi chiedo con che coraggio potranno ripresentarsi alle prossime provinciali praticamente con lo stesso programma del 2018, vista la mole di punti irrisolti? Dalla soluzione del problema di convivenza di orsi e lupi, al NOT, dalla sanità in genere, al nuovo stadio, alle tante circonvallazioni sognate, al tunnel del Peller, fino alle opere delle olimpiadi?

Non credo che i trentini si accontenteranno di un concertone e del suo bis. Né rimarranno estasiati dalla prossima Coppa Cobram della giunta provinciale. Tutta presa a stringere mani agli astanti forse non si è ancora accorta che da noi la Carovana Rosa passa tutti gli anni; praticamente da sempre. E lo ha fatto prima, durante e mi auguro che passerà anche dopo questo governo provinciale. 

28 Maggio 2022 0 Commenti
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RAGIONE E LIBERTA’ NELLA SOCIETA’ ITALIANA. Massimiliano Valerii di nuovo a Trento con noi. 

Da Michele Dallapiccola 27 Maggio 2022

E’ stata una serata di gala, quella dell’altra sera alla Sala Falconetto a Trento. A seguire il sociologo nazionale c’era il pubblico delle grandi occasioni. Ed il sold-out era, ed è stato, scontato. 

Inizia piano con tono suadente l’eloquio del nostro ospite. Senza mai inciampare nel benché minimo intercalare o inganno lessicale. Usa il registro della narrazione e racconta i numeri di una società che cambia. L’ascensore sociale un tempo dato dalla preparazione scolastica si è fermato. Le certezze economiche vacillano. Questo stato di cose apre alla necessità di una pur minima percentuale di popolazione di affidarsi all’incredibile, all’esoterico. Perché il mondo delle certezze e della razionalità non offre più le stesse garanzie di un tempo.

In questo contesto si colloca un mondo che cambia.

Le performance economiche di maggior rilievo transitano dal mondo occidentale a quello in via di sviluppo. Luoghi dove, paradossalmente, la libertà personale è pesantemente o parzialmente preclusa. Solo il 20%  della popolazione mondiale può ritenersi realmente libera. Eppure le migliori performance del PIL appartengono proprio ai paesi cosiddetti ex in via di sviluppo. Tra gli interrogativi che si accendono si intravede un’unica certezza. Dal punto di vista socioeconomico l’Italia soffre. Lo dicono i dati, impressionanti se letti con una straordinaria lucidità. Ci raccontano di un PIL italiano che negli anni sessanta correva a zampate del 70%. Cinquant’anni dopo, negli anni 10 dove si è assestato allo “zerovirgola”!

E che dire del potere d’acquisto delle retribuzioni medie nazionali? La competitività nella produzione ha da sempre richiesto di tenere bassi i costi di produzione contraendo le spese e con queste, il costo del lavoro. Il risultato è stato che in trent’anni il potere d’acquisto degli stipendi medi è diminuito del 3% dove nello stesso periodo, in Francia è aumentato del 30%!

Un’ora di momento interattivo con il pubblico ha completato una seguitissima relazione. 

In apertura abbiamo avvertito il bisogno di apportare una brevissima considerazione. Quanto vale la razionalità ed il metodo scientifico nell’approccio alla pubblica amministrazione? 

Viviamo un’epoca che è riuscita a condensare ciò che quasi 400 anni fa accadde in un solo giorno. Quello dell’abiura. 

Il 22 giugno 1633 davanti ad uno stuolo di cardinali inquisitori, convocato dal papa in persona Galileo Galilei pronuncia l’abiura. In un attimo il bagliore illuminato di Copernico viene messo al bando dalla società. E Galileo, il padre del metodo scientifico, è costretto a seguire questa imposizione. La leggenda narra di un’avvincente epilogo, pur in sottovoce. “Eppur si muove.”

Chi fa politica oggi, ha tutti gli strumenti per provare ad impostare un solido futuro della società. Potrebbe farlo con metodo, con rigore e con l’osservanza (anche) della scienza. Invece, la società del narcisismo, dell’edonismo, dello scarso impegno civico, abbraccia senza nessun impegno la via facile. E ogni ipotesi di soluzione arriva ai media e trova dei sostenitori. Vera o falsa che sia. A questo punto si innesta la politica maligna, quella alla quale importa soltanto di preservare se stessa. Quella che in fondo rappresentano i cardinali nella metafora qui sopra. 

A salvare l’Italia dalla crisi abbiamo provato ad affidarci al rigore e alla competenza. Abbiamo cercato Draghi già padre di un salvataggio finanziario nell’Europa in crisi del 2012. Quel “whatever it takes” (ad ogni costo) sembra quasi il ”eppur si muove” dei giorni nostri. Una severa convinzione dettata dal sapere dentro ad un mare in tempesta fatto di mali amministrativi irrisolvibili e convincili sociali e di riflesso politiche difficili da ignorare.

27 Maggio 2022 0 Commenti
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Crisi del settore zootecnico: la salvezza dal marketing e dalla promozione?

Da Michele Dallapiccola 25 Maggio 2022

C’è voluto qualche bel ceffone mediatico e dunque del tutto virtuale e garbato perché la giunta provinciale si svegliasse a proposito di aiuti alla zootecnia. 

Certo un passo importante fatto di fondi finanziari e di buona volontà va sempre apprezzato. Non per questo ritengo gli allevatori possano sentirsi soddisfatti o tranquilli. 

La misura di aiuto chiarita oggi in Commissione Consiliare

Lo strumento di sostegno che viene messo in piedi ricalcherà quello statale del cd. “Quadro temporaneo Ucraina”. Meglio di niente, in barba a Degasperi, a tutti i padri dell’autonomia e alla fantasia amministrativa. In ogni caso ancora una volta nell’autonomia Trentino si è atteso lo Stato. Va inoltre chiarito che con tutta probabilità si parlerà di 1 o 2 cent al litro/latte/azienda.

Quali strade intraprendere?

Rimango profondamente convinto che è nell’ambito di un fortissimo sostegno alla promozione che si potranno individuare solidi margini di ripresa di consumi e dunque di aiuto ai bilanci delle aziende zootecniche. Oltretutto trattandosi di attività che potrebbero gravare (anche) sui bilanci della promozione e dunque del comparto turismo, si potrebbero davvero aiutare gli allenatori senza gravare sul de minimis. Sono partite di bilancio dove la PAT potrebbe intervenire con una discreta agilità senza intaccare i fondi dedicati al settore turismo.

A titolo di esempio invito i lettori ad aprire questo link:

 IL MONDO DELL’ALPEGGIO PROTAGONISTA DELL’ESTATE 2018 – Michele Dallapiccola 

Si tratta del ricco programma che arrivò al suo massimo splendore nell’estate del 2018 e che il governo del cambiamento decise di modificare ben prima dell’arresto coatto da parte della pandemia.

Forse oggi, un po’ alla volta, spinto dall’opinione pubblica sta incominciando a  capire. Speriamo non sia troppo tardi.

Qui di seguito, il calendario del 2018.

Si consideri che accanto a questa nutrita serie di eventi, durante la scorsa legislatura la Trentino Marketing gestiva un’intensa campagna fieristica e di manifestazioni enogastronomiche nazionali ed internazionali. Campagne dedicate al marchio Qualità Trentino e ampissime attività di co-marketing anche coi Caseifici Provinciali. Nulla è dato sapere su cosa succederà quest’anno. Di sicuro per ora nei Caseifici si son visti i Selfie. Se poi arriveranno i soldi lo si vedrà soltanto alla fine.

25 Maggio 2022 0 Commenti
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Pastorizia e qualità della montagna abitata: il Trentino può permettersi di farne a meno? 

Da Michele Dallapiccola 24 Maggio 2022

Sarà una deformazione professionale, la mia. Per questo temo che a parlarne così spesso corra il rischio di risultare stucchevole. Così fosse, voglio scusarmi coi miei affezionati lettori.

Ora però insisto e proseguo con questo mio breve pensiero. Rimango convinto che la qualità di un territorio sia strettamente legata alla cura che l’uomo gli manifesta.  Innanzitutto attraverso atti amministrativi e normative urbanistico-edilizie. Interpretano la parte del leone nella buona o nella cattiva gestione del cemento.

La superficie abitata in Trentino occupa uno scarno 1% del complessivo. Un restante 90% del territorio è occupato da boschi e da terreno selvaggio. Ai contadini dunque non resta che concentrarsi sul misero 10% residuale.

Vi sembra incredibile che sia così poco, vero?

ISPAT però dice così. Del coltivato, possiamo semplificare dicendo che un terzo è in mano all’ortofrutta e alla viticoltura e i restanti due terzi li sfalciano e li pascolano gli allevatori con le loro mandrie e le loro greggi. Questo è quanto. Ed anche ciò che i nostri operatori del settore turismo vendono agli occhi degli ospiti che vengono a trovarci.

Ora capite perché insisto a stimolare la giunta provinciale che metta a disposizione di chi alleva gli animali ogni forma di aiuto possibile?

E se la carenza di manodopera è un costante per moltissimi settori, reperire aiuto in zootecnia è un autentico incubo; specialmente per quanto riguarda la custodia e la guardiania del bestiame al pascolo. L’attività della pastorizia insomma, l’attività più antica del mondo, nata con l’uomo primordiale oggi si trova in stato comatoso.

E’ in risposta a questo stato di cose che alcune amministrazioni evolute hanno cercato di stimolare l’esercizio di questa attività. Il supporto della zootecnia rappresenta un intervento diretto a favore della cura della montagna. Come consiglieri di minoranza, con la Collega Paola Demagri abbiamo più volte provato a convincere la giunta provinciale ad imitare esempi che ci circondano. Si badi bene, considerando triste il termine imitare perché con l’Autonomia che ci ritroviamo a gestire potremmo essere una vera e propria guida ed un esempio per l’intero arco alpino. Cito tra tutti il progetto “Pasturs” (QUI IL LINK) nato nella bergamasca e diffuso poi ad altri luoghi delle Alpi. Tranne che da noi. Oppure, assistiamo ad un bellissimo esempio in Sudtirol dove per la Pastorizia è stata addirittura costruita una scuola. (QUI IL LINK)

Sono notizie che provocano stati d’animo contrastanti. Da un lato rallegra constatare che le speranze non sono morte e che c’è ancora la possibilità di pensare a una montagna coltivata, dall’altra il rammarico che un luogo come il civilissimo e autonomo Trentino rifiuti per caparbietà del suo governo di accettare consigli a procedere in tal senso.

Non sarà certo questo suo atteggiamento d’accidia politica a farci demordere. Lo stimolo proseguirà attraverso nostri opportuni atti politici all’uopo indirizzati

24 Maggio 2022 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
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Michele Dallapiccola
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