Michele Dallapiccola
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Il disagio degli esclusi attraverso 400 atti politici

Da Michele Dallapiccola 18 Marzo 2021

Il sazio non pensa per l’affamato. Quanto è vero, nella società di oggi, uno di quei proverbi che ci tramandano i genitori? Ed è anche un distillato di disagio sociale che l’incarico di oggi mi permette di vedere, di intercettare e soprattutto, obbliga a comprendere.

E’ una posizione difficile quella degli Autonomisti di oggi. Dai banchi di opposizione o di controllo che dir si voglia, il nostro gruppo consiliare, non ha tra le mani le redini della macchina provinciale. E chi sta governando -male a mio avviso – conduce la nostra terra attraverso la tempesta di questa crisi, ossessionato dalla ricerca di consenso. 

Fa fatica il governo locale a dar soddisfazione alle tante richieste di aiuto.

Indecisi, sul capire cosa potrà dar loro più lustro elettorale, gli amministratori provinciali preferiscono prima attendere i provvedimenti di Roma. Pur coi soldi “sul conto”. A QUESTO LINK POTETE LEGGERE LA NOSTRA RICHIESTA PER SAPERE QUANTI SONO. Intanto, molte categorie stanno soffrendo. I piccoli imprenditori, i commercianti, gli stagionali specie del turismo, guardano con disperazione fuori dalla finestra, bloccati in casa dal lockdown e dall’assenza di lavoro. E per loro la situazione psicologica è straziante.

Intanto, un consigliere di minoranza può comunque far molto per cercare di meritarsi il posto che occupa. 

Rispondere alle persone. 

Esser disponibili per chi ci contatta, per qualsivoglia motivo ed innanzitutto. E questo è una atto dovuto valorizzare a favore della collettività quella platea di relazioni ed esperienze maturate. Possono essere vastissime per chi le sa e le vuole cogliere ed imparare

Controllare chi governa.  

Seguirlo, tallonarlo, leggerne ogni suo atto prodotto. Cercare di anticipare l’informazione, costringere chi governa a rimanere alla berlina, trasparenti davanti ai cittadini. 

Predisporre leggi, documenti, mozioni ed interrogazioni.

Questa settimana abbiamo depositato l’atto politico numero 400! Così è stato per ogni giorno, dal lunedi al giovedi, da quando siamo stati eletti Lo abbiamo fatto con coscienza e cognizione di causa. A QUESTO LINK TROVERETE L’ARCHIVIO DI TUTTA LA NOSTRA ATTIVITA’ IN CONSIGLIO PROVINCIALE. Perché chi amministra oggi, deve sentire la pressione degli esclusi, di chi ha perso lavoro, affetti, certezze, serenità verso il futuro. 

Un domani cambiato, parte in maniera davvero imponderabile. 

Ci pensavo l’altro giorno. Mi piace leggere testi di saggistica piuttosto che di economia o di sociologia. Lo faccio col mio ritmo, un po’ lento, per il poco tempo libero che concede il mio lavoro, ma li colleziono impilandoli accanto al comodino. Ebbene, l’altro giorno ne osservavo i titoli, quelli stampati fino all’inizio dell’anno scorso. Provavano a prevedere il futuro, a ipotizzare la società del domani. Sono improvvisamente diventati carta straccia. Nessuno sa cosa ci aspetta per i prossimi 4 o 5 anni. Perché potrebbe essere questo il tempo necessario per tornare ad una nuova, ritrovata normalità.

Invece, tanta sofferenza, tante vite e tanti errori saranno passati invano se quella società non sarà almeno un po’ migliore di quanto non lo fosse prima del Covid. Chi governa dovrà farsi carico di provarci, E noi saremo un attento stimolo.

Ecco a cosa può servire il nostro gridare, talvolta poco compreso, talvolta fastidioso.

18 Marzo 2021 0 Commenti
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Tenersi stretta l’Autonomia e lontani gli statalisti. Questi gli interessi del PATT

Da Michele Dallapiccola 17 Marzo 2021

Parlo raramente del PATT, il mio amato Partito, perchè ho l’impressione che gli argomenti che riguardano l’amministrazione provinciale o la mia attività di consigliere, siano di solito più interessanti. Ma…

…oggi mi spinge a farlo la notizia della nomina del collega Ossanna in giunta regionale. E’ una questione che ha destato non pochi interrogativi. Da qualcuno interpretati come un cambio di orientamento politico del nostro partito. Come se, grazie alla presenza del collega in giunta regionale, la lega fosse diventata improvvisamente simpatica e capace?

Gli antefatti

Lo spirito di collaborazione maturato dentro al nostro ufficio politico ci ha suggerito di aderire alla richiesta di Lorenzo Ossanna. E’ stato un suo preciso desiderio, quello di assumere l’incarico di Assessore in giunta regionale. Che lo stimato collega abbia da sempre dimostrato un atteggiamento molto più pacato nei confronti della lega rispetto al trio Dallapiccola – Demagri – Rossi non è un mistero. Come non lo è nemmeno la presenza di diverse correnti politiche anche dentro al nostro partito.

E così, Fugatti, cogliendo questi alcuni aspetti, sommati al tentativo di destabilizzare la nostra posizione politica, ha pensato bene di tendere la mano a quello tra noi, meno antipatico alla lega. Certo, visti gli esiti della votazione, per ora, come cosa sicura ha portato a casa una vera destabilizzazione dentro al suo, di gruppo. 

Perchè le cose non cambieranno, almeno radicalmente e comunque non certo ora

La regia della giunta regionale è saldamente in mano all’SVP. Siamo presenti, certo, con il placet della lega ma con una sorta di loro commissariamento nell’interesse dell’autonomia dei nostri due territori.

La miglior notizia della giornata però, è stata la nomina della collega Demagri come Capogruppo. Sarà lei la nostra portavoce, colei che interpreterà la sintesi del nostro pensiero.

E sarà un agire politico, per quanto ci riguarda, lontanissimo da questa lega e dal loro modo di governare il Trentino.

Sono certo che la lega, specialmente locale, farà la sua storia. Tra poco ritornerà sicuramente a fare ulteriori proposte di collaborazione. Qualora fossero ideologiche, o di adesione partitica, con queste persone, in questa squadra, a mio fermo parere, dovranno essere rifiutate.

Solo le forze politiche che facciano da argine allo statalismo e nazionalismo possono essere alleati del Patt. Ecco perché l’asse PATT/lega non può esistere. 

La strada per le elezioni provinciale del 2023 comincia a delinearsi.

La volontà del partito di raccolta Trentino di rimanere fuori dai blocchi non va confusa con la mancanza di disponibilità a lavorare e a costruire insieme un progetto alternativo all’attuale governo provinciale. E su quest’ultimo aspetto, il mio personale impegno e di molti altri con me dentro al partito sarà massimo. E son certo che siamo in tanti a pensarla così.

17 Marzo 2021 0 Commenti
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Le modifiche al PSR che fanno male a manze e greggi

Da Michele Dallapiccola 16 Marzo 2021

L’incontro della giunta con il neo ministro all’Agricoltura Patuanelli ha rivelato intendimenti operativi alcuni dei quali, assolutamente condivisibili. Altri molto meno. Ad esempio, è incredibile che il Trentino abbia chiesto aiuti a Roma per rimboschire!!!

Ancora una volta la Commissione politiche agricole e il Ministero sono alle prese con l’atavico problema della disparità di ripartizione delle risorse comunitarie tra regioni del nord e quelle del sud. Riusciranno finalmente a scardinare un meccanismo incancrenito da decenni? E che dire del fondo speciale detto PNRR? Quanto arriverà al sistema irriguo provinciale? Buone speranze dunque. Ma c’è dell’altro.

Un paio di contraddizioni sconcertanti che preoccupano non poco.

La Giunta rimarca la volontà di affrontare il problema dei grandi carnivori. Dice, senza perseguire un approccio ideologico. Per come ha gestito fino ad ora le cose, di per sé, fa già da ridere così. Ma a voler leggere in filigrana, dal non detto e da alcuni fatti occorsi recentemente emergono parecchie perplessità.

Le modifiche al PSR che nuocciono a manze e greggi

Nella gestione dei pascoli d’alta quota, sono state proposte alcune modifiche al regolamento del PSR. Qualora adottate, a partire da questo prossimo biennio, farebbero soffrire non poco le mandrie di manze e vitelle, le greggi e i pastori transumanti. Utilizzo il condizionale poiché pare che alcune aziende agricole, diciamo un po’ strutturate, abbiano recentemente depositato uno specifico ricorso al TAR.

Potrebbe cambiare il periodo minimo di pascolamento

Oltre al minimale ma antipatico provvedimento della riduzione del valore in UBA degli asini, del quale abbiamo già parlato, c’è il previsto periodo minimo di pascolamento. La precedente programmazione aveva definito in 30 giorni proprio perché la vita in alta quota è estremamente difficile. Oltre alla ridotta disponibilità di pascolo e foraggio si possono verificare problemi proprio come con i grandi carnivori. Spesso, a fronte a ripetute aggressioni per un pastore l’unica arma è andarsene. Scendere a valle o cercare un altro pascolo. Ma questa giunta, facciamocene una ragione, non “partorirà” aiuti diversi da quello che già c’è e non gestirà il problema orso e lupo. E’ mia personale convinzione, che di antipatici recinti dovremo attrezzarci ancora per un bel pezzo

Senza dir niente a nessuno, invece, la lega al governo del Trentino ha inviato la richiesta a Bruxelles di portare a 60 giorni il periodo minimo di pascolamento. Significa mettere i nostri allevatori nelle condizioni di incorrere molto più facilmente in sanzioni rispetto alle quali ci sono ben poche responsabilità: E’ classico il caso in cui, a costringere alla “desmontegada”, è una carenza di foraggio, tipica delle alte quote negli anni siccitosi. Insomma si vede proprio che queste regole le ha proposte chi di alpeggio ne capisce davvero poco.

L’incredibile richiesta di fondi per rimboschire il Trentino. Sono i pascoli a mancare, non certo i boschi!

Ma la cosa scandalosa, secondo me da evidenziare, è che nel piano nazionale ripresa e resilienza, il PNRR di cui sopra, l’amministrazione Provinciale chiede non tanto un intervento per il recupero di prato e pascolo quanto piuttosto di rimboschimento!

Cosa ce ne facciamo della convergenza auspicabile sul sistema dei titoli? Sono dei premi, assegnati in base alla superficie dei pascoli presenti su un determinato territorio. Più prato, più premi ai nostri allevatori.

Ma la Provincia, di fronte alla grandissima opportunità di ampliare le nostre superfici a pascolo e dunque riceve più fondi dall’Europa, chiede aiuti per piantare alberi. Si fa davvero fatica a capire.

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TRENTO E BOLZANO. ORMAI SU DUE PIANETI DIVERSI

Da Michele Dallapiccola 14 Marzo 2021

Non è servito a niente comunicare i dati “alla trentina”. Non ha aiutato ridurre il numero di tamponi eseguiti. Anzi, questo stato di cose forse, ha provocato comportamenti sociali pericolosi.

Li hanno indotti le false percezioni che hanno provocato gli annunci della giunta provinciale? Vero o falso? Non lo sapremo mai! E importerebbe poco non fosse che ora il Trentino si appresta a trascorrere il proprio periodo rosso mentre Bolzano rientra in arancione.

L’intervento di sostegno finanziario di Bolzano

Inoltre, rattrista constatare che ad esser stremata dal punto di vista sanitario è una popolazione alla quale non va certo meglio dal punto di vista economico. Per questo un po’ di invidia, diciamocelo, Bolzano ce l’ha fa quando annuncia di aver  stanziato 500 milioni di euro per aiutare imprese e famiglie. Il tutto aggravato dal fatto che la giunta di Trento risponde, quasi stizzita agli stimoli politici, che la misura da noi ne varrà “appena” 150. 

Eppure nella scorsa estate il fondo di riserva del presidente venne rimpiguato di quasi 220 milioni di Euro che si aggiunsero agli oltre 130 già presenti. Ecco l’emendamento di Fugatti di allora:

Certo, in mezzo c’è poi stato un nuovo bilancio di previsione ma presto arriverà anche un assestamento dove tradizionalmente, per motivi tecnici, è assai probabile che si renderanno disponibili ulteriori 200 milioni€. E invece si temporeggia, si annuncia di attendere il quadro completo da Roma.

Cosa dovrebbe fare il Trentino

Noi riteniamo che un’idea generale di interventi andrebbe impostata già da subito. Sarebbe il primo caso in cui mi trovo d’accordo con l’”annuncismo” leghista inteso come il metodo di annunciare i provvedimenti molto prima di averli fatti o anche se magari non sono nemmeno fattibili. Aiuterebbe la tranquillità sociale, lenirebbe l’ansia e la preoccupazione di moltissime famiglie. 

Ma si tratterebbe di una grossissima assunzione di responsabilità condizione alla quale finora la lega trentina ha spesso e volentieri girato le spalle

14 Marzo 2021 0 Commenti
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Perchè gli asini stanno così antipatici alla Giunta Provinciale?

Da Michele Dallapiccola 13 Marzo 2021

Potrebbe sembrare il titolo canzonatorio di una metafora fin troppo scontata invece si tratta proprio della realtà.

Facciamo un po’ di storia.

Parliamo delle regole di utilizzo dei fondi della Politica Agricola Comunitaria: la nuova PAC 21-28. Secondo quanto autorizzato da Bruxelles, i fondi assegnati, potranno essere utilizzati fin da subito con regole del vigente Piano ancorché modificate. E qui – è proprio il caso di dire – casca l’asino. 

In uno dei suoi innumerevoli annunci la lega trentina comunicava di aver finalmente trovato il modo di riservare le malghe trentine ai trentini. Senza accorgersi che stavano promuovendo un bando tipo lasciato in eredità da chi li aveva preceduti. All’insegna del cambiamento hanno invece effettuato alcune modifiche al regolamento di utilizzo di fondi. Sensatamente alcune, meno altre. Mi riferisco ad esempio al cd. carico UBA/ettaro sul quale torneremo in altro scritto. 

Una scelta incomprensibile

Ciò del quale vorrei parlare oggi è dell’amena pensata della politica leghista intorno al numero di animali che possono essere caricati in malga. Il loro numero ammissibile tiene come parametro di riferimento unitario il bovino adulto _ UBA – che corrisponde ad una vacca adulta.  Un’apposita tabella stabilisce  quante pecore, quanti maiali o quanti altri animali ci vogliono per pascolare quanto una vacca.  

Qui arriva la pensata geniale della giunta provinciale. Hanno stabilito che un asino vale 0,5 UBA. Secondo i salvinisti locali, di fatto, un asino mangerebbe e occuperebbe spazio in montagna in una misura non superiore al 50% di quello di una vacca. Le amenità non si fermano qui. Al cavallo continua ad esser attribuito il valore precedente è così succederà che un asino (un esemplare come quelli che accompagnano i nostri pastori può pesare 3-4 quintali) vale e mangia la metà di un pony. Di un simpaticissimo cavallotto da giardino insomma!

Un danno per gli allevatori trentini

Gli asini in Trentino sono una chicca, una peculiarità. Oltre ad accompagnare i pastori, sono animali utilizzati anche da piccole aziende trentine che coltivano perlopiù terreni marginali. Lo fanno a scopo di fattoria didattica, produzione di latte di asina o per una interessante e meravigliosa forma di pet-therapy: l’onoterapia.  LEGGETE IN QUESTO LINK UN BELLISSIMO ESEMPIO.

C’è poi chi detiene questi equidi per un uso molto meno nobile. Esistono grandi aziende che a scopo speculativo affittano le malghe e le pascolano con questi animali. Tutto legittimo, eh! A questo punto però le piccole aziende trentine vedranno ridurre il contributo a loro destinato almeno di un terzo. Invece, gli eventuali speculatori potranno facilmente bypassare la regola col classico metodo all’italiana. Fatta la legge, si trova l’inganno. E chi specula sui premi pascolo, non avrà nessuna difficoltà – pur di mantenere i premi d’alpeggio – a raddoppiare il numero di animali monticati. Ma visto che si tratta di animali poco diffusi a livello locale, li recupererà dov’è più facile trovarli: al Sud o peggio ancora all’estero. Impazziranno i veterinari a far le necessarie verifiche sanitarie. Con buona pace di quei circa ottomila equidi trentini, disprezzati da questa bislacca proposta della lega trentina.

Pare che qualche sindacato agricolo nel Tavolo Verde, avesse prospettato inascoltate perplessità. Ma si sa, l’alternativa alla testardaggine e cioè la duttilità di pensiero non è la principale dote di questa Giunta.

Con buona pace degli asini trentini.

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Covid & depressione. Passiamo oltre

Da Michele Dallapiccola 11 Marzo 2021

Tutti stiamo provando il profondo disagio che ci sta procurando questo periodo fatto di blocchi a colori e lockdown Ci mancano innanzitutto i rapporti umani, la socialità, il mangiare insieme, il poterci stringere la mano o abbracciare. 

Resistiamo per un nobile scopo che è quello di sconfiggere questo maledetto virus. Almeno fin quando i vaccini non conquisteranno una vera efficacia determinando una sufficiente immunità di gregge. Non sembra aiutare la reattività del governo nazionale e ancor meno quella dei salvinisti trentini. Questi abbiamo e questi dobbiamo tenerci (almeno fino al 2023).

Una società sull’orlo di una crisi di nervi

Al di là delle responsabilità della politica, il brutto periodo è un dato di fatto. L’unico fattore che può contrastare questa condizione è la solidarietà sociale. C’è bisogno di propensione alla gentilezza, alla pazienza alla relazione anche virtuale, attraverso la tecnologia. Su questa condizione mi è capitato di imbattermi in un bell’esempio proprio in questi giorni.

Alcuni miei colleghi veterinari, anche trentini, hanno aderito alla campagna NOMV (Not one more vet) in favore dei veterinari. Non è un fatto particolarmente conosciuto ma vi devo confessare che la categoria dei veterinari è molto pressata dal punto di vista psicologico. Al punto che purtroppo – posso testimoniare – depressione e suicidi sono più frequenti che in altre categorie. Pare sia legato all’elevata predisposizione da parte di chi fa la nostra professione a farsi carico delle difficoltà delle persone che si rivolgono a noi. A questo LINK trovate tutti gli approfondimenti del caso.

Dalla sofferenza d’animo di una categoria per ragioni particolari, è facile volgere il pensiero ad un’intera popolazione per ragioni ben più allargate. Quelle che ciascuno di noi vive a causa di questo brutto periodo. Senza contare le molte famiglie particolarmente colpite non solo dalla malattia ma in fin troppi casi anche da un tragico lutto. 

Anche la società economica ha raggiunto il proprio limite

Un pensiero speciale deve andare anche a quel mondo del lavoro che dal virus e dalle misure anticovid è stato drammaticamente colpito. La stessa politica che ha imposto i limiti, per salvare vite umane dovrà farsi carico anche di questa loro difficoltà. Accanto alle drammatiche notizie che riguardano lo stato di salute della collettività si sommano sempre più quelle le altrettanto drammatiche notizie economiche.

Non si può paragonare la chiusura di un’azienda alla chiusura di una vita. Fin troppo banale ciò che affermo. Del resto se rimane la salute la ripresa economica post Covid concederà numerose belle sorprese a tutti quelli che le vorranno cogliere. E’ forse questo il miglior richiamo all’ottimismo che possiamo augurarci. Sta per arrivare la bella stagione e tra alcune settimane potremmo ritrovare il piacere di tornare all’aria aperta.

Attendiamo le buone notizie sulla campagna vaccinale. Speriamo si raggiunga l’immunità di gregge prima del prossimo inverno. Politica disorganizzata, NOvax e impicci vari permettendo.

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RIFORMA DEL TURISMO. Dalle perplessità della Vallagarina le ombre sulla proposta della PAT.

Da Michele Dallapiccola 10 Marzo 2021

Lo abbiamo ripetuto fin dall’inizio del mandato. Se riforma deve essere – e ne sussistono fondamentali ragioni – riforma sia. Ma quanto sia servito il tanto sbandierato peregrinare della giunta in decine di riunioni in giro per il Trentino lo si comincia a pesare ora. Si ha come l’impressione che l’esecutivo abbia sì girato tanto, ma poi o abbia ascoltato poco o non abbia capito niente. E così, dai territori, a Trento non è tornato un granché.

La riforma continua a mantenere l’integrale trazione di UNAT. Purtroppo ASAT e Confindustria di fatto sono state messe all’angolo o fuori dai giochi. Perché parlo di loro? Sono le due principali associazioni che avevano stimolato la giunta precedente a favorire il coordinamento e la coesione territoriale.

C’era una proposta alternativa

Da quelle idee era nato all’inizio di questa legislatura il deposito di un nostro disegno di legge di riforma che prevedeva aggregazioni territoriali per prodotto e non per ambito geografico. Era il disegno di legge 16 del 28 marzo 2019. Depositato ben prima che la giunta avesse capito cosa c’era da fare.

Mi spiego meglio. Il prodotto “bike” non conosce confini né quello “sci” appartiene più ad una valle più che ad un’altra. Nulla da fare. Testarda, la giunta, partendo dall’idea che per cinque anni UNAT aveva continuato a ripetermi, ha suddiviso il Trentino in quattro aree. Un piccolo brano del Ddl in parola avrebbe infatti normato così:

“Art. 12 octies
Individuazione degli ambiti omogenei di prodotto turistico. La Provincia può individuare organismi istituzionali che svolgono il compito di aggregazione delle proposte di promozione turistica provinciale per analogia di prodotto. La loro composizione è indicata da apposito regolamento che ne individua anche gli ambiti di competenza, tenendo conto che essi devono riguardare almeno quattro categorie omogenee riferite all’intero territorio provinciale ed individuate in:
a) economia e business;
b) neve ed inverno;
c) terra e belle stagioni;
d) cultura ed agro-alimentare.

Costruire iniziative comuni sarebbe stato estremamente funzionale al superamento di logiche di gelosia territoriale e preoccupazioni come quelle che sono legittimamente sorte in questi giorni in alcuni operatori della Val di Gresta. Anche le ragionevoli considerazioni di Brentonico hanno mantenuto vivo il dolore di tutti i territori lacerati da un norma imposta, affrettata, pressapochista che nessuno ha chiesto e che in fondo non è mai accuratamente stata presentata. 

L’APT di Rovereto ha combattuto.

A ben vedere, se oggi questi territori possono riflettere sul cosa fare è perchè Rovereto non ha voluto aderire all’ambito di Trento in un’unica APT Proprio perché queste sensibilità le conosceva. Se oggi il problema si chiama “soltanto” ATA è perché qualcuno prima ha fatto di tutto per provare a rimanere APT indipendente a costo di tante fatiche e tante rinunce. Fosse stato per la lega al governo del Trentino, non solo in ATA, ma tutta l’APT sarebbe fusa con Trento e non esisterebbe nemmeno più. Ma pensando ad un ragionamento in solitaria della Val di Gresta che qualora finisse sotto il governo territoriale di Riva, l’amena valle famosa per ambiente ed ortaggi, dovrebbe condividere gioie e dolori con una zona che va da Tremalzo a Comano Terme. 

Un mal comune che non è affatto mezzo gaudio

Le perplessità e l’insoddisfazione non si fermano al sud del Trentino. Da Civezzano alla Val dei Mocheni. In Vigolana, dove si deve attraversare la Fricca e arrivare in Folgaria per chiedere promozione, adesso. E che dire di Ledro? Ha provato in tutti i modi a rimanere da sola: nulla da fare. Si è salvata in corner la val di Non, rifiutandosi caparbiamente di farsi accettare da una strabordante Val di Sole. E se i Sindaci del Chiese hanno espresso forte perplessità sui media, non mi risulta che in Valsugana si percepisca aria di serenità e soddisfazione. 

Questo l’operato della giunta nella sua attività in campo turistico durante il Covid. 

Appena passato il periodo, arriverà la genial pensata. L’aumento della tassa di soggiorno. Ma tranquilli, è una giunta vicina agli albergatori questa. Avevano detto

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La carne è dannosa e gli allevamenti sono inquinanti. Mah?

Da Michele Dallapiccola 9 Marzo 2021

Parte male il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Alla “Conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”, nei giorni scorsi, non ha risparmiato critiche all’universo della zootecnia e in particolare alle diete basate sul consumo di carne.

Il neo Ministro esprime preoccupazione per l’agricoltura intensiva. E cita il caso di chi consumi troppa carne e a quali rischi vada incontro.

Ma a ben pensarci chi, oggi, consuma troppa carne? Chi ne ha voglia di farlo? E c’è pure chi non se lo può permettere. Ma soprattutto, quanta carne alla brace mangiamo? Perché è questa il vero vettore di idrocarburi poliaromatici ciclici: i componenti cancerogeni che si sviluppano con la combustione. E così continua consigliando di assumere più proteine vegetali. Come se a produrre non si consumasse suolo o territorio. E prosegue sciorinando dati che non si accompagnano alla realtà italiana e locale, quanto piuttosto a modalità utilizzate previamente e all’estero.

La filiera della carne, eterna imputata, eterna colpevole. Ma conosciamo quello che critichiamo?

Ovviamente, pur di accarezzare il consenso dell’elettorato salutista vegetariano ha sollevato un polverone di polemiche soprattutto nella filiera delle carni italiane a giudizio di molti evocata ingiustamente e altrettanto ingiustamente assimilata ad altri modelli zootecnici. Inciampando in una serie di luoghi comuni sul consumo della carne. A QUESTO LINK, anche se non recentissimo, alcune considerazione estremante sensate che da medico veterinario consiglio di leggere.

Sono intervenuti molti rappresentanti delle filiere. Come potete LEGGERE A QUESTO LINK, ciascuno a tirare acqua al proprio mulino. La verità è che l’allevamento italiano è maggiormente controllato rispetto a quello straniero. E lo è ancor più quello trentino.

Cosa può fare il singolo coscienzioso cittadino?

Molto più di quanto si possa pensare ad un primo acchito. I primi tutori della nostra salute però siamo noi. Non ascoltiamo ministri poco attenti all’equilibrio delle affermazione e alla conoscenza delle cose.

Già da domani cerchiamo con maggior determinazione la carne trentina dal nostro macellaio di fiducia. Che si tratti di una bottega storica che di un supermercato.

Solo così saremo i primi tutori della nostra salute. Solo così ci faremo del bene all’insegna del poco, – non necessariamente – ma buono. Assolutamente.

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Peste suina Africana. Quali sono le azioni di indagine epidemiologica previste sul territorio provinciale?

Da Michele Dallapiccola 8 Marzo 2021

La caccia accompagna l’uomo dalla notte dei tempi. Lo ha sfamato per millenni fino ad assumere oggi un preminente ruolo tecnico-gestionale assorbendo anche connotazioni di natura sportiva.

Per questo motivo al giorno d’oggi, è assolutamente invisa ad una fetta molto importante popolazione mondiale. Eppure conserva ancora un suo senso e un suo ruolo soprattutto attraverso la funzione di nuovo elemento della catena ecosistemica.

Un punto di equilibrio difficile ma non impossibile da trovare

L’antropizzazione non può imporsi sullo sviluppo degli animali selvatici né sulla biodiversità. Viceversa la loro eccessiva proliferazione causa danni all’uomo. E’ in questa chiave che i cacciatori, in quanto frequentatori e conoscitori dell’habitat selvatico, contribuiscono a monitorare lo stato di salute degli animali selvatici e a gestirne un equilibrato sviluppo nella popolazione.

La si può amare, la si può detestare (e lo capisco) ma svolta con onestà e correttezza come è per la (quasi) totalità dei cacciatori, rimane un servizio assolutamente necessario alla montagna

Il cinghiale. Specie invasiva, problema in tutta Europa.

Il sovvertimento della catena alimentare con la distruzione dei grandi carnivori ha provocato molti sconquassi in ambiente naturale. Specie nel Vecchio Continente. In questo senso, si comprende ancor di più il valore che può avere una delibera che regolamenti il contenimento del cinghiale. Una delle specie invasive che hanno preso piede.

Da anni il Trentino è all’avanguardia nelle modalità di gestione anche se al miglioramento non si deve porre limiti. Anche noi, recentemente abbiamo preso posizione invitando la giunta a fare altrettanto.

La delibera – molto pasticciata – lascia sul campo numerose scontentezze e qualche pesante perplessità. Lo ha colto la stampa e lo potete leggere a questo link.

Tra i pochi lati positivi c’è tuttavia da segnalare che fa propri i numerosi suggerimenti degli addetti ai lavori, allargando come necessario le maglie del controllo della specie cinghiale, si dice anche per limitare la diffusione della peste suina africana. Che non è, grazie a Dio, una zoonosi; ne abbiamo abbastanza di malattie animali che hanno sviluppato uno spillover sull’uomo. 

La dimensione preoccupante del problema è segnalata a partire da EFSA. A questo link trovate un’interessante esplicazione. Anche i vari Ministeri alla Sanità d’Europa, sono molto preoccupati. A questo link potete leggere le indicazioni di quello italiano.

Così, risulta facile capire che ci sono larghe indicazioni sull’importanza del contenimento della popolazione dei cinghiali per limitare la diffusione della malattia. Trovo molto strano, a meno che non mi sia sfuggito, che la giunta non abbia previsto nessuna attività di indagine se non per i capi che siano morti in circostanze poco chiare. E’ un peccato, perchè alimenta il sospetto che il problema, nella delibera, sia strumento e non oggetto di azione.

Il tutto suffragato dal punto di vista medico. Si fosse ritenuto importante conoscere, penso si sarebbe effettuato un monitoraggio analitico. Almeno a campione se ritenuta eccessivamente onerosa la ricerca a tappeto.

Come possiamo conoscere e capire se non cerchiamo?

L’interessante esempio delle indicazioni della Regione Lombardia.

  • Il cacciatore è un elemento chiave nella lotta alla PSA. Svolgendo un ruolo chiave nel segnalare la presenza di cinghiali morti (sorveglianza passiva) ed eseguendo specifici campionamenti sui cinghiali cacciati (sorveglianza attiva). La tempestiva individuazione della malattia (PSA) può infatti consentire alle Autorità Competenti di attuare in modo rapido ed efficiente tutte quelle misure sanitarie finalizzate a limitare la diffusione e ad estinguere il più rapidamente possibile i focolai. Un tale sistematico approccio permette, in ultima analisi, una più veloce revoca di tutte le restrizioni sanitarie ed economiche che la normativa prevede in tali casi, anche nel settore venatorio, turistico e ricreativo. Il cacciatore deve segnalare TUTTI i rinvenimenti di cinghiali morti alle autorità competenti (Polizia Provinciale e ATS). Tale segnalazione permette il successivo immediato conferimento delle carcasse ad una delle Sedi territoriali dell’Istituto Zooprofilattico delle Lombardia e dell’Emilia-Romagna (IZSLER) per le analisi del caso. Deve altresì segnalare la presenza di cinghiali con comportamenti anomali. Sorveglianza attiva Tutti i cinghiali abbattuti per motivi di caccia e/o contenimento della popolazione devono essere sottoposti ai seguenti campionamenti:  60 grammi di muscolo (pilastri del diaframma o massetere).  Provetta contenente 10 ml di sangue.  Testa Se possibile, inoltre, la corata completa (cuore, polmoni, fegato, milza, pacchetto intestinale e testicoli) ed ectoparassiti.

Infine, siamo stati costretti a depositare un’interrogazione

Come Gruppo Consiliare PATT abbiamo voluto chiedere alla giunta se siano previsti interventi interventi di analisi virologica anche a campione per valutare la presenza dell’Asfivirus della PSA sul territorio provinciale.

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L’utopia di una passeggiata intorno al lago di Caldonazzo

Da Michele Dallapiccola 7 Marzo 2021

Sono stati tanti, tra gli orgogliosi abitanti del Trentino, quelli che hanno cominciato a frequentare angoli meravigliosi sotto casa a causa dei blocchi da Covid. Ed io non ho fatto eccezione. Ciò che voglio raccontare però non è questo.

Il giro a piedi del lago di Caldonazzo

Avete mai provato a fare il giro completo cercando di rimanere sulla riva? Ecco, io ci ho provato e ho sperimentato “con piede” ciò che sulla carta conoscevo già.

Mi son preso la briga di osservare da vicino il lago che dopo il Garda fa registrare il maggior numero di presenze turistiche provinciali. Come appare agli occhi di un potenziale ospite straniero. Oltre alla balneabilità, allo sci nautico, alla canoa, alla pesca, al Dragon-boat, al nuoto e chi più ne ha più ne metta, è possibile viverlo a piedi oggi?

Il finanziamento “dimenticato”

E’ una domanda che in passato, in qualità di vice presidente dell’allora Comprensorio Alta Valsugana mi ero già fatto. Ai tempi, per valorizzare le peculiarità della zona, vennero stanziati 6 milioni€, finanziati dalla Provincia, con la regia sovra comunale del Comprensorio. Dove siano finiti quei soldi non chiedetemelo. Quando indagai, qualche anno fa, erano rimasti sul tavolo circa 2 milioni di€. Son quelli che da anni vegetano nelle mani del Comune di Pergine. Il quale, alla buon ora, forse adesso metterà finalmente in circolo.

Il giro al lago: l’opzione che manca

Ma torniamo alla narrazione del nostro ospite straniero. Prendiamo il caso di un membro di una comitiva. Non nuota, non va in bici, non vuole girare in auto. Una persona che ama passeggiare. In riva al lago. Ebbene, se vuole farlo su ogni lato o se vuole farci il giro, nel 2021, non può ancora farlo! Innanzitutto c’è l’annosa questione dei tre campeggi che hanno recintato fino in mezzo all’acqua. Diritti, concessioni, storie di un tempo? Questione complessa e spinosa benché le rive di ogni specchio d’acqua siano pubbliche e tali dovrebbero rimanere. Lasceremo dirimere questo garbuglio ai giuristi.

Poi ci sono lunghi tratti completamente inagibili. Quello di Tenna ad esempio. Va dato atto che il Comune sopperisce con una splendida passeggiata tra le vestigia di quelli che furono i vigneti dell’Impero e un turismo roboante figlio del boom economico del dopoguerra. Lungo il tracciato della via Claudia Augusta Altinate. Scorcio dall’alto sopra un meraviglioso specchio d’acqua dove un rinnovato interesse per la viticoltura sta recuperando in maniere molto interessante qualche appezzamento.

Ma poi? Per raggiungere il lago si deve salire così tanto da doversi mescolare al traffico automobilistico degli abitati sopra i due laghi. Scendendo, si affronta la spiaggia perginese, vivendo l’atmosfera del vecchio West. Del Far West. Asfalto, canneti, giri nelle frazioni. La circumlacunare aspetta quel finanziamento mummificato. Hanno detto che arriva.

Gli annunci della giunta provinciale

E poca gioia ha portato pure Fugatti. In uno dei suoi soliti comunicati alla “Istituto Luce” pare abbia annunciato che “Grazie alla lega si faranno importanti opere” Pare si tratti di un misero marciapiede. Quello nel tratto della foto sotto.

Una volta operette così le faceva in silenzio la Gestione Strade, con un “cottimino” veloce. E adesso?

L’urgenza di un nuovo Prodotto Turistico

Ora siamo in procinto di rilanciare la nuova stagione estiva che arriverà, attesa come non mai. Ne abbiamo un bisogno tremendo. Ma ancora, il prodotto lago non è completo. Ci fosse almeno una segnaletica omogenea? Su modello di quella della Sat, sarebbe già tanto. Sulla bellezza del passeggiata lungolago invece, aspetteremo le calende greche. Parlare di come la si sognerebbe, fin troppo pretenzioso. Discreta, di legno naturale, di modeste dimensioni. Immersa nella vegetazione perilacustre. Ma forse è troppo. 

Fa sorridere pensare che la giunta nelle sue prime uscite, (ora ha un po smesso, invero) parlava del tunnel di Tenna con semplicismo disarmante. Credo di ricordare che avesse costi ipotizzati intorno ai 400 milioni€! Ora, pare che i salvinisti si siano limitati a promettere di spostare la statale. Che un centinaio di milioni€ li costa comunque.

Mi vien da dire: chissà quando succederà tutto questo, se intanto sotto Tenna – non certo un tunnel – ma nemmeno son capaci di far realizzare una passerella! Di legno.

7 Marzo 2021 0 Commenti
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