Michele Dallapiccola
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Ancora disagi per il Primiero?

Da Michele Dallapiccola 28 Ottobre 2021

Dopo le giornate di passione del semaforo al Pontet, ecco la nuova sorpresa per gli abitanti del Primiero.

E’ concreto il rischio aggiuntivo di vedersi precludere anche l’arteria di collegamento con il nord attraverso il Rolle. 

Raccontare che la zona è piuttosto trascurata dopo gli ultimi lavori sugli impianti inaugurati tre anni fa, è forse un po’ pesante. Questo lo giudicheranno gli elettori. Certo, alcune macroscopiche carenze, nel nostro ruolo di Consiglieri Provinciali, dobbiamo denunciarle allo scopo di renderle evidenti all’attenzione di chi ha il compito di amministrare.


Quattro punti di criticità

  • Dalla lega al governo del Trentino, finora di nuovo la Valle ha ricevuto la comunicazione della riapertura della discarica di Imer.
  • Grave a mio vedere anche il taglio di 9 milioni€ che erano stati accantonati sul fondo di riserva di Trentino Sviluppo come prima tranche di finanziamento per il collegamento San Martino Passo Rolle.
  • Non potranno certo dirsi accontentati nemmeno gli abitanti del Passo dal misero intervento programmato di una piazzola di sosta.
  • Il tutto, offerto ad una vallata che attende senza nessuna scadenza la presa in carico dello stra-promesso collegamento funiviario. 

La fatica di gestire il minimo sindacale. 

Com’è.


La foto è di questi giorni. Rappresenta delle reti paravalanghe riverse a terra.

In una zona valanghiva come questa ritratta presso il Passo Rolle anche poche decine di centimetri di neve possono rappresentare un pericolo per il transito stradale.


Come dovrebbe essere


Da qui l’interrogazione che potete leggere premendo il pulsante nero “Download”.

interrogazione-Paravalanghe-RolleDownload

Vogliamo capire e stimolare tempi e modi di un ripristino che appare ultra-urgente. La neve sta per arrivare da un momento all’altro e in occasione della festività di Ognissanti, a queste altitudini, è tutt’altro che una rarità. I lavori di ripristino che non sembrerebbero particolarmente complicati andrebbero svolti durante questo stesso fine settimana. Ve lo immaginate?

Il rischio di chiusura della strada è concreto ed imminente.


E questo ulteriore schiaffo il primiero non se lo merita proprio

28 Ottobre 2021 0 Commenti
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Aree sciistiche “Green Pass free”: bufala o messaggio pericoloso?

Da Michele Dallapiccola 27 Ottobre 2021

Probabilmente non ho capito. Mi sto sbagliando e nel caso mi scuso anticipatamente. Certo il post su un social di un noto quotidiano locale, a me, fa molta impressione. 

Credo che nessun imprenditore con la coscienza da buon padre di famiglia sarebbe contento di far passare un messaggio del genere. 

Converrete tutti però che il rischio di incomprensione è elevatissimo. Senza contare che stiamo parlando di una località particolarmente affollata. Il rischio di contatto tra le persone dunque c’è e concreto, pure. E’ poi vero che anche in questa stazione sciistica al chiuso in ogni pubblico esercizio al chiuso è richiesto il green pass. Va detto però che sappiamo tutti come si presenta la massa di persone che può arrivare ad affollare le piste.

E’ umanamente impossibile controllare chiunque.


Qualora fosse confermata, questa notizia riverserebbe però delle responsabilità che non possono e non devono essere attribuite agli esercenti locali. Non ho nessun dubbio sulla loro cristallina onestà. 


I malcapitati imprenditori gestori degli impianti non fanno altro che applicare la legge come è diritto e loro dovere fare.


Le colpe della politica

A risultare insensato è piuttosto il provvedimento normativo a monte. E’ ancora troppo presto e dunque pericoloso stabilire su quali impianti sia obbligatorio il green pass e su quali no. Il periodo che ci attende dal punto di vista sanitario è molto delicato. Questo per una serie di ragioni. Tenuta dei vaccini, presenza di varianti, circolazione rinnovata di persone a scopo turistico e lavorativo ci pongono in una condizione di inutili rischi.

Far girare qualche tornello in meno oggi, potrebbe portare a qualche proficuo risultato sanitario in più domani. C’è davvero da augurarsi che questa notizia venga smentita. La politica spicciola quella che insegue il consenso, quando non il profitto, si erga a guida morale della società. Si trovi la forza di dire dei no, nell’interesse della salute collettiva. A sciare, tutti insieme senza pensare al green pass, sarà il caso di tornarci più in là. Chi ha voluto accelerare i tempi la sta pagando cara, proprio come l’Inghilterra o la Russia di oggi. Sono esempi da temere.


Almeno per questa prima stagione invernale post covid, a mio avviso, il buon senso imporrebbe prudenza. E i messaggi come quello sopra se ho capito bene non ne hanno. Se ho capito bene.

27 Ottobre 2021 0 Commenti
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La gestione dei rifiuti come responsabilità collettiva, pubblica e privata.

Da Michele Dallapiccola 26 Ottobre 2021

Non fosse eccessivamente complicato a causa di questioni logistiche, di sicurezza e di incolumità delle persone, sarebbe davvero interessante aprire alcuni siti per la gestione dei rifiuti, al pubblico o alle visite scolastiche formative.

Troverei estremamente istruttivo, permettere a tutti di capire come funziona un centro di deposito o di riciclaggio dei vari materiali. Colpirebbe cuore e coscienza di ciascuno vedere di persona dove vanno a finire i nostri rifiuti; chi e come si opera per differenziarli; dove va a finire tutto quello che scartiamo. Soprattutto quando stiamo lontani da uno stile di vita sostenibile.


Per sempre e per tutti.

Oltre alla sua interpretazione semplicistica stretta, la sostenibilità dovrebbe rappresentare il mantra di ogni ordine e grado per ogni schieramento politico partitico che si rispetti. A nessun’attività umana si dovrebbe concedere la possibilità di ingombrare il futuro di chi verrà dopo. 


Niente di chimico, fisico o biologico, artificialmente prodotto andrebbe messo in circolazione, occupando o modificando spazio se non per breve o brevissimo tempo. Allo sviluppo e alla prosecuzione della vita non va preclusa nessuna possibilità. E anche se questi possono sembrare discorsi eccessivamente filosofici soprattutto se meditati davanti ad un concretissimo bidone strapieno di immondizia, sono invece argomenti estremamente attuali e pungenti.


Questi ragionamenti riguardano invece l’attualità e si inseriscono nei principi contenuti negli aggiornamenti del 4° Piano provinciale smaltimento Rifiuti. Non a caso, le preoccupazioni che riguardano la riapertura di alcune discariche, nelle valli interessate, hanno provocato un diffuso stato di estrema apprensione. Più che comprensibile, considerato il disagio derivante dal veder transitare sulla propria porta di casa un aumentato traffico di veicoli pesanti, carico tra l’altro di rifiuti di vario genere.


Cosa può fare ciascuno di noi?

Non basta invece inveire sulla politica provinciale che riapre le discariche. Anche se è importante far sentire la propria voce a chi governa, anche a costo di alzarla.


Ci sono degli elementi determinanti:

  • Lo stile di vita consapevole con un impegno personale pesante nella riduzione della propria “carbon footprint” e nella produzione di rifiuti non riciclabili.

  • Amministrazioni locali che spingano in maniera pesante sui processi di raccolta differenziata fin dalla sua origine, ragionate politiche pubbliche che attivino pur in estrema ratio, lo smaltimento mediante pirolisi o trattamenti similari.

Questi capisaldi appresentano l’unica strada per salvare il nostro pianeta. Perché pagare non è sufficiente; scaricare le responsabilità attraverso il vil denaro è un percorso che non è ammesso né concesso a nessuno.


A meno che non si parli di rifiuti particolarmente complessi da smaltire. In tal caso la differenziazione e il relativo riciclo devono diventare dei costi che ciascuno deve assumersi fin dall’origine del prodotto.


Di cosa stiamo parlando? Di produzioni industriali o artigianali complesse, di prodotti del settore manifatturiero. Da qui la fondamentale importanza dell’esistenza di un comparto produttivo anche privato che si occupi del recupero e del riciclaggio intelligente dei materiali.

La recente visita ad una delle più affermate aziende del settore, la Rigotti F.lli di Trento colpisce per la professionalità con la quale si affronta la materia. 


E l’aria che si respira uscendo all’aperto dopo la visita, riempie i polmoni di soddisfazione. Sono i pensieri che vanno alla tecnologia e alle persone che la applicano, al servizio della nostra salute. Anche in Trentino.


Che questo esempio privato, possa accompagnare positivamente anche le azioni della politica provinciale in materia.

26 Ottobre 2021 0 Commenti
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Politica provinciale e prodotto turistico. La tragicomica storia del Trentino.

Da Michele Dallapiccola 25 Ottobre 2021

Siamo figli di un tempo in cui la montagna era un prodotto stagionale. Neve e sci ai piedi d’inverno, scarponi e pantaloni alla zuava d’estate.

Lo stesso comparto turistico era letteralmente incarcerato tra le scadenze stagionali. Le aperture si contavano con il contagocce, a suon di santi sul calendario.


I tempi cambiano e guai non fosse così. Sono cambiate le abitudini delle persone innanzitutto, nel prendersi i periodi di vacanza. Si viaggia più spesso e per meno tempo, senza osservare il canonico cadenzare del calendario e delle stagioni


Il ruolo della tecnologia.

Ad una modifica delle abitudini, si è accompagnata anche un’evoluzione nelle opportunità di trascorrere il tempo libero attraverso lo sport. Pensiamo allo scialpinismo e a tutta l’attrezzatura invernale per altre attività. Ciaspole e ramponcini sono solo due di innumerevoli esempi.

Anche l’abbigliamento dice la sua. Tessuti high tech, leggeri ma protettivi comodi ed adattabili al clima. Anti-sudore d’estate, termici per l’inverno. Calzature straordinarie, perfette, quasi fossero di provenienza sartoriale. 


Il mercato che cambia

Sono moltissimi i settori di mercato che si sono adattati alla montagna, vissuta sempre e comunque. Sono opportunità di business per il mercato e di fruizione più ampia e diversificata per chi sa coglierne l’opportunità. Molti territori questo lo hanno capito sviluppando ed adattando anche il modo di organizzare l’ospitalità. Lo hanno fatto in forma spot molte attività in Trentino. E lo ha fatto il Marketing e la Promozione affiancando i bravi imprenditori privati. Nel recente passato si sono costruite specifiche campagne e opportuni prodotti per alimentare le stagioni intermedie. Ma è a nord che questa evoluzione si è presentata in maniera molto più completa e strutturata. In tal senso Tirolo e Alto Adige sono esempi da ammirare.


La “ricetta” del Trentino. L’approccio locale.

A questo proposito, per il suo comparto turismo, la politica trentina invece propone:

  • Accorpamenti e tagli di APT
  • Aumento della tassa di soggiorno.
  • Valdastico
  • Superstrade varie
  • Strade in genere 
  • Orsi e Lupi per tutti
  • Concertone di Vasco Rossi
  • Passaggio da Sanità diffusa a Sanita evanescente.

I numeri del turismo fanno ben sperare soprattutto perché l’ospite italiano trova ancora molte frontiere chiuse. Ma in futuro? Saremo davvero in grado di trattenerli, questi nostri nuovi ospiti? Sapremo essere davvero competitivi?

Meglio andare a farsi un giro sul Lagorai per non pensarci. I luoghi selvaggi ed incontaminati stimolano lo spirito ed alimentano il pensiero.


Poi, per l’appetito, anche se alcuni eroici punti di ristoro ci sono, è meglio portarsi tutto da casa. A digiuno i pensieri sono meno sereni.

25 Ottobre 2021 0 Commenti
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Biogas dalle deiezioni dei bovini. Perchè ancora tanti dubbi?

Da Michele Dallapiccola 24 Ottobre 2021

Emerge frequente e cadenzata, l’atavica paura di qualcosa che potrebbe succedere in relazione alla presenza di un impianto di Biogas su un territorio piuttosto che un altro.

Probabilmente, lo spiacevole sentimento è dovuto alla non conoscenza. Ancora, anche alla paura verso qualche imponderabile accadimento legato magari alla disonestà. Del resto parlando di reflui di rifiuti tutto può succedere. Ebbene, la frase incriminata e scatenante le riflessioni di oggi,  si è letta stamane, in calce ad un articolo che riguardava l’impianto consortile di Romeno, in Val di Non. E se non mancano paure rivolte al costruendo impianto nelle Giudicarie, sembrano invece superate quelle della Bassa Valsugana.


La realtà trentina

Di impianti di Biogas consortili in Trentino ce ne sono 3. E altrettanti privati. Stiamo procedendo a rilento rispetto all’Alto Adige, dove sono una trentina. Eppure questa macchina meravigliosa, altro non è, che un enorme rumine artificiale che prosegue nella digestione di  tutta quella cellulosa  che i prestomaci bovini non sono ancora riusciti a digerire.


Il risultato si sostanzia nella produzione di metano cioè un gas pulito, ecologico che brucia in un normalissimo motore termico. Tipo quelli che muovono in città i nostri Autobus. Sono scelti per le loro emissioni meno nocive di altre proprio in funzione dell’alimentazione a metano.


Come funzionano questi impianti?

E’ un fatto così interessante che ciascun curioso avrebbe il dovere di verificare con il proprio naso. Rimarrebbero stupiti perché tutte le emissioni odorose dei biogas risultano contenute dell’attrezzatura necessaria alla sua produzione. Il risultato in situ è che l’odore tipico di latrina bovina è praticamente assente. L’aspetto e l’olezzo del digestato sovrapponibili alla torba è distribuibile tal quale senza nessun disagio odoroso.


Certo i problemi tipici dell’impiego spinto degli impianti di biogas in agricoltura li conosciamo. Gli studi sono ampi ed approfonditi anche sui due punti maggiormente dolenti. L’iper-replicazione di popolazioni clostridiche e la riduzione delle praterie ricche di specie.


Ma proprio perché si tratta di problemi tecnici ampiamente conosciuti, risulta meno complicato il loro contrasto. E nemmeno è giusto avere paura di un utilizzo criminale di questi impianti. In questi impianti a servizio delle stalle si può apportare praticamente soltanto deiezioni bovine e pochissimo materiale vegetale comunque di origine aziendale. I controlli in Trentino sono pesantissimi grazie anche alla diffusa rete di videocamere che molte Amministrazioni comunali hanno attivato.  


E’ assolutamente inaccettabile che la loro diffusione sia ostacolata attraverso l’alimentazione del sospetto. Sarebbe come impedire di far costruire una strada perché poi ci sono quelli che superano i limiti di velocità.


Qualche suggerimento?

Ecco forse che un po’ più di promozione dei grandi vantaggi da parte della politica e dell’amministrazione non farebbero male. Si implementerebbe quella filiera della fiducia che solo le istituzioni ancora oggi in parte conservano. Purtroppo però, per una serie di ragioni, come sta succedendo da qualche parte in Trentino, un po’ per ignoranza un po’ perché probabilmente si preferisce declinare le responsabilità, ci sono progetti che languono.


Eppure questi nuovi, costruendi impianti, potrebbero risolvere i numerosi problemi di convivenza tra le persone e le stalle, specie nelle valli particolarmente turistiche.

Nell’immagine in anteprima l’impianto consortile di Predazzo. Nell’articolo le foto di riferiscono a quello di Castel Ivano

24 Ottobre 2021 0 Commenti
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Pubblica amministrazione ed impresa privata. Più controllo o collaborazione?

Da Michele Dallapiccola 22 Ottobre 2021

Recentemente sono stato ospite di un Convegno in Valtellina. Una terra ricca di storia, cuore e buona volontà. Negli occhi degli amministratori del luogo ho potuto riconoscerci un grande orgoglio. Quello di raccontare dei ponti d’oro offerti a chi si impegna. E investe per lo sviluppo della propria terra.

Per questo, quando l’altro giorno, ho fatto una sosta al passo del Redebus, sono rimasto colpito. Ho realizzato che la nostra Autonomia, la nostra Specialità, noi trentini facciamo davvero fatica a gestirla e ad utilizzarla al meglio. 

Converrete tutti che il Lagorai è una zona montuosa a dir poco stupenda. Selvaggia ma vicina. Quasi incontaminata ma alla portata di molte gambe.


Geometrie nel bosco autunnale


Potrebbe diventare un prodotto turistico ancor più completo ed interessante se chi vi abita ai piedi volesse valorizzarla ancor di più. Mai potrebbe diventare prodotto di massa. Del resto affida tutto il suo fascino proprio all’assenza di infrastrutture. Ed è bene così. Oltre ad un’adeguata promozione, mancano però alcuni semplici ma sostanziali elementi. Anche per un turismo leggero. Ne abbiamo parlato anche i giorni scorsi a proposito dell’Altopiano di Pinè. 


Un esempio locale.

Oggi lo facciamo a proposito della val dei Mocheni in particolare del lato germanofono orografico destro. Qui la recettività, specialmente gastronomica, stenta davvero a partire. Gli sforzi privati non mancano certo, e ammirevoli pure.


Qui, c’è qualcosa che tra macchina pubblica e privata, funziona un pò come un pistone grippato nel suo cilindro. 

Cit. da un passante


Della mancata apertura del punto di ristoro al Passo del Redebus non vanno di sicuro cercate le colpe di qualcuno in particolare. Certo, dentro a questa annosa questione, se qui manca un punto di ristoro completo magari con dei comodi servizi di vario tipo, (anche igienici) un piccolo problema c’è. E per tutti. Nonostante un progetto privato pieno di buona volontà e attenzione alla sostenibilità.


Cippato di legno “home made”


Parlo da ammirato utente della località, disincantato osservatore anche dei problemi che un piccolo comune deve affrontare oggi per poter lavorare bene. A servizio di tutti i suoi cittadini, dico io. Anche di quelli che vogliano fare impresa. 

E un’attività che voglia investire dovrebbe trovarci i ponti d’oro che raccontavo della Valtellina. Eppure qui per una serie imperscrutabile di ragioni, qui non si vedono gli effetti di una proficua collaborazione tra pubblico e privato. Su questa misteriosa vicenda, sarebbe davvero interessante vedere la luce. Quali e dove sono le responsabilità? Sarà l’iter amministrativo ed il suo procedere a stabilirlo. Penso che non ci sia nessuno che non tifa per una soluzione positiva.


La situazione oggi

Al lento viaggiatore al ritorno da un’escursione sul Rujoch o anche solo da Costalta, il confort non è concesso. Per gustarsi una provvidenziale cioccolata calda o una deliziosa fetta di torta, in santa pace, deve solo sperare nel poco vento e nella clemenza delle intemperie. Al netto dei suoi teorici bisogni fisiologici, neanche tanto secondari dopo una giornata all’aperto e che deve tenersi.


L‘ambizione di inaugurare nuovi locali nel proprio territorio comunale è una bella sensazione. Parlo per esperienza da ex amministratore comunale e consiglio di provare a cercarla alla giunta comunale del posto insieme all’impresa locale.

Senza contare che il vero risultato di questo connubio, rappresenterebbe anche la soluzione ai problemi dell’infreddolito viaggiatore. Nell’evenienza meteorologica avversa dell’esempio sopra! 


22 Ottobre 2021 0 Commenti
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Tre Consigli Provinciali, un’unica riunione.

Da Michele Dallapiccola 21 Ottobre 2021

Ad Alpbach in Austria il 21 ed il 22 ottobre l’assemblea delle tre Province che collaborano dentro dell’Euregio hanno incontrato il loro trentesimo compleanno.

Senz’ombra di dubbio si è trattato di un momento istituzionale ma a mio vedere soprattutto un fatto culturale. E’ condizione d’obbligo per una politica moderna che si rispetti, allargare i propri orizzonti di visione e di strategia collaborativa. E per un amministratore che intenda svolgere al meglio il proprio compito, è giusto interrogarsi quali soluzioni possano elaborare province confinanti soprattutto quando poste di fronte ad uno stesso problema.


Ebbene in un momento politico di confronto quale è stato quello di questa due giorni Tirolese, l’aspetto formidabile è stato il poter ottenere la risposta in diretta. Grazie alla discussione, agli interventi dei singoli consiglieri il momento di confronto ha destato estrema curiosità. 


La discussione attraverso le mozioni

Nella loro discussione stretta e cadenzata le mozioni che impegnano i rispettivi governi hanno riguardato molti ambiti. Turismo, salute, sociale e in senso più trasversale alcuni argomenti di interesse generale. 


Tra questi, la questione che mi ha più colpito è stata quella relativa alla gestione dei grandi carnivori. In effetti è stata anche quella maggiormente discussa e partecipata.


Nel dibattito non sono mancati al loro compito i rispettivi assessori. Unanime il coro dei consiglieri che si sono dichiarati a favore della montagna abitata. Fatto che si verifica in funzione di numerosi fattori.


Tra questi anche un ragionato contenimento dei Grandi Carnivori. Pur concordi a considerare queste specie così importanti per l’ecosistema, tutti hanno evidenziato l’evidente squilibrio che si sta generando tra la loro continua replicazione e la coesistente zootecnia di montagna

Ebbene, il pur nutrito il dibattito che ne è scaturito – a mio modesto modo di vedere – ha affrontato il problema soltanto in parte. La discussione ha affrontato la questione descrivendola troppo da lontano. L’ottica era quella legislativa come non potrebbe essere diversamente dentro a tre Consigli provinciali. Il problema trascurato riguarda le inevitabili esigenze della pastorizia di oggi. Anche una solo parziale soluzione al problema che genera la presenza dei grandi carnivori è infatti ancora lunga a venire. Anzi, forse non avverrà nemmeno mai. 


Quali le prospettive per il Trentino?

Attendere soluzioni che partono da Bruxelles da Vienna o da Roma è lungo e complicato. Intanto gli allevatori hanno bisogno di lavorare. Oggi, subito. A lenire il problema, contribuirebbero soluzioni spicce di modesta portata che molto facilmente potrebbero essere gestite a livello provinciale. Sono stati assai numerosi gli atti politici depositati fino ad oggi.


Potrebbero partire senza il bisogno di ottenere un largo consenso a livello euroregionale. I sistemi di protezione ma soprattutto il rinforzo alle attività di guardiania potrebbero risultare dirimenti in una fase di transizione che potrebbe durare anni prima di permetterci di arrivare a un controllo di una popolazione di grandi carnivori che è sempre più in espansione. 


I servizi di guardiania sono formidabili sul piano della protezione del bestiame perché dove c’è costante presenza umana i lupi stanno lontani. Anzi con le dovute precauzione anche gli orsi. A livello nazionale ci sono iniziative basate sul volontariato che come abbiamo più volte evidenziato in Trentino potrebbero trovare il modo di venire remunerate. 


Gli esempi ci sono e si potrebbero adattare benissimo al contesto locale grazie alle prerogative della nostra autonomia.


Ma per fare questo bisognerebbe passare dalla fase in cui si cerca di dare la colpa a qualcuno a quella tecnico-operativa. Poco consona, mi par di capire a questo governo provinciale.

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LA COMUNITA’ PROMESSA.

Da Michele Dallapiccola 19 Ottobre 2021

La riforma degli Enti Locali è uno dei temi più importanti che anima l’attuale dibattito politico ed in particolare, ad essere “calda”, è la questione relativa alla proposta di nuovo assetto istituzionale per le Comunità di Valle.

Queste ultime sono certamente l’Ente più bersagliato dalle critiche della Lega, che da sempre ha criticato queste realtà in maniera dura e decisa, convinti che la soluzione più semplice fosse sopprimerle per mettere fine a tutti i problemi. Tuttavia, come spesso abbiamo visto in questi anni, le soluzioni semplici e immediate non sono state messe in pratica. Anzi, questo governo provinciale ha smesso di criticare una volta arrivato al potere quelli che una volta definiva “inutili carrozzoni”. 

Resosi conto delle attività e dell’importanza delle CdV, la Lega e i piccoli azionisti della maggioranza non hanno potuto fare altro che prenderne atto. Salvo tentare di non contraddire se stessi promettendo chissà quali riforme. 


Un’autorevole presa di posizione. Tra le tante riportate dai media.


Pesa l’assenza di idee della lega.

Purtroppo la totale assenza di proposta e l’assenza di idee sono state tali e tante da provocare un provvedimento normativo piuttosto bizzarro. Le amministrazioni di Valle infatti sono state di fatto sospese in un Purgatorio non meglio definito e a gestire l’ordinaria amministrazione sono stati lasciati da soli i precedenti presidenti, in veste di commissari. 


La situazione venutasi a creare, assume dei toni grotteschi poiché ha messo questi enti in una condizione di increscioso impasse. Questo perché i comprensori prima e le comunità poi si sono ritagliate moltissime competenze e funzioni. Dagli utenti delle Valli sono servizi particolarmente apprezzati quando non addirittura necessario.


Tra tutto la competenza socio assistenziale quella che ora in termini maggiormente significativi spiega l’esistenza di questi enti sovracomunali. Lavorare vicino ai territori e in stretta collaborazione con i comuni rappresenta ormai una necessità di fatto. Pensiamo al valore della competenza urbanistica. Valutiamo bene il valore che ha avuto la gestione del Fondo unico territoriale. La necessità di trovare accordo sul riparto ha permesso ai Comuni di parlarsi. Si è così evitato l’insorgere di opere pubbliche o edificazioni che si potessero configurare come dei veri e propri doppioni. 

Per i motivi qui sopra elencati, appare chiaro che la Comunità non può attendere ancora a lungo. La Lega ha l’obbligo morale oltre che politico di uscire da questo vuoto di idee. Nonostante dagli Stati Generali della montagna siano arrivate proposte concrete. Riprendono con importanti correttivi la doppia proposta di riforma dei primi anni 2000. 


Il funzionamento di questi enti negli anni ha avuto modo di mostrare tutta la farraginosità e la pesantezza del processo decisorio. 


La nostra proposta

– La Conferenza dei Sindaci potrebbe perfettamente assolvere al ruolo precedentemente incardinato sull’Assemblea e la partecipazione potrebbe essere garantita direttamente dai Primi Cittadini o dai loro delegati. 

– Successivamente al loro interno potrebbero individuare una sorta di direttivo composto da poche persone con funzione di Giunta. 

– Al proprio interno d’Intesa con l’assemblea, questa potrebbe a sua volta individuare il Presidente. 

– Laddove il numero dei comuni fosse troppo esiguo per strutturare tutti e tre questi enti (in particolare alla comunità degli altipiani Cimbri) dentro all’assemblea le funzioni di Giunta e di presidenza potrebbero essere assolte tutte direttamente da una sola persona. 

– Per le cariche di Comunità sarebbe opportuno individuare un’indennità da corrispondersi come gettone di presenza per i membri dell’assemblea e come vera e propria indennità di carica per i membri di Giunta.

In questo modo la stretta connessione con i comuni sarebbe garantita proprio dalla presenza dei loro rappresentanti. Che siano sindaci o loro delegati avrebbero comunque una relazione diretta col funzionamento di questi enti intermedi rendendoli diretta espressione di quelli rispetto ai quali assolvono funzioni di collaborazione.”


La nostra è una proposta forte e piuttosto articolata pur ancora tutta da declinare in termini giuridici. Necessita di approfondite considerazioni e ampia discussione sia all’interno del partito sia all’interno degli organi politici e amministrativi.


Si tratta tuttavia di una proposta dai contorni definiti. Permette in maniera divulgativa di raccontare ai cittadini la nostra opinione personale intorno al valore delle Comunità di Valle. Il problema che esiste nell’assenza di incarichi e di attribuzione di responsabilità dev’essere risolto in tempi brevi.


La critica all’assurdo modo di gestire queste tematiche da parte della Giunta è evidente. Lo facciamo fornendo una proposta concreta di immediata fattibilità.

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Costalta, il dosso delle riflessioni.

Da Michele Dallapiccola 18 Ottobre 2021

E’ un poggio particolare quello di Costalta. Una camminata facile facile, per una domenica pomeriggio di mezzo autunno. Non arriva ai 2000 metri per un soffio questo isolato promontorio. Manifesta però una grande peculiarità: una sorta di terrazza posta quasi nel cuore del Trentino. A 360° si arrivano ad osservare catene montuose fino a 100 km di distanza.

Alla fine, però, l’occhio cade sempre sul fondovalle. A quel punto si scrutano i paesi, le infrastrutture più importanti e le loro caratteristiche. Ad ovest della sommità si estende l’Altopiano di Pinè. Con una figura geometrica che spicca tra tutte. L’ovale del Ghiaccio. E il pensiero va a tutto il ribaltone che in pochissimo tempo dovrà stravolgere l’amena località. Basta poco per concentrarsi che subito la memoria recupera il vuoto sui media. Sia dal livello politico che ancor meno da quello del dibattito pubblico.


Del resto la Comunità dei Due Laghi è da sempre stata afflitta da forze contrastanti tra loro. Quanto sia stata favorita o piuttosto ostacolata dalla vicinanza alla Città di Trento è difficile capirlo. E’ forse questa la principale motivazione che ha lasciato la responsabilità di innovare in mano soltanto a pochi coraggiosi privati. Troppo poco: per vincere la comunità avrebbe dovuto reagire all’unisono. E lo dico con tutta la responsabilità che deve prendersi un ex assessore al Turismo della Provincia. Troppe forze, troppe opinioni tutte a tirare in direzione diversa. Chissà che l’occasione di una nuova APT sia l’occasione per recuperare lo spirito perduto? 


Di sicuro c’è una partenza stentata. Del resto, la riforma della promozione turistica a matrice leghista, qui più che in altri luoghi è caduta come una mannaia su un ceppo. L’impressione generale è che lo sforzo straordinario, alla fine, si chiederà soltanto agli operatori privati. Con la Provincia, povera di idee, che oggi opera accondiscendente ad un sogno di un amministratore locale del passato. E’ una sorta di scorciatoia che in una prima fase sembrava aver adottato acriticamente anche la lega provinciale.

Si chiama copertura integrale dell’ovale olimpico.


Peccato che per realizzarla, pare proprio che i fondi non ci siano, né a livello locale né a quello nazionale. Ed il problema si aggrava quando si prova a chiedere a chiunque abbia un minimo di ruolo dentro alla catena delle decisioni. Quale sarebbe un eventuale piano B per la località. Proviamoci di nuovo insieme, proviamo a porci di nuovo la solita domanda!


Qual è il progetto/visione per la Pinè turistica del futuro? 

Ci sono fondi disponibili? Per realizzare cosa? E i tempi per spenderli? Adesso pare che per adattare lo Stadio del Ghiaccio ai dettami dei Cinque Anelli, con o senza copertura integrale, si possa pensare ad un sistema di finanza di progetto coinvolgendo dei privati per provare ad accorciare i tempi. 


Se si pensa che gli unici esempi in Provincia fin qui utilizzati sono stati quelli per il NOT e il teorico costruendo Ospedale di Cavalese, temo forse che i pattinatori di Pinè dovranno armarsi di santa pazienza. 


Nel frattempo, dalla sommità di questo dosso ci si guarda intorno. La natura selvaggia sembra quasi urlare da tanto è forte il suo richiamo. Quanto potrebbe offrire sul piano del trekking e dell’outdoor lento od estremo? Un po’ ‘come è riuscita a fare Arco, ad esempio con il settore dell’arrampicata. O la Val di Rabbi con un ponte tibetano. Certo ci vorrebbero manifestazioni a tema, “great competitions”, marketing. Adattare la località insomma come si è provato a fare forse fin troppo timidamente per il ghiaccio in una Comunità dove pure gli atleti ed il volontariato non mancano. Ma poi, sono sufficienti i posti letto? E la ricettività enogastronomica, culturale di relax “after hours”?


Forse, dico forse e sommessamente se degli ipotizzati (30, 40?) milioni di € fosse data garanzia all’Altopiano; se si pensasse che la località li merita nel migliore dei piani di investimento, le cose potrebbero assumere altro aspetto. Si potrebbe dunque pensare ad una rivisitazione minimale della struttura – che pure supererebbe di lunghezza i 10 milioni € – col resto della cifra dedicato allo sviluppo turistico della località, per attivare una sorta di Patto Territoriale 2.0. 


Ma forse dall’alto di questa cima sogno troppo.  

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Sì alla Valdastico, non tra le Valli del Leno

Da Michele Dallapiccola 17 Ottobre 2021

Oggi il PATT ha ripreso in mano un’annosa questione.

Come ho già avuto modo di scrivere ieri, lo ha fatto reincarnando uno dei suoi più consolidati cliché. Mettendoci la faccia e manifestando sul territorio.


Il pensiero per il quale il Partito ha voluto spendersi è noto. Riguarda l’opera stradale di prosecuzione dell’A31.


Il collegamento deve risultare funzionale alla Valsugana. 

  • Deve servire innanzitutto ai Trentini prima che al resto d’Italia.
  • Deve contribuire alla redistribuzione di traffico sulle arterie stradali trentine.
  • Deve favorire lo spostamento delle merci da Gomma a rotaia.

Troppe cose in una volta? affatto!

Oggi l’ipotesi progettuale ripresa dallo Stato, prevede il prolungamento di dell’A31 da Piovene Rocchette a Trento Sud in canna singola di una superstrada, dunque gratuita a doppio senso di marcia.

Contestualmente il potenziamento della ROLA all’interporto di Trento Nord per spostare le merci da Gomma a Rotaia nel massimo grado possibile.


Pretendere che il traffico soprattutto pesante, debba deviare verso Rovereto sud, non risolverebbe minimamente il traffico sull’arteria più trafficata della provincia dopo la A22.


Per fortuna dalla lega di tutte queste ipotesi rimarranno solo una valanga di chiacchiere. Ma quanto tempo e quanti soldi sprecati dovremo vedere ancora?

17 Ottobre 2021 0 Commenti
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Michele dallapiccola

Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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