Michele Dallapiccola
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Green pass falsi. Una triste vicenda.

Da Michele Dallapiccola 25 Gennaio 2022

Per un politico di opposizione come me, questa poteva essere un’ottima occasione di buttarla in caciara, generalizzando il caso. 

Il ragionamento sarebbe stato basso, qualunquista, di questo tenore :”c’è una persona che potrebbe aver sbagliato, è un esponente attivista della lega, ergo, tutta la lega sbaglia!”

Ecco, io non voglio fare questo discorso, lo rifiuta la mia dignità. Anche se la lega, proprio in casi simili occorsi a governi del passato, aveva chiesto le dimissioni del presidente della giunta. 

La verità la rivelerà solo il corso della giustizia.

In questo momento l’unica cosa giusta è prendere atto che c’è una giustizia che farà luce su una persona che potrebbe aver sbagliato. Vero è, che si tratta di un amico di un consigliere provinciale della lega. E’ un dato di fatto che il web non dimentica e certifica.

Qui in paese lo scudo e il traino di Salvini però non contano. Possono aiutare in Provincia, specie se gli avversari sono stati litigiosi tra loro – come siamo stati noi – ma qui no. Qui contano le persone, il loro valore e la loro onestà.  

Le famiglie coinvolte meritano solidarietà

E’ questo il centro del discorso che voglio fare qui, oggi. Il mio è solo un pensiero di rammarico e di vicinanza innanzitutto alle famiglie al centro di questa vicenda. Innanzitutto perché, come già detto, fino a prova contraria siamo in molti a sperare che la vicenda si spenga in una bolla di sapone.

Le famiglie implicate, di origine e della persona coinvolta non meritano la gogna. Genitori, figli, parenti tutti, sono da sempre persone stimate dalla comunità, dentro ad essa integrate e lavoratrici. 

Sulla persona implicata nel tragico caso, io non mi sento di dire nulla, si esprimerà la magistratura. Non è giusto che chi non sa (la maggior parte di noi) condanni a priori. 

Potrebbero esserci molti altri colpevoli

Si potrebbe trattare di chi, consapevolmente, avesse utilizzato questo servizio. Tra le molte persone implicate in buonafede, ci potrebbe esser stato qualche novax scientemente attivatosi per avere un falso certificato di guarigione. Se così fosse stato, allora queste persone colpevolmente potrebbero aver girato indisturbate nella società civile diffondendo il virus. Avrebbero potuto mandare persone innocenti all’ospedale o peggio. Sarebbero forse meno colpevoli quelle persone? 

Un messaggio ai novax (e ai disonesti).

E’ un richiamo a chi invoca la libertà, la propria, senza rendersi conto che l’unico modo di esercitarla per un no vax è isolarsi dal mondo e vivere nell’eremitismo. Chiunque altro, non vaccinato, voglia invece girare indisturbato nella società civile da non immunizzato finisce per correre enormi rischi per se stesso e per il prossimo. Se poi volesse farlo con quei sotterfugi enunciati sopra, allora diventerebbe anch’egli un criminale da condannare, al pari di chi si fosse prestato a falsificare le cose. 

La vicenda in ogni caso, rimane molto brutta e la comunità di Civezzano – lo ripeto – questa triste esposizione mediatica non la merita affatto.

25 Gennaio 2022 0 Commenti
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Orsi d’estate e lupi d’inverno. Presenze inquietanti vicino ai centri abitati.

Da Michele Dallapiccola 24 Gennaio 2022

Orso e lupo sul territorio provinciale dividono l’opinione pubblica. La legge tutela integralmente i grandi carnivori con grande soddisfazione di chi, orso e lupo, può osservarli da lontano. Il lavoro, le preoccupazioni e i danni son lasciati a quei pochi che devono conviverci combattendo presenza e predazioni.

Ma c’è davvero di che avere paura?

Avere paura è un diritto di ciascuno, lo certificano le testimonianze. E la gestione di questa condizione, per la politica, è di sicuro un gran cruccio. 

Sull’argomento “grandi carnivori” l’opinione pubblica è spaccata in due. E’ forse questo il principale motivo che sta portando chi governa il Trentino in questo periodo a non far nulla. Anzi, si riserva pure il lusso di dare la colpa a qualcun altro. 

Prendere posizione assumere decisioni comporta invece il peso di sopportare un giudizio. Parlo per esperienza personale (quanti insulti mi son preso da amici e sconosciuti per esser troppo contro o a favore dei grandi carnivori). 

Invece, chi amministra deve farsi interprete di una variegata platea di opinione popolare spesso contraddittoria, sempre divergente. Proprio per questo la gestione dei grandi carnivori non dipende dalla volontà del singolo politico o partito. Assume pensiero e responsabilità diversa a seconda che interpreti il livello locale, nazionale od europeo.  

Intervenire, cambiamo la legge. Mica facile eh?

A livello europeo la corrente d’opinione più importante è quella naturalistica e protezionistica. Dunque Bruxelles non rinuncerà mai dall’obbligo  di far applicare la sua Direttiva Habitat.

Può permettersi di farlo perchè ha un fortissimo strumento in mano, quello dei finanziamenti agli Stati membri. Quella Nazione che tentasse di derogare senza seguire l’iter (che pure è previsto), finirebbe immediatamente in procedura di infrazione (come è già successo) Questo significa che potrebbe infliggere sanzioni milionarie.

A chi percepisce la Domanda Unica, di totale provenienza comunitaria, questa antifona, fa sicuramente drizzare le orecchie. (per dirla chiara: “ammazzi i lupi? Ti tolgo i contributi”) Questo, ci aiuta  a capire il motivo a causa del quale tutto quello che si farà nel controllo e nella gestione di questi animali saranno solo dei piccoli ritocchi locali.

In questo momento, i partiti e la politica locale ai suoi vari livelli tendono ad assumere atteggiamenti cerchiobottisti a seconda della platea che si trovano davanti o del ruolo che rivestono. Invece c’è un’unica ricetta: la verità. Quella stessa che personalmente, ho sempre cercato di mettere in pratica. Eppure non sono mai riuscito a liberarmi da etichette, spesso in contrasto tra loro. Per alcuni sono troppo pro, per altri troppo a favore. È per tentare di fuggire da questi cliché che cerco di scrivere spesso riguardo a questo argomento. 

Nessuna ricetta magica, qualche indicazione precisa, sì.

So che è un discorso molto lungo quasi noioso da spiegare ma le cose stanno più o meno in questi termini.  Se sull’orso si può pensare di intervenire solo su quel raro soggetto particolarmente dannoso o pericoloso per l’uomo, sul lupo un intervento mirato è praticamente impossibile. Eppure, la specie ha una riproduzione così protetta che sta procedendo in maniera esponenziale. Dunque, non c’è ombra di dubbio che qualche esemplare dovrà essere soggetto a controllo letale.  

I pastori, gli allevatori ed i semplici hobbisti proprietari di animali lo sanno bene ma stanno andando sempre più incontro ad una forma di rassegnazione. Non per questo non hanno bisogno di aiuto. La richiesta è quella di un intervento pubblico di rimozione di qualche esemplare laddove le predazioni siano particolarmente insistenti.

Ma per non illudere le persone va precisata una cosa. In quanto animale territoriale lo spazio fisico lasciato libero dalla sua occupazione con un prelievo mirato, entro breve tempo verrà utilizzato da qualche altro soggetto quando non addirittura da un altro branco. Darà sollievo psicologico alle persone interessate ma il problema si ripresenterà in brevissimo tempo.

Le persone vanno informate. 

Esattamente come accade per la volpe, la presenza degli altri due grandi carnivori sul nostro territorio è destinata a rimanere endemica. Per questo motivo ed in estrema sintesi, i livelli d’azione non possono che essere due: da un lato l‘aiuto ai pastori rimuovendo qualche esemplare ma soprattutto promuovendo opere di protezione e aiuto alla guardiania. In parallelo e non meno importante va ricostruita una relazione con la popolazione per informare e preparare alla presa d’atto. QUESTE SPECIE ANIMALI RIMARRANNO CON NOI PER SEMPRE. 

Questa mia ferma convinzione a mio modo di vedere appartiene a quella verità della quale tutti hanno bisogno. So perfettamente che a dire così non si accontenta nessuno (e si perdono i voti). Sono altrettanto sicuro che su un lungo orizzonte temporale potrà essere soltanto questa verità ad aiutare le persone. Ma non solo. Permetterà anche di salvare la dignità di quel politico che l’ha professata rispetto a chi raccoglieva firme nei gazebo e cercava di dare la colpa a qualcun altro. 

Una consultazione importantissima. 

A questo link, gestito da importanti istituti scientifici europei tra cui il nostro Muse, raccomando di cercare le risposte alle molte vostre domande riguardo al lupo e alla sua potenziale interazione con noi. 

QUI IL LINK DELLE DOMANDE: https://www.lifewolfalps.eu/faq/ 

QUI LE FALSE CREDENZE DA SFATARE:  https://www.lifewolfalps.eu/fake-news/

24 Gennaio 2022 0 Commenti
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La montagna e i suoi limiti non si affrontano senza prudenza ed attrezzatura.

Da Michele Dallapiccola 23 Gennaio 2022

Ha particolarmente scosso anche la comunità trentina, la tragedia nella quale un paio di giorni fa, sono occorsi dei turisti lombardi in Val di Breguzzo. 

Un dramma consumato in un niente. Perché la montagna non ha smesso di perdonare errori o sottovalutazioni. E non è solo una questione di propria forza fisica o condizioni meteorologiche. Le valutazioni devono essere il più larghe ed accorte possibili. 

Ci ho fatto caso anch’io, ieri, in uno dei giri di montagna considerati facili, alle porte della città. Mi trovavo nelle condizioni ideali per affrontare quella che è poco più di una passeggiata: dalle Viote al Cornetto. Trattandosi di una camminata invernale, mi ero dotato di idonea attrezzatura: racchette e ramponi in primis.

Ebbene arrivato in prossimità della Cima Cornetto, a pochi metri dalla sommità, mi sono reso conto di un passaggio a dir poco angosciante. In una valletta all’ombra, pochi metri sotto la cima c’era un passaggio obbligato che avrebbe imposto di seguire delle orme ghiacciate. Sono quelle dei trekkers che numerosi nei giorni scorsi hanno raggiunto la cima. Nessuna possibilità di appiglio, nessuna possibilità di perdere l’equilibrio.

Chi avesse sbagliato in quei pur pochi metri non avrebbe avuto nessuna possibilità di salvezza. Un semplice un piede in fallo, un attimo di apprensione, l’inciampo nella neve ghiacciata, avrebbero avuto conseguenze letali. Sotto, si stendeva infatti un pendio inclinato a 60° lungo qualche centinaio di metri. Non senza rammarico è prevalsa la ragione, abbiamo optato per un rientro diverso offrendoci una deviazione passando dalla bella malga di Cavedine. 

Ogni giorno, e ancor di più ogni domenica sulle nostre montagne si muovono tantissime persone, fin troppe senza idonea attrezzatura. Anche oggi erano davvero tanti, quelli incontrati senza ramponcini, ad esempio. Pensiamo anche solo ad una banale caduta sul ghiaccio senza scomodare patemi che si richiamano a tragedie. Vanno evitati, basta poco. Basterebbe quella cultura popolare che tutti noi da ragazzi abbiamo avuto la fortuna di imparare dalla vita rurale. Almeno chi ha avuto la fortuna di poterla vivere. Quella che oggi si perde sempre più, anche nelle nostre valli. 

Che sia forse giunto il tempo di indire un momento educativo di questo tenore e di questi argomenti anche in ambito scolastico? Di certo qualche informazione in più, magari attraverso i nuovi canali digitali, non guasterebbe.

Visto che è anche il compito di un consigliere, direi proprio che al più presto lanceremo questo messaggio anche alla Provincia.

23 Gennaio 2022 0 Commenti
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LA RIPRESA NON È UGUALE PER TUTTI. Sul settore turismo e tempo libero l’ombra di una nuova terribile ondata di crisi.

Da Michele Dallapiccola 21 Gennaio 2022

Per ristorazione, turismo e cultura la ripresa non è mai arrivata.

Eppure Confcommercio Nazionale ha rilevato che rispetto al precedente il 2021 si è chiuso con una crescita del Pil del 6,2% e dei consumi del 5,1%. E’ solo dal 2023 che si potranno recuperare i livelli pre-pandemia per tutti i settori.

Anche il Trentino in questo non fa eccezione. In particolare nell’ospitalità non sono certo riusciti a riprendersi e ad “agganciare” la ripresa. La filiera turistica e dall’area della cultura e del tempo libero sono ancora molto distanti anche in provincia dai livelli del 2019. 

Secondo l’Ufficio Studi Nazionali Confcommercio, il completo ritorno ai livelli pre-pandemici non avverrà prima del 2023. Anche perchè anche la nuova ondata pandemica ha imposto una prosecuzione delle restrizioni. E come se non bastasse, anche l’accelerazione inflazionistica innescata dai prezzi delle materie prime, rischia di bloccare l’ampio potenziale di consumo delle famiglie italiane. L’eccesso di risparmio forzoso e precauzionale accumulato negli ultimi due anni si sbloccherà assai difficilmente davanti a nuove condizioni di incertezza pandemica e di rialzo dei prezzi. Per questo con le categorie coinvolte non si può certo scherzare. 

I 70 milioni€ ristorati agli impiantisti, assai importanti sulla carta, nella realtà hanno lasciato diverse falle. Specie nelle piccole stazioni. Anche nel settore del commercio e del turismo, sono arrivati ristori. Apparentemente a pioggia, hanno coperto molto bene certi casi (anche ingiustamente) ma hanno lasciato gravi, anzi gravissimi buchi in altri. 

Su tutto, in questo inizio 2022, si staglia Omicron e la sua ombra. Sfiducia, disdette, alberghi chiusi perché vuoti, sono le cifre con le quali confrontarsi. E la paura che a gestire gli aiuti a livello locale sia un governo maldestro è a dir poco piuttosto concreta. 

E’ di ieri la nuova impugnativa del provvedimento di deroga ai plateatici che tanto avrebbe aiutato. “Governo ladro, non ci ha lasciato fare!”: diranno i leghisti. QUI IL LINK DELLA NOTIZIA

Certi loro provvedimenti sembrano quasi presi “dopo cena”, in compagnia. Si pensi ad esempio tra tutti, ai danni che hanno prodotto alla GDO con le chiusure domenicali imposte e non concordate. Alle cause milionarie che ora, per questo dovranno gestire. 

E che dire della Riforma del Turismo? Partita tra mille eccezioni, ha finito per pesare sui deboli, costringendo le ex APT a riorganizzarsi nel loro peggior periodo della storia economica.

Solo un paio di esempi, questi sopra. Ecco perchè, fossi nei panni di un operatore del settore turismo non me ne sarei così zitto e buono. Fossi un loro rappresentante, per quegli alcuni della mia categoria ai quali sta andando proprio male, mi spenderei. 

Educatamente apostroferei il governo provinciale. Lo spingerei ad organizzarsi in qualche provvedimento di “ristoro 2022” visto che il fondo di riserva di Fugatti ammonta a oltre 190 milioni di€.

Questa cosa toglie molti alibi. Perchè di prebende da campagna elettorale non è ancora tempo. 

21 Gennaio 2022 0 Commenti
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LE PECORE DANNO FASTIDIO? PUO’ ESSERE, DICA LA PROVINCIA DOVE DEVONO PASSARE.

Da Michele Dallapiccola 20 Gennaio 2022

Un Sindaco preoccupato a mezzo stampa ha dichiarato la sua difficoltà a gestire il passaggio delle greggi attraverso il suo comune. 

Tra gli addetti ai lavori, a modo suo la notizia ha fatto scalpore. Qualche precisazione penso tuttavia sia giusto farla. 

Nonostante il grande affetto che io provo per questa professione e per chi la pratica devo innanzitutto spezzare una lancia in favore del primo cittadino. Nel muoversi con un gregge, sulla pubblica via, effettivamente la prudenza è d’uopo. E quando manca i risultati sono questi. 

Non va tuttavia dimenticato che la condizione nella quale si possono essere trovati questi allevatori transumanti appartiene a uno stato di cose sempre più diffuso. Il pascolo vagante da fastidio, le pecore puzzano, sporcano e soprattutto pascolano (anche) su terreni privati. Va precisato che questo avviene prevalentemente solo in una parte dell’anno. Il resto delle loro stagioni i pastori lo passano a gestire e a mantenere liberi dall’abbandono terreni marginali e soprattutto di alta quota. Pensateci, sono i terreni a disposizione del Trentino turistico. Tenuti puliti ed in ordine non trovate anche voi che a qualcuno fanno proprio comodo? 

Non per questo è giusto dire ai pastori che possono transitare ovunque. Ci sta. Ma d’altro canto dovrebbe essere compito della Provincia mettere i comuni nelle condizioni di indicare dove e come sia consentibile invece il passaggio dei pastori. 

Per questo con la collega Paola Demagri avevamo voluto depositare un apposito Disegno di Legge che la lega al governo del Trentino non ha ancora voluto prendere in mano. 

Eppure, la Provincia è quella che più ha in mano le leve economiche per convincere quel pastore distratto o maleducato a comportarsi bene. Per tutti gli altri, per la maggioranza di professionisti che si comportano bene ed onestamente, ma anche per tutti i sindaci amici dei pastori è giusto che la Provincia si attivi ed individui al più presto una soluzione mediata per tutti.

La Tecnica dello struzzo come si sta cercando di fare con la questione lupo, non basta più. 

A seguire la relazione illustrativa delle proposta di legge depositata.

DISEGNO DI LEGGE 103/XVI dd 4-giugno-2021: LEGGE PROVINCIALE SULLA DISCIPLINA E VALORIZZAZIONE DELLE VIE DELLA TRANSUMANZA E DEI SENTIERI ARMENTIZI. 

L’Unesco ha dichiarato la Transumanza Patrimonio dell’Umanità. Inoltre, è recente notizia quella di un patto tra Regioni Italiane per valorizzare ciò che probabilmente rappresenta l’aspetto più atavico e nobile dell’agricoltura. Anello di congiunzione tra le popolazioni di cacciatori raccoglitori del paleolitico e i successivi insediamenti agricoli produttivi. Dopo aver vissuto in tribù alla perenne ricerca di prede, l’uomo cacciatore nostro progenitore fu in principio pastore. Almeno 10 mila anni fa. Oggi in Trentino e più in generale nel Vecchio Continente questa pratica esprime la presenza di quell’arcaico lavoro attraverso un suo recupero da parte dei giovani. Nuove generazioni, antico sapere e respiro di libertà. Così raccontano i veri protagonisti quando riferiscono dei motivi che li hanno portati ad una professione a dir poco singolare. Riteniamo sia innanzitutto un dovere culturale tentare di agevolare questo recupero. Senza contare che vi sono ampi margini di espressione di questo prodotto anche a valenza turistica. 

Questo breve ma efficace disegno di legge si propone di stimolare Giunta provinciale ed opinione pubblica, a prenderne atto. A seguire una breve descrizione prosaica dell’articolato 

Articolo 1 La Provincia riconosce, sostiene e promuove la transumanza come patrimonio storico e culturale del Trentino 

Articolo 2 La Provincia, in collaborazione con gli enti locali e tutte le istituzioni che siano in grado di contribuire ad effettuare una ricognizione formale e codificate dei luoghi della transumanza 

Articolo 3 La Provincia individua e localizza formalmente questi luoghi. La funzione, che ha principalmente valore storico naturalistico, si estrinseca attraverso attività turistico ricreative. Non di meno è rivolta a che esercita la pastorizia, il pascolo vagante e l’allevamento in transumanza

Articolo 4 E’ prevista l’approvazione di un piano locale di valorizzazione dei sentieri armentizi denominato Vie della transumanza del Trentino. Il piano prevede le aree da destinare ad infrastrutture tecniche o a servizio della comunità. Non trascura gli interventi di riqualificazione e recupero ambientale. E’ prevista apposita segnaletica, promozione e tutela della cultura della transumanza A tali propositi vengono stabiliti appositi finanziamenti. 

Articolo 5 Rimane a Carico dei Comuni, come norma vigente prevede, la competenza in materia di igiene pubblica e polizia urbana La giunta provinciale assicura la corretta informazione ai comuni interessati al transito 

Articolo 6 Si propone l’abrogazione di un precedente tentativo di semplificazione in materia. Risultato all’atto pratico di difficile attuazione. 

Articolo 7 Per attuare le iniziative previste da questo disegno di legge si prevede uno stanziamento di 300mila€ all’anno per i prossimi tre anni.

20 Gennaio 2022 0 Commenti
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Ancora il lupo: il solito argomento che scotta.

Da Michele Dallapiccola 19 Gennaio 2022

Questo ancestrale carnivoro vive così come lo conosciamo da almeno un milione di anni.

Dalle Alpi però, scompare un secolo fa, sterminato per mano dell’uomo. Si salva in Europa, a macchia di leopardo. Dentro a piccoli nuclei comincia a riprodursi e a moltiplicarsi, protetto da leggi europee e nazionali come un umano, a partire dagli anni ‘70. Nel 2015 l’assemblea degli Assessori alle foreste d’Italia, tenta di far passare il “Piano lupo” nazionale. Viene bocciato. Eppure la ragione di prelievo sarebbe stata del solo 5%. Per dare un paragone, la Francia ai tempi ne stava prelevando il 10%. Ma questa è un’altra storia. 

A quel punto, persa ogni speranza nazionale, il Trentino si concentrò sugli strumenti che poteva permettergli l’Autonomia. Nel 2018 riuscimmo a far approvare una legge provinciale che in accordo con Governo nazionale ed Ispra avrebbe potuto permettere una strada trentina. Avrebbe. Perché quella legge oggi è ancora lì, inevasa. E chi allora da minoranza ne invocava l’adozione, oggi al governo del Trentino, col dovere di attuarla, la lascia esanime in un cassetto. 

Sappiamo che il passaggio che ne autorizzi un regolamento d’attuazione passa da un accordo con Ministero e Ispra. Ma sappiamo anche che sparare – anche solo a livello locale – sarebbe solo un blando palliativo. Al posto di ogni lupo ammazzato ne arriverebbe un altro. E questo perchè mai e poi mai si potrebbe pensare di sterminare il lupo come il tempo che fu. Non lo permetterebbe l’Europa che colpirebbe chi sgarra a suon di sanzioni milionarie. La cultura animalista e ambientalista in sede comunitaria, piaccia o no, è preponderante. E non si discute.  

Eppure ci sono attività che potrebbero mitigare l’impatto della presenza di questo carnivoro sulle popolazioni locali. Ma nel frattempo le uniche azioni che passa il convento/giunta provinciale sono le riunioni del Comitato Sicurezza. Con tanto di comunicati stampa che ci ricordano che la colpa è di Roma!

Per questo motivo i trentini non capiscono. Perché i trentini, o almeno quella parte di loro che ha votato lega, lo ha fatto per vederli governare e provare a risolvere i problemi. Mica per sentirsi raccontare di chi è la colpa se le cose vanno male. 

E questo è forse l’insuccesso dell’amministrazione leghista più eclatante. La presenza del lupo sembra proprio qualcosa di problematico perché lasciato a se stesso anziché gestito. 

Nel frattempo, aumentano i conflitti sociali e le divisioni tra chi vede il lupo come un elemento naturale e chi invece ne ha paura o peggio ancora ne deve subire la dannosa esperienza. 

Perché non si attiva una massiccia campagna di informazione e prevenzione? Perché non si aumentano i servizi di guardiania, i cartelli informativi, le riunioni sul territorio, i monitoraggi di questi animali? Fa paura, metterci la faccia forse?

 

Vanoi: 7 lupi, ripresi insieme. Una rarità.


Chiusi nel palazzo, trincerati dietro alle telecamere, assenti dalle riunioni pubbliche (col covid che ne fornisce un’ottima scusa) lasciano il caso a governare le cose. E queste, come insegna la fisica, lasciate a se stesse tendono all’entropia.

Foto di copertina: uno dei primi avvistamenti di lupo sul Calisio ormai 6 anni fa. 

19 Gennaio 2022 0 Commenti
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Concertone vs Agricoltura. La sfida impossibile tra il “panem et circenses” di oggi e la visione del Trentino di domani.

Da Michele Dallapiccola 18 Gennaio 2022

Nell’area di San Vincenzo di Mattarello prima dell’idea del concertone, non è vero che non c’era niente.

Almeno questo affermava un comunicato stampa della giunta provinciale di qualche giorno fa. Ma chiusa nel palazzo, probabilmente, non s’era accorta che invece c’era campagna. E tanta: 27 ettari, di ottimo terreno coltivabile. E dunque, considerando che in Trentino l’azienda agricola media ha un’estensione di 1,7 ha, significa che lì, se ne sarebbero potute insediare almeno 15 di nuove. Così, mentre c’è una parte di Trentino che omaggia l’agricoltura eroica che ruba terreno al bosco con le unghie, qui nella piana dell’Adige si fanno i concerti. Alla faccia di teoriche quindici nuove attività di impresa che avrebbero potuto dare lavoro ad altrettante famiglie e relativi dipendenti. 

Potenzialmente, un’azienda agricola è per sempre e per tutto il Trentino. Un concertone, no! Ed è questa la vera differenza tra sostenibilità ed effetti speciali. 

Ovviamente di queste forme di disaccordo politico, il bel concerto di Vasco Rossi non ha nessuna responsabilità. Anzi, sarà una bellissima opportunità per le persone che apprezzano questo straordinario artista. Sarà una grande emozione poter assistere qui a Trento. E sarà stato un bel successo per i manager dell’artista aver portato a casa un contratto simile. 

Ma il Trentino, i trentini, ne sentivano davvero il bisogno? Messi sul tavolo i milioni di € necessari per realizzare questo costoso evento, sarebbe stato qui che la maggioranza della popolazione li avrebbe voluti spendere?

Un investimento di questo tenore (qualche imprecisato milione di €, per ora) può avere significato se fa parte di un disegno complessivo. Chiedo dunque a questa maggioranza se è sua intenzione trasformare la Citta di Trento in una località famosa per i grandi concerti. Cioè dobbiamo considerare ufficialmente aperto il futuro al bel canto in Trentino?

Ammesso e non concesso che il concerto si possa tenere, non c’è dubbio che il ritorno economico ci sarà. Con quali sviluppi futuri? Ciò che vogliamo far osservare noi è che se fondi riservati al grande evento fossero stati canalizzati verso start-up agricole, probabilmente il ritorno ci sarebbe stato comunque. Diverso, minore, diluito nel tempo ma comunque importante. Sicuramente più consono alla zona e ai principi di sostenibilità. 

L’attività agricola di 15 nuove aziende, tanto per dirne una, avrebbe potuto rappresentare un investimento che fa la differenza tra la ricerca del colpo di scena a qualsiasi costo e il desiderio di programmare lo sviluppo di un territorio.

Probabilmente la Giunta provinciale, affamata di consenso, confonde i numeri delle prevendite dei biglietti con potenziali elettori alle prossime votazioni. Ma 120mila potenziali entusiasti spettatori possono essere considerati altrettanti potenziali elettori riconoscenti? Forse la lega ha pensato così. Sarà per questo che prendere in considerazione l’ipotesi di accontentare 15 nuove aziende agricole, la fa un po’ sorridere?

18 Gennaio 2022 0 Commenti
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Slittino in Panarotta. Qualcosa di più di una semplice attrazione.

Da Michele Dallapiccola 17 Gennaio 2022

Non è stata una discesa in slittino qualsiasi, quella mia di domenica in Panarotta.

Pensate, la stavo aspettando da vent’anni e qui mi permetto di raccontare perché. Nell’anno 2001, in qualità di Sindaco azionista di Società, venni contattato dal compianto Cav. Angeli, da sempre riconosciuto patron morale della stazione sciistica dell’Alpe di Pergine. Ancora una volta, come i miei predecessori, venivo chiamato a rifinanziare la locale società sciistica, cronicamente in perdita.

Accettai, in cambio dell’impegno ad un cambio di passo. La stazionicina avrebbe dovuto realizzare ulteriori attività per bambini e ragazzi, tra le quali una pista da slittino.

Ai tempi avevo avuto l’occasione di osservare che in Alto Adige era già presente una diffusa rete di piste a loro riservate. Avevo dunque maturato il sogno di vedere qualcosa di simile anche dalle nostre parti. Lo vedevo estremamente interessante, specie per una piccola stazione come quella nostra. Un sito attrezzato, adatto alle famiglie, in grado di affiancare allo sci il maggior numero di attività alternative sulla neve. Di tracciati del genere in Trentino non ce n’erano e non ce ne sarebbero stati ancora per molti anni. E ancora oggi nonostante le richieste, per contare le piste presenti, non servono le dita di un’intera mano.

Dovetti arrivare al 2017 per vedere quantomeno finanziato quel mio pensiero di gioventù. Lo feci da assessore provinciale dentro al tentativo di costruire un quadro di riassetto finanziario della Società. Avrebbe dovuto permetterle di proseguire serena coi lavori.

La diversificazione dell’offerta: una ricetta anticrisi.

Oggi, grazie alle amministrazioni comunali coinvolte, a quasi 5 anni dal suo finanziamento, la pista è finalmente attiva. Nel frattempo, l’attuale amministrazione provinciale, non ha potuto interrompere il percorso virtuoso avviato già da qualche anno. Risolti i cronici problemi di innevamento, anche in Alta Valsugana il potenziale bacino di utenza di 50mila persone, potrà contare fin da inizio stagione sull’apertura certa delle piste. Ma non solo: un luogo per famiglie dove passare in allegria e divertimento le domeniche d’inverno. Tra l’altro, va segnalato che il valore della località non si colloca soltanto nella parte infrastrutturata. 

Da qui si apre una vera e propria porta sulla catena del Lagorai. Escursioni sulla neve o nel verde, anche facili da fare, immersi in una natura meravigliosa accompagnati da panorami mozzafiato.

È proprio questo il valore per tutto il Trentino e per tutta la sua impresa turistica. Attraverso la sua natura e i suoi paesaggi, sa offrire enormi opportunità, specialmente a quegli operatori economici che le sanno cogliere.

17 Gennaio 2022 0 Commenti
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ALTRO GUAIO PER GLI ALLEVATORI: LA “DIRETTIVA NITRATI”. E STAVOLTA C’ENTRA LA PROVINCIA.

Da Michele Dallapiccola 15 Gennaio 2022

In questa scorsa settimana ha suscitato molto scalpore l’allarme lanciato dagli allevatori riguardo alle difficoltà del settore.

La loro denuncia pubblica si è focalizzata essenzialmente all’aumento dei costi delle materie prime. Purtroppo si tratta di misfatti che non dipendono direttamente dalla Provincia autonoma di Trento e sui quali eventualmente il governo provinciale e l’autonomia possono agire in maniera indiretta. Ci sarebbero tuttavia molte contromisure che si potrebbero mettere in atto per mantenere il prezzo del latte su livelli accettabili. E noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Sono molti infatti gli ulteriori suggerimenti rispetto alle poche cose che la Provincia ha dichiarato d’aver messo in campo a favore del settore. 

Ad esempio, viene parossisticamente citato che l’indennità compensativa è stata portata al 100% della sua copertura. La mossa vale un milione di €. Come se i problemi si potessero sistemare con queste piccole mance e con un così assente impegno. 

Su ben altro, specie nella commercializzazione e su ulteriori premi si potrebbe agire, almeno fino a giugno, fino a quando, per ora, pare verrà mantenuta la deroga al precedente de minimis. 

Un nuovo pericolo all’orizzonte della zootecnia.

Nessuno finora l’ha citata. Eppure è incredibile. La peggiore delle tegole che potrebbero arrivare ora sulla testa dei nostri allevatori la sta per lanciare proprio la Provincia stessa. Qualora non venisse affrontata senza il pragmatismo necessario, sarebbe una vera e propria rovina per le attività di allevamento. Stiamo parlando dell’adeguamento trentino delle regole dello spandimento dei reflui zootecnici alla direttiva nitrati europea. 

Non è difficile pensare che molti di noi almeno una volta nella vita non siano stati interessati da uno spiacevole episodio diretto o raccontato di mala gestione delle deiezioni da stalla. Questo può succedere perché disonesti o scorretti ce ne sono in ogni categoria.

Ma ciò non giustifica le penalizzazioni -gravi – per un’intera categoria. Riflettiamoci un attimo, proviamo a stabilire la dimensione del problema attraverso un confronto. 

 

La tecnologia sempre più avanzata di spandimento


Osserviamo un esempio. 

Vicino a noi abbiamo un territorio assai simile al nostro: l’Alto Adige. Non si può certo dire che la zootecnia, lassù, sia gestita male. O che il marketing sul latte sia portato avanti con la stessa forza di qui. Apposta cito, con un certa ammirazione, il caso Mila per i latticini tutti e le latterie di Vipiteno per lo Yogurt. Ebbene, lassù ci sono circa 120mila vacche, da noi, 45mila. Le loro vacche pascolano circa 120mila ettari, le nostre 90mila. A prato e a mais, i cugini a nord, coltivano 45mila ettari, noi circa 20mila. Avete inteso? li avete fatti due conti? 

Rispetto al Trentino, in Alto Adige c’è solo il 50% di superficie coltivata in più ma il territorio ospita tranquillamente il 300% di animali in più. E a questo punto vi chiedo, vi sembra inquinato il Sudtirolo? 

Questo semplice esempio dimostra che da noi più che di restrizioni ci sarebbe bisogno di espansione. Così forse i 20mila ettari coltivati a vite e mela potrebbero usare soltanto letame trentino. Invece oggi il paradosso di avere poche vacche comporta che importiamo letame dal Veneto quando peggio non costringiamo i nostri frutticoltori a comprare concime chimico per i nostri terreni coltivati. 

 

L’ottima soluzione degli impianti di biogas


E all’assessora alla zootecnia e a quell’assessore all’ambiente (che degli allevatori è stato dipendente una vita) una domanda va fatta: è forse questo il momento di attivare nuove restrizioni ed ulteriori divieti per le stalle? E a tutto il resto della Giunta, quella dei concertoni, gli allevatori dovrebbero ricordare ancora che di problemi ne hanno più che a sufficienza. Di nuove restrizioni ed orpelli amministrativi, rispetto a quelli che già presenti, non ce n’è davvero bisogno.

15 Gennaio 2022 0 Commenti
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Difficoltà del settore allevamento da latte? Chi governa il Trentino non può certo dire che non era stato avvisato.

Da Michele Dallapiccola 13 Gennaio 2022

Il comparto della produzione latte ha da sempre sofferto grandi difficoltà.

Alti e bassi ai quali i poveri allevatori non potranno mai fare l’abitudine. E’ un settore dalla delicatezza cristallina questo, lo abbiamo ripetuto più e più volte. Strategico per il Trentino di domani, specialmente turistico.

Non per niente nella scorsa legislatura ci dedicammo con grandissimo impegno ai nostri allevatori con iniziative locali e nazionali che iniziarono già con la stesura della PAC di allora, programmazione per altro ancora in corso. 

Già nel 2015 iniziammo la trattativa per il premio “accoppiato latte” conclusasi poi l’anno successivo.

A QUESTO LINK L’ARTICOLO DI ALLORA.

Implementare le iniziative di marketing inventate di nuove.

Ecco allora che nel 2016 arriva “latte in festa”

QUI L’ARTICOLO DI APERTURA DEL TEMPO.

La manifestazione si presenta come un grandissimo successo al punto che nel 2017 chiede immediatamente di espandersi.

QUI L’EVOLUZIONE POSITIVA DELLA MANIFESTAZIONE NEL 2017.

Con il subentro del nuovo governo provinciale, l’interesse a sostenere il settore sembra raffreddarsi quasi fin da subito. Come gruppo di opposizione avvertimmo la gravità della situazione fin da subito. Attraverso i numerosi atti politici lanciammo molti suggerimenti. La strada per questo ora è più che tracciata, basta seguirla ed eventualmente espanderla.

Qui sotto un comunicato del 2019 che racconta come era già tutto previsto. Con la sintesi dei punti dove si potrebbe meglio intervenire.

QUI LE PRIME PROPOSTE DA FORZA DI MINORANZA.

Gli allevatori chiedono aiuto certo. Una piccola mancia, a questo punto però, servirà a togliere qualche lamentela dalla luce dei media ma non certo un’intera categoria da forti difficoltà strutturali. 

Alla fine del 2021 il settore è ancora nelle stesse condizioni. Gli atti politici da parte nostra si sono susseguiti ma le azioni a sostegno della zootecnia si sono purtroppo rarefatte. 

QUI IL RACCONTO DELLE DIFFICOLTA’ DELLA PROVINCIA ALLE PRESE CON LE MAGAGNE DEL SETTORE – PARTE 1°

E qui la successiva – PARTE 2°

Tanta la carne al fuoco, tante le parole spese, ci si augura sempre per qualcosa e per qualcuno.

13 Gennaio 2022 0 Commenti
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