Michele Dallapiccola
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Trento e Bolzano. Negli annunci e nella sostanza sempre più su due pianeti diversi

Da Michele Dallapiccola 5 Ottobre 2022

Il periodo è critico come mai memoria d’uomo ricordi. Ed è normale che ciascuno di noi, per sperare in qualche aiuto straordinario pensi al primo santo al quale votarsi in caso di necessità: Santa Provincia. 

Sono forse questi i casi in cui ci accorgiamo quanto importante possa ancora risultare essere autonomi in queste decisioni. Gestire in proprio, norme che vadano incontro ai cittadini anche dal punto di vista materiale è un privilegio che forse ancora in troppo pochi si rendono conto di avere. Per questo è forse ancor più chiaro un appello che ormai sa di acqua passata. Nelle scorse settimane di campagna elettorale eravamo in molti ad invitare gli elettori a diffidare dai partiti statalisti evitando di attribuire loro la preferenza di voto. Chissà come andrà a finire.

Ed ecco perchè hanno fatto bene gli oltre 1500 Schützen che qualche giorno fa si sono incontrati a Bolzano, a ricordare “certi danni” del passato. Furono quelli inferti all’autonomia e alle persone dei nostri territori dagli antesignani ideologici di certi partiti.

Per fortuna, l’attualità conserva ancora ampi margini di manovra. In queste ore le nostre due Province Autonome sono impegnate ad elaborare gli strumenti di sostegno per le rispettive famiglie residenti. 

Ad un occhio neanche particolarmente critico non sfugge di certo lo stile nei comunicati.  Stile che è anche sostanza. 

La giunta di Bolzano quando parla del soggetto che mette a disposizione le risorse per i cittadini parla di Provincia, parla di collaborazione ragionata con le parti sociali e fornisce cifre e numeri. Amplia il pacchetto di proposte comunicando le intenzioni di iniziativa di Alperia la locale società gestore d’energia.

Accanto ad un non pervenuto da Dolomiti Energia, il comunicato di Trento presenta un ben più misero spessore. Intanto parla di Fugatti in persona. Nel comunicato, la Provincia fornisce nome e cognome all’ipotesi di provvedimento da adottare. Né in un caso né nell’altro i fondi non appartengono all’amministratore che li mette a disposizione.  Per questo motivo risulta estremamente inelegante che il politico di turno pretenda di intestarsi meriti che di fatto sono di apparato e di istituzione. 

Purtroppo l’impressione è che ormai si badi più all’effetto dell’annuncio che alla sostanza del provvedimento preso.

5 Ottobre 2022 0 Commenti
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Nozze coi fichi secchi? A giudicare da come la giunta provinciale affronta le opere pubbliche sembrerebbe proprio di si. 

Da Michele Dallapiccola 4 Ottobre 2022

La notizia girava già da qualche giorno ma ieri ne ha voluto parlare anche qualche acuto giornalista. 

Che finalmente, si metta in sicurezza l’inquietante galleria di Ponte Pià tra Tione e Ponte Arche, è un cosa bellissima. Il progetto di intervento è partito negli intenti della Provincia già da qualche anno. 

Ma dalla bella notizia, all’amara realtà, è un attimo. Leggendo il comunicato si comprende che tutto avverrà con disponibilità finanziarie e lungaggini amministrative permettendo. 

Perché i leghisti son fantastici. Innanzitutto annunciano! Sia vero, sia fattibile oppure no, loro con la conferenza stampa partono. 

Se poi non succede nulla, a chi dar la colpa si troverà di sicuro. 

E’ successo con i sessanta milioni che sarebbero stati destinati alla SS47 della Valsugana. Dopo pochi mesi sono già diventati 30 e alla fine chissà nemmeno se si farà qualcosa. Ma potrei citare la serie inenarrabile di funivie promesse in ogni dove, passando dall’acquisizione di castelli, ospedali pubblici costruiti dai privati e chi più ne ha più ne metta.

Se leggiamo nel casus belli, notiamo la falla: l’opera vale oltre 30 milioni di€. Per approntare il cantiere ne basta uno scarso. Eccolo l’annuncio allora: facciamo quello intanto, poi si vedrà. 

In tutta onestà e a parziale giustificazione di amministratori e amministrativi, è giusto ricordare che dietro a queste opere c’è una burocrazia pazzesca. Al punto che per veder partire qualche lavoro sono necessarie almeno un paio di legislature, come normalità. 

In tal senso le stesse figure dei commissari tecnicamente aggiungono poco. E l’esecutivo lo sa e gioca sull’altisonanza del termine cosi come compreso dai più. E’ un termine roboante certo, ma di procedure come quella per il ponte Morandi a Genova, ce n’è stata una sola.

Diffidiamo dunque degli annunciatori dal cantiere subito! L’entusiasmo e lo zelo di chi si sta preparando la campagna elettorale a suon di appalti rischia di provocare ben più di una illusione. E la lega dal Comunicato Stampa facile questo lo sta pagando.

Nei sondaggi di ieri, per la prima volta è scesa sotto i valori del partito di Calenda, scivolando al quarto posto. 

Le persone cercano serietà, non conferenze stampa.

4 Ottobre 2022 0 Commenti
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Emergenza Bostrico? Bolzano stanzia i milioni, Trento si compiace per lo studio. 

Da Michele Dallapiccola 3 Ottobre 2022

Ormai è sotto gli occhi di tutti, l’emergenza è enorme. I danni che sta facendo il coleottero denominato bostrico, al patrimonio boschivo sono incalcolabili.

Dopo il disastro determinato dalla tempesta Vaia, nelle foreste nel nostro settore delle Alpi si è manifestata una vera e propria discesa negli inferi. Per gravità e dimensione è probabilmente peggiore anche alla tempesta stessa. E non è finita qui. Altre esperienze di livello europeo raccontano che l’epidemia tende a una mitigazione spontanea ma che può manifestarsi per una durata di cinque o sei anni. Non c’è pace dunque per le foreste trentine, il patema strutturale sarà una costante ancora per un bel pezzo. A QUESTO LINK TROVERETE DA PARTE DELLA PAT, GLI ULTERIORI APPROFONDIMENTI DEL CASO.

Siamo consapevoli che affrontare una simile problematica sia a dir poco improbo. E tra tutte le emergenze che la Provincia deve gestire, questa probabilmente non è nemmeno nello spazio riempipista. Eppure le amministrazioni locali, questa grave situazione, la vivono tutta. 

Chi riveste compiti di esecutivo vive certamente questa responsabilità. A ben vedere però, le risposte che arrivano così come presentate alla stampa di questi giorni differiscono molto a seconda se provengano dal vicino Alto Adige o dal Trentino.  E il confronto, purtroppo fa emergere pesanti discrasie tra le due province in reazione allo stesso problema. Nei giorni scorsi ad esempio su IL DOLOMITI è passata questa notizia:

Emergenza bostrico, in Alto Adige la Provincia dà 40 euro per ogni albero scortecciato e stanzia 2 milioni per la sicurezza delle strade nei boschi attaccati QUI IL LINK DELL’ARTICOLO COMPLETO 

Forse per questo ha particolarmente colpito il contraltare trentino con un’informazione che riguarda lo stesso ambito e passata per ovvi motivi molto più in sordina. Con IL COMUNICATO A QUESTO LINK, la giunta trentina ha assistito ad un’Indagine conoscitiva presentata agli artigiani: “Filiera del legno, il Servizio foreste mette 345 aziende sotto la lente” è il titolo del rapporto. 

Ecco, mentre a Bolzano hanno stanziato i milioni, a Trento, gli assessori presenti hanno commentato che vogliono scommettere su formazione e innovazione. 

Penso che questo passaggio sia sufficiente anche come commento. 

3 Ottobre 2022 0 Commenti
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PATT con la destra? L’assenza di smentita della Direzione del Partito suonerebbe come una conferma.

Da Michele Dallapiccola 3 Ottobre 2022

L’articolo è di ieri. È di quelli da far sobbalzare sulla sedia. E almeno per chi la pensa come noi, è pieno di autentiche castronerie. Antistoriche.

Lo dimostra la corposa manifestazione antifascista a Bolzano di un vero e proprio esercito di Schützen. Si è tenuta proprio la scorsa settimana.

Nel frattempo a Trento invece gli Autonomisti nicchiano. O almeno una parte del Partito. Perché c’è una consistente fetta di tesserati che una potenziale alleanza del PATT con la destra la vede come il fumo negli occhi. Lega compresa.

Un confronto è atteso, anzi più che opportuno. Al punto che alcuni tesserati si sono mossi per chiedere una convocazione urgente e straordinaria del Parlamentino di Partito. Pare che accadrà a breve.

Nel frattempo, qualche comunicato stampa chiarificatore il Patt lo ha fatto anche in tempi recenti. La prima, la seconda, la terza lettera ai tesserati e ai trentini la Direzione del partito l’ha voluta scrivere. Gli effetti però non si son visti se c’è ancora chi si permette di scrivere questo sotto. È tratto da un’intervista di Gottardi al Il Dolomiti.

In questa fase La Civica appare tra le forze politiche più attive in Trentino e negli ultimi mesi ha raccolto il consenso di diversi sindaci e territori. E sullo sfondo c’è sempre il Partito autonomista trentino tirolese. Comunque c’è stato un avvicinamento al centrodestra o quantomeno un allontanamento dal centrosinistra nell’alleanza con Progetto trentino.

Credo che non ci sia una pregiudiziale netta in FdI verso gli autonomistiC’è stata un’apertura di Lorenzo Ossanna nelle ultime dichiarazioni, penso che una conoscenza reciproca possa appianare le diffidenze e che si possa trovare un accordo politico, programmatico e di contenuto”.

La riconferma di Fugatti a candidato presidente non è in discussione. “Pur nelle differenze di ogni legislatura, il governatore uscente è una base di partenza fondamentale.

Giusto ieri dicevamo che del Patt parlano in tanti. Fin troppi quelli che da fuori il partito invitano lo stesso a prendere posizione. Almeno per i miei gusti.

3 Ottobre 2022 0 Commenti
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L’entusiasmo di una squadra in politica? Poco, se a parlare sono gli “allenatori” degli altri schieramenti.

Da Michele Dallapiccola 2 Ottobre 2022

A farlo per primo è stato Progetto Trentino. Il movimento politico che esprime l’attuale vicepresidente della giunta, pare abbia iniziato a dialogare riservatamente con la segreteria da molto prima del Congresso di aprile.

Nelle scorse giornate sono poi arrivare le pubbliche considerazioni del consigliere Comunale già candidato sindaco del centrodestra alle ultime elezioni comunali di Trento.

Infine ieri, Achammer. Il primo Segretario che nella storia dell’SVP, sia mai riuscito a sdoganare la destra anche per il suo partito. Con Silvius Magnago che si ribalta nella tomba. Ma tant’è.

Denominatore comune nei discorsi di queste tre figure?

Offrire consigli al PATT. Per altro, senza che nessuno di loro consideri anche solo lontanamente l’opportunità di dialogare anche col centro-sinistra. Eppure, fior di politologi leggerebbero questa ipotesi in chiave positiva. I risultati elettorali confermano: la destra trentina è in difficoltà. E una seria proposta di alleanza democratica con un centro popolare, ai trentini risulterebbe molto appetibile. Specie per quei molti delusi da Fugatti & co.

Ne è consapevole anche la maggioranza del gruppo consiliare del Patt che da quattro anni sta facendo una serrata opposizione alla lega e ai suoi alleati.

La Direzione del Partito Autonomista invece cerca di commentare soltanto il minimo indispensabile.

Sembra quasi crogiolarsi, piuttosto. Tra tutti quelli che la tirano per la giacca. Chi per convincerla a sostenere una lega pur in declino, chi perché la vorrebbe come partner fondamentale per costruire un’alternativa a Fugatti.

In effetti, il congresso di aprile sembra lasciare aperte entrambe le opzioni. Ha chiuso infatti con un nulla di fatto, benché abbia raccolto indicazioni chiare, anche solo dal clima col quale è stato celebrato. Appaludissimo infatti ( 3 minuti di standing ovation) l’intervento del Presidente onorario. Nel suo duro discorso d’apertura ha tracciato la strada maestra: “Lontani dalla lega!”

Più attendista la tesi dell’unico candidato alla segreteria. Che tuttavia non ha mancato di rimarcare a più riprese che è giunto il tempo delle scelte. A ben vedere senza darne precisa scadenza.

Da qui, il focus di questo pensiero. Fuori o dentro agli schemi, forse questo tempo è arrivato; con le elezioni provinciali ormai alle porte. A rimanere neutrale Ancor a lungo invece il Partito potrebbe fare una brutta fine.

Come nella metafora di quel bel giovane corteggiato da tutti e da tutte, narciso, prezioso, davanti a sé stesso. Che a forza di negarsi finì per invecchiare da solo.

A furia di orgogliose quanto inutili posizioni blockfrei, il Patt potrebbe trovarsi ancora una volta a dover gareggiare in solitaria, come già accadde nel 2018. A correre da soli si vince, certo, perché il concorrente è uno solo. E si può pure festeggiare sbevazzando davanti a frasi fatte.

Ma la gara, il podio e il premio saranno sempre su un’altra pista. Dove si può correre, perdere, ma soprattutto vincere, soltanto se si lavora tra più squadre.

2 Ottobre 2022 0 Commenti
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Che fine hanno fatto i 5 milioni destinati alle terme di Levico?

Da Michele Dallapiccola 30 Settembre 2022

Chissà se la carovana della giunta di passaggio a Levico in questi giorni, ne avrà voluto parlare di questo tesoretto . La seduta periferica, si è tenuta qui, nell’avamposto di un paio di fedelissimi della Civica di destra.

Ma riavvolgiamo un attimo il nastro per spiegare di che tesoretto da 5 milioni sto parlando adesso.

Nella precedente legislatura la Provincia, in accordo con l’amministrazione dello stabilimento stabilì che le terme di Levico avrebbero avuto bisogno di un profondo restyling. Si decise di assegnare al compendio la cifra di cinque milioni di €. Per quanto concerne il metodo di assegnazione dei fondi si pensò ad un PPP. Partenariato pubblico privato.

Si tratta dello stesso metodo col quale è stato fatto vegetare per oltre 10 anni l’appalto del NOT e che ora si vorrebbe applicare all’ospedale di Cavalese. Questione di costi? Complicazioni impreviste? Comunque sia qualche tempo fa il PPP è saltato.

Ora, a che mi risulti, lì dentro la Provincia i 5 milioni di € li aveva messi a disposizione davvero. In pratica, con questi soldi, la lega ha fatto come coi fondi destinati alla bonifica agraria di Villa Agnedo. Spariti!

Ebbene, dopo tante promesse, tante parole fatte, finora l’unica cosa tangibile per la Valsugana, sono stati questi tagli. Anzi a dire il vero, un certo punto, col placet provinciale si è ben visto un nuovo amministratore del compendio termale. Ma alla fine le cose erano troppo complicate per starci dentro. E così oltre ai milioni, se n’è andato anche lui.

Eh, la Valsugana: buona per gazebo, voti e adepti al nuovo civismo. Quello delle promesse.

30 Settembre 2022 0 Commenti
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ALLEVAMENTO IN CRISI. ADESSO COMINCIANO A CHIUDERE ANCHE I CASEIFICI?

Da Michele Dallapiccola 29 Settembre 2022

È vero, della chiusura del caseificio di Cavareno si sentiva parlare già da qualche tempo. Fusione, ottimizzazione? Il dicastero al turismo trentino la chiamerebbe armonizzazione. È l’eufemismo che ha coniato per dire alle APT, specie le più piccole di farsi da parte e aggregarsi alle grandi. E in effetti, a onor del vero va detto che in tempi di crisi queste operazioni potrebbero avere anche un senso.

La questione è un’altra. Un caseificio è forse l’istituto rurale più storico e identitario che la cultura agricola popolare trentina possieda.

Prima delle mele, prima del vino, prima di tutto in Trentino c’erano le vacche. Anche prima della patata. Cancellarne anche soltanto uno rappresenterebbe uno schiaffo, anche morale, alla memoria di noi trentini.

Questa crisi, questi periodi difficili non possono, non devono fare soccombere agli eventi gli allevatori nella noncuranza e nell’inefficienza della Giunta.

Ma cosa si potrebbe fare allora?

Lo abbiamo detto molte volte e lo ripetiamo ancora. Si sospenda la normale programmazione di opere pubbliche. In particolar modo quelle non urgenti.

Si liberino subito in questo modo altri 10 milioni di euro da destinare al settore. La questione è troppo delicata per liquidarla con una nenia al microfono sciorinando i milioni stanziati. Gli allevatori sanno benissimo che quegli elenchi non sono altro che la misera riproposizione di quanto è sempre stato stanziato. O poco più. Anche perché se fossero stati così tanti e fossero stati spesi così bene non ci troveremmo in questa situazione incresciosa.

In questo momento sono 6 o 7 (e gli altri 10 non stanno cmq benissimo) i caseifici che potrebbero non vedere il prossimo Natale. Allora lo ripeto. Una nuova variante, un ponte, una piscina, uno stadio possono aspettare. Se si ritarda di un anno o due la loro realizzazione non succede nulla. Invece, stalle e caseifici, una volta chiusi non li riaprirà mai più nessuno.

E a quel punto con sempre meno persone che lo coltivano, che territorio venderemo ai nostri turisti, ma soprattutto, che storia racconteremo ai nostri figli?

29 Settembre 2022 0 Commenti
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LA FUGA DI FUGATTI? A chi non piaceva questo titolo?

Da Michele Dallapiccola 28 Settembre 2022

All’uscita dal Consiglio Provinciale, sembrava di stare in un telefilm americano. Uno stuolo di giornalisti forniti di microfoni, telecamere, flash e telefonini era pronto a filmare l’uscita dall’aula. Sono stato tra i primi ad incrociarli ma i loro sguardi guardavano oltre. Aspettavano Fugatti. Per un’intervista, per una qualche dichiarazione post voto? 

Non si saprà mai, il Presidente pare abbia dato buca a tutti e se l’è data a gambe levate. 

A ‘sto punto ad un noto quotidiano on line che fa riferimento alla galassia di Athesia, non è rimasto che commentare didascalicamente quanto accaduto. Con la simpatica allitterazione del titolo qui sopra. 

Tuttavia, a qualcuno dev’essere sembrata proprio cacofonica perché ad un certo punto del pomeriggio la locuzione nel titolo è cambiata. Da “fuga di Fugatti” si è trasformata in un meno disonorevole “silenzio di Fugatti”. 

Cambia poco, la sostanza è sempre quella. Il Presidente pro tempore, in queste ore, sta vivendo la stessa condizione che subì la coalizione di centrosinistra quasi cinque anni fa. 

La ricandidatura è in discussione? 

Non dipende più soltanto dalla sua lega. Sarà la Meloni a decidere. Perché senza l’aiuto di Fratelli d’Italia e il loro permesso alla ricandidatura, la sua carriera di Presidente potrebbe avere ancora vita breve. Anche perché, qualora decidesse di svincolarsi dalla Giorgia nazionale, sempre col suo permesso o in accordo con Salvini, a nulla varrebbe il suo tentativo di vincere comunque con le forze di centro. Magari chiamando anche il Partito autonomista. Senza FDI (al 20%) e le civiche demotivate, a poco servirebbe il traino del PATT.

A questa coalizione infatti gli autonomisti approderebbero belli zoppi.

Con una cospicua fetta di voti e di partito che ha già comunque dichiarato che ad un Fugatti bis non aderirà mai. 

Anche questo forse è cacofonico. Solo per i leghisti, però. 

28 Settembre 2022 0 Commenti
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Aiuto alla maternità delle lavoratrici nel settore privato. Perché la maggioranza provinciale rifiuta di accettare la nostra proposta?

Da Michele Dallapiccola 27 Settembre 2022

Rimpicciolita, invecchiata, con pochi giovani e pochissime nascite: così appare l’Italia vista attraverso la lente degli indicatori demografici. Ci restituiscono il ritratto di un Paese in forte declino, lontano dal tempo della crescita. Questo ce lo dice il CENSIS. 

L’età del primo figlio è sempre più elevata. In Italia è la più alta d’Europa. Nel nostro Paese, molto più che in altri Paesi europei, i giovani hanno grandi difficoltà a raggiungere un’indipendenza economica e ad iniziare una vita indipendente. Ciò porta a “rimandare” la realizzazione del proprio progetto di vita, così come la scelta di fare figli, fino alla rinuncia.

Del resto, dal milione abbondante di italiani nati nel 1964, attraverso una drammatica discesa, siamo sotto la soglia psicologica di 400 mila nati dello scorso anno. 

Grazie anche a particolari passate politiche familiari, il Trentino ha contenuto questo problema. Che in ogni caso comincia a farsi sentire anche qui. 

Per questo motivo, già nel 2019 come Gruppo PATT, abbiamo depositato un disegno di legge. Vogliamo spingere la Provincia ad attivare aiuti straordinari sulla natalità attraverso uno specifico strumento. 

Purtroppo, questo governo provinciale ha voluto lasciare macerare questo disegno di legge nei meandri delle Commissioni Consiliari per ben tre anni. Oggi, finalmente in Consiglio, si prefigge l’obiettivo di integrare e migliorare il sistema delle politiche strutturali, vigenti in Trentino, dedicate alla famiglia. 

Il fine in particolare è quello di introdurre misure che, accanto ai sostegni di carattere economico, producano effetti positivi per favorire l’aumento dei tassi di natalità, attraverso la conciliazione tra l’attività lavorativa e la cura della famiglia. 

La relazione nei paesi europei tra tassi di occupazione e livello di fecondità si è invertita. Negli ultimi decenni, è diventata positiva: più donne lavorano, più alto è il numero medio di figli per donna. 

Questo risultato suggerisce che potrebbe non essere la condizione di lavoratrice ad essere un ostacolo alla fecondità quanto piuttosto la mancanza di strategie di conciliazione lavoro-famiglia. Ci sono Paesi in cui mancano o scarseggiano le strutture per la prima infanzia, le politiche a favore della famiglia, le occupazioni lavorative flessibili e la collaborazione da parte dei partner nello svolgimento delle mansioni domestiche o nella cura dei bambini. Lì, avere un figlio, per la donna significa spesso abbandonare il lavoro, rinunciare alla carriera, o comunque vivere una situazione di grande difficoltà.

Per questo la nostra proposta normativa si pone l’obiettivo di estendere il trattamento di maternità vigente nel lavoro pubblico anche alle lavoratrici del settore privato. Prevede una integrazione al contratto collettivo. L’intervento dovrebbe essere pubblico in modo da non dover gravare sul datore di lavoro. Al quale, in cambio, si chiede di prevedere la sostituzione della lavoratrice in maternità, favorendo in tale modo l’occupazione.

E i costi? Con quelli di un solo bando “Carri Raccolta Mele” si potrebbero già coprire i primi tre anni. E con quelli di un altro concertone, altri sei.

Al fine di combattere la denatalità durante il Ventennio, le coppie con figli ricevettero incentivi economici. Proprio come quelli che per certi versi ha provato a scimmiottare questa giunta provinciale. Ma i dati parlano più che chiaro: più entrate al bilancio familiare, più figli, più figli e maggiore necessità di accudimento. Di ogni singolo specifico caso. 

Qui, oggi, noi abbiamo provato a proporre qualcosa per le lavoratrici del settore privato.

27 Settembre 2022 0 Commenti
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L’analisi dei voti del PATT alla camera e al senato? Eccola servita! 

Da Michele Dallapiccola 26 Settembre 2022

Come è andata con i risultati elettorali? A chi fa il mio mestiere nelle giornate come queste, la domanda scorre sui display dei device come un parossismo. 

E tocca raccontare il buono che c’è in un riconoscibile responso alle urne. Nonostante l’opinione personale di alcuni di noi ci avrebbe portato a fare altro, alla fine ci siamo impegnati tutti affinché il PATT raccogliesse un buon risultato. E così è stato, almeno rispetto al passato e alle aspettative.

Perché sul piano pratico il voto agli autonomisti non poteva portare a nulla di concreto. E infatti cosi è stato, pura testimonianza.

Ma far parte di un partito significa questo. Accettare le decisioni della maggioranza e rispettarle. Almeno fin quando risultino accettabili. Diversamente ognuno è poi (giustamente) libero di prendere la propria strada, come già molte volte è successo in passato. E ancora succederà.

Tornando alle impressioni sul voto, un paio di considerazioni, anche forti, ci stanno tutte. 

Il rammarico più grande deriva dal constatare che se il centrosinistra fosse stato unito avrebbe potuto portare a Roma 3 senatori. Uno per ciascuno dei tre seggi, lo dicono i numeri dello scrutinio. Le divisioni, questa volta più per colpa del mio, che di altri partiti, hanno portato a questo. Tant’è. 

Nel frattempo al PATT non è rimasto che provare a capitalizzare un risultato che a ben vedere è arrivato. Peccato che è frutto dell’unione di due partiti. Progetto Trentino ha partecipato attivamente e si è visto tutto. Ottenendo risultati soprattutto dove c’era un nome importante a trainare.

Ora è chiaro, come e quanto fossero molto più graditi i nomi in gioco al Senato rispetto a quelli dei candidati alla Camera. 

In particolare, sul collegio senatoriale di Rovereto ha pesato molto la promozione del vicepresidente della giunta provinciale, così come nel Primiero, molto ha contribuito la presenza di promoter di spicco della compagine facente riferimento a PT. 

Il risultato è matematica. Alla Camera, i voti sono quasi gli stessi computati nel 2018 quando gli autonomisti erano da soli. Dunque si può dire che per quanto riguarda la sua quota parte, il PATT abbia perso. In alternativa si può pensare che l’alleanza di PT non abbia portato nulla. 15.500 voti a 16 mila circa.

Al Senato le cose sono andate un po’ meglio. Da 16 mila voti circa sono passati a 24 mila circa. Un aumento del 50 % dovuto sia alla presenza di un altro partito, che ad un diverso appeal, specie delle due valide candidate donne: Roberta Bergamo e Patrizia Pace. 

Ora, come già raccontato ieri, il Partito si trova di fronte ad una sua fase di dialogo interno dove dovrà decidere con chi proseguire il suo cammino in vista delle provinciali del 2023.

Già oggi nei corridoi di piazza Dante Fugatti veniva dato per “morto che cammina” da qualche esponente (un po’ troppo focoso a dire il vero) dei suoi Fratelli d’Italia. Effettivamente nella campagna elettorale di stampo leghista non son serviti a nulla nemmeno i milioni distribuiti o promessi.

Tra tutti cito un significativo esempio. Il dato dell’astensionismo più forte si è registrato in Val dei Mocheni dove uno speranzoso giudicariese contava di comprare i consensi coi “contribute“. Il nesso non c’è ma il sillogismo sì: 20 milioni di € attribuiti alla Valle incantata hanno visto la metà degli aventi diritto al voto, andare a spasso anziché alle urne.

Se davvero la lega si trovasse in una situazione così difficile come fu quella di Rossi nel 2018, vuoi proprio che sia il PATT a salvarne le parti? Sarebbe a dir poco kafkiano.

26 Settembre 2022 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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